Film > The Big Four
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Autore: ElfaNike    25/06/2017    0 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dicembre
L'inverno era arrivato.
Jack si era sbizzarrito, con la sua neve, e ora tutta la regione era coperta da nuvoloni neri che riversavano bianco ovunque. Il vento assediava gelido ogni angolo e ogni anfratto, le imposte erano chiuse e dai camini uscivano fragili colonne grigie, subito spazzate via dalle folate.
Nella valle nascosta, la torre si ergeva grave in mezzo a tutto quel biancore e a quel grigiore violenti e dalla serratura della sua finestra un sottile raggio dorato tagliava il vento. Al suo interno, i tre ragazzi si occupavano come meglio potevano: Sdentato giocava a fare gli scherzi a un inflessibile Pascal, che tentava di scaldarsi davanti al caminetto scoppiettante. Merida lavorava il legno che aveva lasciato asciugare da quell'estate per prepararsi una riserva sostanziosa di frecce nuove. Hiccup progettava, lavorava il cuoio, il legno, il metallo. Rapunzel aveva ripreso le ferree abitudini che aveva avuto prima del loro incontro e teneva la casa in maniera eccellente; inoltre, si occupava di fornire un guardaroba appropriato ai suoi amici perché non patissero troppo quel freddo penetrante. Abituata com'era stata a rimanere prigioniera per tutta la vita, quei giorni di immobilità non le pesavano più di tanto ma temeva per l'impazienza di Merida e la necessità di operare di Hiccup, che rischiavano di sentirsi così due uccelli in gabbia. Al contrario: venuti entrambi da molto più a nord, né Hiccup né Merida pativano quella stagione più di quanto non la patisse lei. Era anche vero che passare tutto il giorno chiusi in casa risultava pesante per tutti. Fu così che Rapunzel estrasse un libro dalla sua biblioteca (decisamente più fornita rispetto a sei mesi prima), lo aprì e cominciò a leggere a voce alta. Questa divenne presto un'abitudine di tutti e tre e ciò permise ai suoi amici di impratichirsi con l'alfabeto latino e a Jack, quando si univa a loro di ritorno dalle sue avventure, di apprendere i rudimenti della scrittura.
Quando anche i libri finirono, nonostante le pause, i commenti, le spiegazioni avessero allungato molto la lettura, allora cominciarono a dar voce alla loro immaginazione, resa fervida perché nutrita di notti d'oriente, pirati con una gamba di legno, fate madrine e folletti astuti e ricattatori.
E quando, finalmente, la tempesta sembrò placarsi, la finestra fu tosto spalancata e in un colpo d'ali e un frusciare di capelli furono subito fuori. Hiccup si diresse verso Corona, per fare rifornimento di materie prime e per andare in bottega a spiegare il perché della sua assenza, mentre Merida si fermava a giocare con Sdentato nel mare di neve e Jack e Rapunzel partivano in esplorazione. Il cielo ancora scuro li accompagnava nella loro scampagnata, Rapunzel correva avanti, eccitata dalle stalattiti di ghiaccio, dalle soffici montagne di neve, dai sentieri di tracce dei conigli e degli uccelli, dalle statue astratte degli alberi imbiancati, Jack volava allegro intorno a lei, facendole provare tutta l'ebbrezza dei giochi invernali. Quando superarono il colle, ecco giungere risate e urla festanti: Jack guardò Rapunzel con occhi entusiasti: -Bambini!-
Rapunzel gli rispose con un sorriso che andava da un orecchio all'altro: -Vai!- l'incoraggiò.
Jack tese la mano: -Vieni anche tu.-
-No... non posso, Jack. I miei capelli, sai...-
-Oh, andiamo! Sono bambini... al massimo crederanno che tu sia una fata!-
La ragazza sorrise. Con entusiasmo Jack si lanciò verso i giochi e gli schiamazzi. Lei lo seguì un po' titubante. Arrancando nella neve alta, raggiunse con qualche difficoltà i campo in cui si trovavano i bambini e, al riparo dai loro sguardi, osservò lo spirito.
Jack volteggiava felice fra i cumuli di neve, i pupazzi e le trincee, produceva munizioni, faceva sgambetti, provocava scivoloni. Quanto amava quelle battaglie! Quanto anelava a quelle risa! Quanto lo struggeva quella compagnia, una compagnia che lui cercava continuamente ma in cui non era mai davvero incluso! Quanto odiava la sua condizione di spirito!
Dopo qualche momento, riprendendo fiato, lo spirito si guardò intorno. Notò distrattamente che Rapunzel non si vedeva da nessuna parte, poi il forte richiamo del divertimento occupò nuovamente i suoi pensieri.
A fine pomeriggio, quando il cielo prese a ingrigirsi e il freddo a farsi penetrante, quando i bambini si diressero verso casa, ancora leggero per le gran risate fatte Jack volò alla torre, arrivandovi in men che non si dica. Non trovò, come credeva, Rapunzel e Merida davanti a un infuso fumante. Trovò invece Hiccup, seduto al tavolo, con le mani abbandonate davanti a lui e lo sguardo perso e corrucciato, e Sdentato accucciato accanto al caminetto acceso.
-Ehilà.- salutò entrando -Credevo vi steste facendo un volo.-
-Ti aspettavo.- il tono del ragazzo era secco.
Jack, che si era avvicinato roteando il bastone, si lasciò cadere sulla panca davanti a lui: -Cosa c'è?-
Hiccup non rispose.
-È successo qualcosa?- lo spirito cominciò a preoccuparsi -Dove sono le ragazze?-
-In camera loro. Merida si sta occupando di Rapunzel.-
-Cosa vuol dire “si sta occupando”?-
-Non lo immagini?- il ragazzo alzò su di lui uno sguardo di fuoco -Rapunzel è tornata a casa prima di noi. L'abbiamo trovata accasciata sul tavolo, febbricitante. Pensavamo fosse con te.-
