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Autore: Kya_63    26/06/2017    0 recensioni
Percy Jackson pensava che la sua vita sarebbe stata tranquilla, ovviamente nei limiti di un mezzosangue, ma non pensava che stesse tutto per cambiare.
Harry Potter aveva combattuto la sua battaglia, aveva sconfitto il Signore Oscuro e salvato i suoi amici e il mondo maglico, ma qualcosa stava cambiando.
Due mondi diversi, due eroi diversi e un pericolo in comune che minaccia di distruggere il mondo. Questa è la storia che nessuno ha il coraggio di raccontare, che nessun poeta o scrittore conosce veramente sino in fondo e che non ha mai trascritto. Questa è la storia che pure gli Dei hanno paura a narrare.
(Spoiler di Eroi dell'Olimpo, la saga di Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo e Harry Potter. Non tiene conto di TOA)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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SENSI DI COLPA

Hazel sapeva che Leo nascondeva il drago di bronzo nella pancia della nave, da utilizzare per le emergenze, e non si stupì quando lo vide arrivare sul drago di bronzo. Forse, la cosa che la stupì fu Jo con le ali da angelo, ma decise di ignorare  questa strana cosa. Loro non potevano giudicare: non erano normali e non lo sarebbero mai stati. Festus atterrò vicino alla nave e si richiuse a valigia dopo che i passeggeri scesero. Jo ripiegò le ali da angelo e svenne. Leo e Jo furono portati in infermeria dove c'erano già Hermione e Sadie. Il Sole era alto nel cielo. Con Leo in infermeria non potevano partire, in quanto unico a saper come governare la nave. Annabeth aveva paura di sbagliare e perciò aveva deciso di non fare nulla. Il tempo passava lentamente sulla nave tra allenamenti e chiacchere. A pranzo Piper preparò qualcosa da mangiare, rigorosamente vegetariano. Mangiarono in silenzio. hazel temeva che presto o tardi sarebbero arrivati i mstri ad attacarli, nonostante la magia protettiva. Erano più forti ulimamente e si rigeneravano in fretta. Hazel lo aveva notato e ne aveva parlato  con Nico. Entrambi pensavano che le Porte della Morte fosero di nuovo aperte. Era una cosa di cui preoccuparsi? Sì, Hazel credeva di sì. Dovevano scendere di nuovo nel Tartaro? La figlia di Plutone sperava di no. Sentiva il dovere di capire il perchè, i mostri,  tornavano così velocemente. Quel pomeriggio, salì sul ponte superior con la spada appesa al fianco. Stava  per scendere danna nave, quando Percy la chiamò:-Non puoi andare da sola, Hazel.
Con lui c'era la cugina, Kya. Hazel aveva visto tante cose particolari da quando era tornata in vita, ma quella ragazza era forse quella più strana. Forse  erano i capelli rosa e gli occhi viola che aveva sin dalla nascia o forse le sue abilità da guerriera, che facevano piuttosto paura.
-Non volevo...- mormorò Hazel- Volevo essere d'aiuto.
-Nico mi ha detto ciò che pensate e forse avete ragione- commentò il figlio di Poseidone. La cugina lo prese per mano e gli disse:-Percy... Non vorrai tornare laggi0, spero.
-No, non sarò così pazzo da scendere senza prove certe- rispose lui sorridendo- Ma potrei aiutare Hazel e scoprire che sta succedendo.
-Vengo con voi, allora- protestò la figlia di Ishtar- Non che non mi fidi di Hazel, ma voglio venire con voi.
-Ti ho appena ritrovata, Kya, non voglio perderti di nuovo.
La ragazza fece una smorfia:-So badare a me stessa, Percy. Dai per favore, voglio venire anch'io.
Percy guardò Hazel, come per chiederle il permesso e lei annuì. Kya sorrise ad Hazel ed esclamò:-Allora andiamo!
Prse Hazel sottobraccio e lasciò suo cugino indietro. Percy sorrise a quella scena e seguì le due ragazze.

