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Autore: AnnVicious    25/06/2017    0 recensioni
Lana è una ragazza di ventisette anni che fa ritorno a Woodville, il suo paese di nascita, a causa di una recente perdita in famiglia che l'ha parecchio scossa. Essendo stata sempre una ragazza insicura, incapace di osare e trasgredire anche alla minima cosa, si sente persa, ancora più debole ed insicura, per giunta in quel paese che ora le sembra totalmente diverso, privo dell'energia che emanava una volta.
Ma proprio quando è al laghetto, il luogo dove da ragazzina andava a giocare, a distanza di dieci anni, rivede Alex.
Per lei è stato il primo amico, la prima cotta, il primo amore, il primo a lasciarla sola.
Alexander è a sua volta in un periodo difficile della sua vita: con un lavoro che non soddisfa le sue ambizioni, una delicata situazione in famiglia e la relazione con la sua ragazza in bilico ma riesce comunque ad avere coraggio e a vivere appieno la propria vita, nonostante sia solito indossare delle maschere pur di non mostrarsi per la persona che è nel profondo.
Entrambi sono cambiati molto, in alcune cose in meglio ed in altre in peggio, ma il ricordo della loro spensieratezza e del loro primo amore vive nelle loro menti.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Diario di Lana.

E’ passato un altro anno di viaggi e io ed Alex non potremmo essere più felici di stare insieme. Solo molto raramente, ci capitano delle discussioni, ma nulla che non si possa risolvere in qualche minuto o in casi ancora più rari, in qualche ora di silenzio, finché uno tra noi due e di solito è Alex a cedere per primo, non si arrende ed inizia a parlare. Io all’inizio, fingo sempre di non ascoltare le scemenze che dice per attirare la mia attenzione, ma alla fine scoppio sempre in fragorose risate quando si mette a fare i suoi versi strani con la gola ed inevitabilmente, come due ragazzini, finiamo sul letto o in una stanza d’albergo o in un prato (dipende da dove ci troviamo al momento) a fare l’amore, a desiderare ancora una volta che i nostri corpi e le nostre anime si uniscano.

E’ incredibile la chimica che c’è tra di noi, a volte ho la sensazione che sembri non dover finire mai, che forse per qualche strano piano vitale, eravamo proprio destinati ad incontrarci, da bambini e innamorarci da ragazzi, per poi perderci per tanti anni e ritrovarci di nuovo. Ora siamo entrambi sicuri di non volerci separare mai più.

Riusciamo entrambi a comunicare bene, senza il bisogno di tenerci nascosto qualcosa o di fare delle scappatelle con altre persone. Sappiamo come tenere viva la fiamma della nostra passione e viaggiando e facendo sempre nuove attività, non ci stanchiamo mai di restare insieme, di tenerci per mano dall’alba al tramonto, fino ad addormentarci insieme.

Io, onestamente (e spero che ad Alex non capiti di leggere questa pagina o finirà per montarsi la testa) non credo di poter vivere in un mondo dove lui non esiste e non credo di poter fare a meno di quel ragazzo.

Sto scrivendo queste parole distesa sul divano vicino all’abitacolo del guidatore e non posso fare a meno di sbirciarlo di tanto in tanto, mentre guida con una mano sul volante e l’altra con in mano una sigaretta, dalla quale di tanto in tanto fa qualche tiro, gettando il fumo fuori dal finestrino aperto alla sua sinistra. Siamo a metà Agosto e fa un caldo impressionante, qui nel camper ci saranno di sicuro più di trentacinque gradi, eppure Alex si ostina a tenere la camicia di jeans addosso ed i pantaloni lunghi. Io sono seminuda sul divano, con solo la biancheria addosso ed i capelli legati e se potessi, mi strapperei anche la pelle di dosso, mentre lui è tutto preso dal suo autocontrollo, anche se i suoi capelli appiccicati al collo, sembrano implorare dell’aria fresca, così come il suo viso leggermente inumidito.