-No, io...- Jack si sfregò la fronte, improvvisamente agitato -...io ero convinto fosse tornata a casa senza problemi...-
-Davvero?-
Jack ignorò la domanda, proferita con tono incandescente: -Posso andare a vedere come sta?-
-Merida la sta cambiando e mettendo a letto. Dovrai aspettare.-
Jack si risedette. Nella stanza calò il silenzio, scandito solo dal ticchettio dell'orologio. Sdentato fissava il fuoco con aria assorta, Hiccup non muoveva un muscolo; a Jack vibrava la gamba, Pascal andava su e giù per il corrimano davanti alla tenda che copriva l'ingresso alla stanza di Rapunzel e Merida, da oltre la quale giungevano sussurri e suoni ovattati.
Dopo un quarto d'ora Merida comparve portando una cesta con della biancheria da lavare. Aveva un'aria tranquilla e concentrata a non inciampare giù per le scale. In quel momento, con un balzo Jack volò al capezzale della sua amica.
Rapunzel dormiva. Aveva gli occhi serrati e la fronte imperlata di sudore. Merida l'aveva coperta con tutte le coperte che era riuscita a trovare, fino a farla smette di tremare. Non l'aveva mai vista così pallida.
-Allora?- sentì la voce di Hiccup, coperta dalla tenda chiusa.
-Non lo so. Era lei quella che ci curava.-
-Secondo te il suo potere può guarirla?-
-Non è importante, visto che non è in grado di cantare.-
-Secondo te dovremmo chiamare un medico?-
Merida non rispose e Jack sentì i passi del ragazzo salire le scale.
-Dovevi restare con lei.- Hiccup gli comparve accanto.
-Io...- Jack guardò a lungo la sagoma di Rapunzel sotto le coperte -Io... non ci ho pensato.-
-Lei non è abituata ad affrontare l'inverno fuori dalla torre.-
-Lo so.-
-E allora cosa è successo?-
Jack si sedette su uno sgabello accanto al letto.
-Jack?-
-Mi sono messo a giocare con dei bambini. Ero convinto che mi avesse seguito.-
Il ragazzo sospirò: -Evidentemente no.-
Merida scostò la tenda: -Dimentichiamoci del medico. Ha ripreso a far tempesta.-
-Tu non puoi fare niente?-
-No.- Jack si chinò in avanti, nascondendo il volto nelle mani -Non ci si oppone a Madre Natura.-
Hiccup rifletté per qualche interminabile minuto: -Aspettiamo che smetta, poi andrò a chiedere aiuto a Corona.- stabilì.
-Stai scherzando?!- esclamò la ragazza -Vuoi far scoprire la torre? Vuoi far scoprire Sdentato, e il segreto di Rapunzel?-
-Tu hai un'idea migliore?- Hiccup indicò l'ammalata -Vuoi forse lasciarla così?-
-No, ma...-
-Tanto ora c'è la tempesta. Direi che avete tutto il tempo per decidere.- tagliò corto Jack.
Decisero che avrebbero vegliato insieme sulla loro amica. Merida provvide a una scorta di mele e noci per lei e Hiccup e si sedettero ad aspettare.
Fuori il vento ululava e faceva risuonare l'intera torre. Il fuoco scoppiettava; Sdentato appoggiava il muso sulla spalla di Hiccup; Pascal era rannicchiato sul cuscino, accanto alla testa di Rapunzel. Dopo qualche ora, Merida si accoccolò nella poltrona e, avvolta nel mantello, si addormentò.
Jack passò lo sguardo su Hiccup: -Vuoi dormire un po' anche tu? Posso vegliare io, tanto sai che non ho sonno.-
Ma il ragazzo ignorò l'offerta, rigido sul suo sgabello: -Non ti sei proprio accorto che non era venuta con te?-
-Non ci avevo fatto caso. Hic, credimi: mi dispiace.-
Il ragazzo sospirò, liberandosi di tutta la collera -Non importa.- la sua voce, adesso, si era addolcita -L'importante adesso è che lei guarisca.-
Jack annuì e ricalò il silenzio. Rapunzel sospirò e Hiccup le terse il sudore che le imperlava la fronte pallida con un panno. Poi guardò su, verso il suo amico: -Come vi siete conosciuti?-
Jack alzò le spalle con noncuranza: -Ho pedinato quell'altra.- “Quell'altra” era il modo che usavano loro per indicare Madre Gothel.
-Ed è stato tanto tempo fa?-
-Era ancora una bambina.- Jack sorrise al ricordo.
Hiccup si risedette: -Jack, se la conosci da così tanto tempo, non hai pensato che... che bisognasse fare particolare attenzione la prima volta che ha scoperto l'inverno fuori dalla torre?- non c'era accusa nella sua domanda. Solo curiosità. In quel momento Hiccup stava indagando, per comprendere.
-Non è più piccola, Hic.-
-Lo so, Jack. Ma è completamente impreparata.-
Jack ridacchiò: -Sembri suo padre.-
-Sai cosa penso, ogni tanto? Che se non avessimo fallito, quella volta al castello, a quest'ora ce l'avrebbe davvero, un padre.-
A quel punto, Jack realizzò quanto Hiccup si sentisse responsabile delle conseguenze causate dal suo arrivo nella vita delle due ragazze.
-Tu ti preoccupi sempre troppo.-
-E tu non ti preoccupi mai abbastanza.-
Jack fece un'espressione corrucciata.
-Forse sono stato troppo diretto.- Hiccup finalmente sorrise, portando una mano dietro la testa.
-No, non è niente.- ma Jack non abbandonò lo sguardo offeso -Davvero ti do quest'impressione?-
-L'impressione che mi dai è che non rifletti sulle conseguenze di quello che fai.-
Jack si grattò la testa: -Ma dai?-
-Sì. Quando hai condotto qui me e Merida, per esempio... avevi già considerato che questo avrebbe potuto portare all'arresto di quell'altra o al fatto che ci saremmo stabiliti qui?- accarezzava il collo di Sdentato -...in realtà, me lo sono sempre chiesto.-
Quella domanda prese Jack alla sprovvista: in effetti non si era mai fermato a considerare a mente fredda quello che gli succedeva, al punto che gli era sempre sembrato che gli avvenimenti di sei mesi prima avessero dovuto seguire quel corso in maniera naturale, così e in nessun altro modo -...No. Non immaginavo neppure sareste riusciti a vedermi.-
Hiccup sorrise e non disse più niente.

