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Autore: Erina91    26/06/2017    2 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Accettazione o rifiuto?


Erano arrivati da un po' a Venezia ed era abbastanza tardi.
Il loro alloggio si trovava in uno degli alberghi più famosi, antichi e lussuosi della città, l'hotel Danieli, la cui hall vantava di rifiniture, colonne, banconi e poltrone in oro colato e stoffe rosso bordò, le tonalità tipiche veneziane.
La pavimentazione, soprattutto al centro, era ricoperta da tappeti persiani di estrema qualità e fattura. Le alte scale che portavano alle camere erano anch'esse ornate da tappeti color bordò, intonati alle stoffe usate in tutto l'arredamento dell'albergo. Probabilmente Yukihira non aveva mai visto un Hotel più affascinante e sfarzoso di quello e per un attimo rimase incantato di fronte a tanta bellezza e lucentezza. Lui e la piccola Marika, tra l'altro, avevano la stessa espressione confusa e sbigottita stampata in faccia, apparendo davvero come padre e figlia.
Erina si sforzò di controllare un sorriso: non poteva abituarsi a questa idea di famiglia perché presto sarebbe finita e Yukihira, appena scoperto la verità, si sarebbe sicuramente allontanato da lei. Le si strinse il cuore a quel pensiero.
Comunque, al contrario dei due, non si stupì più di tanto degli arredamenti dell'hotel Danieli perché non era la prima volta che pernottava in un albergo tanto lussuoso: suo nonno l'aveva portata spesso in questi tipi di hotel quando era una bambina e anche da ragazza ogni tanto. -questo hotel è indubbiamente favoloso!- commentò Alice.
-mai vista una cosa simile.- si aggiunse Hisako, accanto ad Hayama.
-immagino che voi ricchi sarete contenti di tutte le comodità del mondo.- sbottò contrariato, proprio quest'ultimo.
Hisako gli riservò un'occhiata offesa. -dovresti proprio finirla di essere così scontroso.-
-ho solo detto la verità.- affermò impassibile.
-adesso sbrighiamoci a consegnare i nostri documenti, che ho fretta di andare a letto.- proruppe dopo.
Via via presentarono i loro documenti e presero le chiavi della camera.
Lei, Yukihira e Marika erano rimasti gli ultimi da registrare e gli altri salirono in ascensore per raggiungere le loro stanze dopo un saluto veloce_visto che era tardi_.

Calò il silenzio e la tensione creatosi tra lei e Yukihira complicò ulteriormente la situazione tra loro, facendola sentire a disagio; fortunatamente Marika, senza saperlo, fece da anestetico stringendo le dita di Yukihira.
-Soma oniichan! Domani andiamo in gondola!-
Lo guardò dritto negli occhi, speranzosa ed emozionata all'idea della gita, mentre lei si sentì in difficoltà perché sapeva come sarebbe finita: si sarebbero ritrovati insieme un'altra volta, da soli, come la famiglia che apertamente non erano. Provò, quindi, a distogliere le intenzioni di Marika prima che Yukihira potesse darle la sua risposta all'invito:
-tesoro..Yukihira non può venire con noi in gondola domani.-
Vide sua figlia aggrottare la fronte, imbronciata e dispiaciuta, e poi indugiare ancora su Yukihira: 
-perché non puoi, Soma oniichan?-
Yukihira ridacchiò, accarezzò affettuosamente la zazzera bionda della bimba e indirizzò le iridi su di lei, ghignando divertito. -già Nakiri, perché non posso venire?-
Lei, irritata dal suo andargli contro, ribatté:
-perché non puoi e basta. Lo sai. Non complicare la situazione.-
-non sono mai andato in gondola, potrebbe essere divertente.-
-sii!! vieni con noi Soma oniichan! Può venire mamma?-
Erina sbuffò con aria arresa, lo fulminò sottilmente, e arricciò un sorriso regalandolo a Marika.
-se proprio ci tieni, allora acconsento.-
-grazie mamma!- e la strinse abbracciandola stretta.
-adesso però a letto, che è tardi!-
La bambina annuì e lasciò la mano di Yukihira davanti alla sua porta.
-buonanotte piccola. A domani.-
Non ebbe il tempo di dire qualcosa, che vide Yukihira chinarsi e portarsi all'altezza di Marika per lasciarle un tenero bacio sulla fronte, che fece gioire profondamente la bambina. -buonanotte Soma oniichan!-
Erina si girò a guardare sua figlia entrare nella stanza, per poi avvisarla:
-tesoro.. intanto lavati e metti il pigiama, che tra poco vengo a darti la buonanotte.-
Marika annuì e ubbidiente fece come le aveva detto.

-Nakiri.. hai creato apposta questa circostanza per restare sola con me?- domandò giocoso e sorridente.
Lei abbassò la testa sospirando:
-Yukihira.. perché continui a complicare le cose? Perché semplicemente non le hai detto che non potevi venire con noi?
Ti ho dato anche l'incipit per farlo e invece prosegui a fare di testa tua, non mi ascolti e non consideri il mio volere.
Stai diventando pesante per il mio cuore, lo capisci?-
Lui si aprì in un sorriso fiducioso e tranquillo, carezzò la sua guancia con tenerezza e incrociò il suo sguardo, per poi calare gli occhi verso le sue labbra. -perché non ho di nuovo intenzione di prendere le distanze da te.- dichiarò deciso.
-sai Nakiri? Megumi se n'è andata da casa: non conviviamo più, lei ha capito cosa provo per te e quando torno da questo viaggio ci separeremo definitivamente. Capisci cosa significa questo?-
Nakiri lo fissò affranta, amareggiata, raggiunse il dorso della mano di Yukihira e lo strinse, per poi scostarlo stancamente dal suo viso. -è tutto inutile lo stesso, Yukihira: che tu lasci Todokoro o meno, non verrò comunque da te.
Spero che quando continuerai a sentire le mie resistenze, a vederti costantemente rifiutato, allora ti arrenderei perché saresti ferito in ogni caso. Non perdere tempo ad avvicinarti a me; perché, anche se provo dei sentimenti per te, non posso seguire il mio cuore. So perfettamente che le mie parole sono inutili alle tue orecchie, ma credimi.. è meglio così.-
Lo osservò un'ultima volta, constatando che l'aveva rattristato di nuovo ma che non vi era alcun accenno di arresa nel suo sguardo, e in seguito gli diede le spalle cercando di trattenere le lacrime.
-buonanotte Yukihira.-
Peccato che le sue parole fossero strozzate a causa delle lacrime e non riuscì a trattenere un singhiozzo che fu rovinoso.
Yukihira, infatti, con tutta probabilità sentendo il singulto, agguantò il suo polso e la strinse a sé, da dietro, sfiorandole i fianchi con desiderio. -allora queste lacrime cosa significano, Nakiri?-
-non sto piangendo, idiota. Lasciami!- gridò tirando su col naso, vincolandosi dalla sua presa, ma non abbastanza da trovare la forza e il desiderio di scappare completamente_visto che quell'abbraccio era davvero confortante_.
-solo un altro pochino, Nakiri.- le sussurrò all'orecchio. -fidati di me.-
Ora smise del tutto di ribellarsi a quel contatto tanto piacevole e si lasciò cullare dalle sua braccia accoglienti, protettive e calde. -può bastare così?- pronunciò quella frase con voce rotta, trasmettendo il messaggio di non volersi davvero separare da lui. -è tardi.. è devo andare da Marika, che mi sta aspettando per darle la buonanotte.-
A quel punto, Yukihira sciolse l'abbraccio e la lasciò andare.
-dai un altro bacio a Marika da parte mia, allora.- abbozzò un sorriso leggermente deluso e poi aggiunse:
-ma non credere che nelle prossime sere che siamo a Venezia, sarò così accondiscendente con te.-
Nakiri sospirò, ignorando le sue parole. -buonanotte Yukihira. A domani.-
-notte Nakiri.-


