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Autore: lady lina 77    24/06/2017    0 recensioni
Seguito di Without you. Un anno dopo la nascita di Isabella-Rose, Ross e Demelza vivono una vita serena e felice a Nampara, insieme ai loro tre figli. Ma il destino si sa, è malefico. E un incidente scombinerà di nuovo le carte, facendoli precipitare in un tunnel di dolore, incertezza e difficoltà.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate due settimane dal ritorno di Demelza a Nampara. La primavera si era fatta calda, i giorni di pioggia erano diminuiti e il vento che sferzava le scogliere era meno impetuoso.

Anche la situazione in casa sembrava migliorata, meno tesa, più serena, ancora piena di silenzi ma anche di piccoli momenti di condivisione.

Ross aprì gli occhi, stiracchiandosi, mentre la luce del mattino faceva capolino dalle finestre. Era tornato a dormire con Demelza, la notte. E anche se fra loro non c'era ancora stata intimità vera e propria, sentiva che voleva avere vicino. Parlavano la sera, del loro passato e del più e del meno, non era importante l'argomento trattato. L'importante era parlare e non rintanarsi più ognuno nel proprio mondo.

La trovava bellissima con la camicia da notte bianca, coi lunghi capelli sciolti sparsi sul cuscino e con l'espressione tranquilla e quasi fanciullesca che assumeva quando si addormentava. Avrebbe passato ore a guardarla dormire e non escludeva di averlo fatto prima dell'incidente. Certe volte allungava la nano e le sfiorava piano quei boccoli color fuoco, le guance e le labbra, talmente delicato che lei non se ne accorgeva nemmeno.

Era stupenda, ne era incredibilmente attratto... E assieme a questo, ormai, sentiva di aver raggiunto un tipo di sentimenti talmente intensi verso di lei, da ritenerli molto simili a quelli che l'avevano legato a sua moglie prima dell'incidente. Ne era innamorato, non riusciva a definire in altro modo quel miscuglio di sentimenti dolci, teneri, appassionati e selvaggi che provava quando pensava a lei o quando l'aveva accanto. Voglia di averla, di proteggerla, di lottare per un suo sorriso, di confortarla, di amarla...

Cercò con la mano il braccio di Demelza e solo in quel momento si accorse che non era più a letto. Aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere, rendendosi conto che forse era tardi ed aveva dormito più del solito.

Si lavò e si vestì in fretta, scendendo al piano di sotto a cercarla. Non la trovò però.

A tavola c'erano Jeremy e Clowance che facevano colazione, Prudie stava sistemando delle stoviglie nella credenza e Jud era intento ad andare e venire dal cortile portando fuori grossi sacchi vuoti.

"Dov'è Demelza?".

Prudie, sbuffando, prese la tazza di latte vuota che Jeremy aveva appena finito di svuotare. "La piccola Bella stamattina faceva i capricci, frignava e per non svegliare tutti, la signora l'ha presa e l'ha portata in spiaggia a giocare un po'. Ora io e Jud finiamo di sistemare le cose, prendiamo i bambini e li accompagnamo a scuola e poi andiamo col carro al villaggio a fare provviste. Avete bisogno di qualcosa, signore?".

"No, di nulla, grazie". Tirò un sospiro di sollievo. Demelza era con Bella, non era sparita da sola chissà dove...

Jeremy gli diede un bacio sulla guancia, lo salutò e corse in camera a prendere il suo libro. Ross sorrise. Suo figlio era entusiasta del fatto che dormisse di nuovo con sua madre, con lui chiacchierava spesso e avevano un rapporto sereno. Spesso gli chiedeva cosa faccessero insieme prima dell'incidente e Jeremy era sempre entusiasta di raccontarglielo. Con Bella era tutto divertente e facile, aveva l'argento vivo addosso e rideva sempre. Riusciva a metterlo di buon umore, la piccolina di casa, sempre contenta, sempre buffa e goffa nel muoversi per casa e sempre in compagnia di Artù che la seguiva in ogni cosa che faceva. Anche se era ancora un cucciolo, benché raddoppiato di dimensioni rispetto a quando era arrivato, era come se Artù si fosse autoproclamato guardia del corpo della piccola.

Era con Clowance che era ancora bloccato. Ci aveva provato ad avvicinarsi, ma la piccola aveva frapposto un muro fra loro. Gli voltava le spalle, lo liquidava con poche parole e poi spariva in camera sua, quando tentava degli approcci con lei. In quei giorni l'aveva osservata attentamente, stupendosi del fatto che, fino a quel momento, non avesse mai notato la grande somiglianza con Demelza. Stessi capelli, stesso sguardo, stessi lineamenti. Era bellissima come sua madre e sarebbe diventata una donna stupenda, nel giro di pochi anni. Era la sua figlia prediletta...

