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Autore: vero511    25/06/2017    1 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Jen ti ringrazio, ti devo un favore” le sorrido mentre indosso le scarpe. “Un favore? Per passare la giornata con il tuo splendido bambino? Sai che per me è un piacere!” Scompiglia i capelli biondi di Alex e gli lascia un buffetto sulle guance. “Anche lui ti adora, ma non volevo darti impegni in più come se già non ne avessi abbastanza…” “Ellie, tranquilla. Sono sicura che avere il piccolo per casa farà piacere anche a Matt: i bambini ringiovaniscono e portano gioia!” Mi dà un’amichevole pacca sulla spalla e si appresta a prendere le ultime cose di Alex. “Oggi vai da lui, vero?” Mi domanda improvvisamente. Annuisco. “Sicura di non aver bisogno di una mano?” Il suo tono è grave, “No, me la caverò. Insomma, prima o poi dovrà reagire…”

Quando Jen e Alex lasciano l’appartamento, faccio sì di restare il meno possibile in casa da sola per evitare ai miei pensieri di prendere il sopravvento. Le prime volte in cui facevo visita a Zack ero contenta: scoprire che era vivo mi ha resa la persona più felice della terra e il mio entusiasmo è durato circa un paio di settimane, dopodiché la situazione è scesa nel declino, era diventato difficile farlo mangiare, non se ne parlava di fargli aprire bocca e quelle poche volte in cui lo faceva era scontroso e lo è tutt’ora. I dottori mi hanno detto di essere comprensiva anche se sanno quanto sia difficile, ma d’altronde, il paziente è sotto shock e non c’è molto che si possa fare. Così, armata di tutta la mia pazienza, mi reco in ospedale e vado dritta verso la sua stanza che, come al solito, ha la porta chiusa. Busso pur consapevole che non mi dirà nemmeno un “avanti”, ma forse lo faccio per senso dell’abitudine: pensare a quando mi trovavo davanti al suo ufficio quasi tremante all’idea che ci fosse solo una semplice porta a dividermi dal grande capo, mi fa provare una forte fitta all’altezza del petto.
Attendo qualche secondo e dopo un profondo respiro, entro. Le pareti sono bianche come le lenzuola e solo la pelle e i capelli di Zack fanno da contrasto. “Buongiorno raggio di sole” lo prendo in giro nella speranza di ricevere almeno minimamente la sua attenzione. Alza lo sguardo e i suoi penetranti occhi di ghiaccio, fanno rabbrividire più del solito. Mi osserva a lungo, e decido che per oggi è più che sufficiente e so già che non riceverò oltre. “Hai mangiato qualcosa?” Se non altro qualche cenno di assenso lo sa ancora fare, infatti mi indica un piatto poco lontano da lui: non ha finito, ma sta iniziando a svuotare di più il piatto. Mi siedo accanto al suo letto come faccio di solito e inizio a raccontargli del più e del meno. Gli racconto tutte le cose buffe che fa Alex, gli elenco le mie giornate, spiego come procedono i lavori della Evans; anche se, su quest’ultimo punto mi soffermo sempre poco, poiché, non appena nomino la sua azienda, mi accorgo di un quasi totalmente impercettibile tremore delle sue palpebre, come se parlare di ciò lo turbasse. Ultimamente ho anche sviluppato la straordinaria capacità di comprendere se ha voglia di ascoltarmi oppure se preferisce il silenzio.
Nonostante tutti i miei sforzi per vederlo reagire e per cercare di non deprimermi a mia volta, certe volte penso davvero di non farcela: pensare a che tipo di uomo fosse prima, così carismatico, sicuro di sé, determinato e intraprendente, lascia l’amaro in bocca. “Le infermiere mi hanno detto che sei in via di guarigione, il tuo corpo è forte e sta reagendo bene alle cure”. Che poi, mi domando, a cosa servirà mai un fisico così tenace, se la mente è a pezzi? “Ti dimetteranno la settimana prossima. Io e Matt ci stavamo chiedendo se volessi andare nel tuo appartamento o se preferissi stare per un po’ a Montpelier…” Nulla. Nessuna risposta. Gli do tempo, ma i minuti passano e le lancette dell’orologio appeso alla parete continuano il loro viaggio imperterrite. Mi innervosisco, so che non dovrei e so che è sconvolto, ma non ci sta nemmeno provando ed io lo so bene. Non è la prima persona traumatizzata che incontro nella vita e non accetto che neanche provi a superarla. Mi alzo e raccolgo la borsa da terra, il mio brusco movimento lo stupisce dal momento che mi guarda stralunato. “Torno domani nel tardo pomeriggio. Vedi di avere una risposta per quel momento, Evans.”

