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Autore: Hermes    26/06/2017    0 recensioni
Diciassette anni di giorni da spiegare e mettere a fuoco.
Un’autopsia al tempo fra la nebbia di San Francisco e la polvere del deserto, per arrivare nel presente che potrebbe essere solo una possibilità nel futuro.
Il mondo è costruito sulle nostre scelte.
[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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You don't make a sound
You keep it all inside
One day it's gonna come flooding out
Everybody needs somebody to hurt it seems
Caught in the middle of life
It's just a riddle full of bad dreams
Richard Ashcroft ~ Everybody needs somebody to hurt

Si era ricordato della posta solo alcune ore dopo essere tornato al villino.
Aveva di nuovo messo gli occhi su quella lettera mal chiusa ed era stato più forte di lui.
O la busta si era aperta da sola a causa della colla scadente.
Fatto rimaneva che il contenuto non era niente di fabulous
Era una multa per divieto di sosta non pagata di un mese prima.
L’indirizzo non gli diceva un bel nulla ma una veloce ricerca su internet lo fece fermare e pensare.
Ho iniziato a ficcanasare? A questo punto sono all in!
Dieci minuti dopo le sei multe per divieto di sosta stavano aperte in fila sul tavolino.
Kurt le fissava con un che d’incredulo.
Tutte prese in periferia di LV, sempre verso sera ma non hanno mai tentato di portargli via l’auto, in più…
Sullo schermo del Mac si rifletteva Google Maps, una mappa di Las Vegas ed alcuni puntini posizionati agli indirizzi delle multe.
I vari indirizzi erano gli stessi o quasi di vari nightclub.
Fortuna o coincidenza? Si accettano scommesse!
Che ci andava a fare suo padre là?
Perché in alcuni casi i nomi di quei locali gli risultavano stranamente familiari, pure a lui?
Possibile che…nah, non ci credo…quei miei ricordi sono solo fantasie imbecilli di un moccioso.
A quel punto – in mancanza di altri dati sensibili – aveva deciso di mettere in pausa quel progettino da detective e beccare con Skype Edward su alla British Columbia prima che il San Bernardo se ne scappasse a qualche convention nerdista.
Lagden aveva una battaglia a scacchi da vincere e Fremount era spacciato.

~

Your face was somber
You paced around like you'd been waiting,
Waiting for something
Your world was burning
And I stood watching
Lana Del Rey ~ Big eyes

“Hiya Honey!”
Sì, ciao. Ciao e non tornare almeno fino a Settembre.
Quei pomeriggi passati con la compagnia delle ragazze Cheerleader le toccavano almeno due volte alla settimana, purtroppo.
Vuoi diventare vice capo squadra Betty? Ingoia il vomito e tieni le orecchie ed gli occhi bene aperti!
In sé e per sé il cheerleading era uno sport duro: oltre la prestanza da ginnasta bisognava avere una roccia al posto del cuore e dei riflessi micidiali.
Lei fortunatamente era rimasta indenne da incidenti fino a quel momento ma sapeva che il gruppetto del quarto anno dietro i loro sorrisi zuccherini e le moine aspettavano solo il momento di farla precipitare a terra e – se possibile – romperle qualcosa di debilitante a vita.
Il duro mondo dell’ambizione…ah!
Se doveva essere sincera negli ultimi giorni aveva messo a punto un piano perfetto per metterle alla sbarra, complice il fatto che ce l’aveva a morte con Lagden.
Sì, Lagden.
Dopo quella videochiamata su Skype non era più riuscita a trovarlo in alcun modo.
Sembrava sparito dalla faccia della terra ed aveva la netta sensazione che ci fosse qualcosa sotto oltre i – a lei già noti – piani per Luglio.
Qualcosa di nuovo, qualcosa che il ragazzo non attendeva o sul quale è capitato per caso.
Fatto stava che Kurt - normalmente così calmo – era capace di reazioni estreme, a volte pericolose e non era tipo da starsene con le mani in mano quando c’era da agire.
Almeno, se proprio non poteva essergli d’aiuto sul posto, avrebbe voluto poterlo ascoltare…magari anche calmarlo un po’ prima che facesse più danni!
Rimaneva che, di tutta la gente che girava attorno a Kurt, era quasi sicura di saperne di più dei suoi problemi: era di una privacy assoluta.
Lei non aveva mai conosciuto la mamma di lui o qualche altro parente per il semplice fatto che – il paio di volte che avevano fatto un salto a casa sua per qualche ora di studio – l’unica persona presente era una colf di mezz’età con il pallino per i beveroni caraibici.
Sapeva che andava fino nel deserto a causa di suo padre ma non come si chiamasse o di cosa si occupasse e – da quel poco che era sfuggito dalle labbra di Kurt – era ovvio che fosse persona non grata.
Lizzie era finita a bordo della piscina ora completamente deserta ma un disastro completo a causa della reunion appena conclusasi e si era seduta su uno dei lettini, Rock appollaiato su quello a fianco le lanciò un’occhiata annoiata prima di riappisolarsi.
Avrebbe dovuto occuparsi di qualche essay ma l’unica cosa che desiderava fare era fissare l’acqua, in quel momento di un blu terso, fino a quando non avrebbe visto sulla sua superficie le prime stelle della sera.
Godersi il silenzio con le cicale, l’aria calda ed immobile intorno ai fiori del paradiso e le palme.
Se ci pensava avrebbe potuto fare una puntata da sua cugina Simone a Hollywood, un weekend distensivo ed un po’ di sano shopping erano sempre capaci di metterla di buonumore!!!
Deciso!

