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Autore: ugotnojaaams    24/06/2017    0 recensioni
Intelligenza, egoismo, passione, curiosità, narcisismo, fedeltà.
sono caratteristiche che se mescolate insieme possono creare una persona destinata a grandi cose, grandi quanto terribili.
Tutti vorrebbero essere come lei ma nessuno la vede per quello che è. Può allora questa essere chiamata ammirazione? Vengeance pensa di no, questa è paura.
P.S. la storia procede a ritroso, il primo capitolo tratta di quella che potrebbe essere definita una conclusione, e scoprirete man mano le cause delle azioni di cui leggerete.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 ora e un quarto prima-

 

 

Vengeance stava rimirando la propria immagine allo specchio e si sentì soddisfatta.

Non era solita essere vanesia, ma era sempre stata orgogliosa del suo albinismo: i suoi capelli praticamente incolori, gli occhi grandi più chiari del ghiaccio, la pelle diafana e la leggera spruzzata di lentiggini sul naso all’insù.

Dato che il bianco che dominava il suo aspetto preferiva vestirsi con abiti neri, per creare un forte contrasto; Vengy amava i contrasti.

Quel giorno indossò un paio di pantaloncini neri, una paio di Allstar nere e una maglietta nera, anch’essa nera.

-forza, andiamo-

Sospirò ansiosa e raccolse il borsone verde, se lo mise in spalla e uscì di casa dalla porta sul retro per non farsi notare.

Percorse la strada che la divideva dal parco principale della piccola città, il quale era deserto esattamente come tutti i venerdì pomeriggio, se non per un ragazzo biondo seduto su una delle numerose panchine.

Aveva studiato ogni suo movimento negli ultimi giorni e aveva scoperto che solitamente si trovava al parco alle 17:00

-ciao-

Lo salutò avvicinandosi 

-ciao-

Nei suoi occhi si scorsero la sorpresa e il fastidio mischiarsi in una sola espressione scocciata

-cosa ci fai qui?-

Aggiunse lui per rimediare al suo tono sgarbato 

-avevo voglia di respirare un po’ d’aria fresca-

Che cosa patetica.

-beh-

Il ragazzo si alzò 

-io devo andare-

Ecco. Qui arrivava la parte complicata; doveva fare in modo che la seguisse. Ovviamente aveva già elencato tutte le possibili opzioni, tredici per l’esattezza; il problema era non essere ancora certa di quale fosse la migliore. 

-no! aspetta…ti va di fare un giro? dovrei parlarti-

Tra tutte la scusa più patetica, ma ormai era fatta e doveva comportarsi di consguenza: intrecciò le mani davanti al grembo, fece strisciare un piede sull’erba umida di pioggia e si morse il labbro inferiore. Perfetta.

Stava simulando imbarazzo, perfettamente come suo solito.

Il sedicenne avrebbe sicuramente pensato ad una dichiarazione, il che non era poi così lontano dalla verità.

-va bene-

Rispose lui con la voce colma di agitazione; si incamminarono entrambi in religioso silenzio.

Il ragazzo seguiva lei e Vengy seguiva lui; in realtà sapeva benissimo dove si stavano dirigendo, ovvero verso il sentiero costellato di alberi poco dopo la periferia.

Il giovane provò più volte ad aprire una conversazione, ma Vengeance glissava abilmente fingendo di essere troppo imbarazzata per spiccicare parola; lui smise di provare, e tra il filo dei suoi pensieri uno in particolare venne a galla. Quella fu l’unica frase che fra tutte riuscì a smuovere la ragazza

-certe volte vorrei essere solo al mondo-

-conosco quella sensazione-

Rispose lei vagamente titubante

-far sparire tutti in una volta sola, e poter godersi la pace che il mondo riserva-

Continuò

-Si ma…penso dovrebbe rimanere solo un sogno-

Lei alzò lo sguardo sul suo volto, le sopracciglia aggrottate in un’espressione colma di dubbio

-ci penso così intensamente da farlo diventare quasi reale, e ogni volta sento il fiato mancarmi e un orribile sensazione di malinconia. In realtà credo che nessuno voglia davvero romance solo, non è nella natura umana-

-perché ci sarebbe solo disperazione dentro la tua mente, se fossi solo, e presto impazziresti…-

Terminò lei con un’espressione pensierosa sul volto; era come se per un momento lui le avessi grattato via dagli occhi quella patina di misantropia che non le permetteva di godere della bellezza del mondo.

Ci fu un altro attimo di silenzio prima che il ragazzo esclamasse 

-Cazzo, abbiamo camminato parecchio-

Erano prorpio all’imbocco della stradina

-eh già-

Vengeance si era riscossa da quell’attimo di debolezza ed era tornata a concentrarsi sul suo obbiettivo; il ragazzo si scompigliò i capelli dorati con la mano destra

-allora, di cosa volevi parlarmi?-

L’albina sorrise e subito dopo lo colpì alla testa con l’impugnatura del pugnale che aveva estratto poco prima dal borsone senza che la vittima lo notasse.

Fu abbastanza veloce da non permettergli di schivare il colpo ed esso fu abbastanza forte da farlo cadere a terra privo di sensi.

Il poveretto era un ragazzo da un bel fisico scolpito e dall’altezza importante, tutto ciò lo rendeva certamente decorativo ma rendeva altrettanto difficoltoso trasportare il corpo quei pochi metri che li separavano da una posizione meglio nascosta.

   
 
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