Sebbene siano ormai le undici di sera e solitamente a quest’ora abbiamo già trovato un luogo in cui parcheggiare per poter passare la notte, questa sera siamo bloccati su una autostrada a causa di un incidente e siamo imbottigliati nel traffico da quasi tre ore. Come se non bastasse, siamo diretti in una spiaggia ed è proprio il periodo in cui la gente “normale” prende le ferie e decide di andare in vacanza al mare, quindi temo che ne avremo ancora per un bel po’ prima di arrivare a destinazione. Avevo proposto ad Alex di fermarci nel primo autogrill che troviamo per riposarci, ma è più testardo di un mulo e vuole per forza arrivare in spiaggia. In realtà è molto dolce questo gesto da parte sua: nell’arco di tutta questa estate, a partire da maggio, ho trovato un lavoro presso un frutteto e per tre mesi, sei ore al giorno, sono stata nei campi a raccogliere frutti come albicocche, mele, pesche e altri frutti tipici dell’estate. Ovviamente il nostro camper ha continuato a muoversi, ma abbiamo potuto visitare solo cittadine e paesi nelle vicinanze, restando vicini al mio posto di lavoro momentaneo. E Dio, come è stato dolce ogni giorno Alex quando mi è venuto a prendere: se ero stanca, non perdeva tempo nel farmi un massaggio, non si faceva problemi a prepararmi qualcosa da mangiare e se ero indisposta per la troppa stanchezza, andava a farsi un giro per un paio d’ore, per lasciarmi il mio spazio e permettermi di rilassarmi. Avevo già detto ad Al diverse volte che mi sarebbe piaciuto molto poter andare al mare qualche volta, ma per via del mio lavoro in montagna, non ci è stato possibile fare un viaggio di sei ore per arrivare al mare e poi tornare subito indietro perché il giorno dopo avrei dovuto lavorare. Così mi ha promesso che l’ultimo giorno di lavoro, appena avrei staccato, ovvero oggi, avremmo preso il camper e saremmo stati almeno fino a metà Settembre al mare, ma abbiamo incontrato sia il traffico dei vacanzieri che quello di un incidente, ma lui persevera.

So che non sembra una cosa di molto valore, ma per me ha un grande significato ciò che sta facendo Alex nella sua determinazione.

Ci prendiamo continuamente cura l’una dell’altro e una vita senza di lui, sarebbe una vita sprecata, per me.


 

Diario di Alex.

Oggi io e Lana siamo finalmente riusciti ad andare a trovare Taylor dopo ormai due anni da quando abbiamo incontrato James e tre anni da quando abbiamo iniziato il nostro viaggio insieme.

Taylor, ora si è trasferita ad Nastyville, una piccola città marittima, che dista circa un’ora scarsa da Mooney.

Quando ci ha aperto la porta di casa, non ci aspettavamo affatto che all’ingresso sarebbero accorsi ad accoglierci due gemelli, entrambi di due anni e mezzo e subito dopo, con passo pesante lei, con una faccia che trasudava stress e stanchezza da ogni più piccola cellula. Nonostante abbia la mia età, ovvero trent’anni, sembra dimostrarne già una quarantina sebbene rimanga comunque una bella donna: ora porta i capelli lunghi e biondi, stretti in una coda arruffata e degli abiti tipici da mamma, che credevo di non aver mai potuto avere occasione di vedere su di lei perché è sempre stata uno spirito ribelle, casinista, completamente selvaggia. Ricordo ancora che qualche anno fa, diceva a gran voce di odiare i bambini, elogiava le droghe, l’alcool e ogni vizio che la vita poteva offrirle pur di divertirsi. Ora quel lato della sua personalità, sembrava totalmente abbattuto, forse proprio da quando è rimasta incinta e non so ancora se la cosa debba dispiacermi o meno.

