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Autore: altman    25/06/2017    4 recensioni
"Quando due shinobi di valore si affrontano, e fanno scontrare i loro pugni, riescono a leggere l'un l'altro nei rispettivi cuori" .
Di questo è a conoscenza ogni shinobi, fin dalla più tenera età.
A questo non pensava Sakura Haruno, quando, nel corso della Grande Guerra, ha concentrato ogni fibra del proprio essere nel colpo sferrato a Madara Uchiha.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madara Uchiha, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Under a Violet Moon 

-Moonlight Shadow- 

 

Odore di cadavere, odore di sconfitta. Sconfitta di chi? Di tutti: la guerra non è la vittoria di nessuno. 

E poi lui che svetta, candido, sul rosso del sangue e delle carni smembrate; Caronte che in un sol giorno ha traghettato migliaia di anime all'inferno. Lui che all'inferno forse ci è sempre vissuto.

Sakura lo guarda adesso, le iridi di giada dilatate, come concentrate a carpire ogni dettaglio di quel viso, di quel corpo, di quella leggenda: Madara Uchiha. 

Un po' l'orrore, la curiosità, l'ammirazione; un po' l'odio che le ispira quel Dio degli shinobi, la pena che le fa quell'uomo; un po' la comprensione, adesso che può percepire il battito del suo cuore.

Si è lanciata, Sakura, desiderosa del riscatto che il proprio orgoglio brama; è il riscatto di una vita, pertanto varrebbe bene una morte. 

Ha goduto, Sakura, mentre lasciava indietro, lei per una volta, Naruto e Sasuke; accesa, risvegliata, dalla vista di un nemico quale non ne avevano mai affrontati. E adesso lei è pronta ad affrontarlo, insieme alle paure che l'hanno incatenata al suolo per tutta la sua esistenza. 

Ha spiccato un balzo, urlando come fa sempre per darsi coraggio, per ricordarsi che non deve arrendersi, a qualsiasi costo; è questo che le hanno insegnato gli incoraggiamenti di Naruto e le umiliazioni da Sasuke.

Piega il gomito, concentra tutto il suo chakra in quel pugno; Madara sogghigna, con le sue labbra pallide e sottili. La trafigge, Sakura sente la lacerazione all'altezza dello stomaco, un fiotto caldo e denso le invade la gola. "Sudicia donna, non hai speranza contro di me" sembra dirle lui, con il modo elegante in cui arcua il sopracciglio. Come se fosse educatamente stupito: “Feccia, credi davvero di avere il diritto di combattere con me?", questa domanda c'è nei suoi occhi, più perplessi che irati.

Sakura urla ancora, non si è mai sentita così furiosa, in tumulto, desiderosa di andare fino in fondo. Attiva il Byakugo, il reticolato di segni si espande sul suo volto, liberando chakra, guarendola. Se Madara spostasse il suo bastone di un centimetro solo la ucciderebbe, le trafiggerebbe il cuore, e la rigenerazione non potrebbe più nulla. Dovrebbe approfittarne, Sakura, mettersi in salvo, perché potrebbe morire in meno di un secondo. Sakura non è mai stata impulsiva, avventata; adesso l'ira la rende sciocca. Ma lei si sente viva. Va bene così. La soddisfazione delle sue nocche che lacerano la pelle del viso di Madara Uchiha varrebbe il proprio ultimo respiro. 

Non le importa spostarsi, non le importa salvarsi. Vuole solo prenderlo a pugni. 

E allora distende il braccio, pronta a rilasciare quella tensione, quella potenza distruttiva... e forse, a volte, vorrebbe rimanerne distrutta lei stessa, dissolversi, volare via come un petalo di ciliegio. Ma adesso non può, non ha tempo per svanire, adesso deve spaccare la faccia al porco maschilista.

Lui lascia il bastone, sorpreso, da quando vede i segni del Byakugo; una scintilla di interesse gli accende lo sguardo, quando percepisce nell'aria, elettrica, tutta quell'energia devastante; ride, folle, e carica il suo colpo. 

Fa scontrare il suo pugno con quello di Sakura, generando un'onda d'urto che sbalza indietro Sasuke e Naruto di molti metri.

E poi loro due si ritrovano lì, in quella dimensione sospesa, a cui tempo e spazio furono rubati dai sogni degli uomini; lì, dove dimorano le anime, adesso le loro si sono incontrate, attraverso l'impeto dei loro pugni.

"Quando due shinobi di valore si affrontano, e fanno scontrare i loro pugni, riescono a leggere l'un l'altro nei rispettivi cuori" ricorda Sakura. E dire che aveva sempre creduto si trattasse di una stupidaggine.

-Quando ho pronunciato quelle parole, parlavo di due uomini di valore.- pronuncia lui. Forse può leggerle nel pensiero, forse può farlo anche lei.

Si fronteggiano, immobili; lo sanno che, finché dura quel confronto spirituale, non ha senso colpirsi, perché non possono farsi del male. 

-Evidentemente funziona anche per le donne.- sputa lei, secca; quel pregiudizio è un affronto, un insulto a tutto quello che ha lottato per costruire in quegli anni.

