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Autore: DhakiraHijikatasouji    25/06/2017    0 recensioni
Siamo nel Medioevo. Due bambini inseparabili dovranno affrontare una scelta che
sconvolgerà le loro vite, ma si sa che l'amore rimane nonostante il tempo...
#Saschefano💚❤
#Stescha❤💚
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anima, St3pNy
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Appena arrivò al cospetto del padre, smise di tremare, per quanto anche l'espressione dell'imperatore fosse poco rassicurante.

- Dove eri!?- Sussultò al tono duro che il padre stava adoperando con lui nonostante ci fosse abituato.

- Io...io ero...beh, ero...-

-DOVE ERI!?- Sascha aveva già capito che il padre aveva compreso dove era stato dopo le lezioni, così confessò, ma avrebbe mantenuto lo stesso la promessa suggellata nel suo cuore, ovvero che avrebbe dedicato attenzione a Stefano.

-Io...ero da Stefano-

-Il figlio del Diavolo? Quel rifiuto di Dio?!-

-Si chiama Stefano ed è un bambino, figlio di Daphne e non di Satana come dite voi!- Dopo aver detto quella frase, si astenne dal tapparsi la bocca dato che per la prima volta aveva osato contraddire il padre in un modo così irascibile. Ricevette immediatamente uno schiaffo dall'uomo, e questo lo fece indietreggiare per poi cadere a terra. Si asciugò il labbro con il dorso della mano cercando di rialzarsi non aspettandosi una reazione così violenta da parte dell'imperatore, l'uomo che lo aveva cresciuto.

-Colpite ancora, coraggio padre! Non ritiro quello che ho detto per nessun motivo, per tutte le botte che possiate darmi-

-Tu sei completamente pazzo, da oggi in poi non potrai più scendere in cantina ed ogni domestica avrà il preciso ordine di avvisarmi in caso cercassi di ingannarmi, e in quel caso non te la farò passare liscia- Il bambino rimase zitto. Aveva osato anche troppo e non doveva, non poteva spingersi a tanto, ma aveva sentito come un qualcosa che lo spingeva a proteggere Stefano nonostante lo avesse spaventato poco fa, ma si convinse che era stata solo una sua allucinazione. L'imperatore, senza aggiungere altro, se ne andò e comunicò ad un maggiordomo il suo ordine che avrebbe dovuto diffondere per tutto il castello. Sascha non aveva pensato a questa incombenza, ma avrebbe vegliato su di lui in un modo o nell'altro. Non era giusto che venisse definito Figlio di Satana senza un apparente motivo, e poi non aveva neanche amici e Sascha avrebbe voluto essere il suo primo amico non appena fosse stato abbastanza grande da averne uno. Scappò nella sua camera con le lacrime agli occhi perché lo schiaffo gli aveva fatto male, ma lì per lì non aveva voluto dare soddisfazione all'imperatore. Chiuse la porta e si gettò sul letto stringendo il suo pupazzo a sé. Continuava a rimuginare sul motivo per il quale si sacrificava tanto per un bambino che aveva fatto morire Daphne. Già, se lui non fosse nato, Daphne sarebbe stata ancora viva...e a Sascha mancavano quelle sere di temporale in cui scendeva piano piano in cantina avventurandosi per il castello e la trovava a tessere sulla sedia a dondolo. Andava lì e si faceva tranquillizzare con la sua voce melodiosa che lo faceva addormentare. Ma per colpa di quel bambino adesso nulla di tutto ciò poteva più succedere. Non voleva più essere suo amico, forse non voleva neanche più che vivesse a casa loro...e forse stava cominciando anche a dare ragione al padre. Stefano era il Diavolo che divorava la vita delle persone senza pietà. Soprattutto di quelle che amava. Quindi Sascha non voleva farsi amare da lui e tutto di un tratto preferiva starne alla larga. Sì, d'ora in poi sarebbe stato così. Era ancora piccolo e le deduzioni a quell'età sono immediate e poco approfondite, infatti Sascha era sicuro del suo sentire, sicuro che avrebbe dato retta al padre e che non si sarebbe più avvicinato alla cantina. Cominciò anche a pensare che in fondo l'imperatore fosse buono e che forse ce l'aveva con Stefano proprio perché aveva tolto la vita a Daphne...quindi era per questo che quando lo aveva difeso si era arrabbiato. Non potevano esserci altre spiegazioni, perché suo padre, per quanto irascibile, non gli avrebbe mai messo le mani addosso. Smise di piangere e si diresse nella sala del trono dove l'imperatore stava ricevendo persone, ma non gli andava di adattarsi ai canoni dell'educazione in quel momento ed entrò deciso. Non gli importava se la gente nella stanza lo guardava stranito da cotanta irruenza. Si inchinò davanti al sovrano.