Taylor ci ha accolti con positività, con gli occhi azzurri brillanti di gioia, ma non ho mai visto così poca energia nel suo corpo, nel suo modo di fare. Ora sembra aver assunto completamente il ruolo di madre a tempo pieno e sia io che Lana non ci vediamo nulla di male in questo, ma poi Taylor, davanti ad un thé freddo nel piccolo gazebo posto nel giardino sul retro di casa sua, ci ha spiegato come stanno le cose dal suo punto di vista: appena James è venuto a sapere del fatto che lei aspettava, un paio di anni prima, due gemelli, all’inizio non si era fatto vedere per tre mesi, poi ritornando sui propri passi, tornò da Taylor, la quale nonostante la gravidanza, a causa della depressione causata dalla fuga del suo ragazzo, aveva ricominciato a bere ed una volta sistemate con lui, iniziò a darsi un contegno, bevendo solo una birra ogni tanto. Ci ha confessato anche di aver smesso totalmente di uscire quando sono nati i bambini e che l’unico amico che le è rimasto, è Miles. Tutti, nel suo mondo le hanno voltato le spalle quando lei, dopo aver partorito, ha abbandonato il suo lavoro da modella per poter assumere del tutto il suo ruolo di madre.

I due bambini si chiamano James Jr. e Jacob e quest’ultimo ha bisogno di molte attenzioni perché ha un disturbo dell’apprendimento; Taylor ci ha confessato che James da la colpa a lei di ciò e ci ha detto anche che lui negli ultimi tempi è diventato una sorta di fantasma: torna a casa dopo aver lavorato otto ore in fabbrica, solo per pranzo e cena, poi esce e torna la sera tardi, a volte in condizioni pessime e con una puzza di alcool addosso difficile da ignorare. Io quindi, ho evitato di parlare a lei di quanto, invece io e Lana siamo felici, cosa che ha fatto anche lei, capendo che ciò l’avrebbe solo demoralizzata ancora di più. Taylor ha poi chiesto a Lana di restare per un’ora a parlare da sole.

Lana non mi ha mai riferito ciò che realmente si sono dette, forse vincolata da una promessa di segretezza che si sono fatte a vicenda, ma mi ha solo detto che ha bisogno di un’amica e che vorrebbe passare ancora a trovarla.

Io mi sono trovato decisamente d’accordo con la sua decisione, ma so bene che la situazione di Taylor è parecchio incasinata e non le basteranno certo due parole di conforto per risolvere la sua situazione, ma magari Lana saprà darle la forza necessaria per liberarsi di James e trovare la forza dentro di se per andare avanti a testa alta.

Non l’avevo mai vista così scoraggiata e giù di morale: ricordo bene che anche nei nostri peggiori litigi, quando ai tempi avevamo una relazione, anche se era piuttosto sgangherata e quasi sempre trovavamo qualcosa per cui abbaiarci contro come cani, lei era sempre una fonte inesauribile di energia , nelle migliori e peggiori occasioni. Aveva una scintilla di energia negli occhi che la rendeva viva e non le importava di sbagliare, non le importava di fare lo stesso errore dieci volte di seguito, l’importante era farlo, l’importante per lei, era sentirsi viva.


 

Diario di Lana

Qualcuno, di cui purtroppo non ho mai saputo il nome, diceva: “il tempo vola quando ci si diverte”. Forse è semplicemente un detto popolare, forse non l’ha mai detto per prima una persona, ma questa frase è corretta per me ed Alex.

Ne è passato di tempo, precisamente cinque anni da quando io e lui abbiamo intrapreso questo viaggio e non mi sognerei per nulla al mondo di smettere, non mi sognerei mai di tornare alla mia triste vita “normale” che avevo prima.

Una volta che hai avuto la libertà, non puoi più tornare indietro, non c’è scampo per la tua anima perché ha assaporato l’avventura, ha visto degli immensi spazi aperti, ha visto mari, oceani, laghi e fiumi, ha visto i più bei tramonti e le albe più commoventi e nemmeno miliardi di parole saprebbero descrivere ciò che io provo quando sono alla guida, senza una destinazione precisa, con il vento tra i capelli, semplicemente rincorrendo l’orizzonte, sapendo per certo che non avrò più paura dell’ignoto, sapendo che ora l’unica cosa che conta restare in movimento, continuare a viaggiare, a conoscere persone, a vivere bei momenti con loro e soprattutto rafforzare giorno per giorno, il rapporto unico ed indescrivibile con il pittore e musicista che amo.