Il mattino lasciò spazio al pallido sole invernale, che con la sua luce candida svegliò Rapunzel.
La ragazza si mise a sedere, scostando la montagna di coperte che l'aveva riparata dal freddo. Si guardò intorno: la stanza era deserta e silenziosa. Accanto a lei, seduto sul suo tavolo da toeletta, Jack la guardava sorridendo. Pascal abbracciò il suo polso.
-Hai ripreso colore- mormorò dolcemente Jack.
Rapunzel si sfiorò il volto.
-Hai dormito tutta la notte e tutta la mattina. I ragazzi ti sono stati accanto fino all'alba.- tacque per un momento, lasciandole il tempo di registrare -Poi ti si è calmata la febbre. Ci hai fatto prendere un colpo.-
-...mi dispiace.- emise lei con un filo di voce.
-Non è colpa tua...- Jack fu interrotto da un gran fracasso proveniente da oltre la tenda -Ohi-
-Che succede?-
-Merida ha fame.-
Rapunzel ridacchiò e fece per alzarsi, ma Jack la trattenne: -Tranquilla. Impareranno, o mangeranno frutta secca e tuberi per un po'.- la ragazza rise di nuovo e Jack le posò una mano sulla spalla: -Mi dispiace averti lasciata sola.-
Lei portò una mano sulla sua: -Non mi hai mai dimenticata, in tutti questi anni. Non mi sono mai sentita sola.-