 
****


Megumi era scesa dalla campagna per incontrarsi con Ryoko visto che era tanto che non si vedevano e aveva voglia di stare in compagnia di un'amica. Era giù di morale a causa di quello che era successo con Soma: sapeva che a breve, dopo il suo ritorno, avrebbero affrontato la questione per lasciarsi definitivamente.
In questi giorni in cui Soma era a Venezia, lei e Takumi si erano sentiti spesso per telefono e per messaggio e grazie a questo era riuscita ad affrontarli con fierezza. Era doloroso, ma sicuramente i sentimenti che stavano sbocciando per Takumi facevano da sostegno al suo morale e riusciva ad andare avanti abbastanza bene.
Ryoko ancora non sapeva della sua prossima rottura con Soma ed era consapevole che quel giorno l'avrebbe aggiornata sulla situazione. Al momento stavano girando per negozi, facendo un po' di shopping_visto che a Ryoko piaceva molto farlo_. Decise che le avrebbe raccontato tutto a pranzo, che sarebbe stato il momento migliore.
Peccato che, mentre passavano da un negozio all'altro, attraversarono un bar in cui Megumi adocchiò due figure riconoscibili sedute attorno ad un tavolo e si bloccò sul posto, avvertendo una sgradevole sensazione di fastidio alla bocca dello stomaco davanti alla scena: Takumi era seduto di fronte ad una ragazza, la sua ex più importante e il suo primo amore, che lei conosceva di vista_qualche volta l'aveva incontrata per caso quando i due stavano insieme_.
La conversazione tra loro sembrava procedere senza intoppi e la coppia appariva molto confidente ed intima, si vedeva che c'era stato qualcosa di forte e che forse, almeno per la ragazza, non era del tutto chiusa.
Ryoko non si era ancora accorta del suo disagio, della sua improvvisa.. gelosia? Invidia? Paura?
Cos'era davvero quella brutta sensazione, finora mai provata oltre che per Soma?
Avvertì a malapena Ryoko dire tutta emozionata:
-non ti piace questo pizzo sulla maglietta? Io lo trov..-
Fu in quell'attimo che la sua amica si accorse del sua condizione di fragilità, appoggiandole la mano sulla spalla per incoraggiarla. -tutto bene, Megumi? Cosa ti succede all'improvviso? Ti senti male?-
Lei non le rispose subito, ancora intenta ad osservare i due all'interno del bar.
Ryoko, non ricevendo risposta, realizzò chi stesse guardando:
-aspetta, aspetta.. ma quello seduto nel bar con quella ragazza carina non è Takumi Aldini?
Sono anni che non lo vedo, l'ho riconosciuto a malapena. Devo ammettere che si è fatto un bel ragazzo, è maturato molto fisicamente e possiede dei tratti leggermente più virili di prima. Wow!- esclamò meravigliata e del tutto inconsapevole di come lei stesse; ma questo era anche normale dato che Ryoko ancora non sapeva come si sentisse riguardo a Takumi e cosa era cambiato con Soma. In seguito si fece pensierosa:
-aspetta un attimo, Megumi, mi sento confusa: perché guardi Aldini e quella ragazza con tanta tristezza?
Immagino che sia successo qualcosa che non so.- suppose preoccupata, Ryoko, -in effetti, ora che mi ci fai pensare, oggi mi sembravi un po' turbata e come se ci fosse qualcosa di diverso nel tuo sguardo, oltre ad essermi sembrata spaesata.
Ho pensato fosse solo una mia impressione e non ti ho chiesto nulla. Inoltre, non volevo essere troppo invadente.-
Le donò un sorriso comprensivo, offrendosi premurosa:
-ne vuoi parlare? Deduco che c'entri Aldini, visto come lo guardi.-
Lei abbassò gli occhi a terra, finalmente trovando la forza di parlarne con qualcuno:
-in realtà sono cambiate tante cose, Ryoko, da qualche mese a questa parte..- confessò iniziando -..non ci siamo più viste perché lavoriamo a tempo pieno entrambe, per cui non potevi sapere cosa stesse accadendo e al momento sei l'unica amica con cui posso parlarne.- detto questo, iniziò a raccontarle tutto dal principio e da quando Soma aveva iniziato a lavorare all'Adashino C.B. Ryoko, ad ogni parola, era sempre più sconvolta dagli infiniti avvenimenti che c'erano stati negli ultimi mesi. -quindi.. io e Soma-kun siamo prossimi alla rottura e, come avrai notato, sto malissimo..-
Le scese una lacrima incontrollata, -ma Takumi mi è stato molto vicino in questo periodo, è cambiato, e con la sua gentilezza e la sua premura si è fatto lentamente spazio nel mio cuore. Ecco spiegati i sentimenti che stanno nascendo per lui.- concluse, dopo mezz'ora di racconto -..ed ecco spiegata anche la mia reazione ferita di fronte a lui con la sua ex ragazza. So di sembrare volubile in questo modo, dato che all'apparenza pare che passi dall'uno all'altro senza alcun ritegno. In verità non so neanch'io cosa mi stia succedendo: sto male per Soma-kun ma allo stesso tempo ciò che provo per Takumi-kun mi dà la forza di andare avanti, di superare i momenti di crisi quando ripenso alla fine della relazione con Soma-kun e al perché è finita. Se penso all'idea che anche Takumi-kun possa tornare dalla sua ex, o ci stia pensando visto che sono insieme, mi sento veramente agitata.-
-non avevo idea che ti trovassi in una situazione tanto complicata, Megumi.- disse tristemente, Ryoko -perché non me ne hai parlato subito se ne avevi bisogno? Ti avrei ascoltata immediatamente e forse avrei provato ad alzarti il morale.-
-hai ragione, ma non ti ho chiamato perché non me la sentivo ancora di parlarne e non avevo del tutto accettato la situazione. Adesso me ne sono fatta una ragione e sto cercando di tirarmi su ed andare avanti.-
-mi dispiace molto che sia finita tra te e Soma.- dichiarò sinceramente. -mi sembravate una coppia davvero affiatata e non mi sarei mai aspettata che sarebbe finita in questo modo.
Anche se, ora che ci penso, Yukihira e Nakiri hanno sempre condiviso un rapporto insolito.-
-già..- concordò affranta.
-e ora che pensi di fare con Aldini? Credi davvero che possa tornare con la sua ex?- riprese il discorso:
-sai.. non lo conosco molto, perciò non posso darti un'opinione concreta. Però, se non ricordo male, te e Aldini siete sempre stati molti vicini per via di Yukihira. Forse, se è come mi dici, dovresti fidarti dei sentimenti di Aldini per te. Mi sembra un ragazzo serio. Comunque, se vuoi essere sicura, credo che dovresti chiedere direttamente a lui spiegazioni.
So che potrebbe essere imbarazzante, ma non hai molta scelta.-
-lo so, ma non ho molto coraggio al momento: ho paura di ricevere una risposta negativa e sai che sono molto insicura.-
-però, se vuoi avere delle risposte, non puoi fare altrimenti.- sostenne ancora e le suggerì:
-chiamalo appena puoi, e chiedigli se potete vedervi.-
-proverò a fare così, non ho molte alternative.-
-brava! Fatti forza, Megumi!-
-grazie di avermi ascoltata.-
-figurati!- sorrise -anzi, la prossima volta che hai bisogno chiamami subito che correrò in un attimo.-
Lei annuì grata, accennando un sorriso lievemente più sereno.
Poi, siccome non voleva stressare ulteriormente Ryoko, cambiò discorso:
-a te, invece? Come vanno le cose all'Hotel?-
-per ora gli affari vanno a gonfie vele, ma devo ringraziare Ibusaki che mi aiuta molto a gestire la brigata di cucina.-
-sono contenta che le cose ti vadano bene almeno a te e soprattutto che tra te e Ibusaki scorra tutto benissimo.-
-mi ha chiesto di sposarlo, sai? Proprio un mese fa. Ho ancora in mente quella sera.- raccontò emozionata.
-sono felicissima!!- esultò Megumi -questa sì che è una bella notizia! A quando le nozze?-
-sono programmate per questa estate e ovviamente sei invitata e, se va bene con Aldini, porta tranquillamente anche lui.-
-lo terrò conto. Grazie Ryoko.- accettò gentile.
La conversazione continuò così per tutto il pranzo e Ryoko le disse tutte le idee che aveva in mente per organizzare un matrimonio coi fiocchi, lei l'ascoltò con piacere e per un po' la sollevò dal pensiero di Soma e Takumi.
Al momento che fosse stata più libera, avrebbe trovato la forza di chiedere a Takumi cos'era successo con la sua ex, ma per ora voleva solo godersi la giornata con la sua amica.