Proprio così, Alex ha imparato a suonare anche la chitarra classica. All’inizio la comprai io solo per provarla, dopo essere uscita dalla casa di una donna anziana, Grace, che avevo aiutato con le faccende domestiche e passando davanti ad un mercatino dell’usato, i miei occhi si sono posati su quell’oggetto, innamorandomi della chitarra classica esposta in vetrina, del colore dell’ebano e con delle decorazioni elaborate nei suoi contorni in una tonalità più chiara incise sopra, che mi ricordavano gli indiani d’America; quindi la comprai subito dopo essermi fatta mettere delle corde nuove, assieme alla sua custodia e una volta tornata al camper, dove Alex mi stava aspettando, scoprii che quell’oggetto era destinato a lui:dopo un paio di giorni in cui avevo provato a strimpellare qualche nota a caso, lui curioso, la prese tra le braccia e a me sembrò magico il modo in cui posizionava le sue dita sulla tastiera, come posava il plettro sulle corde con la mano destra e la posizione che assumeva, leggermente piegata in avanti, a raccontarsi con piccole melodie che inventava sul momento. Decisi quindi di regalargliela per il suo compleanno che distava qualche giorno dalla data in cui l’avevo comprata perché era come se io fossi stata il mezzo per fargli ottenere quello strumento che inconsciamente, gli era sempre appartenuto, per il quale aveva sempre avuto un talento innato che non aveva mai sfruttato.

Poi iniziò un periodo straordinario per noi due, pieno di creatività: quando lui ebbe imparato a suonare il suo strumento senza alcun bisogno di libri o lezioni se non quelle casuali che gli offrivano alcuni ragazzi che incontravamo per caso e che anche loro erano appassionati al mondo della musica, iniziammo a suonare insieme sia la mia viola che la sua chitarra e le persone che per caso passavano accanto al nostro camper, sembravano sempre ben disposte ad ascoltare i nostri arrangiamenti che ci venivano sul momento, dandoci anche dei soldi che noi non avevamo chiesto o obbligato nessuno a darci.

Non so come faccia Alex ad essere così strepitoso, ho sempre pensato che sia una persona di scoprire, una di quelle che a distanza di anni, ti sembra ancora di non conoscere del tutto e che ha ancora tanto da offrire. Mi sono sempre reputata fortunata nel poterlo incontrare e addirittura poter essere la sua donna o come mi chiama lui quando decide di ritrarmi in uno dei suoi numerosi dipinti, la sua “musa”.

Mi ha spronata anche diverse volte nel pubblicare un saggio che sto finendo di scrivere che tratta l’argomento della libertà personale, che ormai conosco. Io all’inizio ero in disaccordo perché ci sono persone al mondo che hanno conseguito degli studi, dei master in filosofia, in psicologia, in scienza della comunicazione e chissà cos’altro per poter scrivere un saggio strutturato cento volte meglio del mio ed onestamente, non ho mai approfondito gli studi sulla mente e della psicologia umana se non con qualche lettura ogni tanto sull’argomento, ma ancora una volta, Alex mi ha messo davanti la situazione in una prospettiva totalmente diversa: se i teorici e gli studiosi hanno le loro lauree ed i loro studi dalla loro parte per realizzare un saggio mille volte migliore del mio, dalla mia parte ho invece una esperienza concreta di un viaggio che si è rivelato e si sta rivelando tutt’ora la parte migliore della mia esistenza.

Io non avrei preso nessuna decisione azzardata se non fosse stato per Alex e gli ho ripetuto mille volte che senza di lui sarei semplicemente una signora nessuno.

Lui mi ha risposto che lo stesso varrebbe per lui e che eravamo quindi, in qualche modo destinati a re incontrarci per poterci riscoprire, per ricominciare ad amarci e soprattutto a riscoprire noi stessi in questo viaggio che spero non avrà mai fine.

C’è anche un altro detto popolare che dice: “le cose belle durano poco” e questo, a differenza dell’altro che ho citato all’inizio, non so se sia vero, ma so per certo che finché avrò Alexander al mio fianco,non esisterà nulla di insormontabile per me.