As I looked down
The flames grew high
You watched me frown
I said good-bye
Lana Del Rey ~ Big eyes

~

“Per oggi abbiamo finito, procedete con le vostre ricerche come stabilito. Nella prossima riunione mi aspetto un debriefing sulle vie per potenziare una forma di vita sintetica in modo che sia geneticamente abile a sopravvivere alle temperature estreme, un miglior sistema di screening per i nostri esperimenti di laboratorio e nuove idee per far avanzare più rapidamente le nostre ricerche sulle nostre strutture hitman contro il cancro. Se avete idee che non possono aspettare la porta del mio ufficio è sempre aperta. Buon lavoro a tutti.”
La sala riunioni si pervase da un basso mormorio mentre i genetisti si alzavano dal lungo tavolo ovale e, discutendo si avviavano ai vari dipartimenti del Venter Institute of Research.
Stava ancora riordinando i suoi appunti quando sentii la voce di John a pochi passi da me.
“Michelle, so che siamo in pausa pranzo ma ti dispiace venire un momento nel mio ufficio?”
“Arrivo, Dottor Venter.”
L’uomo mi aveva sorriso scuotendo la testa e si era allontanato, accettando una tazza di caffè che uno della sua squadra personale gli porgeva.
Capo supremo mi cerca…che sarà successo?
Avevo lasciato tutta la documentazione sulla mia scrivania poi ero tornata due piani più sopra, scambiando qualche parola con la segretaria personale di Venter mentre lui si sbrigava con qualche telefonata importante.
Alcuni minuti dopo John in persona mi aveva fatto accomodare nell’angolo informale del suo ufficio dove sul tavolino era stato preparato uno spuntino degno di una colazione fra Primi Ministri.
Avevo aggirato le ostriche, la carne ed i dessert ma mi ero servita una piccola ciotola di insalata di frutta con noci, ananas, melone e papaya.
“Voleva vedermi, Dottor Venter?”
L’uomo sorrise fra la barba, gli occhi chiari che brillavano.
“Quante volte dovrò ancora ripeterti di chiamarmi John, Michelle?”
“Ancora, probabilmente.” sorrisi, masticando un piccolo pezzo di ananas.
Ogni volta che mi trovo al suo cospetto rimango totalmente abbagliata.
Nel corso della sua carriera aveva sconvolto la genetica con scoperte e dimostrazioni che sarebbero entrate nella storia umana.
Sarebbe stato difficile crederlo quando, da ragazzo, non gli interessava la scuola e preferiva andare a pescare o fare surf.
Solo qualche anno fa ha ricevuto il Dickson Prize per la medicina e tenuto un discorso per il terzo anno di fila al Congress for Future Medical Leaders.
Era un genio mondiale ed un’ispirazione, prediligeva l’open workplace ed il dialogo sopra ogni gerarchia lavorativa e più di una volta nel corso di questi quattordici anni era rimasto con noi in laboratorio a bruciare l’olio delle ore piccole su qualche struttura di rilievo che non voleva saperne.
Eravamo una squadra e poter lavorare per e con lui è un onore.
“In tutti gli anni che hai passato in questo laboratorio hai sempre lavorato con grande passione, Michelle.”
“Grazie.” quell’inizio di discorso m’incuriosiva e lasciai la forchetta nella ciotola.
“Sei uno dei ricercatori più agili in pensiero e hai una completa dedizione ai tuoi progetti di ricerca ma…”
Si era fermato, fissandomi mentre il sorriso perdeva smalto.
Adesso inizio a preoccuparmi.
“Le mie teorie sul Synt 3.0 non sono compatibili?” azzardai cercando di frenare la mia ansia per il fallimento fuori dal tono di voce.
Venter ridacchiò, scuotendo la testa con calma “Il tuo lavoro è perfetto, Michelle. Questa conversazione è puramente informale.”
Oh no, di male in peggio…
Poso la ciotola sul tavolino, mi è passata la fame.
“Sono venuto a sapere che negli ultimi tre anni non hai più preso un giorno di ferie.”
“A dire il vero…”
“Le trasferte per conto dell’azienda non contano.”
Ahi…ha usato il tono da boss.
“Ho sempre cercato di sostenere i miei ricercatori, Michelle e so che a metà settimana partirai per il Congresso a New York insieme a Wastings e Martin.” si era alzato dalla poltrona per versarsi della limonata ed affrontarmi “Vorrei solo che prestassi più attenzione alla tua vita ed alla tua famiglia.”
“Non sta cercando di sbarazzarsi di me quindi?” replico allegramente ma rassegnata.
Totally!” sta al gioco con un sorrisone poi torna serio “So che tuo figlio ormai è alla fine del liceo e, per esperienza personale, che il lavoro non è importante quanto i nostri figli. Passa del tempo con i tuoi affetti, Michelle.”
“Kurt è in Nevada.”
Venter corrugò la fronte per un attimo prima di capire ed sorridere a squalo “Perfetto. Passerai la seconda metà della settimana in trasferta poi immagino che San Francisco sia splendida a fine Giugno!”
Accidenti, mi toccano le ferie coatte!!!
Era inutile cercare di resistere quando la partita era persa quindi lasciai cadere la questione e finimmo di pranzare serenamente.
Alla fin fine – mi rassegnavo – non sarebbe stato male fermarsi un po’, magari trovarsi con qualche vecchio amico o con Hugo…
Di certo non sarei partita per Rachel.
Una volta mi era bastata ed avanzata.