-Qualche cellula di Byakugo non ti rende uno shinobi di valore, ragazzina. Moriranno tutti, anche quelli che valgono qualcosa più di te. Faresti prima ad andare a scavarti la fossa da sola.- 

Sakura sorride, amara. Davanti a lei non c'è più la leggenda, il nemico, l'ignoto. C'è un'anima come la sua, un uomo che è stato di carne e di sangue come lei. E lei vuole distruggerlo. 

-Se tu avessi posseduto anche solo un centesimo della mia abilità nel Byakugo, tempo fa, il tuo migliore amico non ti avrebbe ucciso infilzandoti come uno spiedino.- 

Madara Uchiha spalanca gli occhi a quell'insolenza, e grazie alla sua furia Sakura realizza che lo ha punto nel vivo, che ha ragione, che lei ha un talento straordinario, che può brillare nel firmamento delle leggende. 

Dolce quel nettare che la appaga; Sakura si crogiola in quell'attimo di gloria. 

-La nipote di Hashirama ti ha istruita bene.- ammette Madara, mantenendo un tono di sufficienza. 

-Lei mi ha istruita bene, e le mie battaglie mi hanno temprata. Io lotto, noi lottiamo, fino alla fine; a scavarci le fosse non saranno le nostre mani. Non siamo come te, che hai vissuto da fantasma per anni, per la paura di essere stanato, pavido come un coniglio. Andiamo a fondo di ogni nostro respiro, non ci nascondiamo dietro una morte inscenata. Lottiamo, siamo shinobi. Tu sei un codardo mascherato da idealista.- 

-IO SONO IL TUO DIO!- urla Madara, il Rinnegan che brilla sinistro in quella luce accesa e innaturale, quasi minacciosa. Sakura lo sa, che non appena tornerà alla realtà lui libererà tutta la sua potenza per punire quell'affronto, per ucciderla. Lo sente, che adesso ha la precedenza anche su Naruto e Sasuke, sulla lista nera di Madara Uchiha. Sorride, stanca. Deve ritenerlo un onore? Può inserirlo nel curriculum? “Madara Uchiha vuole morta me più di chiunque altro". Continua, imperterrita. Sakura non accetterà più limiti, vuole librarsi fino al cielo.

-Tu dici Dio, ma io vedo un ipocrita approfittatore, che con questa follia dello Tsukuyomi mira soltanto a eliminare ogni minaccia per trascorrere sereno la sua eternità da vigliacco.- 

Sputa veleno Sakura, su di lui e su se stessa, sui suoi amici, sul mondo intero. Sorride sì amara, e sì stanca. Vuole credere, vuole amare, ma il fango che li insozza le appesantisce l'anima, lo stesso amore che nutre le grava il cuore. 

Madara si avvicina, sembra ancor più cereo. Sono in un sogno, ma Sakura percepisce che quei capelli bianchi sono morbidi, mentre la sfiorano. Lui la guarda, e per un attimo è umano. Che si sia meritata il suo rispetto ricoprendolo di invettive?

-Ragazzina.- sibila, la voce cavernosa che le solletica l'orecchio -Non parlare di cose che non sai. Per gli shinobi sono vissuto, per gli shinobi sono morto. Il mio ideale non è qualcosa che può essere dimenticato.- 

Sakura gli crede. Non lo sa perché, sa solo che non pensava ciò che ha detto, che voleva farlo arrabbiare. Lui è crudele, ingiusto, perverso; non è un codardo, Sakura lo sa, lo ha visto combattere con la furia di mille uomini, esponendosi a ogni ferita per evitare l'onta di doversi abbassare a parare un colpo.

-Ideali di morte. Che ideali sono?- 

Madara ride, un po' selvaggio, rovesciando la testa indietro; i singulti gli scuotono il petto ampio.

-Colpisci con la violenza di uno Shinigami, che è nato solo per uccidere, e parli a me di ideali di morte?- 

-Io combatto per l'umanità.-

-Tu combatti per non essere sottomessa, per la gloria, per la sete di sangue e potere. Come tutti i tuoi compagni.- 

-Loro non sono come te!- urla adesso Sakura; sí, urla anche lei. Pensa a Sasuke, all'odio nei suoi occhi, alla violenza fredda e calcolatrice nei suoi colpi. Qualcosa le trema dentro.

Madara sorride ancora, obliquo. La sua voce adesso è più morbida, più minacciosa.

-E tu? Tu sei come me?-

Sakura si blocca. Un brivido le corre lungo la schiena. Non ha capito la domanda, o forse l'ha capita fin troppo bene. In ogni caso non conosce la risposta. 