Hiccup agganciò il piede al meccanismo e attivò la protesi di Sdentato, in bilico sul davanzale. Jack volteggiò accanto a lui.
-Allora?-
-Tu ti preoccupi sempre troppo.-
Si scambiarono uno sguardo d'intesa, e volarono via.

Gennaio
Le giornate, d'inverno, sono incredibilmente corte. Il periodo delle tempeste interminabili era finito, il maltempo era molto più raro. La neve morbida aveva preso a compattarsi, le stalattiti di ghiaccio ornavano il tetto della torre. Il cielo era terso e di un celeste intenso.
Rapunzel si era ripresa relativamente in fretta, grazie probabilmente anche al potere insito in lei, ma aveva preso a coprirsi con cura e a non allontanarsi troppo dalla torre quando era da sola. Hiccup le procurò un paio di stivali in cuoio che lei si preoccupò di imbottire per bene. Dal canto suo, il ragazzo aveva ricominciato a recarsi a Corona regolarmente, ma aveva chiesto al fabbro da cui lavorava di essere esonerato dai suoi impegni per la maggior parte del tempo: in quella stagione i campi non si lavoravano più e tutto si era quasi fermato, e anche l'uomo fu sollevato, così, dall'incombenza di pagarlo per delle ore in cui non avrebbe fatto sostanzialmente niente. In fondo, ormai alla torre si ricorreva soprattutto alla carne sotto sale e alle enormi riserve di frutta secca, Rapunzel faceva regolarmente delle ruote di pane, che mangiavano con il formaggio messo da parte, e con un po' di attenzione i risparmi che avevano accumulato fra il suo lavoro e le frecce e i dipinti venduti dalle ragazze potevano durare ancora qualche tempo. Passava così le sue ore in cielo, a sperimentare, con Sdentato, tutte le sue invenzioni.
Quelli che più approfittavano della neve erano Jack e Merida. Quando lei trovava la voglia di uscire dal calduccio delle coperte, e affrontare il gelo di fuori, saliva sul davanzale con la bocca ancora piena di pane, noci, formaggio, e lui la prendeva in braccio e la portava lontano, a giocare, esplorare, sfidarsi. Era proprio questo gusto per la competizione a rendere la ragazza così interessante: non esauriva mai la fantasia.
Jack sapeva che lei era una ragazza calda, appassionata. Quando non si faceva prendere dalla pigrizia, si svegliava all'alba per approfittare il più a lungo possibile del sole. Invece di cadere in letargo, le s'addiceva molto di più questo carattere così estivo e sorridente e, proprio per questa completa opposizione alla stagione invernale, sapeva anche che lei era quella che più comprendeva e approfittava della natura estrema di quei mesi.
All'inizio avevano provato a coinvolgere Rapunzel e Hiccup nelle loro avventure, ma lo spavento per la malattia dell'una e lo sguardo scientifico dell'altro impedivano loro di darsi totalmente al divertimento come solo Merida sapeva fare. Più di una volta, nelle loro interminabili passeggiate tutti insieme, erano dovuti tornare indietro per recuperare Hiccup, che si era fermato ad ammirare le forme dei ghiacci, e dovettero rincorrere quell'incosciente di Rapunzel che, presa dall'eccitazione, si rotolava nella neve senza accorgersi che non era in piano. Una volta la persero di vista e lei rispuntò con la sua testolina bionda tutta arrossata molto lontano da dove la cercavano. Inutile dire che per qualche giorno furono tutti e tre molto attenti che non le si rialzasse la febbre.