~

La sua buona volontà non era bastata.
Si era rimesso a studiare ma – alla fine – la curiosità aveva preso il sopravvento sul suo buonsenso.
Aveva mandato una mail giù a Jimmy nel Lambda Dep tramite la rete unificata della base sul cosa doveva fare con le multe senza dire come le aveva avute.
Vediamo se tira fuori la coda di paglia.
Mezz’ora dopo gli era arrivato di risposta un laconico messaggino sul cellulare con in allegato gli estremi di una delle carte di credito del vecchio ed la richiesta scocciata di pensarci da solo.
Che gratitudine!!!
Quindi aveva proceduto sul sito apposito e si era fumato una cicca del pacchetto che teneva nello zainetto per le emergenze funeste.
Fatto quello era passato al piano B.
Aveva preso le due forcine di sua madre che teneva appuntate all’astuccio ed aveva scassinato senza molta fatica la porta della camera del padre.
Un’oretta dentro quel ricettacolo di polvere e carta aveva riesumato una cartellina nascosta fra il telaio del letto ed il muro. I documenti dentro risalivano ad una decina d’anni prima e facevano parte di un dossier medico incompleto.
Adesso era così curioso che sarebbe andato a fondo di quella storia a tutti i costi.
A quel punto vigeva a grandi lettere il Piano C: chiamare Lizard perché gli facesse da esca.
Quando gli fu chiaro che la ragazza non c’era arrivò il momento del Plan D…
Aveva telefonato di persona alla cara Dottoressa Claudia Creane con l’adrenalina che gli scorreva nel sangue come una droga.

~ Al tramonto del giorno dopo…

Too stressed to eat, too tired to sleep
Alien to all you meet
Richard Ashcroft ~ Running away