Camminavano da ore.
Ormai erano stanchi, molto stanchi. Avevano camminato per tutta Barcelona e ormai non ne potevano più. Avevano controllato ogni edificio sospetto, ma non avevano trovato nulla. Si sedettero ad un tavolo davanti ad un bar, sfiniti e affannati. Annabeth, Frank e James erano sicuramente preoccupati per loro, probabilmente si stavano domandando come ucciderli non appena tornati
-C'è qualcosa che non mi torna- commentò Hazel-È impossibile.
Percy appoggiò la testa sul tavolo di metallo freddo e mormoò qualcosa di incomprensibile alle due ragazze.
-Che cosa hai detto?- chiese Hazel. Percy alzò lo sguardo e ripetè. Hazel lo guardò con le sopracciglia aggrottate, non riuscendo a capire, probabilmente perchè aveva parlato in greco antico. Kya aveva capito. Suo cugino era pazzo probabilmente.
-Sei fuori di coppo, tu!- esclamò Kya. Percy la guardò:-Ma potresti farlo. Insomma, mi hai raccontato che...
-Si, ma per le emergenge!
-Di che cosa state parlando?- domandò Hazel con gentilezza. Era sempre stata gentile con tutti e non avrebbero smesso ora. Lei era Hazel Levesque e, prima di tirare fuori la spada, avrebbe fatto di tutto pur di essere gentile ed evitare una guerra.
-Percy vuole che contatti mia madre o sua sorella- soffiò la figlia di Ishatr- Solo che non comprende il pericolo.
Scoccò un'occhiataccia al cugino degna di nota, stile Talia Grace. Hazel non sapeva perchè la cugina di Percy non volesse contattare sua madre e la zia, ma non fece domande.
-Kya, so che è pericoloso- iniziò Percy- Ma è necessario o non capiremo mai che cosa sta succedendo.
La figlia di Ishtar sbuffò e si guardò in torno, poi annuì:-Dobbiamo andare altrove però.
S'alzò e si diresse verso l'ingresso del bar. Hazel e Percy la seguirono. Kya entrò nel bagno delle donne. Il cuore batteva forte... era paura? Forse. Non vedeva sua madre dall'inizio dell'anno e ormai era febbraio. Hazel entrò con lei, mentre Percy rimase fuori, promettendo di entrare solo in caso di necessità.
-Madre!- urlò Kya-Io ti invoco. Ho bisogno di te. Ti prego... rispondi a questa mia preghiera.
Hazel guardò la cugina di Percy, poi sentì un tuono rimbombare e una donna bellissima, dai capelli biondi e occhi viola, comparve dietro di loro. Aveva un'armatura nera con in cintura pugnali sul lato sinistro e una spada sul destro. Sulla schiena, invece, teneva arco e frecce e una lancia in mano. Hazel spalancò gli occhi. la carnagione della dea era del colore del caffelatte e faceva contrasto con i capelli biondi.
-Madre!- esclamò Kya- Grazie per essere venuta.
-Grazie per avermi chiamato- risponde la dea sorridendo- Non ne potevo più di quegli idioti... Vieni ad abbracciare la mamma, tesoro.
La semidea non se lo fece ripetere due volte. Abbracciò la madre con affetto e Hazel pensò ai suoi genitori: la madre era morta, mentre il padre era il dio dei morti. Gli era sempre piaciuto pensare che alla sua famiglia come una famiglia unita, ma quel pensiero non si era mai avverato, né nel 1940 nè nei tempi moderni.
-Allora- disse la dea- Chi abbiamo qui?
Hazel diventò rossa come un peperone:-Hazel Levesque.
-Figlia di Plutone, giusto? La tua aura è forte, sei potente... come mai mi avete chiamato?
-Madre, volevamo chiederti  se sapevi qualcosa sui mostri. Abbiamo notato che sono molto avventati nell'ultimo periodo e volevamo chiedere se ne sapevi qualcosa, appunto- chiese la semidea, tornando seria. La dea si rabbuì subito:-Non ne so molto, se è questo che chiedi. Ho solo qualche mera informazione, qualche voce probabilmente che girano tra gli immortali della guerra. Gli Dei greci e romani hanno abbandonato l'Olimpo. Gli Dei dell'Egitto sono dispersi, rifugiatisi nella Duat. Gli Dei di Asgard hanno chiuso i confini, Odino non vuole rischiare, e gli Dei Mesoamericani sono in conflitto tra loro, molto di più del solito. Noi stiamo subendo degli attacchi continui e ci stiamo disperdendo anche noi. Assur crede che il Caos vuole che voi rimaniate soli, crede che così sia più facile battervi. Ha un potere enorme ed è per quello che state cercando: le armi originali. Tra gli Dei si racconta che il Caos, all'inizio di tutto, fosse buono, ma aveva l'oscurità dentro di sè e sapeva che, presto o tardi, avrebbe preso il sopravvento dentro di lui. Allora, creò delle armi che giungessero solo ai suoi nipoti mortali, incidendovi i nomi di chi le avrebbe potute impugnare. Noi Dei le nascondemmo nelle città a noi sacre o nei luoghi sacri. Il Caos è divenuto cattivo, ma riuscì a ritirarsi prima che fosse troppo tardi e obbligò i suoi figli a legarlo con delle catene indistruttibili al centro del mondo. Si manifestò in piccole forme durante i secoli e ora sta tornando, per impossessarsi del mondo.
-E questo come ci aiuterebbe?- chiese Hazel.
-Conosci il tuo nemico Hazel Levesque- rispose la dea-I mostri sono a causa sua a quanto pare. Tornano più velocemente a causa sua. Quando tornerete a New York, affronterete la guerra più lunga della vostra vita e noi Dei non potremmo aiutarvi. È per questo che Zeus, Marduk, Osiride, Odino e Quetzalcóatl hanno deciso di unirvi, perchè così sarete più forti.
Le due ragazze ascoltavano la dea. Si trattava del loro futuro e la dea stava dando loro preziose informazioni.
-Ora devo andare- disse Ishtar- Mi raccomando...
Scomparve in un pouf. Le due ragazze, ancora sotto schok, uscirono dal bagno e Percy tirò un sospiro di sollievo quando le vide. S'avvicinò a loro:-Allora?
-Torniamo alla nave- disse Hazel- Dobbiamo partire alla svelta.
-Va bene- rispose- Mi spiegherete tuto sulla Heroes.
Uscirono sal locale e ritornarono al porto di corsa. james e Annabeth erano sul ponte della nave. La ragazza urlava come una dannata, come se fosse posseduta. Percy s'affrettò a correre da lei. Quando lo vide, la figlia di Atena gli corse in contro e lo abbracciò. Hazel stava a guardare. Kya era corsa tra le braccia di James ed era felice, ma Hazel no. Si guardò intorno, alla ricerca di Frank. Annabeth abbracciò la figlia di Plutone. Aveva capito che c'era qualcosa che non andava.
-Dov'è Frank?- chiese Hazel. Annabeth aveva le lacrime agli occhi. La prese per mano, la figlia di Atena, e la condusse sottocoperta. Camminarono per i corridoi con un passo felpato. Giunsero in infermeria. Annabeth aprì la porta e Hazel  vide Frank, steso sul lettino bianco degli ospedali. Aveva una gamba rotta e una cucitura sulla spalla. Dormiva, forse. Hazel non lo capiva. Aveva il respiratore. Hazel era sconcertata. Corse dal figlio di Marte, si sedette sulla sedia accanto al letto e prese la mano del ragazzo tra le sue. Erano fredde, come quelle di Nico. Nel letto accanto c'era Sadie, ancora metà incoscientente. Annabeth le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.
-Mi dispiace- disse Annabeth mentre le posavaun bacio tra i capelli. Annabeth era come una mamma un po' per tutti. Era lei che aveva il comando dentro alla nave.
-Cosa è successo?- domandò la figlia di Plutone. le lacrime scendevano, come fiumi in piena.
-Siamo usciti a cercarvi. Pensavamo che vi avessero rapito. Ci siamo imbattutti in un gigante che non mangiava da un po'. Abbiamo combattuto. Frank è rimasto ferito gravemente ferito. Nonostante le cure di Will e James, non abbiamo potuto fare molto.
Era colpa sua, Hazel lo sapeva. Non sarebbe dovuta uscire, di sua spontanea voltontà, senza avvisare. Era colpa sua se Frank stava così. Non doveva comportarsi così. Sapeva che aveva sbagliato, ma ora era troppo tardi per tornare indietro. Hazel voleva piangere e pianse, perchè era così che doveva sentirsi. Si stava piangendo addosso, lo sapeva, ma non le importava. Era colpa sua e la sua colpa doveva rimanera.
-Si sveglierà, Hazel. Non devi preoccuparti, faremo ciò che è in nostro potere per salvarlo.
Hazel l'ascoltava. Annabeth la salutò, lasciandola sola. Hazel s'appoggiò al letto e si addormentò, sperando che sua padre non avesse intenzione di portare via il ragazzo che amava.