Le giornate, in inverno, sono comunque incredibilmente corte. Troppo corte. Ma le notti, quelle, sono tutte da esplorare.
Jack aspettava Merida inginocchiato sul davanzale. La ragazza scese le scale allacciandosi il mantello. Lui se la caricò sulle spalle e in un balzo furono oltre le montagne.
Merida tagliava la piana avanzando faticosamente nella neve, che le arrivava fino ai fianchi, mentre Jack camminava leggero accanto a lei. Non lasciava tracce dietro di lui.
Le stelle si affollavano attorno alla luna piena e la loro luce si rifletteva argentea sulla neve immobile. In mezzo a tutto quel bianco e a quel nero impreziositi dal brillio adamantino degli astri, il rosso di Merida era un rubino che attirava inevitabilmente lo sguardo.
Raggiunta la foresta, che con il suo profilo irregolare tagliava l'orizzonte piatto da cui arrivavano, i due si immersero col cuore che batteva forte nel buio dei rami. Il silenzio era denso e interrotto solo da qualche ramo che, piegandosi, lasciava cadere i cumuli di neve che lo coprivano.
Jack portò la ragazza in cima ad un albero, da dove videro la luce calda di un fuoco e le risate dei boscaioli ubriachi. Senza rifletterci due volte, Merida bussò e si fece accogliere: sette fratelli, rossi e barbuti, la salutarono levando i calici. Jack non aveva neanche avuto il tempo di realizzare quello che era successo: la ragazza si era incredibilmente adattata alla situazione e ignorava i suoi avvertimenti e le sue richieste di venire via. Scocciato per la piega presa dagli avvenimenti, si accoccolò sulla mensola del camino e vegliò su quell'incosciente della sua amica.
Merida era incontrollabile e, talvolta, decisamente infantile. Come poteva proteggerla se non lo ascoltava? E lei poteva anche vederlo! Figurarsi diventare il guardiano di bambini che neppure sapevano della sua esistenza!
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da schiamazzi al suo indirizzo. Un po' frastornato, scoprì che i sette ragazzoni si rendevano conto che lui era lì. Non era chiaro se riuscissero a vederlo o meno, ma Merida era riuscita, a quanto pare, a sfruttare la loro ubriachezza per non farsi prendere per pazza e a convincere gli uomini, infantiliti dall'alcool, di essere nella stessa stanza di uno spirito dell'inverno.
La serata fu allegra e confusa. I vapori dell'idromele e della birra rendevano le coscienze ovattate e Merida mediò il contatto fra gli uomini e lo spirito. Jack si divertì molto a giocare su quell'ambiguità: un po' scoprì finalmente cos'era il “contatto umano”, per quanto vago, un po' si dilettò a ghiacciare qualche calice e a provocare qualche caduta.
Quando uscirono, qualche ora dopo, i due amici si guardarono e scoppiarono a ridere: il mattino dopo quei boscaioli non si sarebbero ricordati molto di quello che era successo. Senza smettere di ridacchiare, si diressero verso casa.
Merida era incontrollabile e, talvolta, decisamente infantile. Sicuramente imprevedibile. Per Jack lei rappresentava spesso una sfida; e lui si scoprì felice, grato, di potersi divertire con diavoletti come lei.