-Hai amato con tutto il tuo cuore...- le sussurra Madara, sibillino; è alle sue spalle -...sei stata tradita...- gioca con lei, si diverte -... tu hai dato tutto per i tuoi compagni, ma loro hanno preferito ignorarti; fino a ritenere che tu fossi un problema, che sarebbe stato meglio se tu non ci fossi stata. Il tuo Sasuke ti chiamava "seccatura".- Madara ride, di gusto, di pancia -E adesso sei fiorita col tuo orgoglio, col tuo desiderio di rivalsa. E ti racconti che lo fai per gli amici, la famiglia, il villaggio. Le ossa che hai spaccato, la terra che hai divelto, le vite che ti sei presa... per te, lo hai fatto solo per te.-

Sakura chiude gli occhi, di scatto. Lui le legge nel cuore, e questo fa male; ha scandito ogni parola di quella chiusa, ha evidenziato ogni peccaminosa goccia di significato. È vero ciò che dice, e forse c'è dell'altro, ma forse no. Anche Sakura legge nel suo cuore, storie di strazio e solitudine, di afflizione, di dolore e pentimento, umiliazione. Lo confonde con quello che ha provato lei stessa, perché è simile; ma lei non si sente così annichilita, lui invece è cenere, grigio come la sua pelle, lui è morto nell’anima prima che nel corpo. Fa male essere Madara Uchiha, anche solo per un secondo, anche solo in un'illusione.

Eppure lui respira, dietro di lei, ha un cuore che batte. 

Sakura riapre gli occhi, di scatto, li spalanca; urla, ora che ha paura di se stessa, e lo colpisce con una gomitata sull'addome. 

-Io non sono come te.- statuisce, gelida -Io non mi sono arresa, io non ho mai smesso di amare.- 

Sakura si stupisce, quando trova nella propria voce non l'astio che si dovrebbe riservare a un nemico, bensì un rimprovero quasi dolce. 

Se ne accorge anche Madara, probabilmente: è incredulo, scuote la testa, sorride spaccato. 

-Il mondo a volte sembra ancora così giovane.- soffia, perso in ricordi di un'altra epoca. 

Sta svanendo, quel collegamento si fa labile e si sfilaccia il legame che ha unito le loro essenze. 

Sakura percepisce nuovamente il proprio corpo, l'asta che l'ha trafitta, il dolore, il respiro che manca. 

Sa che lui adesso l'ucciderà, che le arpionerà il cuore e lei non farà in tempo a spostarsi, che pagherà cara la superbia, l’ambizione con cui voleva innalzarsi e che invece l'ha scaraventata negli Inferi degli Dei dannati.

Ma lui fa svanire il bastone nero, che non è più tra le carni di Sakura. 

-Ci rivedremo, ragazzina.- questo l'eco di quella voce roca, che le porta il vento. 

Il Byakugo rimargina immediatamente lo squarcio, ma Sakura non ha energie, il suo corpo è allo stremo, dopo tutte le emorragie e le fratture che ha curato. 

Ha lo sguardo annebbiato, mentre lo fissa in quello di Madara. Scivola nell'incoscienza con l'immagine del sorriso storto del Dio, dell'uomo, che le si stampa dietro le palpebre indelebile, come se lo avessero impresso a fuoco. 

I suoi compagni gridano il suo nome; dentro di sè, anche Sakura grida il proprio nome. 

Madara Uchiha guarda Sasuke e Naruto, poi torna a guardare lei. 

Il tempo di un istante, quello di decidere. 

La colpisce, non così forte da ucciderla, ma abbastanza da farla precipitare a metri e metri di distanza, lontano da loro, lontano dalla battaglia. 

Si lancia poi sui suoi avversari, e Sakura mentre precipita scorge il profilo di Madara, massiccio e oscuro, che lotta con la furia di un’ecatombe.

Chiude gli occhi e sviene, Sakura; sviene pensando che non sa se definire quel "ci rivedremo" una promessa o una minaccia. 

Sa solo di non doverne dubitare. 

 

Le solite chiacchiere inutili:
Queste sono chiacchiere di giubilo. Non avrei mai pensato di riuscirci, per tempo, e invece eccomi.
È una cosetta piccola piccola, ma sentita. 
La dedico a tratrin (so che questa scena, seppur qui rivisitata, ti è molto cara). 
Ma anche a Kyuukai.
Perché ho ammirato, davvero, l'impegno e la passione che avete messo entrambe dietro questa Madasakuweek -e i risultati, ragazze, si sono visti-.
E perché, con tutto il vostro sincero entusiasmo, trascinate anche me, facendomi amare questa coppia ogni giorno di più e facendomi prudere le mani (per la voglia di scrivere, non per quella di percuotervi). 
Voi lettori, se siete passati di qui e avete gradito, e la coppia vi ha interessato... che aspettate? Lanciatevi anche voi. Avete tempo fino al 26 ;). Sicuramente farete felici due fangirl sfegatate.
Gestire Madara nel canon, durante la guerra, nel suo periodo più buio, è difficile. Specialmente se lo si vuole far interagire con una donzella. Ma spero che abbiate riconosciuto in queste poche righe i due personaggi, e il loro modo di sentire. Se invece sono sprofondata nell’OOC, chiedo venia.
Dell'immagine non ho trovato l'autore, lascio il link per Pinterest: 
b70a26df8a8cc7dcd4854771117ba7d8.jpg
In ogni caso, spero che la lettura sia stata di vostro gradimento. 

Altman <3

   
 
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