La guardò mentre si tagliava una pagnotta per spalmarvi del burro e della marmellata. "Vuoi che ti aiuti?" - le chiese, avvicinandosi.

Clowance sussultò, si voltò perplessa verso di lui e poi tornò a fissare il tavolo. "No, grazie, sono capace di farlo da sola".

Decise di insistere. "Lo so che sei capace, ma mi piacerebbe aiutarti".

"No" – rispose la bimba, senza nemmeno voltarsi, proseguendo imperterrita nel suo lavoro.

Si mise a sedere sulla panca accanto a lei, erano soli e forse era il momento buono per parlarle con serenità. "Senti" – disse, mettendole una mano sulla spalla – "Ho bisogno del tuo aiuto".

Clowance lo guardò incuriosita. "Per cosa?".

Ross si grattò la guancia, vagamente in imbarazzo. "Beh, una volta io ero un bravo papà per te, mi dicono. Mi aiuteresti a tornare ad esserlo? Mi spiegheresti come si fa?".

Clowance rimase in silenzio alcuni istanti, poi sospirò e tornò a tagliare la pagnotta che aveva fra le mani. "Lascia perdere".

"Ma vorrei imparare". Lo voleva, davvero. E voleva che lei gli credesse. "Perché non vuoi aiutarmi?".

Clowance, con un gesto secco, lasciò cadere il pane sul tavolo. Poi si alzò, decisa a seguire Jeremy in camera per prendere le sue cose per la scuola. "Il mio papà sapeva essere il mio papà da solo, senza nessuno ad insegnargli come fare. Se non sei più capace, non vale che te lo dico io!".

La guardò sparire in camera, senza parole. C'era rabbia nel tono di voce di Clowance, poteva scorgervi delusione e soprattutto, un allontanamento enorme fra loro. In quei mesi aveva fatto di tutto per mantenere le distanze da lei, senza rendersi conto dei danni che stava causando fra loro. E ora la rivoleva ma sua figlia aveva ragione, non doveva essere lei a indicargli come fare, doveva essere lui a trovare il modo di riparare ai suoi errori. Avrebbe potuto seguirla in camera, insistere, ma sapeva che non sarebbe servito a niente. Rimase fermo, a osservare i bambini andare via con Jud e Prudie, rimanendo poi solo in casa.

Tutto fu avvolto dal silenzio. I suoi figli più grandi e i servitori sarebbero tornati solo nel tardo pomeriggio e Demelza era in spiaggia con Bella e sarebbe rientrata chissà quando. E se fino a poche settimane prima essere solo gli dava serenità, ora gli pesava.

Sospirando, decise di fare una cosa che non aveva mai fatto da quando si era risvegliato dall'incidente: andare da Demelza e vivere la giornata con lei e con la loro figlia più piccola. Solo loro tre e nessun altro! Perché se con Demelza le cose si erano sistemate a livello di rapporto a due, la vita famigliare in tutte le sue sfaccettature era ancora qualcosa che sentiva estraneo a se. E finalmente sentiva il desiderio di riappropriarsene.

Uscì, percorse a lunghe falcate il sentiero che costeggiava il mare e poi scivolò lungo la stradina che portava alla spiaggia, camminando poi sulla sabbia, diretto a quella che gli avevano detto essere la sua miniera.

Il mare era calmo e di un azzurro limpido e trasparente, la giornata era piuttosto calda e volendo, si poteva anche azzardare un bagno.

Camminò per una decina di minuti, finché la vide.

Demelza era seduta sulla riva, con Bella che le gattonava attorno toccando ogni cosa le capitasse sotto mano.

Le guardò e gli mancò il fiato... Erano bellissime... Sua moglie aveva i capelli sciolti e i suoi lunghi riccioli rossi, ribelli come lei, si muovevano dolcemente alla brezza del vento. Indossava una semplice sottoveste azzurra, come i suoi occhi, che le ricadeva morbida su quel corpo perfetto, evidenziandone ogni curva. Ne era attratto, non solo fisicamente ma attratto in maniera totale, attratto in tutti i modi in cui un uomo puo' sentirsi nei confronti di una donna...

Bella indossava un abitino sbracciato rosso che le arrivava a malapena alle ginocchia, legato in vita da un nastrino color porpora. Demelza la lasciava libera di spaziare e di esplorare e la bimba, a carponi, si avvicinava pure al bagnasciuga dove immergeva manine e ginocchia nell'acqua.

Ross si accorse che voleva stare con loro, che quello era il suo posto nel mondo. Con quella donna selvaggia, bellissima e dalla risposta sempre pronta e coi loro tre bambini. Lo sentiva come un bisogno fisico ed era certo che fosse così anche per il vecchio se stesso.

Demelza si voltò e lo vide. Il suo volto si illuminò, gli sorrise e gli corse incontro. "Ross!" - esclamò, abbracciandolo.