“Niente neanche oggi?” Jennifer mi porge una tazza di cioccolata calda e si siede accanto a Matt, mentre Alex gioca sul tappeto del salotto. “Niente di niente” sbuffo irritata. I due mi guardano comprensivi. “Se vuoi posso provarci io…” si propone lui. “E a cosa servirebbe?” Restiamo tutti in silenzio, immersi nei nostri pensieri. “Uno psicologo?” Suggerisce Jennifer. “Non accetterebbe mai” risponde convinto Matt e non posso fare altro che assentire. La segretaria si avvicina a noi con fare furtivo e abbassa il tono della voce: “Una bella serata di sesso selvaggio?” La cioccolata mi va di traverso e comincio a ridere come non facevo da settimane e Smith mi segue a ruota. "Perché ridete? Magari potrebbe funzionare” vedere la mia amica così seria e convinta della sua ipotesi, mi fa ridere ancora più forte. “Glielo proporrò” affermo tra le risate.
“Alex?” Propone poi Matt, quando ci siamo quasi completamente ripresi. “Ci ho pensato, ma la verità è che non voglio che entri a far parte di questo casino. Sarà la nostra ultima spiaggia. Senza contare che Ross è in ospedale e non ho alcuna intenzione di portare là il mio bambino. È già abbastanza inquietante per me andarci”. Ross è sospettato di aver piazzato la bomba alla Evans, ma non avendo prove concrete, non è ancora possibile metterlo dietro le sbarre. Al momento si trova in ospedale a causa delle numerose ferite che ha riportato. Per quanto riguarda mio padre è in carcere, la sua pena è stata accorciata dal momento che si è consegnato alla giustizia; mentre di Allen e Kim non c’è nessuna traccia per ora, anche se le indagini proseguono.  “È ammanettato al letto e dubito comunque che riesca a muoversi” “Resta pur sempre un criminale” sostengo freddamente. I miei amici capiscono che è meglio non continuare questa conversazione.
“Ragazzi, si è fatto tardi, è meglio che torni a casa. Grazie per esservi presi cura di Alex oggi” lascio un rapido bacio a entrambi e prendo il mio bambino.

Mentre guido verso il St. Regis, passo davanti ad una bottega dall’aria famigliare. Arthur. Chissà se sa ciò che è successo. Trovo un parcheggio miracolosamente e decido di entrare nel negozio. “Buonasera” l’odore di vernice mi invade ancora una volta le narici e il calore di questo posto mi fa sentire bene. Slaccio il giubbotto di Alex e lo appoggio per terra, dove inizia a sgambettare a destra e a sinistra. “Ma guarda chi si rivede!” Nonostante l’età e il tempo trascorso dal nostro ultimo incontro, l’uomo sembra riconoscermi. “Qual buon vento vi porta qui?” Mi sorride affettuosamente. “In realtà non troppo buono…ecco…mi chiedevo, Arthur, se sapesse di Zack”. Il suo sorriso si spegne e i suoi occhi si fanno tristi. “Ho saputo della Evans…lui come sta?” “È in ospedale…fisicamente sta sempre meglio…ma è sotto shock, non vuole parlare e mangia poco…non abbiamo idea di come fare per aiutarlo”. “Cara, sei proprio nel luogo giusto!” Il suo volto torna ad illuminarsi. “Ho proprio ciò che fa al caso vostro” lo seguo verso il bancone prendendo Alex in braccio. “Quando lo dimetteranno, dagli questi…potrebbero essere un toccasana” posa sul ripiano una valigetta di legno e quando la apre, noto in ordine di grandezza alcuni pennelli, in ordine di colore pastelli e tempere e in ordine di durezza delle matite. Accanto a questo contenitore di tesori, mi porge un grande album dalla copertina nera con degli anelli. “Tu daglieli e basta, senza dire nulla, parlerà lui e se non lo farà…lo faranno le sue mani”.  


-N/A-
Buongiorno! Ecco il nuovo capitolo che spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando <3 Baci.
  
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