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Autore: Ellaandherstories    25/06/2017    0 recensioni
La storia "Non sempre c'è una fine al ballo della vita" narra della fine di un amore tra la protagonista alias me e la Danza, il mio primo e unico amore. La storia è arrivata finalista al concorso indetto dalla Montegrappa Edizione dal titolo "La fine di un amore".
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nella vita spesso ci sentiamo forti, sicuri di noi stessi, addirittura onnipotenti. Ma prima o poi dobbiamo fare i conti con il destino. Il tanto temuto e odiato destino che ci riserva sorprese che mai ci sogneremo. Tu sei una di quelle sorprese che il fato mi ha riservato. Prima di incontrarti ero forte, sicura di me e mai nulla e tantomeno nessuno mi avrebbe mai potuta cambiare. Invece tu hai scombussolato la mia vita e io non ho potuto far altro che aprirti il mio cuore e darti tutta me stessa senza riserve come tu hai fatto con me. Porto ancora sulla mia pelle le cicatrici indelebili del nostro amore. Ieri ho sentito per la prima volta, da quando sei andata via, la nostra canzone. La più bella melodia che io abbia mai ascoltato. Tu stavi al pianoforte e suonavi per me. Mi sono messa di nuovo le punte. Ho danzato come tu mi hai insegnato. Io ballavo per te e tu suonavi per me. Eravamo un tutt’uno con la musica. Sentivo un flusso di sensazioni percorrermi dentro. Ero felice fino a quando tu hai smesso di suonare. Sono ritornata alla cruda e dura realtà e tu non c’eri. È passato un giorno intero e io sono sola, ancora con le punte ai piedi, piangendo per te. Mi avevi giurato che il nostro amore sarebbe stato eterno. Mi hai mentito e io sempre più innamorata di te non mi sono accorta della verità. Il nostro amore non sarebbe mai stato eterno, ma tu saresti rimasta il primo amore talmente potente da salvarmi anche da me stessa. Ricordi il nostro primo incontro? È stato a dir poco magico e non potrei mai dimenticarlo. Avevo solo otto anni quando ti incontrai. Entrai in quella sala dal tuo inconfondibile odore di pece che mi accompagna ormai da sempre. Non sapevo ancora cosa sarebbe successo in quella sala. Io ero ingenua e tu una seduttrice che mi ha fatto perdere la testa. Avevo un body color bordeaux con una piccola rosa cucita al centro del petto e le mie piccole mezzepunte in pelle. Neanche misi piede nella sala con il pavimento di parquet e già ero tua. Ricordo i primi passi che ho mosso lì dentro fino agli ultimi. Il nostro amore era sotto gli occhi di tutti. Non riuscirei mai ad odiarti. Mi hai donato il mondo e non ti ringrazierò mai abbastanza. Nella nostra storia d’amore ci sono state tante prime volte, ma è giusto partire dalla prima in assoluto. In quel primissimo anno è capitato molte volte di arrivare in ritardo e se c'è una cosa che non sopportavi, oltre il disordine, era il ritardo. Il pullman sarebbe partito alle due ed ero in ritardo per l'ennesima volta. Erano quasi le due e dovevo ancora prepararmi. Oltre all'ansia, c'erano anche tanta felicità e adrenalina che trovavano posto nel mio cuore. Stavo per danzare per la prima volta davanti a un pubblico, non solo davanti a te, e per giunta in un teatro che da pochissimo tempo conoscevo. Arrivata al parcheggio dove c'erano i pullman, subito vi salì sopra lasciando i borsoni giù nel portabagagli, mentre tu eri già lì a teatro. Dopo circa un'oretta, arrivammo al Teatro Delle Palme. Scendemmo dal pullman e fatta la salita, aspettammo nel foyer. Tanti specchi ne incorniciavano il perimetro. Molti si sedettero sui divanetti di pelle rossa, appoggiando a terra i borsoni. Finalmente ci avvisasti di poter entrare e man mano ci accomodammo nella platea, aspettando ancora nuove direttive. Stavano ancora provando i grandi e noi curiosi apprendisti ballerini scrutavamo ogni singolo passo, invidiosi e desiderosi di imparare a danzare come loro. E mentre mi perdevo in ogni passo, ci chiamasti affinché andassimo nei camerini. Un sorriso mi ha accompagnata per tutta la giornata, da quando entrai nel camerino fino a quando ne uscì dopo lo spettacolo. Ecco il primo ricordo che ho di quel saggio. Accendo la radio e sento le prime note della prima canzone che mi dedicasti. Se non sbaglio si chiamava “Wherever You Will Go” dei “The Calling”. Mi dedicasti ogni singola parola e mi promettesti che saresti sempre venuta con me se avessi potuto, come dice il testo, ma probabilmente non potevi. E da quel primissimo saggio ogni secondo, minuto, ora e giorno che passava, il mio amore per te cresceva sempre di più. Un amore che non conosceva limiti. Mi resi conto che non avrei mai amato nessuno in questo folle modo. Tornata l'anno successivo ti trovai lì ad aspettarmi. Anche quell’anno il sorriso non svanì dal mio viso, soprattutto durante i momenti più difficili, perché tu eri sempre lì con me. Mentre ricordo il nostro amore perduto, la radio beffarda (crudele) trasmette la seconda canzone che mi dedicasti. La ricordi? “Fall Again” del Re del Pop, sir Michael Jackson.“I wanna fall with you again like we did we first met. I wanna fall with you again”. Ricordo di aver pianto quando me la dedicasti. Erano lacrime di gioia, quelle che tu mi regali da sempre. Credo sia un ossimoro dire lacrime gioia, non credi? Hai sconvolto anche il mio parlare. E mi sbagliai a pensare che i prossimi anni con te non avrebbero portato grandi cambiamenti. Sono passati undici anni da quel colpo di fulmine. Ti ho dedicato i migliori anni della mia vita e tu mi hai distrutta, ma senza di te non avrei mai potuto vivere veramente. Ti voglio dedicare di nuovo quella dolce canzone. Parlava di un amore finito come il nostro. Come il cantante anch’io “da quella sera non ho fatto più l’amore senza te e non me ne frega niente senza te, anche se incontrassi un angelo direi non mi fai volare in alto quanto lei”. Sei il mio chiodo fisso. Parlo ancora di te. Urlo ancora il tuo nome. Cosa sono io senza te? Cosa sono io senza il tuo amore? Cosa sono io senza la passione che mettevi nella nostra storia? Solo una volta mi chiesi se amare te valesse la pena di tanti dolori. E sai quale è stata la mia risposta? Le emozioni che mi hai regalato, anche per una sola sera, valgono tutti questi momenti di sofferenze. Sarà colpa del tanto temuto e odiato destino? Come tutti gli uomini di questo mondo crudele, vorrei incolpare il fato. Ma so che è sbagliato prendersela, perché avrei potuto non accettare il tuo amore così dolce e passionale, pieno di contraddizione e insicurezze. Brindo al nostro amore. Eterno, folle e divertente. Mi hai insegnato ad amare. Amo me stessa grazie a te che mi hai sempre detto che sono l’unica per te. Amo il mondo grazie a te che l’hai reso speciale per me. Amo la mia vita grazie a te che l’hai resa perfetta per me. Amo te che sei semplicemente te. Un giorno mi innamorerò di nuovo, ma mai ti dimenticherò. Grazie per avermi reso una donna perfetta. Non sempre c’è una fine al ballo della vita, vero amore mio?
   
 
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