Febbraio

Scena I

Mattina, la stanza delle ragazze. Rapunzel si sta pettinando i capelli. Indossa un abito rosa antico. Jack entra fischiettando.

Rapunzel: -Ciao.-

Jack: -Ciao. Come stai?-

Rapunzel: -Ho male alle braccia.- [ride agitando la spazzola] -Ho quasi finito.-

Jack: -Bene. Dopo hai da fare?-

Rapunzel: -Cos'hai in mente?-

Jack: -C'è il Carnevale a Corona. Ci andiamo?-

Rapunzel: -Non lo so... è da tanto che non torno in città...-

Jack: -Tranquilla! Saranno tutti mascherati, non ti riconoscerà nessuno, anche se non porti il mantello!-

Rapunzel: -Va bene. Vuoi chiamare Hic e Merida?-

Jack: -Loro sono andati a fare un giro con Sdentato, visto che oggi fa un po' meno freddo. Se li aspettiamo si fa notte.-

Rapunzel: -Ho capito. Aspettami fuori, arrivo subito.-

Scena II

Pieno giorno, a Corona, una piazza affollata. Sui tetti resta molto poca neve.
Da un lato all'altro della piazza sono stati tesi nastri e bandierine gialle e viola.
Una folla variopinta balla e suona, e volano coriandoli e stelle filanti. Jack e Rapunzel, che si è intrecciata i capelli con nastri viola e lilla, arrivano dietro una colonna.

Rapunzel: -Oh, non so, Jack. Non vorrei mi riconoscessero...-

Jack: -Ma no, tranquilla! È Carnevale, nessuno farà caso a te. Metti la maschera, presto.-

Rapunzel: -E tu che farai?-

Jack: -Io mi divertirò con te. Con tutta questa confusione non si accorgeranno neppure che parli e balli da sola. È la Festa dei Folli, dopotutto! Dai, vai!- la spinge.

Rapunzel si mette la maschera e comincia a ballare in cerchio con gli altri.
Nella danza dei cinque elementi, lei balla con le giovani della città. Nella danza dell'escargot, comincia ad essere a suo agio con diversi cavalieri. Nella danza della spola, Jack la porta in un angolo e ballano insieme.
La danza seguente prevede uno scambio di partner: Rapunzel è ripresa nella calca e sparisce danzando con un giovane alto e bruno.

Scena III

Il bosco, tardo pomeriggio. Il cielo è grigio, la neve talvolta bianca, talvolta melmosa. Il legno degli alberi è nero e anche il terreno ha colori scuri.
Jack e Rapunzel camminano uno di fianco all'altra, lui irritato, lei perplessa.

Rapunzel: -Perché sei voluto venire via così improvvisamente?-

Jack: -È tardi. Tra poco farà buio. Dobbiamo tornare o gli altri si preoccuperanno.-

Rapunzel: -Bugiardo.-

[Silenzio.]

Rapunzel: -Da quando in qua ti interessa quello che pensano gli altri?-

Jack: -Da... da quando in città avevano cominciato a notare che parlavi da sola.-

Rapunzel: -Ancora bugiardo. A ben pensarci, però, sei voluto partire dopo che quel ragazzo alto mi ha invitato a ballare per la terza volta.-

Jack: -Non è vero.- [accelera.]

Rapunzel: -Davvero?- [lo raggiunge] -Jack, non mi dirai che sei geloso?!-

[Jack si ferma, ma non risponde. Rapunzel continua a camminare.]

Rapunzel: -Chi tace acconsente.-

Jack: -Forse un po'.-

[Rapunzel si ferma, lo guarda.]

Jack: -Non mi va che degli sconosciuti ti ronzino intorno in quel modo. Può essere pericoloso.-

Rapunzel: -Mi sconvolgi, se parli così.-

Jack: -Come, scusa?-

Rapunzel: -Sembri quell'altra.-

Jack: -Cosa?! No! No... non voglio che pensi questo.-

[Rapunzel si siede su una roccia, lo lascia continuare. Jack si accomoda accanto a lei.]

