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Autore: francyg6    24/06/2017    0 recensioni
Bella ed Edward vanno al college inseme. Edward verrà subito ammaliato dal fascino di lei, ma Bella è stata già ferita in passato e non vuole avere niente a che fare con ragazzi come lui. Tutti, infatti, sanno che Edward ama le belle donne. Eppure dal loro primo incontro Edward inizierà a pensare che forse Bella è la donna giusta per lui.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Rosalie Hale, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Capitolo Due
Lei

Il sole splendeva alto su Seattle, l’aria fresca di settembre mi accarezzava il viso. L’odore di caffè imperversava nell’aria, uscendo dalla porta aperta della caffetteria.
Rosalie, Alice ed io eravamo sedute a uno dei tavolini esterni, le nostre ordinazioni sul tavolo.
Era una domenica molto tranquilla, avremmo fatto colazione e poi saremmo andate al centro commerciale.
Avevo trovato un giornale sulla mia sedia, abbandonato da qualcuno. Stavo leggendo la pagina economica quando fui distratta dalla conversazione tra Alice e Rosalie.
“Ho sentito dire che è un dongiovanni e che non ci sia ragazza al Center College follemente innamorata di lui” lo disse in modo frivolo, facendo ridere Rosalie.
“Di cosa state parlando?”Rosalie, che aveva smesso di ridere, mi si fece più vicino, con fare cospiratorio.
“Di Edward Cullen” mi sus
surrò, guardandosi intorno.
Corrugai la fronte, era la prima volta che sentivo quel nome.
Stavo per chiederle chi diavolo fosse ma Alice mi anticipò, spiegandomi che non c’era ragazza nella facoltà che gli morisse dietro.
Non aveva finito il suo discorso quando si interruppe, e guardò alle mie spalle, seguita da Rosalie.
Con discrezione guardai da sopra la spalla l’ingresso della caffetteria. Ci misi un po’ a riconoscerlo, gli occhiali scuri nascondevano i suoi occhi verdi smeraldo. Era lo stesso ragazzo della sera prima, a cui per poco non ammaccavo la macchina.
Aveva il braccio di una bionda intorno alle spalle, gli sorrideva in modo sfacciato. Lui si abbassò a baciarla.
Mi affrettai a distogliere lo sguardo da quella scena di intimità e guardai la mia amica.
“Come fai a sapere tutte queste cose su di lui?”
“Appena sono arrivata in questa città mi sono informata sui gossip” mi guardò con una faccia da furbetta, alzando e abbassando le sopracciglia; facendomi ridacchiare.
“E’ veramente bello” si intromise Rosalie, senza smettere di guardarlo.
La guardai, perplessa. Non capivo come facesse a piacerle un ragazzo, anche se indubbiamente bellissimo, con quella reputazione.
Ripensai alla sera prima e al suo invito a prendere da bere.
Per fortuna non avevo accettato.
Dopo la mia storia con Mike, era difficile per me fidarmi degli uomini, soprattutto quelli che non riuscivano a tenerselo nei pantaloni.
Mi rilassai sulla sedia e ripresi a leggere il giornale, convinta che, anche se lo avessi incontrato di nuovo, lui non si sarebbe ricordato di me.
 
Ovviamente mi sbagliavo.
Lunedì mattina arrivò, come sempre, troppo presto.
Alice saltellava vicino a me lungo il sentiero acciottolato del college. Non poteva fare a meno di essere così euforica; era già da diverse settimane che aspettava di iniziare le lezioni.
Rosalie era rimasta a casa, avrebbe iniziato il giorno successivo.
Arrivammo davanti l’ingresso del dipartimento di moda e lei mi abbracciò stretta.
“Ci vediamo a pranzo!” E mi sorrise felice.
Decisamente troppo euforica.
Mi incamminai verso la mia aula, non troppo lontana da lì, attardandomi ad ammirare la vecchia struttura di mattoni e le diverse fontane che decoravano il giardino.
Entrai nell’aula ancora vuota. Ero in anticipo di dieci minuti, perciò mi sedetti ad un banco ad aspettare.
Alle nove, ora di inizio della lezione, ero ancora da sola in aula.
Aspettai ancora un po’, finché decisi di controllare sul sito del professore.
Aula 311. Ed io ero nella 211.
In agitazione guardai la piantina dell’ateneo. L’aula 311 era dalla parte opposta a dove stavo io.
Raccolsi i quaderni che avevo messo sul banco, senza curarmi di rimetterli nella borsa.
Mi precipitai fuori.
Non potevo assolutamente fare tardi il primo giorno.
Corsi lungo il viale acciottolato, questa volta decisamente con più fretta di prima.
Superai vari ragazzi che passeggiavano tranquilli.
Salii la scalinata dell’edificio tre. Facendo gli scalini due a due.
Per la fretta non mi accorsi dell’ultimo gradino e inciampai.
Per fortuna non caddi, ma i quaderni e il contenuto del mio astuccio si riversarono sul pavimento.
Borbottando qualche parolaccia, mi inginocchiai sul pavimento di marmo, davanti all’entrata, e iniziai a buttare tutto nella borsa, alla rinfusa.
Due mani entrarono nel mio campo visivo. Raccolsero varie cose da terra e me le porsero.
Quando mi alzai, mi immersi in due occhi verdi che avevo già visto.
“Buongiorno” mi sorrise sghembo.
Come immaginavo non mi ha riconosciuta.
Stava per dire qualcos’altro, forse per tentare un approccio, quando mi ricordai della mia lezione.
“Scusa devo andare.”
Si spostò e mi aprì la porta.
Mentre correvo per il corridoio sentii che mi gridava dietro.
“Mi devi ancora un caffè! Per poco non mi ammaccavi la macchina!”
Risi. Che esagerazione… 
   
 
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