 

Diario di Alex

Il tempo passa per me e Lana e noi ormai, non ce ne rendiamo nemmeno conto. Stiamo per compiere entrambi trentacinque anni e nella nostra anima non ne sentiamo affatto il peso: non ci sentiamo fiacchi o stanchi della vita, anzi ne vogliamo sempre di più. Siamo riusciti a visitare posti di indescrivibile bellezza, nonché capoluoghi di arte e cultura come Parigi, Firenze, Venezia, Amsterdam, Edimburgo ed anche l’Egitto in tutta la sua antica bellezza e maestosità. Ovviamente non siamo potuti arrivare in quei posti oltreoceano con il nostro camper, quindi ogni volta in cui prendevamo la decisione di fare uno di questi viaggi, lasciavamo il camper in custodia e poi partivamo, alla ricerca di altre emozioni,di altra vita, di un’altra dose di libertà.

Ora, il nostro camper è pieno di ricordi dei nostri viaggi: non c’è un solo angolo che non sia stato riempito con nostre foto o con piccoli souvenir che abbiamo comprato durante i nostri viaggi esteri; gli scaffali sono stra-bordanti di libri ed almeno l’ottanta percento sono di Lana, mentre i restanti sono miei. Ammetto di non essere un lettore così vorace come lei, ma col tempo sto recuperando tutte le letture che avrei dovuto fare tempo fa sotto il consiglio di Lana, la quale solitamente, mi chiede di riassumerle il contenuto del libro appena finisco di leggere, per assicurarsi che io abbia appreso appieno i concetti espressi in quest’ultimo. Visto che ormai non abbiamo ormai un solo posto inoccupato dove mettere i nostri effetti personali, abbiamo deciso di mettere i nostri diari sotto al nostro letto, dove avanza un po’ di spazio e sono diventati davvero tanti: ognuno di essi racchiude tanti di quei ricordi, tante di quelle esperienze che se li andasse a leggere qualcuno di sconosciuto a noi, troverebbe surreale il fatto che abbiamo davvero vissuto tante esperienze diverse nella nostra vita rimanendo però sempre legati l’uno all’altra, pronti a sostenerci in ogni caso.

I nostri diari, infatti (o almeno posso dire ciò dei miei dato che non ho mai letto nemmeno una parola di quelli di Lana) possono raccontare non solo un’avventura, ma anche la continua evoluzione della nostra storia d’amore.

Come in qualsiasi storia d’amore, abbiamo passato anche noi i nostri alti e bassi: abbiamo avuto un periodo, l’estate di due anni fa, in cui eravamo entrambi nervosi per il troppo caldo che non ci permetteva di fare nulla, così accadeva che iniziavamo a discutere per un nonnulla, anche per cose come a chi toccava lavare i panni o chi di noi due doveva rifornire il frigo, ma alla fine la sera, quando i rumori attorno a noi calavano, i grilli si calmavano ed il vento iniziava a soffiare piano nella stanza di motel o nel nostro camper, allora, gli unici suoni che si sentivano erano gli schiocchi delle nostre labbra che si incrociavano, che facevano la pace, che riprendevano ad amarsi.

Non penso che ci sia qualcuno in tutto il mondo che amerei al posto di Lana.

Lei è l’unica persona che riesce a capirmi nel profondo e l’unica che starei ad ascoltare per ore, sebbene ormai ci conosciamo entrambi perfettamente.

