Legàmi e pericoli
Usagi sobbalzò nel vedere la piccola Lady Moon proprio accanto a lei. Era dolce, sensibile e amorevole. Chi mai avrebbe messo il broncio davanti a quel dolce viso?
Le
teneva la mano come se fosse sua figlia, e Usagi conosceva molto bene
quella tenera e affettuosa stretta, nonostante fosse stata la prima
volta che teneva per mano una bambina, sconosciuta per giunta.
«Oggi c'è il sole, dovresti essere felice.» sorrise allegramente, guardando in alto nel cielo.
«Lo so, hai ragione Eden.» rispose la biondina, rendendosi conto che piangere per una bambina mia nata era stupido, dal momento che non era nemmeno sua figlia.
«Sai, bimba, che sorridere fa bene?» disse la piccola.
«Lo so infatti, sono una tipa allegra.»
«Allora, perché piangevi? È morto il tuo criceto?»
Usagi scoppiò a ridere come una pazza.
«Non ho un criceto, e poi sono anni che non ho un animale domestico vero e proprio in casa.»
Eden si girò e la guardò ridere, e subito un bagliore la circondò.
«Adesso sei felice.» disse facendosi stringere la mano, senza farsi del male.
Il
legame tra le due ragazzine, in un baleno, diventò sempre
più profondo, fino a quando qualcosa non interruppe quel momento
magico.
«Sono cento yen.»
La
biondina trasalì, e la piccola Lady Moon tirò fuori dalle
tasche una monetina, porgendola al gelataio con un sorriso.
Usagi
rimase stupita da quel gesto, poi la bambina le porse il cono gelato, e
la biondina lo afferrò con dolcezza, ringraziandola con un
sorriso.
Camminando
lungo il marciapiede, Eden osservò attentamente Usagi, e
notò una stranissima somiglianza con sua madre. Quello strano
bagliore, quella stretta di mano che sembra tutt'altro che amichevole.
La bambina, però, era contenta di averlo fatto.
«Non mi vuoi dire perché sei triste?» chiese Eden con aria curiosa.
«Preferirei non parlarne, e non è per vergogna o paura.»
La guardò per qualche secondo e aggiunse: «Non voglio piangere di nuovo.»
Eden
annuì senza dire altro, mangiando il suo gelato all'amarena.
Usagi era rimasta stupita dalla sua innocenza, pura e semplice.
Che sia davvero la Lady Moon di cui parlavamo io e Ami?
Usagi
si rialzò e, dopo essersi mangiata frettolosamente il gelato,
salutò la piccola Eden, scappando a gambe levate verso casa.
«Scusa, devo proprio andare.» gridò da lontano.
«A domani, allora.» agitò la mano e leccò il gelato, salutando Usagi con un sorriso.
***
«Luna! Luna!»
Appena
tornata a casa, chiamò la gattina con tutta l'aria che aveva nei
polmoni. Luna uscì dal salotto infastidita dalle grida della
ragazzina.
«Si può sapere perché stai urlando?»
«L'ho trovata.»
«Trovato cosa? Usagi, non capisco cosa...»
«La piccola Lady Moon!»
La gatta trasalì.
«E chi è?»
«Eden, la figlia della vicina di casa di Makoto. Mi ha trasmesso la sua energia e...»
In
un lampo, la felicità di Usagi svanì. Quell'energia che
le aveva trasmesso Eden era un segnale di pericolo. Una devastazione,
un grande buco nero, tuoni e fulmini, Galaxia.
Non è possibile!
«Cos'altro?»
Usagi deglutì, e tirò fuori le parole.
«Ho visto il Regno della Luna sotto attacco, come se lì ci fosse una guerra.»
La gattina ci rimase di sasso.
«Significa che...»
La
bionda annuì, e poi un bussare alla porta attirò
l'attenzione delle due. Usagi aprí la porta con le mani sudate,
e non appena vide Makoto, il suo sguardo raggelò.