 
****


Per il secondo giorno a Venezia lei, Yukihira e Marika erano stati tutto il pomeriggio insieme, facendo anche la famosa gita in gondola a cui Marika teneva. Rientrati in hotel stanchi ma felici, soprattutto sua figlia, era salita un attimo in camera per farsi una doccia_ne aveva veramente bisogno_ lasciando Yukihira con Marika. Era stata proprio la bambina a dirle che sarebbe rimasta con lui mentre la aspettava. Alice, Ryou e il resto della combriccola invece, non erano ancora rientrati dalla loro visita della città. Presto sarebbe anche stata ora di cena e un corpulento banchetto li avrebbe deliziati.
Dopo la doccia era scesa nella hall, che si presentava sempre molto luminosa e accogliente, ma non raggiunse subito Marika e Yukihira perché rimase incantata davanti alla scena in questione: i due stavano chiacchierando animati, sorridendo felici e divertiti, e Marika aveva un'espressione lucente e festosa in volto mentre riparlavano della gita in gondola. Si mise in ascolto, nascosta dietro ad una colonna; perché, oltre a sentirsi incuriosita dall'allegra e dolce atmosfera, non voleva interromperla: aveva smesso da un po' di provarci, tanto tutto era inutile.
L'istinto della figlia sarebbe sempre stato quello di andare da Yukihira, cosciente o meno del loro legame sanguigno, e l'impulso paterno di quest'ultimo l'avrebbe sempre trascinato verso Marika, consapevole o meno.
Con questa considerazione, seguì la conversazione da lontano:

-Soma oniichan.. hai visto quanti pesci c'erano? Erano bellissimi!-
-certo! Ne ho visti anche di belli grossi!- esclamò lui -e hai sentito il rumore dolce che faceva la gondola? Era rilassante!-
-sii!- concordò eccitata -anche se il signore che guidava la gondola era un po' spaventoso. Avevo paura e mi guardava male.- Yukihira le spettinò i ciuffetti biondi con affetto, ridacchiando:
-non guardava male te, piccola, era fatto così lui. Fidati.- la rassicurò con tenerezza -anche se non so come ha fatto a reggere la gondola, visto che era un uomo molto robusto.- aggiunse spassoso.
Anche Marika rise. -vorrei imparare a remare, Soma oniichan!- continuò la bambina, entusiasta.
Yukihira rise ancora, divertito. -vuoi proprio imparare a fare tante cose eh?-
-sì!- affermò risoluta -la mamma sa fare tante cose, vorrei diventare brava come lei.-
-fai bene a prendere come modello la tua mamma, è davvero ammirevole.-
La bambina annuì concitata, ma ad un tratto si rabbuiò:
-sai Soma oniichan.. la mamma è molto triste in questi giorni.-

Lei si sorprese delle parole della figlia e notò Yukihira aprirsi in un'espressione confusa e poi risponderle:

-perché pensi che la tua mamma sia triste in questi giorni, piccola?-
-non lo so..- sussurrò cupa -..anche Rokuro oniichan non sembra felice e resta molto meno con la mamma.-
Lui sembrò farsi molto attento al racconto di Marika:
-la mamma è più felice quando sta con Soma oniichan.- rincasò ancora, mostrandosi molto più sveglia e acuta per la sua tenera età. -oggi è stato divertente perché la mamma era contenta e perché c'era Soma oniichan che la faceva ridere.-

Prima che potesse fare una mossa e intervenire nella conversazione tra Marika e Yukihira, vide quest'ultimo portare una mano sulla guancetta paffuta e morbida della bambina, facendole un'amorevole carezza:

-Marika-chan.. pensi davvero che la tua mamma sia più felice quando sta con me e te?
Ti piacerebbe se la mamma trascorresse più tempo con me?-
-sì, se la mamma è più felice.-
Soma sorrise sereno davanti all'involontaria approvazione di Marika e osservò la bambina con tutto l'amore possibile, dicendole sottovoce_ma non abbastanza perché Erina poté sentire benissimo_:
-allora ti prometto una cosa piccola: farò sorridere la tua mamma più spesso.
Lei sorride poco, ma quando lo fa è davvero incantevole.-
La bambina sgranò gli occhi sollevata e radiosa:
-Soma oniichan.. allora ti piace davvero tanto la mia mamma!-

Erina, sempre nascosta dietro la colonna e in ascolto, si sentì arrossire e il cuore iniziò a batterle nel petto furioso e questo soprattutto quando Yukihira diede la sua risposta a Marika:

-moltissimo!- le confermò, schietto e sincero. Marika sorrise ed era un sorriso rilassato, tanto da strapparle un battito anche a lei_sebbene glieli strappasse sempre, visto che era sua figlia_.

-Soma oniichan.. quando l'hai salvata dallo scivolare mentre saliva in gondola, sei stato un vero eroe!- commentò sognante, Marika, tornando al racconto di oggi.
-è che la tua mamma è molto impacciata certe volte.-
Ridacchiò ripensando, probabilmente con divertimento, alla scena di quel pomeriggio.

Anche lei, nel frattempo che sentiva ed entrambi avevano ricordato il momento in cui era quasi scivolata salendo in gondola, ricordò nei dettagli la sensazione delle sue braccia che l'avevano sorretta prima che si prendesse una storta e la voce calda, e vicino all'orecchio, con la quale le aveva detto “stai attenta a dove metti i piedi, Nakiri”.
Si era sentita veramente a disagio in quel momento_dato che aveva fatto una figuraccia e si era ridicolizzata_al ché gli aveva risposto di rimando ed orgogliosamente:
“non ho bisogno del tuo aiuto, Yukihira”.
Fatto sta che, come sempre, quella percezione di protezione, cura mista a seduzione, l'aveva fatta andare in brodo di giuggiole ed era perfettamente d'accordo con sua figlia quando aveva detto che Yukihira l'aveva protetta come un'eroe.

-comunque Marika-chan, anche tu sembravi una principessa mentre eri in gondola e con quel vestito colorato che indossavi e queste treccine tutte spettinate.- giocò con le sue ciocche sbarazzine come un padre farebbe con una figlia. Marika rise di gusto, tanto che la sua risata naturale e armoniosa inondò tutta la hall ravvivandola.
-grazie Soma oniichan!- le guancette arrossate per il complimento e le iridi color ambra accese e ridenti.

In quel momento neanche lei riuscì a trattenere un vero sorriso, che le scappò vedendo quanta sintonia c'era tra Marika e Yukihira, constatando ancora che i due apparivano proprio come padre e figlia al resto degli altri.
E dire che ancora nessuno dei due sapeva di esserlo e questo per colpa sua.
Scacciò immediatamente quel pensiero e decise che era il momento di intervenire, visto che anche gli altri erano tornati e presto sarebbero andati a cena. Così, presa tale decisione, uscì dal suo “nascondiglio” e si diresse verso di loro.
Yukihira fu il primo a vederla:
-Nakiri! Eccoti qui! Stavamo proprio ricordando il momento in cui ti ho sorretto oggi.-
Lei sospirò, fingendo di non sapere. -magari mi avrete pure deriso perché ho fatto una figuraccia!-
Yukihira e Marika si guardarono e scoppiarono a ridere nello stesso momento, facendola spazientire e vergognare.
-Soma oniichan ti ha protetto.-
-è vero, ma non ho intenzione di essergli grata per una sciocchezza simile.-
Incrociò le braccia risentita, andando subito al dunque:
-piuttosto tesoro.. penso sia il caso di andare a cena e anche Yukihira si deve preparare per quello, quindi andiamo a sistemarci anche noi.-
Marika annuì sorridendo, guardò Yukihira e lo salutò:
-a dopo, Soma oniichan.-
-a dopo piccola.-
In seguito, alzò brevemente gli occhi verso di lei fissandola intensamente:
-a dopo anche con te, Nakiri.-
-grazie per aver tenuto compagnia a Marika mentre non c'ero.-
-nessun problema!- le strizzò l'occhiolino, facendola sussultare per l'imbarazzo.