Jack: -Se fossi davvero stato come lei... non avrei portato alla torre due perfetti sconosciuti.-

Rapunzel: -E questa volta cosa c'è di diverso?-

Jack: -Non lo so. Forse... perché adesso mi vedi?-

Rapunzel: -Cosa vuoi dire?-

Jack [assume un'espressione concentrata]: -Credo che all'epoca volessi trovare il modo di comunicare con te. E quando ho scoperto che Sdentato poteva vedermi...-

Rapunzel: -E se avessimo potuto parlare? Non li avresti portati da me?-

Jack: -Se avessimo potuto parlare ti avrei convinto a uscire da quella torre molto prima.-

Rapunzel: -Allora mi avresti portato a Corona e saremmo stati punto e a capo.-

Jack: -Non so... forse.-

Rapunzel: -Ma di Hic e Merida potresti essere altrettanto geloso?-

Jack [riflette un attimo]: -Sì.-

[Rapunzel lo guarda perplessa.]

Jack: -Hic è un artigiano fantastico e sono fiero di essere suo amico. Diciamo però che sarei molto irritato se trovasse qualcun altro con cui volare. Mentre Merida è molto simile a me: mi arrabbierei se mi sostituisse con qualcuno nelle nostre scampagnate.-

Rapunzel: -E io?-

Jack: -Tu sei il primissimo contatto che io abbia mai avuto con un essere umano. Siamo cresciuti insieme, anche se io non posso invecchiare fisicamente. Sei stata la mia unica amica per anni.-

Rapunzel: -E tu il mio.-

Jack: -Grazie. Quindi vedi: quando siamo andati oggi in città pensavo ci saremmo divertiti insieme...-

Rapunzel: -Ma noi ci siamo divertiti insieme! Pensi forse che due danze possano sostituire anni di compagnia?-

[Jack sorride sollevato.]

Rapunzel: -Ma non vorrei che tu credessi che per questo io non possa stringere altre amicizie all'infuori della nostra...-

Jack: -Come?-

Rapunzel: -Vedi: io sono tua amica. Però sono un' “amica”, e non sono “tua”. Così come non lo sono né Hic né Merida.-

Jack: -Io non...-

Rapunzel: -Jack, io ti devo tutto. Grazie a te adesso sono finalmente libera. Prima mi hai portato via da quella vita, adesso mi hai mostrato il Carnevale. Ma se ci ostiniamo a vivere solo noi quattro in quella torre, non sarà molto diverso da prima.-

Jack: -Non ti basta più, immagino?-

Rapunzel: -No. Me ne sono resa conto oggi. E credo neanche a Hic e Merida. Siamo esseri liberi, proprio come te.-

Jack: -Sì ma... se voi ve ne andate... Voi potete conoscere gente, parlare con chiunque! Io invece...-

Rapunzel: -Oh, Jack...- [gli passa un braccio attorno alle spalle] -Non fraintendere: se anche conoscessi altre persone, nessuno sostituirebbe nel mio cuore quello che voi siete diventati per me. Voi siete la mia famiglia.-

[Jack sorride]

Rapunzel: -...e anche la tua. Ricordati sempre, Jack, che, ovunque andrai, quando tornerai da tutti noi, o anche solo da uno di noi, troverai sempre un pezzettino di casa.-

Jack [sguardo finalmente sereno]: -Lo so.-

Rapunzel: -Sappi che è grazie a te se noi, finalmente, abbiamo trovato le nostre radici.-

Il sole sta calando, il cielo è diventato arancione intenso. Jack e Rapunzel si alzano e riprendono la strada verso casa, in silenzio.

Sipario


 


 



Angolino dell'autrice:

Dicembre
In questo mese, al contrario di febbraio dove inserisco il Carnevale, c'è un grande assente: il Natale. Non l'ho voluto inserire perché da un lato loro sono cresciuti, non sono più “bambini”, e, soprattutto, non avrei dovuto inserire Babbo Natale: questi quattro capitoli si concentrano principalmente sui nostri eroi, e l'unico riferimento esterno è “quell'altra” unicamente a causa della sua pesantissima influenza nella vita di Rapunzel.
Come dicevo nel precedente angolino dell'autrice, Jack e Hiccup non hanno molto spazio come amici nei Big Four, ma questo non vuol dire che non abbiamo sviluppato un'intesa che non necessita di molte chiacchiere. La malattia di Rapunzel deve portare i due ragazzi a confrontarsi, ma non ho voluto mettere in piedi un litigio come quello fra Merida e Hiccup, perché Hiccup non è quel tipo di ragazzo, Jack non è nelle condizioni di provocare nessuno, e soprattutto mi piace pensare che i due ragazzi abbiano imparato a capirsi anche un po'.