La strinse fra le braccia, accarezzandole i capelli. "Mi sentivo un po' solo a casa e ho pensato di raggiungervi".

Demelza lo prese per mano. "Hai fatto bene! Bella stamattina si è svegliata presto e non riuscivo a tenerla buona, così ho pensato di portarla in spiaggia. Magari sulla sabbia, è la volta buona che si decide a camminare, i suoi fratelli alla sua età sapevano già correre".

Sentendo parlare di lei, Bella tirò su il visino, smettendo di giocare con le conchiglie. Fece un enorme sorriso, batté le manine e a gattoni andò verso di loro. "Papaaaaaa''.

Ross si chinò e la prese in braccio, facendola volare. "E allora, piccola pigrona, che ne dici se impariamo a camminare, oggi?".

Bella lo guardò, poi gli cinse il collo con le braccia. "Tiii".

Demelza rise. "Prendilo per un sì".

La guardò negli occhi con uno sguardo di intesa, la prese per mano e con la bimba si avvicinarono al bagnasciuga. Mise Bella sulla sabbia e poi si allontanò di alcuni passi, lasciando la bimba accanto alla madre. Si tolse gli stivali ed entrò in acqua fino alle caviglie, guardando la piccola che lo fissava incuriosita. "Coraggio Bella, vieni qui" – le intimò. "Corri!".

Bella guardò Demelza, poi lui. Infine si mise il pollice in bocca, pensierosa. Si mise a gattoni, ma sua madre la tirò su, prendendola per le manine. "Dai tesoro, papà ti aspetta ma vuole che tu vada da lui camminando. Su, se sei capace, poi ti farà giocare con l'acqua".

Ross le sorrise, tendendo le mani verso di lei. "Coraggio, vieni".

Bella si fece seria e poi, dopo un attimo di indecisione, sulle gambe ancora malferme, azzardò qualche passo attaccata alle mani di Demelza. Infine prese coraggio, si staccò da lei e fece cinque eroici passi che la portarono fra le braccia del padre.

Ross la abbracciò, la prese in braccio e le diede un bacio sulla guancia. "BRAVA!". La fece volare in alto, facendola ridere, poi le immerse i piedini nell'acqua del mare. La piccola rise ancora più forte, agitando le gambe fra le onde.

Ross si voltò verso Demelza che li guardava divertita. Sorrideva e si accorse che da che ricordava, non l'aveva mai vista tanto serena. Allungò una mano verso di lei per incitarla ad avvicinarsi e quando fu a pochi passi, con un gesto veloce, le schizzò addosso dell'acqua. "Sei l'unica ad essere asciutta, mia cara" – esclamò, mentre anche Bella rideva.

Demelza lo guardò accigliata per alcuni istanti, poi sorrise furba e rispose all'attacco, schizzando con le mani l'acqua verso di lui.

Ne uscì una battaglia marina colossale al termine della quale, tutti e tre erano felicemente bagnati fradici. Ross scoppiò a ridere, allungò la mano e, prendendola per la vita, strinse a se la moglie. Si sentiva felice in quel momento, una felicità perfetta...

Ecco, era questa la famiglia e l'intimità che aveva perso con quel dannato incidente, era questa la sua vita fino a quel giorno. Ora non erano più solo racconti, ora era una realtà che poteva toccare con mano. "Sei completamente bagnata e quell'abito è quasi diventato trasparente" – osservò, divertito.

Demelza si guardò, poi alzò le spalle. "Oh, fa niente. Questa è la nostra spiaggia, non ci vede nessuno".

"Non è da signora" – ribatté Ross, mascherando un sorriso, ben consapevole che a Demelza non importasse molto.

Sua moglie, di tutta risposta, gli schizzò altra acqua in viso. "Nemmeno questo è da signora" – disse, facendogli la linguaccia.

"E questo non è da gentiluomo!" - rispose Ross, spingendola con la testa sott'acqua.

Piccata, bagnata fradica e decisa a vendicarsi, Demelza lo investì di una nuova cascata d'acqua, mentre Bella li guardava divertita, muovendosi sulle gambette accanto a loro, eccitata da questa nuova avventura di camminare.

Quando ormai erano entrambi completamente e poco onorevolmente bagnati, decisero che era ora di uscire dall'acqua e issarono bandiera bianca a quella loro disputa marina. Presero Bella e la fecero giocare sulla sabbia, facendola camminare per lunghi tratti, tenendola entrambi per le manine. E alla fine, esausta, la bimba sbadigliò e fece loro capire che non ce la faceva più.

Dolcemente, Demelza la prese in braccio. Bella appoggiò la testa alla sua spalla, si mise in bocca il pollice e chiuse subito gli occhi, soddisfatta e pronta a dormire. "Sei stanca, amore?".

"Ti".