-Perdonatemi padre per il mio comportamento e prometto che non mi avvicinerò mai più alla cantina, che Stefano per me diventerà solo un lontano ricordo- L'uomo rimase a fissarlo con sguardo serio mentre i brusii cominciarono a regnare nella sala del trono. Improvvisamente Sascha sentì un peso sulla sua testa, era la mano del padre che gli stava scompigliando i capelli. E questo era...un gesto d'affetto? Poteva essere considerato tale?

-Sascha, figlio mio, sono contento che tu abbia finalmente compreso, tuttavia non disdirò questa regola perché ti conosco e potrebbe anche essere un tuo inganno-

-Non la disdite, ma vi prometto che quello che vi sto dicendo è veritiero. Adesso mi congedo, con permesso- Scappò fuori felice di aver fatto pace con il padre. Era così contento che si mise a rincorrere gli scoiattoli e a rotolare per il prato con tutta l'adrenalina che gli stava attraversando il corpo.

Dopo tutto quel divertimento, però, un mal di testa forte lo colse...

...un mal di testa che lo accompagnò per i prossimi cinque anni...

***

CINQUE ANNI DOPO...

Sascha aveva ormai dieci anni, ed era da cinque anni che non vedeva Stefano. Fra poco non si ricordava neanche più come era fatto, ma le emicrania gli facevano ricordare perlomeno la sua esistenza dato che sono iniziate nel giorno in cui aveva deciso di abbandonarlo. Ammetteva però che aveva un minimo di curiosità di vedere quel piccolo fagottino essersi trasformato in un fanciulletto. Aveva saputo poi che il padre aveva dissolto la regola di cinque anni fa, che ormai Sascha era già abbastanza plagiato dalle sue parole per non cadere nelle mani del Diavolo. Nonostante questo, però, si asteneva comunque dallo scendere in cantina, ma non perché avesse paura.
Quel giorno il padre gli avrebbe cominciato ad insegnare come governare un regno dato che sarebbe diventato suo successore quando avrebbe compiuto la maggiore età, per la quale mancavano ancora 11 anni. Sascha si diresse nella stanza del trono dove il padre lo stava attendendo.

- Sono qui, padre-

-Bene, Sascha, vieni con me...siediti qui- L'uomo si mise a fianco al trono indicandolo quando intimò a Sascha di sedervici sopra. Il ragazzo eseguì serio in volto, non era più il bambino gioioso di una volta. Non aveva più mentito e disubbidito, e questo lo aveva portato a non provare più emozioni forti...a parte l'odio verso Stefano dato che ogni notte il suo pensiero lo tormentava, oltre alle forti emicranie giornaliere. Il padre cominciò a girargli attorno.

- Un sovrano deve sempre ascoltare le richieste dei sudditi, ma questo non significa che deve acconsentire a tutte. Un sovrano ha la prima parola nei processi che coinvolgono la maggior parte del paese giudicando il presunto colpevole come tale o meno, e decidendo la pena che va inflitta compresa anche quella di morte. Un sovrano...- Venne interrotto dalla porta che venne spalancata. Improvvisamente il cuore di Sascha venne travolto da innumerevoli sensazioni alla vista di un bambino che, con sguardo deciso, attraversava tutta la sala per raggiungere il trono. In quel momento nella mente di Sascha si ripeterono flash su flash di tutti i momenti che aveva potuto passare con questa persona e che riguardavano questa persona che sulle prime non riconobbe, ma sentiva di averla già vista.

I suoi occhi, ora contornati da un paio di occhiali neri, quello sguardo, quei capelli...

Non poteva essere la persona che aveva ripudiato per anni...?

Stefano...

   
 
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