La cena con gli altri trascorse velocemente e molto presto lei, Yukihira e Marika si ritrovarono di nuovo da soli_visto che avevano le camere allo stesso pieno_. Marika e Yukihira si salutarono con affetto, come sempre, mentre lei attese un secondo prima di seguire la prima. Ripensò ancora alla giornata trascorsa con Yukihira, a quanto e come era stata bene, e in particolare a come era riuscita a mettere da parte le sue angosce e i suoi pensieri frustranti per un paio d'ore, godendosi la bella giornata e la gita in gondola. Ripensò al sorriso di Marika, alla conversazione che aveva ascoltato tra i due e a come la bambina guardava con ammirazione Yukihira, a quanto i due avessero stretto negli ultimi mesi.
Doveva ammettere che erano davvero belli da vedere e che Yukihira era seriamente in grado di farle sorridere entrambe, ma sapeva altrettanto di non potersi permettere tanta felicità e armonia perché le sue bugie continuavano a tormentarla; tuttavia, anche così, avvertiva il profondo bisogno di ringraziare Yukihira.
Prima che potesse iniziare il discorso, dato che erano rimasti soli in mezzo al corridoio in un'ora tarda, fu proprio lui ad aprire bocca per primo:
-e questa volta perché ti sei fermata prima di entrare, Nakiri?- chiese con maliziosa impertinenza.
Lei incrociò il suo sguardo, sentendo nettamente la forte attrazione e chimica che c'era tra loro e cercando di ignorarla.
-grazie per la giornata di oggi. Hai fatto ridere e divertire Marika.-
-è tutto ciò che hai da dire?- esordì lui, diretto -non hai riso anche te? Non ti sei rilassata?
Non sei stata bene con me? Dimmi la verità, Nakiri.-
-sai già la mia risposta, Yukihira.
E sai già come la penso, ma ho aspettato ad entrare solo per ringraziarti di Marika e non per me stessa.-
-io credo che il ringraziamento valesse per entrambe e che sei rimasta a parlare con me perché desideravi farlo.- affermò lui, con convinzione e sorridendo con dolcezza:
-vorrei che tu riflettessi su come ti senti davvero, Nakiri, soprattutto quando sei in mia compagnia.-
Sapeva già la risposta dietro a quella asserzione: era più felice e naturale quando si trovava in compagnia di lui e Marika, questo però non poteva farlo sapere a Yukihira. Lui la guardò ancora, la analizzò come se cercasse di capire cosa le passava per la testa, facendola vacillare e_prima che riuscisse a farlo del tutto_cercò come sempre una via di fuga, voltandogli le spalle. -adesso devo proprio andare, Yukihira. Ci vediamo domani, che è il giorno del banchetto.
Dobbiamo essere in forma per dare il massimo.-
Lui non rispose subito, sentendosi penetrata dal suo sguardo: tutt'altro che spiacevole da provare.
Successivamente, si sentì afferrare per il polso e due attimi dopo si trovò contro i suoi pettorali.
-Nakiri.. cerca di ragionare sui tuoi sentimenti e su ciò che vuoi davvero.
Anche Marika si è accorta che c'è qualcosa che non va, lo sai? Perché devi essere tanto testarda?-
Erina provò a scrollarsi dalla presa, ma non vi riuscì perché era troppo forte e lei poco decisa.
-sei un masochista, Yukihira. Sei egoista, insistente, ingestibile. Non ce la faccio più con te! Sono arrivata al limite e, se non sarai tu a prendere le distanze da me, finirai per farti male. Perché non mi ascolti quando parlo?-
-perché penso che stai sbagliando e che forse non hai capito come sono fatto. Credi che sia tanto irresponsabile da non riuscire a sorreggere i tuoi “pesi”? Qualsiasi essi siano? Hai paura Nakiri e tu non sei mai stata tanto codarda ed è per questo che non accetto il modo in cui stai affrontando la situazione. So che sei sempre stata forte e che tendi spesso a tenerti tutto dentro, sentimenti e paure comprese, perché così ti hanno insegnato. Facendo in questo modo ferisci te stessa e finisci per cercare le soluzioni più facili, come il costringerti a restare con una persona che non ami davvero.
Trovo che sia poco costruttivo, oltre che seccante.-
Lei, infastidita da tali parole, gli tirò una leggera gomitata nello stomaco per allontanarlo e poi sostenne il suo sguardo.


 
****


Soma esplorò i contorni delicati del volto di Nakiri, la sua attenzione si concentrò prima sui suoi labbri che nervosamente si stava mordendo, poi sul viso bagnato di lacrime e infine sugli occhi lucidi e vitrei, tristi e insoddisfatti, spaventati e timorosi. Il suo cuore ebbe un sussulto di compassione, incomprensione, frustrazione a vederla tanto distrutta a causa di qualcosa a lui sconosciuta. Soprattutto, lo portò a chiedersi per l'ennesima volta di cosa si trattasse e a supporre che doveva essere un problema serio per renderla tanto sconvolta, stressata e impaurita all'idea di farlo venire fuori per dirglielo, e che sicuramente c'entrava lui in qualche modo o altrimenti non avrebbe mai avuto tanto terrore ad affrontarlo con il diretto interessato. Si trovò per un attimo incapace di rassicurarla, consolarla, sentendosi completamente inutile.
Stava davvero male a vederla in crisi e, prima che potesse dire o fare altro, fu lei a parlare per prima, ad attaccarlo con accanimento e quasi come fosse uno sfogo personale:
-non puoi parlare in questo modo pensando di aver capito come sono fatta, Yukihira. Non hai idea di cosa non ti posso dire e se lo sapessi non parleresti in questa maniera e tantomeno saresti così sicuro di te, motivato e pronto a tutto per conquistarmi. Non sai cosa ho passato in questi anni che non ci siamo visti e quanto sia stato difficile occuparsi di tutto, senza crollare dalla stanchezza, o crescere Marika da sola e renderla abbastanza autonoma. Quando mi sono messa con Rokuro molti dei miei “pesi” si sono alleggeriti, lui mi ha aiutato tanto, ed è per questo che non sopporto che tu sia ricomparso nella mia vita così all'improvviso, scombinandola e confondendo i miei sentimenti, le mie certezze, il mio equilibrio e continui a farlo anche quando ti respingo senza pietà. Non ti sopporto! Perché dovevi apparire di nuovo e farmi innamorare di te come una stupida? Non chiedermi più nulla. Non farmi domande sul mio passato.
Smettila di farmi esitare!- gridò esasperata. Il volto di Nakiri era disperato, smunto, pallido come un cencio.
Lui invece aveva ascoltato tutte le sue parole facendola sfogare fino alla fine e, anche se sembrava al limite delle forze, in qualche modo appariva più sollevata, leggera, libera. Si avvicinò nuovamente a lei, lento, e senza chiederle il permesso l'abbracciò forte, le sfiorò i ciuffi biondi per farle una leggera carezza, portò la sua testa contro il suo petto e appoggiò il mento sui suoi capelli per fornirle una sensazione di conforto e tutela, di rilassante tepore.
Non era sconvolto da tutto ciò che Nakiri aveva dentro, questo perché si vedeva già ad occhio che si trovava in un momento di forte stress emotivo e sapeva essere anche lui la causa di tutto ciò; poiché, consapevole dei loro sentimenti reciproci, non dava segno di arresa e questo pur sapendo che la metteva in una situazione di forte pressione.
Sapeva di essere insistente, ma sapeva altrettanto che non poteva fare diversamente; perché, lasciando perdere, l'avrebbe persa del tutto e non voleva lasciarla andare di nuovo. Aveva avuto una seconda possibilità di stare con lei, cosa che non si sarebbe mai immaginato e di conseguenza non voleva lasciarsela sfuggire.
Credeva davvero ci fosse stata da sempre una connessione tra loro, a partire da quella notte passata insieme.
I sentimenti per lei dopo sei anni erano ricomparsi con prepotenza, con rapidità incredibile, e questo non poteva che significare la forte connessione tra loro, il filo misterioso che li legava l'uno all'altra e che li univa con ostinazione.
-tranquilla Nakiri, non ti chiederò niente finché non vorrai parlarmene tu stessa. Però, anche così, non mi arrenderò con te.- sorrise solare mentre continuò a stringerla a sé. -non so cosa tu abbia passato in questi anni che non ci siamo visti, ma ho una certezza: ho perso l'occasione di stare con te sei anni fa perché ho capito troppo tardi cosa provavo, ho una seconda possibilità per farlo e so che i sentimenti sono reciproci; quindi.. non ho intenzione di lasciarti andare di nuovo.
Spero che presto mi accetterai e prenderai la decisione giusta.-
Sentì le spalle, e tutto il resto del corpo di Nakiri, sciogliersi e rilassarsi al suo sensibile tocco.
Ad un tratto fu lei a staccarsi dal suo petto e ad incontrare il suo sguardo:
-sei davvero insistente, Yukihira. Fai come ti pare.- borbottò impacciata, asciugandosi le lacrime restanti strusciando la manica della camicetta sul viso. -adesso devo proprio tornare da Marika. Ho perso anche troppo tempo con te stasera.-
Distolse gli occhi portandoli a terra e si avvio verso la porta della sua camera.
Soma rise davanti alle infinite reazioni di Nakiri, che trovava sempre adorabili.
-vai da Marika, allora, non lasciarla troppo a lungo da sola.-
Si fece affettuoso pensando alla bambina e alla vivace conversazione che aveva avuto con lei poco ore fa.
Lui e Nakiri, poi, si fissarono intensamente negli occhi, con passione, trasporto, avidità.
Puntò le labbra sottili e rosee di lei, bramando di assaggiarle in tutti i modi possibili.
Immaginò i polpastrelli sulla sua pelle ricordando ogni dettaglio delle sue forme e dei suoi contorni fini, ripensando a come l'aveva toccata l'altro giorno nel suo ufficio e volendolo ripetere con un fugace scatto verso di lei.
Anche Nakiri sembrava particolarmente presa da quello scambio visivo e neanche intenzionata ad interromperlo.
Soma avrebbe voluto scoprire cosa stesse pensando, ma d'istinto iniziò a ridurre la distanza tra loro.
Voleva davvero farla sua in quel momento.