Abbiamo anche sviluppato, nel corso degli anni, un modo tutto nostro per comunicare e sono i nostri strumenti musicali: Lana con la sua viola o il suo violino o il suo sassofono, mentre io con la mia adorata chitarra da cui non mi separo mai. E’ incredibile quante cose si riescano a dire con il suono di una melodia. A volte, quando decidiamo di regalare dei sorrisi anche alle persone ignare e ci mettiamo insieme ad improvvisare qualcosa per strada, molti bambini si fermano, ammirando i nostri strumenti e come li suoniamo, chiedendosi forse con quale magia possiamo fare ciò, ma soprattutto i bambini, spesso sembrano capire da un solo sguardo quale sentimento ci sia dietro alla melodia e a volte rimango deluso quando i genitori, presi dalla fretta della loro vita, li trascinano via senza poterli far restare ad ascoltare ancora un po’. Anche i ventenni, sebbene siano nell’età in cui la fretta di vivere aumenta vertiginosamente, spesso si fermano per un po’ e quando abbiamo finito, ci chiedono molte informazioni riguardo ai nostri strumenti, alle nostre melodie nostalgiche e spesso, quelli più disinibiti, ci offrono anche di passare la serata a bere qualcosa con loro o a fumare qualche canna in tranquillità. Sebbene spesso io e Lana abbiamo accettato ed abbiamo passato delle belle serate in compagnia di persone giovani che vogliono solo divertirsi, ora siamo entrambi diventati meno festaioli di prima, preferendo la calma del nostro camper invece di una serata in discoteca.

Abbiamo raggiunto quella particolare sintonia in cui non abbiamo bisogno di parlare per comunicarci qualcosa, ma semplicemente stiamo in silenzio e restiamo stretti l’uno all’altra, entrambi desiderosi di appartenerci finché possiamo, consapevoli del fatto che presto o tardi, di noi non rimarranno altro che ceneri nell’aria.

Siamo così piccoli che quando moriamo, non ci sente nessuno e nemmeno lo voglio. Tutto ciò che voglio è di poter tirare l’ultimo respiro, quando sarà il momento, tra le braccia della donna che mi ha rubato il cuore molto, moltissimo tempo fa.


 

Diario di Lana.

Oggi, ventitré Giugno, sono esattamente dieci anni in cui io ed Alexander siamo in viaggio e non potrei desiderare di avere una vita migliore. Mi basta potermi svegliare al suo fianco, con il suo sorriso sbilenco che mi da il buongiorno e sentire il suo cuore che batte, per essere la donna più felice del mondo.

Ormai abbiamo entrambi compiuto da poco trentasette anni, eppure la nostra forza interiore è inesauribile. Certo, ora abbiamo un accenno di rughe sotto agli occhi e ci ammaliamo più frequentemente, ma che importa? Che diavolo importa se ogni ostacolo possiamo attraversarlo insieme, mano nella mano?

Come potranno mai sfiorarci le cose che sentiamo dire in giro come gli attentati, le guerre alle porte, la crisi economica, il contrabbando, il narcotraffico, la prostituzione e chissà cos’altro? Non ci interessa, semplicemente tutto ciò è troppo lontano dal nostro mondo sebbene siamo ben consapevoli delle atrocità che commettono i potenti contro la massa di miliardi di persone che vogliono solo spremerli come limoni fino all’ultima goccia della loro forza vitale, per renderli schiavi, per dominarli, per costringerli ad inchinarsi. Io ed Alex, di tanto in tanto, agiamo in un modo pacifico, ovvero offrendo la nostra arte: io leggo le mie poesie a tema, mentre lui, che ha sviluppato un nuovo stile di pittura, diffonde un messaggio di coscienza universale, attraverso i suoi dipinti che in alcune cittadine, stanno diventando piuttosto popolari. Oppure, una cosa che piace fare ad entrambi, è quella di comunicare con la musica: io in questi anni, ho imparato anche ad usare il violino e per un certo periodo di tempo, ho preso lezioni di sassofono ed un musicista, il mitico Frank, un uomo di colore che ha appena concluso la sua carriera di trent’anni nella sua band che componeva musica jazz\blues, dopo aver fatto la conoscenza mia e di Alex, ha deciso di regalarmi il suo sassofono e devo dire che all’inizio è stato molto difficile rifiutarlo. Così alla fine l’ho accettato, ma solo a patto di insegnarmi a suonare e con l’aiuto di altri sassofonisti che ho conosciuto nei locali o quando si fermavano ad ascoltare Alex, ho imparato a suonarlo abbastanza da permettermi di fare le mie improvvisazioni.

Non mi stancherò mai della vita che abbiamo scelto: è grazie a quella decisione che abbiamo preso ormai tanti anni fa, che abbiamo vissuto liberi, senza barriere e senza mete prestabilite, senza paure o inibizioni, ma solo con una gran voglia di scoprire il mondo attorno a noi e scoprirci l’una con l’altro, giornalmente.