Gennaio
Rileggendo questo capitolo mi rendo conto che, come mi è già stato fatto notare, Jack è molto prudente. A prima vista potrebbe risultare un po' OOC, ma, da un lato, vuole tutelare i suoi amici, e dall'altro vede Merida, che agli occhi degli altri gira da sola per i boschi, entrare nella casa di sette boscaioli ubriachi. Jack non conosce gli uomini come li può conoscere una Merida scota, e l'età adulta non rientra proprio nelle sue corde.
Parlando di Merida: come si sa, ha una gran voce. Proprio per questo il mese dedicato a lei ho voluto farlo svolgere nel silenzio della notte: non c'è alcuna battuta, a gennaio. Ragazza e spirito hanno una natura simile, e ho cercato di portarlo a galla facendoli comunicare senza voce. Questo anche per contrasto con Rapunzel...

Febbraio
...perché i due sono molto legati e, di conseguenza, dovrebbero a priori potersi comprendere con uno sguardo; in fondo, Jack la osserva dalla sua più tenera infanzia, mentre Rapunzel è una ragazza estremamente empatica, almeno per come la interpreto io. Per questo ho voluto scrivere un pezzo teatrale: per spingerli a usare la voce e a portare a galla molte cose non dette, come il crescente disagio di Rapunzel a trovarsi ancora nella torre (ma di questo si parlerà più avanti) e la gelosia che un Jack condannato alla solitudine per secoli non può non provare nei confronti delle sole tre persone con cui può avere un contatto.
Rileggendo e correggendo il mese, mi rendo conto che c'è un'atmosfera molto patetica (in senso etimologico del termine: pathos = emozioni – ma io non sono una classicista, per cui per una spiegazione più dettagliata rinvio alla sempreverde Wikipedia) ma credo che questo sia dovuto soprattutto allo stile teatrale: non avendo una parte di introspezione narrata, sono i personaggi a dover esprimere tutte le emozioni che intervengono nella scena e questo rende il tutto molto... appunto, patetico.

Infine, ammetto che questi ultimi due mesi sono più che altro degli esercizi di stile: avevo voglia di variare un po' rispetto ai sette mesi precedenti.
Se il personaggio di Jack sembra poco esplorato rispetto alla Merida e all'Hiccup dei due capitoli precedenti, le ragioni sono molteplici. Da una lato, il film originale non lancia gli stessi spunti di riflessione degli altri due: Merida compie un errore affidandosi ad una strega a causa dei rapporti contorti con sua madre; Hiccup non comunica con Stoik a causa delle loro conversazioni a senso unico; Jack, a parte essere dispettoso, non commette particolari sbagli: quando torna per scoprire che gli ovetti di Calmoniglio sono stati tutti distrutti, e si fa accusare dai Guardiani di averli abbandonati, lui non si spiega! “Scusatemi, non c'ero, ma ho scoperto dove Pitch tiene le fatine, andiamo a liberarle, facciamo ripartire l'attività di Dentolina così i bambini torneranno a credere in voi...”. Non mi piace criticare questo film, perché, come credo si sia capito, Jack è di gran lunga il mio Big preferito, ma a quanto pare non sono ancora riuscita a interpretare correttamente quella scena...
Inoltre, ho scritto questo capitolo in primavera. È dura cercare di proiettarsi nella stagione fredda se le piante sotto casa stanno fiorendo e dalla finestra aperta entrano mille profumi e allegri cinguettii....

Mi scuso per la mia nota polemica nei confronti del film, spero di non aver urtato le passioni di qualcuno... Sappiate sono comunque dalla vostra parte!
Ancora grazie a chi mi recensisce e a tutti i lettori che ancora mi seguono!
Nike

  
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