 
****


Erina lo vide accorciare le distanze sempre di più, senza fermare l'occhiata che si stavano scambiando.
Il cuore le sembrava voler uscire dal petto e la forte attrazione invadendo, specialmente quando si soffermò sulla sua fisicità, sui pettorali che l'avevano stretta fino a pochi secondi fa e che erano tanto comodi e gradevoli da farla impazzire, così come la grandezza delle sue mani che l'avevano avvolta e accarezzata. Senza accorgersene si ritrovò a pensare a come si era sentita, a cosa aveva provato e amato quando stavano per fare l'amore nello studio di Yukihira.. tutto questo le fece perdere la ragione: non aspettò che fosse lui a fare la prima mossa e d'impulso gli corse in contro avvolgendo le braccia attorno al suo collo e, prendendolo in contropiede con il suo gesto, unì le labbra con le sue in un bacio mordace, travolgente, che finì per trascinarli in una foga affamata nella quale le loro lingue si vezzeggiavano, giocavano, si cercavano con trepidazione, e in cui le dita di Yukihira andarono a cercare senza esitazione la vita di Nakiri, portandola più vicina al suo corpo. Voleva farle sentire quanto gradisse quel bacio inaspettato e la schiacciò contro il muro della hall con piacevole rudezza, non sgarbata, tutt'altro.. frenetica e assetata ma allo stesso tempo eccitante e sensuale, senza bloccare l'incontro di lingue. Erina si sentì chiudere contro il muro, in una conca che non le lasciava respiro, e non perché fosse fastidiosa o soffocante bensì follemente attesa. Sentiva tutto il corpo un fremito, bruciante d'emozione e desideroso di spingersi oltre, ancora e ancora.. di nuovo. Come nell'ufficio di Yukihira. Come quella notte di sei anni fa. Come ogni volta e forse anche di più perché tale “danza accattivante” era partita da lei, lui aveva solo seguito le richieste del suo corpo.
La veemenza di quell'attimo scoppiò solo di più quando Yukihira scese dalle sue labbra verso il collo, leccandolo, solleticandolo, succhiandolo e poi passò alla scapola. Nello stesso momento salì con l'altra mano da sotto la sua camicetta, sfiorando la sua pelle con avidi gesti, e raggiungendo il gancetto del reggiseno per sganciarlo con facilità e bearsi anche della rotondezza dei suoi seni, della durezza dei suoi capezzoli con dita e labbra, strappandole gemiti di piacere incontrollati. Erina, con l'ultimo spiraglio di lucidità e mentre si stringeva con forza alla schiena di Yukihira, si ritrovò a pensare a quanto fossero fortunati che erano le 1.00 di notte e che a quell'ora non sarebbe passato nessuno in corridoio, o meglio, sarebbe stato assai difficile.
La situazione andò avanti così per un po', si gustarono a vicenda tutte le parti del corpo che era possibile raggiungere senza doversi denudare; quando, ad un certo punto, Yukihira_che aveva già aperto la sua stanza prima che lei gli saltasse addosso_diede un calcetto alla porta della sua camera, si scambiò uno sguardo intimo con lei, trascinandosela dietro e fiatando con l'affanno irregolare causato dall'impeto:
-Nakiri.. in questo modo.. Ti desidero..-
Lei si trovò spiazzata di fronte a quella dichiarazione_anche se lo sentiva ampiamente quanto lui la desiderasse_ma avvertiva, con rammarico, di provare lo stesso perché le sembrava di essere impazzita come una “cagnetta in calore” e si vergognava da morire a pensarlo, dato che l'autrice della delicata circostanza in cui si trovavano era lei: assecondando ciò che voleva il suo corpo e la sua mente, il suo cuore, si era lasciata andare ai sentimenti che provava, alla magnetica attrazione che sentiva per Yukihira e a quella inspiegabile, irresistibile connessione tra loro. Aveva perso ancora.
Proprio perché aveva realizzato questa amara verità, per un attimo ascoltò le richieste delle sue emozioni e lo seguì in camera, ma prima di soddisfare completamente quel “bisogno” e attendere che Yukihira proseguisse con l'amplesso, un'immagine di Marika saettò la sua mente seguita dall'angosciante e spaventoso pensiero che aveva mentito a Yukihira su tutto riguardo a sua figlia, facendola tornare alla realtà in un rapidissimo secondo.
Yukihira sembrò accorgersi del suo ritrarsi:
-Nakiri.. cosa ti prende?-
Anche l'eccitazione del momento svanì in un attimo.
Le posò una mano sulla testa, preoccupato, cercando di sistemarsi la maglietta scombinata dalla sua presa e prendendo un respiro consistente per darsi una calmata, visto che anche lui aveva totalmente perso il controllo.
Lei lo spinse via, sebbene fosse una spinta del tutto priva di forza.
-non posso Yukihira. Scusami.-
Abbassò gli occhi a terra, delusa ed imbarazzata.
-mi dispiace.. ciò che provo mi sta davvero facendo impazzire e non posso permettermelo. Te l'ho detto. Inoltre, ho lasciato Marika da sola già da più di un'ora.- aumentò il passo per correre fuori dalla sua stanza, ma lui la fermò di nuovo.
-ho detto smettila!- allora tuonò, lei, gelida.
-stavolta quel è il problema? Si tratta di Suzuki-san? Ti senti in colpa per lui?-
-sarei veramente insensibile se non mi sentissi in colpa.- constatò piccata.
-ti senti in colpa perché non prendi una decisione, nonostante tu sappia benissimo cosa vuoi Nakiri.- replicò lui, sibillino.
-la tua decisione intelligente sarebbe quella di lasciarlo?- ribatté stizzita e offesa dal suo mezzo rimprovero -..sei proprio l'ultimo che ha il diritto di farmi la predica visto che ti sei preso molto tempo prima di lasciare Todokoro.- brontolò aspra e cun una punta di gelosia, dandosi un'energica sistemata a capelli e vestiario, ormai del tutto in disordine.
-allora perché mi saresti saltata addosso?-
Lei avvampò vergognosa, ripensando a come e quanto si era dimostrata consenziente.
-hai anche il bisogno di chiederlo?- continuò provocatoria -lo sai..-
A quell'ultima risposta notò Yukihira gongolare di felicità e compiacimento.
Successivamente, quest'ultimo proseguì con la discussione:
-la situazione resta comunque diversa, Nakiri, io non sto più con Megumi.-
-anche se fosse diversa, devi ancora chiarire con Todokoro.-
-ma in questo in modo non mi sento più vincolato a lei e posso lasciarmi andare.
Quindi, ti chiedo.. il problema è sempre Suzuki-san per te?-
Scese il silenzio tra i due e per un attimo non rispose, visto che adesso il problema di fondo sembrava essere_come al solito_tutte le sue menzogne ed erano proprio queste a farle frenare ogni azione irrazionale.
-non si tratta solo di Rokuro, Yukihira.- ammise titubante, seguendo:
-ci sono troppi impedimenti che non mi permettono di ascoltare ciò che vorrei.
Ti ho già detto che non voglio che tu insista o che mi pressi, anche se sai quello che provo, ma siccome sembra che con il fuggire non vada da nessuna parte_e stasera ne è un esempio_fai quello che ti pare.
Tanto, qualsiasi cosa ti dica, non mi ascolti e anch'io ne ho veramente abbastanza di questa situazione e di respingerti, per poi assecondarti perché mi condizioni. Quindi.. libero di continuare con la tua conquista fino alla fine, ma non aspettarti che sia facile. Ci sono tante cose che non sai.- con quest'ultima frase, il tono si acuii e avvertì una fitta di dolore e rimorso.
Cercò gestire le sue emozioni come meglio poteva:
-quanto a Rokuro: è ovvio che mi senta in colpa, visto che l'ho già tradito con te, ma è anche vero che allontanarti diventa sempre più complicato e per colpa tua sono molto confusa. Visto che lavoriamo insieme non posso ignorarti, e soprattutto.. non riesco a farlo: sei diventato un peso enorme e mi crei un sacco di problemi.
Oltretutto, ho anche Marika e non posso lasciarla un minuto di più da sola. Lasciami andare adesso. Ti prego.-
Esatto, era così che stavano le cose: non voleva più respingerlo continuamente, era diventato troppo doloroso e insopportabile e visto che_ per quanto ci provava_non riusciva comunque a resistere a Yukihira, era finita a fare discorsi confusi, a dire frasi enigmatiche, vaghe e incomprensibili pur di non ammettere che non ce la faceva più e che, probabilmente, d'ora in poi avrebbe fatto ancora meno resistenza se lui avesse provato a toccarla, sfiorarla, a baciarla.. perché la sua parte irrazionale aveva messo completamente K.O quella razionale e riflessiva.
Non l'avrebbe rivelato a Yukihira, ma a se stessa l'avrebbe detto: voleva provare ad essere meno categorica e rigida con lui, anche a costo di sentirsi continuamente in colpa verso Rokuro; perché tanto, che ci provasse o meno, avrebbe tradito di nuovo il suo compagno. Lasciare Rokuro?
Se avesse trovato il coraggio per farlo distruggendo anche l'ostacolo che le impediva di andare dritta da Yukihira, l'avrebbe fatto, ma purtroppo non era ancora mentalmente pronta per un'apertura totale con lui.
Aveva ancora paura e finché non avesse scoperto il segreto su Marika, avrebbe continuato ad averne; questo era chiaro.
Dunque, sapeva benissimo qual era la risposta dietro a tutte quelle riflessioni e, oltre ad essere una risposta egoista, era anche piuttosto meschina nei confronti del suo compagno attuale: non avrebbe più rifiutato le carezze, le effusioni, le attenzioni di Yukihira, se ce ne fosse stata occasione. Orrendo, vero? Decisamente.
Si sentiva terribile, ma non poteva fare altrimenti: doveva accettare di amare Yukihira e di desiderarlo davvero.
Chissà se in questo modo si sarebbe sbloccata riuscendo finalmente a prendere una schietta decisione sul da farsi?
Si sarebbe messa alla prova, anche a costo di sentirsi una persona orribile.