"Su dormi, allora". Demelza la cullò per lunghi istanti, accarezzandole la schiena. Ross le cinse le spalle, attirando entrambe a se, mentre si incamminavano verso casa.

Il sole era alto in cielo, doveva essere ormai mezzogiorno e le ore parevano essere volate quella mattina.

Ross guardò sua moglie. I riccioli bagnati rilasciavano goccioline lungo il suo collo, il viso era arrossato e l'espressione era serena e tranquilla. E Bella era una bambolina, coi suoi ricciolini neri tanto simili a quelli del suo papà, le guance piene e il vestitino rosso che le stava d'incanto. Le diede una lieve carezza sulla nuca, prima di fare altrettanto con sua moglie. "Sei davvero bellissima" – le sussurrò.

Demelza alzò gli occhi su di lui, stupita. "Ross...".

Non le diede tempo di dire altro, fu più forte di lui. Su quella spiaggia ogni suo indugio si ruppe, era troppo bella per resisterle, troppo perfetta. Era sua, la sentiva sua per davvero, ora... Si chinò e la baciò sulle labbra, a lungo, stringendola a se con la piccola Bella fra loro.

Non c'era nessun altro, solo lui, lei, la loro bimba e il suono del mare... Sentì la dolcezza della labbra di Demelza, la loro morbidezza e quel tocco fra loro così unico, intenso, che non avrebbe potuto trovare con nessun'altra. Quando le loro labbra si separarono, appoggiò la fronte alla sua. "Era da tanto che mi chiedevo come fosse baciarti" – le disse emozionato, accarezzandole dolcemente una guancia.

Gli occhi azzurro-verdi di Demelza si specchiarono nei suoi. "E ora che mi hai baciata, ti sei dato una risposta?".

Ross le sorrise, baciandola nuovamente, non riusciendo a farne a meno. "So che ti appartengo, a te soltanto. Che ti sono sempre appartenuto e che sarà così per sempre. E che se anche perdessi per mille volte la memoria, per mille volte mi innamorerei di te ancora e ancora".

Gli occhi di Demelza si inumidirono, si rifugiò fra le sue braccia e Ross la strinse a se forte. Voleva solo averla vicina, amarla, ne era follemente innamorato e sì, si era preso i suoi tempi, ma ora era certo di cosa rappresentasse per lui. "Voglio fare l'amore con te" – sussurrò, fra i suoi capelli.

Demelza alzò lo sguardo su di lui, sorridendo. "Quì? Adesso?".

Ross annuì, arrossendo mentre guardava Bella. "Beh, magari sarebbe meglio tornare a casa e metterla a letto, prima".

Lei non disse nulla, indietreggiò di alcuni passi e poi lo prese per mano. "Torniamo a casa" – sussurrò.

Camminarono mano nella mano senza dire altro, in un silenzio d'attesa, colmo d'emozione e aspettative.

Nampara era deserta, non volava una mosca, non c'era nessuno a parte loro.

Rientrarono, misero Bella nella sua culla e la piccola si rannicchiò esausta su un fianco, continuando a dormire profondamente col pollice in bocca.

Demelza si appoggiò al lettino, accarezzandole dolcemente i ricciolini scuri, finché Ross le sfiorò il polso, costringendola ad allontanarsi dalla piccola.

La condusse per mano fino al loro letto, le sfiorò il viso e poi la baciò di nuovo con passione e a lungo. "Sai, sono un po' nervoso" – sussurrò con voce calda all'orecchio della moglie, prima di baciarle il collo.

"Anche io" – rispose Demelza, col fiato corto. "Ma sono felice, oggi dopo tanto tempo sono felice".

"Anche se non ho riacquistato la memoria?".

Demelza scosse la testa. "Non importa per ora! Sei tu, sei il mio Ross e solo questo conta, adesso".

Ross le sorrise, accarezzandole le labbra. Si baciarono di nuovo, a lungo, mentre i loro indumenti scivolavano via dai loro corpi. La paura passò presto perché era come conoscerla da sempre, la sua amnesia non aveva cancellato i ricordi e le sensazioni di ciò che erano.

Ross si rese conto che sapeva come toccarla, come baciarla, come trovare il modo giusto di stare con lei nell'intimità. Era qualcosa di profondo, come scolpito dentro di se.

Fecero l'amore con una passione di cui non si credeva capace, con una complicità che credeva di avere perso e negli occhi chiari di sua moglie, mentre si rifletteva in essi, capì che avrebbe ritrovato sempre la strada per tornare, finché l'avesse avuta accanto. Era la sua vita, era il suo amore, era l'unica capace di dargli quel tipo di piacere fisico talmente intenso da stordirlo, era la madre dei suoi figli e non ne avrebbe mai voluto un'altra...

Demelza era il suo tutto e ora lo sapeva con certezza.

  
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