C’è solo un piccolo problema nella nostra vita che sembra essere perfetta.

Oggi siamo tornati a Mooney, come solitamente facciamo ogni ventitré di Giugno per celebrare gli anniversari della nostra partenza e dopo aver passato una splendida giornata nel nostro piccolo angolo privato di male, dove tempo addietro andavo a nascondermi quando le cose andavano male, Alex ha sputato dei fiotti di sangue diverse volte prima di salire sul camper e mettersi alla guida. Inutile dire che poi non l’ho lasciato assolutamente guidare sebbene lui continuasse a ripetermi che stava bene e che non avevo nulla di cui preoccuparmi.

So molto bene che questa non è la prima volta in cui gli succede: l’inverno scorso ha avuto la bronchite per due settimane e da allora ha continuamente problemi con la gola sebbene si sia curato a dovere. Lui non mi ha mai tenuto segreto nulla, a parte la malattia.

Ogni volta in cui sente di essere contagiato da un virus o che l’influenza si avvicina, cerca sempre di mascherarne i sintomi per non farmi allarmare. Io gli ho detto almeno mille volte di non preoccuparsi, ma che anzi, sono felice di potergli dare una mano, ma lui non ha mai cambiato idea su ciò ed io ho imparato nel corso del tempo, a prestare più attenzione ai suoi gesti e movimenti quando lo vedo strano, per capire se si tratti di semplice stanchezza o qualcosa a cui prestare più attenzione.

Diverse volte, quando era convinto che non stessi guardando, negli ultimi mesi ha sputato sangue almeno una decina di volte, senza contare magari, le volte in cui lo ha fatto mentre ero a lavoro.

Io, nel mio piccolo ho cercato di fare del mio meglio per lui, senza fargli capire che lo stavo osservando, magari sciogliendo di nascosto un antinfiammatorio per la gola nella sua bottiglia d’acqua che tiene sempre vicino all’abitacolo del guidatore o cucinando prodotti naturali che lo avrebbero dovuto aiutare, ma ciò ha sembrato non funzionare e sebbene addirittura nelle ultime settimane abbia iniziato anche a mascherare la tosse con me presente, nelle occasioni in cui l’ho sentita, non mi è sembrata affatto leggera come quella di chi ha sudato troppo o la solita tosse rauca del fumatore incallito come Alex.

Come ultima spiaggia, negli ultimi giorni gli ho detto che un medico potrebbe risolvere subito i suoi problemi, ma lui non ne ha proprio voluto sap.


 

Uno schianto improvviso, fece sobbalzare la ragazza.

“ALEX!”. Urlò Lana, scendendo subito dal letto dove era seduta fino ad un attimo prima a scrivere nel proprio diario. Corse subito verso l’abitacolo del guidatore e vide che l’uomo era svenuto all’improvviso ed una densa scia di sangue, colava sul suo volto, andando poi a bagnare le sue labbra pallide, scendendo infine a macchiare la vecchia tappezzeria colorata del camper.

Lana uscì in fretta dal camper e si guardò intorno spaventata: il camper, per fortuna non era gravemente danneggiato, ma si era solo rotto il fanale destro anteriore nell’essersi schiantato contro ad una quercia nel bordo della strada; era Giugno ed erano le cinque del pomeriggio, quindi per il momento, quel fanale non le era indispensabile e avrebbe pensato a farlo sistemare solo dopo che Alex si fosse ripreso.

Tornata dentro, mentre una coda di macchine iniziava a formarsi dietro di loro, Lana provò a svegliare Alex, ma lui al momento aveva perso totalmente i sensi e lei con un po’ di forza, lo trascinò fino al posto del passeggero, continuando a ripetergli, mentre lo accarezzava e gli allacciava la cintura di sicurezza, forse più a sé stessa che a lui: “andrà tutto bene, non è successo niente. Tutto si sistemerà presto. Andrà tutto bene, tutto bene, tutto bene...”.

  
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