 
****


Gli occhi di Nakiri erano imploranti e lui capì benissimo che non poteva lasciare da sola una bambina.
Quello che non aveva compreso appieno erano i suoi discorsi. Cosa significavano davvero?
Era l'ennesimo rifiuto o una celata e piccola apertura verso l'accettazione completa dei suoi sentimenti per lui?
Questa volta, forse per la prima, non era stato un categorico “no”, era sicuramente un “nì”, benché non avesse dichiarato di volerla chiudere con Suzuki per stare con lui.
Era curioso di capire cosa intendesse con quelle frasi vaghe, quindi andò dritto al punto per rispondere ai suoi dubbi:
-Nakiri.. non ho ben capito il tuo discorso: mi hai respinto di nuovo o posso interpretare le tue parole in modo un po' diverso?- scoppiò a ridere, sollazzato dalla situazione e dallo strano atteggiamento di Nakiri.
-interpretale come ti pare.- boccheggiò paonazza. -devo farti anche da traduttore adesso?-
-per caso significa che, se la prossima volta ritento un avvicinamento più intimo di un semplice abbraccio_come poco fa_non mi allontanerai più nemmeno se i tuoi principi ti dicono di farlo?-
Sentiva che gli occhi brillavano di felicità, anche se sapeva di dover aspettare la risposta di Nakiri prima di esultare e aggrapparsi alla piccola speranza che lo aveva appena raggiunto. Lei portò gli occhi a terra, nervosa. Soma notò che si mordeva il labbro, tesa, indecisa su come rispondere; poi, all'improvviso, ecco che la risposta tanto attesa arrivò:
-immagino che puoi pensarla in questo modo..- fece esitante, arrossendo come un pomodoro maturo.
-tuttavia!- puntualizzò preventiva -..non farti troppe illusioni su di noi perché, come ti ho già detto, ci sono cose che non sai e che potrebbero farti cambiare idea. Anzi.. sicuramente cambierai idea.-
Terminò a bassa voce, affranta, cercando di nascondere un'espressione sofferta_che a lui non sfuggì_.
Nonostante questo era davvero contento del piccolo sviluppo che c'era stato quella sera.
-non sono uno che cambia idea tanto facilmente, Nakiri.- ribadì, sghignazzando allegro -..per cui non aspettarti che sia tanto superficiale o sconsiderato. Sai come sono fatto.-
Nakiri sospirò stancamente, optando per il silenzio.
-adesso vai da Marika, che sicuramente già dormirà e l'hai lasciata troppo sola.- arricciò le labbra premuroso, ricordando il sorriso innocente e radioso della bambina e tutto per lui.
Lei annuì. -buonanotte Yukihira.-
-buonanotte anche a te, Nakiri. A domani.-
I due tornarono ognuno nelle proprie stanze.
Forse era davvero cambiato qualcosa.


 