Aveva lavorato settantadue ore filate.
Almeno così diceva l’orologio dipendenti del Lambda Dep.
Non uno dei miei record migliori.
Aveva deciso per una pausa, preso l’ascensore con due reclute che occhieggiarono con curiosità il suo pass appuntato al camice.
Solo quando arrivò in superficie si rese conto del tramonto e che era sprovvisto di mezzo motorizzato.
Fuck me…
A quel punto era finito nella mensa per un boccone ed elemosinare un passaggio da uno dei dipendenti non di stanza nella caserma.
Prima che fossero sulla strada per Rachel la luce era sparita completamente e la temperatura scesa.
Non si sentiva particolarmente chiacchierone quella sera ed aveva tuned out la conversazione fra marito e moglie dai sedili davanti.
Eppure sentiva la sua voce…
“Non ti ho chiesto di cambiare! Non ti ho chiesto di sparire!”
Non riusciva a togliersela dalle orecchie complice il fatto che aveva come un presentimento.
E lui nelle ‘percezioni’ non ci aveva mai creduto.
Forse stava invecchiando.
[…]
Dopo quaranta minuti di pura noia era uscito quasi a gambe levate dall’auto per trovarsi davanti Kurt seduto di fronte la portafinestra del villino su una vecchia sdraio stinta che leggeva qualche comic al lume di una lanterna da campeggio ed la scia di una sigaretta mezza consumata.
Quando l’odore del fumo gli colpì le narici Linds arricciò il naso di cattivo umore “Non sapevo fossi in cerca di un cancro ai polmoni.”
“Non sento il desiderio di suicidarmi a differenza di qualcun altro.” aveva commentato Kurt, girando una pagina del fumetto, non aveva nemmeno alzato gli occhi.
Michelle.
L’uomo scosse la testa, stizzito ma rimangiandosi le parole che stavano per fuoriuscire “Qualche novità? Hai sentito tua madre?”
Occhi neri, acidi come il vetriolo, si alzarono a fissarlo.
~
“Mamma? Mamma sta benissimo, è felice.” si era passato le mani nei capelli neri con un gesto distratto per poi tornare a leggere, tirando una boccata e scuotendo la cenere “Esce, si diverte ed ha relazioni extrapersonali. Attualmente sta uscendo con un tipo niente male.”
Kurt sei fantastico, quando ti ci metti!!!
Silenzio.
Linds entrò dentro, per fermarsi a guardare la tv e per farsi una doccia ma non gli aveva più rivolto la parola per tutta la serata. Apparentemente intoccato dall’argomento.
Kurt invece aveva passato il tempo fuori, seduto su una delle sdraio a sbollire il nervoso e fumare.
C’è l’aveva con suo padre, con il coraggio che aveva a fare domande dopo tutti quegli anni e dopo non essersi mai interessato, emotivamente parlando.
C’è l’aveva con Creane perché non ci aveva ricavato niente.
Quella donna era brava a fare il suo lavoro e – parole testuali – ‘Le consiglio Kurt, di provare ad essere più ricettivo nei confronti di suo padre. Si confronti con lui invece di cercare carcasse e fango.’
Quelle parole gli bruciavano, non erano del tutto vere!
Kurt lo sapeva, se rimaneva alcune settimane nel deserto con Linds, era solo per fare un piacere a sua madre.
Non traeva nulla da quell’esperienza se non aumentare la voglia di spaccargli la faccia.
Un giorno o l’altro sarebbe successo, ormai era solo questione di tempo.

Don't drink me I'm like turpentine
Make you blind, burn your insides
If I don't know me then I don't know you
Can't figure out what I'm supposed to do
[...]
There's a killer in me and a killer in you
A little talent but a lot would do
If I don't know me then I don't know you
I don't know why I do the things I do
Richard Ashcroft ~ Running away

~~~

Canzoni del capitolo:
- Richard Ashcroft ~ Everybody needs somebody to hurt;
- Lana Del Rey ~ Big eyes;
- Richard Ashcroft ~ Running away.

Le note di questo capitolo sono:
- Edward Fremount è Ed/Eddie, il primogenito di Raphael Fremount. Maggiori informazioni sul San Bernardo le potete trovare nelle storie precedenti;
- La British Columbia University è una rete composta da due università pubbliche con sede in Canada;
- Il Dickson Prize è stato introdotto per la prima volta nel 1969 e viene consegnato annualmente dall'Università di Pittsburgh per riconoscere i cittadini americani che hanno fatto 'significanti e progressive scoperte' nella medicina e nella scienza. Il premio include una somma di 50.000 dollari, una medaglia ed il Discorso di accettazione. Ricevere un Dickson è quasi messo alla pari con un Premio Nobel o un Lasker Award;
- Il Congress for future medical leaders è una conferenza reale al quale possono solo partecipare solo alunni con un GPA di 3.5+ o più alto ed il desiderio di specializzarsi come medici o ricercatori;
- Il Synt 3.0 fa parte delle scoperte genetiche di questi ultimi anni (marzo 2016), in breve è il progetto di Venter di creare dal nulla ed in provetta una forma di vita con un genoma sintetico dal quale si eliminano tutti i geni non considerati vitali per soppravivere;
- Il vetriolo è un altro nome per l'acido solforico in soluzione acquosa concentrata maggiore del 90%. Per definizione è un acido minerale forte, liquido a temperatura ambiente, oleoso, incolore e inodore.

NOTA: UT torna ma il mio HIATUS rimane in vigore. Ho trovato un paio d'ore per betare ma nulla di più quindi portate pazienza, per favore.

Questo chappy era praticamente pronto ed pone le basi per il 'plot-twist' - nella mia testa si chiama gorgo muto LoL - che ruoterà la storia di 180 gradi.
Non faccio anticipazioni a parte che il prossimo capitolo è il più lungo di tutta UT con all'attivo 5018 parole non betate.
Cercherò di tirarlo fuori in tempi accettabili ma come già detto il mio hiatus continua fino a data da destinarsi...non ho orari e non trovo nemmeno il tempo per mettere in ordine la mia vita quotidiana, figurarsi quella dei miei personaggi...xD

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio anche laboncry86 che ha recensito ASTTR! <3
Mi raccomando se avete tempo fatemi sapere cosa ne pensate! Non mordo! LoL

Vi auguro un buon inizio settimana ed una buona estate!
Notte & 'Derci!
Hermes

  
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