Rinchiusa nella sua stanza, Amanda guardava il soffitto. Non usciva molto da quella stanza. Aveva paura di essere giudicata dopo quel giorno in cui si era trasformata in un mostro. Si girò su un lato e guardò la spada che le aveva dato Nico. Una spada nera che trasmetteva paura. Il figlio di Ade le aveva dato quell'incipit che le serviva per esere forte. Soffriva, ma da quelle sofferenze poteva far nascere il potere. Bussarono alla porta. Amanda, scocciata dal doversi alzare dal suo comodo letto, andò comunque ad aprire la porta. Alec era lì. Ci aveva parlato poche volte da quando erano arrivati sulla nave.
-Hai bisogno di aiuto?- domandò Amanda diretta. Lasciò Alec entrare nella camera e lei si avvicinò a gettare sul letto della stanza. Il figlio di Cupido s'avvicinò a lei e con voce tranquilla, come se non avesse paura di lei, disse:-Ho bisogno del tuo aiuto.
-Di che cosa avresti bisogno?
Si sentì un fruscio di ali e Amanda si voltò verso Alec. Ali bianche, da angelo, erano sulla schiena del ragazzo: belle ali  dal piumaggio candido.
-Insegnami a controllarle- disse lui in tono supplichevole- Ho visto quando ti alleni. Tu le controlli.
Non poteva negare aiuto a chi, come Alec, aveva bisogno di aiuto. E poi, suo padre diceva sempre che amore e morte andavano sempre a braccetto e, se lo diceva lui, che era il dio della Morte, chi altro poteva affermarlo.
Amanda annuì:-Ti aiuterò.

   
 
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