****


La stessa sera prima del banchetto, anche Hayama si trovava in camera sua e non riusciva a dormire.
Non faceva altro che rigirarsi nel letto e gli stava entrando il nervoso.
Non trovava la posizione per prendere sonno e, dando un'occhiata all'orologio, si era accorto che erano le 23.00 passate. Sbuffò scocciato, dando una botta al cuscino. Non aveva più voglia di stare in camera.
Chissà se facendo una camminata notturna sarebbe cambiato qualcosa?
Con questo pensiero, decise di scendere al bar del hotel indossando i vestiti scelti per quel giorno.
In silenzio, poi, uscì da camera sua procedendo verso la sua destinazione.
Pensò con tranquillità che sarebbe stato da solo e che nessuno gli avrebbe rotto le scatole a quell'ora, soprattutto una certa donna di sua conoscenza, che, da un pezzo a questa parte, non faceva altro che tempestare la sua testa e confonderla. Anche quel mese che era stato India, nonostante avesse avuto tanto da lavorare e fosse in compagnia di Akhila, Arato aveva spesso occupato uno spazio, seppur breve, all'interno della sua mente.
Ancora non si spiegava cosa lo avesse attratto di quella donna dato che era banale e priva di fascino, eppure_con disappunto_sentiva di esserne in qualche modo attirato. Speranzoso di godersi la solitudine prima di tornare a letto, aveva raggiunto l'elegante bar dell'hotel, ma strabuzzò gli occhi quando notò che seduta su uno degli alti panchetti vi era proprio quel tormento di donna, Arato Hisako. Si fermò davanti alle colonne che davano sul locale, indeciso sul da farsi, se entrare o meno. Però, quando si trovò ad osservarla con più attenzione, i sue occhi percorsero tutta la sua figura: il solito liscio caschetto, probabilmente soffice, cerchiava il suo volto minuto ma aggraziato e leggermente truccato.
Dal viso scese verso il vestito in lungo, giallo canarino e un poco scollato, di maglia, che godeva di uno spacco di lato che le scopriva le gambe snelle e sode, accavallate con femminilità ed eleganza.. rimase davvero intrigato da quella visione e fu seccato di dover ammettere che in fondo non era male, anche se pur sempre sempliciotta.
Sembrava assorta, pensierosa, e aveva tra le mani un bicchierino che pareva contenere whisky.
Lo sguardo era vuoto e pacato. Fu proprio questo suo stato d'animo che lo trascinò distrattamente verso di lei.
Così, silente, prese posto nel panchetto accanto al suo e fu a quel punto che lei sobbalzò colta di sorpresa, facendo anche versare un po' il liquido ambrato. -Hayama!- appariva molto stupita. -cosa ci fai qui?-
-non riuscivo a prendere sonno.- rispose schivo.
Portò le mani sul bancone, senza incrociare gli occhi di Arato nella speranza di restare indifferente alla sua singolare bellezza. -dove diavolo è il barista? Non fanno servizio a tutte le ore?-
-certo, altrimenti come potrei aver avuto del whisky.- replicò stizzita dalla sua sgarbatezza_come al solito_ -è solo che ci sono pochi clienti a quest'ora, per cui è andato in terrazza a fumarsi una sigaretta. Abbi pazienza.-
-allora dammene un po' del tuo.- ordinò brusco, stavolta incontrando i suoi occhi e fissandola con insistenza.
Hisako sembrò sentirsi a disagio di fronte a quello scambio visivo e, forse cercando di scioglierlo, assunse un'espressione di fastidio, allontanando il bicchierino da lui per precauzione.
-se non l'hai notato, visto che mi hai colto di sorpresa, l'ho versato per metà.-
-è perché sei maldestra. Non è colpa mia.-
-non è vero!- protestò offesa -in ogni caso attendi il barista.-
Detto questo buttò giù tutto d'un colpo il restante whisky nel bicchierino, prendendo un sospiro consistente.
Lui scrutò ogni suo movimento, gesto, curioso di cosa la stesse preoccupando visto che sembrava tesa.
-non ti sembra di esagerare? Quanti ne hai bevuti di shottini da quando sei qui?- usò il tono sbagliato per chiederlo: era stato pungente. Arato lesse le sue parole come l'ennesima provocazione:
-e a te cosa importa se mi ubriaco?-
-perché non ho intenzione di fare la fatica di portarti in camera quando non ti reggerai più in piedi.
Sono capitato qui per caso perché volevo rilassarmi. Non voglio fastidi.-
-nessuno ti chiederà di farlo e soprattutto nessuno ti ha invitato a sederti e a vedermi bere.-
La loro discussione fu interrotta dall'arrivo del barista, tornato dalla sua “pausa sigaretta”.
-mi porti uno shottino di Whisky anche a me.- ordinò subito.
L'uomo annuì e versò il liquido marroncino all'interno del bicchierino.
Fatto questo, gli chiese in un cortese inglese:
-ha bisogno d'altro, signore?-
-se non vuole lavorare, ci lasci direttamente la bottiglia e la metta in conto sulla nostra prenotazione.-
L'uomo fece un mezzo inchino e seguì la sua richiesta, sotto gli occhi sconvolti di Arato:
-dico Hayama.. sei impazzito?-
-vuoi bere? Allora fallo.- e le passò sfacciatamente la bottiglia.
-hai idea di quanto possa costare una bottiglia di whisky in questo hotel?-
-data la sua maestosità, anche più di 100 euro.-
-e allora perché l'hai presa?-
-smettila di fingere di avere problemi di quattrini, Arato.-
Quella risposta la irritò non poco, tanto che rabbiosa sputò:
-sei il solito stronzo!- afferrò sdegnosa la bottiglia e si versò dell'altro whisky.
Lui non si scompose minimamente di fronte a quell'insulto, in fondo riconosceva di aver esagerato; difatti, avvertì una specie di senso di colpa assalirlo ed era raro succedesse.
Indugiò nuovamente sul delicato profilo di Arato, soffermandosi su di esso, e d'istinto la sua mano andò verso la bottiglia. -vacci piano.-
Hisako diede uno schiaffo alla sua mano:
-molla.-
-allora smettila di fare la melodrammatica.-
Lei si stupì di nuovo delle sue personali premure e per un attimo lasciò andare la bottiglia, per specchiarsi nei suoi occhi e parlargli francamente:
-Hayama.. davvero non ti capisco: mi tratti come se fossi il peggio fastidio, eppure ti preoccupi che possa bere troppo. Come sei fatto veramente?-
Quella domanda lo colse alla sprovvista, non si aspettava di essere così palese davanti a qualcuno: Arato aveva scoperto una parte di lui che solo a pochi mostrava. Era una persona distaccata, ma sapeva di avere una gentilezza di fondo se si trattava di proteggere qualcuno a cui teneva: Jun e Akhila erano un esempio.
Ad Arato personalmente non aveva mai fatto vedere quella parte di lui, ma lei sembrava essersene accorta comunque.
-ho esagerato.- affermò solo, riferendosi alla cattiveria che le aveva detto prima.
Non voleva dirle con chiarezza che si sentiva in colpa, quindi sperava che due parole bastassero a farglielo capire.
Avvicinò le mani verso la bottiglia di Whisky e se ne versò un altro un po' nel bicchiere sotto lo sguardo perplesso di Hisako. -stai cercando di scusarti?-
Inizialmente non le rispose, poi tornò a guardarla intensamente.
-vedila come vuoi.-
Hayama giurò di aver visto un accenno di sorriso sulle labbra sottili di Arato e in un attimo ricordò il suo sorriso quando l'aveva ringraziata del bracciale che indossava ancora adesso, che l'aveva davvero colpito.
Si bloccò a studiare i contorni della sua bocca, immaginando la sua morbidezza e il suo sapore, e desiderando di sentirli.. scosse la testa cercando di fermare quegli inadeguati pensieri e deglutendo un altro bicchierino, seguito da Arato. Quest'ultima, poi, sembrò farsi timida all'improvviso e chiedergli timorosa:
-com'è andata in India?-


 
****


Hisako avvertiva continuamente lo sguardo di Hayama addosso, creandole una sensazione di piacevolezza e di disagio, sebbene fosse onorata dal suo insolito interesse e soprattutto stupita dalle sue scorbutiche premure.
Che si stessero davvero avvicinando?
Da una parte voleva sperarci, ma dall'altra aveva ancora in testa la conversazione udita a telefono, tra lui e qualcun altro_a lei sconosciuto_che si trovava in India ed era ciò che maggiormente la faceva sentire dubbiosa.
In quel mese che Hayama era stato in India aveva pensato molto a lui e gli era mancato, ma si era anche sentita angosciata perché sapeva esserci qualcun altro ad aspettarlo da un'altra parte del mondo. Voleva sapere chi era, voleva conoscere il rapporto che avevano e quanto questo fosse serio, ma non trovava la forza di entrare nel discorso; anche perché, se l'avesse fatto, rischiava da distruggere quel poco che aveva costruito con lui ultimamente.
Non voleva interrompere quella situazione di vicinanza che si stava pian piano creando, eppure era proprio il “non sapere” che la faceva stare male ed ecco perché pensava che la soluzione migliore_ovviamente ridicola_fosse annegare le sue paure in alcuni bicchierini di Whisky, per non pensarci almeno per qualche ora.
Tuttavia, non era riuscita a trattenersi dal fargli una domanda generica riguardo al suo viaggio.
-sarei curioso di sapere come mai sei tanto interessata ai miei viaggi in India.
Dubito che sia davvero per accrescere la tua conoscenza professionale.-
Hisako si sentì in difficoltà a quella constatazione e portò gli occhi sul bicchierino ancora mezzo pieno, pronta a buttare giù il resto. -cosa vorresti sentirti dire, allora?- ecco, era stata impulsiva.
-esatto. Hai ragione. La mia domanda ha altri fini. Soddisfatto?-
Ormai la frittata era fatta e dalla frustrazione, oltre a ributtare giù un altro bicchierino, le sfuggì anche qualche lacrima.
La reazione di Hayama, tuttavia, la colse di sorpresa, al momento che si sentì solleticare l'orecchio dal suo caldo fiato, che le scatenò dei brividi d'eccitazione:
-so perfettamente che sei attratta da me, Arato.- bisbigliò.
Lei sgranò gli occhi e scattò lontano da Hayama.
-cos'hai detto?- recitò spiazzata.
-non fingere di non aver capito.- accennò un piccolo ghigno quando la vide arrossire per averla messa imbarazzo.
-ti sbagli!- obiettò mentendo, ma non poteva ammettere che era la verità: aveva il terrore della sua risposta.
-potrai essere un tipo intrigante, ma non pensare che il mio interesse vada al di là di un semplice rapporto di convivenza pacifica.- continuò con aria goffa. Era incapace di mentire.
-..anche perché, come potrebbe piacermi un tipo tanto odioso?- borbottò, inghiottendo l'ennesimo shottino di Whisky. Dopo le numerose ondate di alcol assunte, iniziò anche a sentire la testa girarle e andare un po' in confusione, provando in tutti i modi a restare lucida per non fare un'altra figuraccia con Hayama.
-se non è così, meglio, perché sei troppo ingenua e debole per i miei gusti.- decretò glaciale.
Hisako si sentì nuovamente offesa, ma stava diventando troppo brilla per formulare un discorso sensato.
-mi gira la testa.- biascicò solo, portandosi la mano a sorreggere la fronte.
-perché sei stupida. Te l'avevo detto di non bere più whisky ed è per questo che sei debole.
Sarebbe un fastidio portarti su in camera, per cui preparati a dormire sul bancone del bar per stanotte.-
-è colpa tua che hai comprato una bottiglia intera.- fiatò, con un piccolo sprazzo di coscienza. Molto breve.
-nessuno ti ha detto di berla quasi tutta.-
Provò ad alzarsi dal panchetto, ma un capogiro le fece perdere l'equilibrio.
Hayama, senza riflettere, la sorresse evitando che cascasse.
-sei proprio senza speranza.- sbottò seccato -..oltre ad essere sconsiderata perché non hai pensato al banchetto di domani e ti sei ubriacata.-
-sta zitto..- mugugnò frastornata.
Appoggiò la fronte sul bancone, dato che non aveva la forza di alzarsi e strappò un sospiro stufo ad Hayama.
Iniziò a sentire gli occhi chiudersi, provò a tenere le palpebre aperte, ma la sonnolenza a causa della sbronza prese il sopravvento e si addormentò sul piano bar sotto gli occhi di Hayama.
Lo avvertì a malapena dire:
-aspetterò che tu ti riprenda. Che impiastro.-


 
****


Hayama attese che quella donna si riprendesse, ma quando guardò l'ora notò che erano le 1.00 passate e che, se voleva essere in forma per il banchetto, doveva andare a letto anche lui.
Sospirò stancamente, portando gli occhi sul viso addormentato di Arato: vista così appariva quasi innocente.
Si incantò ad ascoltare il suo respiro regolare, sentendole uscire frasi sconnesse dalla bocca.
Tra queste, sentì perfino farfugliare il suo nome: si meravigliò e avvertì una strana sensazione alla bocca dello stomaco, non era spiacevole, tutt'altro.. calda ad accogliente. Portò la mano sul petto e si disse fra sé e sé, sempre più scettico:
-cosa mi sta succedendo? Cos'è questa sensazione?-
Tornò a sbirciare il volto di Arato e si accorse solo dopo che le sue dita si stavano avvicinando verso la sua guancia, pronto ad accarezzarla con una strana dolcezza. Si strinse il polso con l'altro mano e fermò quell'azione del tutto fuori luogo e assolutamente vergognosa per uno come lui. -cosa sto facendo?- si domandò ancora, stranito.
I suoi pensieri furono interrotti dal ritorno del barista:
-signore, dovrebbe riportarla in camera: la sua ragazza non può dormire qui.-
La sua ragazza? Davvero sembrava la sua ragazza? Assurdo.
-non è la mia ragazza.- precisò subito, duro.
-la prego lo stesso di riportarla in camera.- insisté l'uomo.
-l'avrei fatto comunque.- rispose infastidito.
-la ringrazio.-
Detto questo, tornò su Arato e provò a svegliarla.
Peccato che sembrava veramente calata in un sonno profondo e dopo altre perpetui e piccoli scossoni, senza riuscire a distoglierla dal sonno, constatò che l'unica soluzione era portarla di peso in camera. Sbuffò scocciato.
-te la farò pagare, Arato.-
Così, con una delicatezza che non sembrava appartenergli, se la mise sulle spalle trovando il suo peso davvero leggero per le sue braccia. Il volto della ragazza era vicinissimo al suo, dato che era appoggiato sulla sua spalla, e poteva sentirne il suo profumo e il respiro. Il suo cuore, a quella sensazione, sembrò perdere l'ennesimo battito e l'attrazione per lei farsi sempre più deleteria. Doveva darsi una calmata se voleva portarla in camera senza “violarla” mentre dormiva.
Era impazzito? Tutto questo non era da lui.
Preso l'ascensore, raggiunse il piano di Arato e cercò all'interno della sua borsetta la chiave della sua camera.
La trovò quasi subito e la porta si aprì con uno scatto.
Entrato con calma, lievemente l'adagiò sul letto e la coprì con le lenzuola.
Rimase chinato ad osservare il suo volto ancora dormiente, attirato dalle sue labbra rossastre.
Voleva davvero baciarla?
Sapeva qual era la risposta, ma era dura da accettare.
Notò un ciuffo fuori posto, a coprirle la fronte, e d'impulso glielo scostò riportandolo verso gli altri in una leggera e gentile carezza. Guardandola ancora, con suo sommo stupore, sentì la sua bocca incrinarsi in un sorriso che era qualcosa tra il dolce e il divertito. Scosse di nuovo la testa, confuso dalle sue reazioni irrazionali.
Cos'erano tutte queste sdolcinatezze? Cosa provava per quella donna?
Ritornò prima ai tratti del suo viso, poi di nuovo alle sue labbra e, attirato come una calamita da esse, scese cautamente verso di loro finendo per lasciarle un casto bacio: erano morbide proprio come si era immaginato.
Poi, scioccato dal suo gesto, si allontanò quasi scottato e spaventato all'idea che lei potesse averlo sentito: non voleva che lo venisse a sapere perché era ancora infastidito all'ipotesi di essere attratto da una come Arato.
Dunque, dopo un'ultima occhiata sperando che non si fosse svegliata né accorta di niente, fuggì dalla sua camera chiudendo la porta dietro di sé. Rimase sulla stipite della porta per un po', il cuore in agitazione nel petto.
-come mi sono ridotto.- si maledì imbarazzato, schiaffeggiandosi la fronte.


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Angolo autrice: sono riuscita ad aggiornare anche prima del 28. Mi dispiace tantissimo di avervi fatto attendere due mesi prima di postare il nuovo cap, ma sono veramente piena di impegni. Spero continuerete a seguirmi e recensirmi lo stesso. Come vi è sembrato questo cap? come avrete visto è mooolto lungo e pieno! in questo modo spero di aver un po' rimediato all'enorme ritardo :D. Come sono state le scene AkiHisa e Sorina? e quelle tra Marika e Soma? spero di essere rimasta abbastanza IC con i personaggi e di non avervi deluso. Tranquillo, non abbandono nulla ;D.
Ringrazio tantissimo chi recesisce e continua a seguirmi, nonostante i ritardi. Ringrazio chi ha messo la fanfic a seguite/preferite e spero che, anche i nuovi lettori, possono farmi sapere cosa ne pensano.
Come sapete, non so quando aggiornerò di nuovo. Cercherò, però, di non farvi aspettare altri due mesi.
Avevo una gran voglia di postare anche perché abbiamo avuto di recente una bellissima notizia: la terza stagione anime di Food Wars, che spero possa far apprezzare ancora di più a tutti la Erina e la Sorina (visto che riguarderà anche lei e il loro avvicinamento). Cercherò di rispondere il prima possibile alle vostre recensioni, abbiate pazienza! ç___ç
Grazie di tutto! per tutto! :)

A presto!! Erina91


 
  
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