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Autore: Clockwise    27/06/2017    2 recensioni
L’opinione universalmente riconosciuta è che ci voglia qualche miracolo misterioso, un allineamento astrologico o una predestinazione perfetta perché qualcosa come una storia d’amore possa iniziare. Sarà stato vero per Romeo e Giulietta, Artù e Ginevra, Dante e Beatrice – o meglio, così hanno deciso i cantastorie che li hanno inventati, illudendosi di creare qualcosa di unico e immortale, per scongiurare la banalità dell’amore di tutti i giorni. E invece quanta meraviglia c’è nello scontro casuale di due persone – questione di coincidenze ferroviarie, un errore o un calcolo sbagliato per prendere il treno giusto o lasciarselo sfuggire.
Una storia d'amore giovane, fra caffè e insicurezze, solitudine e problemi di giardinaggio.
I absolutely love you, but we're absolute beginners. (David Bowie)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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4.
 
 
Failing to fetch me at first keep encouraged,
Missing me one place search another,
I stop somewhere waiting for you.
 

 
Novembre arriva quasi come una sorpresa – l’estate aveva pigramente allungato le gambe fino a settembre ed ottobre, spingendo via l’autunno – quando si incontrano di nuovo e il cielo incombe grigio sopra di loro, carico di temporali.
«Bianca. Ciao.»
È più bella di come la ricordasse – i capelli più lunghi, il viso disteso, una serenità soffusa le ammorbidisce ed illumina i tratti. Sorride, abbracciandolo per un saluto rapido ed educato – c’è veramente quella punta di affetto in più nelle sue braccia o la immagina soltanto?
«Ciao! Come stai?»
Si allontana da lui, tenendogli le mani sulle spalle. Lo osserva, confrontando ciò che vede con ciò che ricordava. Lui si stringe nelle spalle, abbassando gli occhi, intimidito.
«Bene, bene, tutto… E tu come stai? È tanto che non ci vediamo…»
Si morde le labbra pentito – l’ultima cosa che vuole è accusarla, eppure è così che suonava. Lei non sembra prendersela, si stringe nelle spalle.
«Tutto normale, a parte questa pioggia…»
«Lo so, ha fatto talmente tanto caldo…»
«Era anche ora!»
«Infatti…»
Adriano non riesce a sostenere gli occhi di lei, che non smettono di scrutarlo, curiosi, placidi, limpidi.
«E insomma… Università? Come sono andati gli esami?»
Bianca si stringe nelle spalle, senza staccare gli occhi da lui – gli era mancata, la sua figura da Pinocchio, il suo viso perennemente assorto.
«Niente drammi, tutto tranquillo. Storia mi ha fatto penare un po’…»
«E capirai, chi l’ha mai seguita storia…»
«Appunto! Ho dovuto pregare in giro per gli appunti…»
Avremmo potuto studiare insieme.
Nessuno dei due lo dice, ma entrambi lo pensano. E improvvisamente quella possibilità perduta si fa presente, ingombrante fra loro due, insieme a tutto ciò che avrebbero potuto condividere in quell’estate solitaria – le giornate al mare, le nottate di studio, il cinema all’aperto, le passeggiate in centro, tra i Fori e sul Lungotevere, sfuggendo le orde di turisti alla ricerca del gelato migliore. Ore ne sentono entrambi con dolore la mancanza e l’acuto desiderio – e si potrebbe ancora rimediare, anche se sta arrivando l’inverno, non fa ancora così freddo e possono ancora farcela, se si impegnano, se ci mettono buona volontà…
«Ci vieni al compleanno di Marcello?»
Bianca aggrotta le sopracciglia.
«Marcello?»
Era uno dei migliori amici di Adriano, si conoscevano dal liceo. Bianca andava molto d’accordo con lui, era un tipo spigliato e divertente, a volte esagerava, ma era sempre bello potersi fare quattro risate.
«E quando?»
«Sabato. Non ho capito ancora dove, ma fa una festa, probabilmente al locale dello zio. Qualcuno diceva anche di andare a ballare, ma non so se si farà… Marcello probabilmente si ubriaca troppo prima.»
Lei sorride, scrollando le spalle. Da una parte le piacerebbe – le è mancato tutto il gruppo di amici di Adriano, si era sempre trovata a proprio agio con loro – dall’altra esita. Non sa se vuole rivederli – e rivedere tutto ciò che ha perso.
«Ti faccio sapere, va bene? Può essere che devo studiare… Comunque grazie.»
Adriano scrolla le spalle, leggendo oltre la scusa banale, conscio dei veri dubbi.
«Se non ti va non farti problemi. Non ce n’è bisogno.»
Riesce a guardarla negli occhi ora, risoluto e improvvisamente serio. Sul suo viso non c’è la stessa serenità di quello di lei – linee dritte gli solcano la fronte, ombre gli gravano sulle guance, la barba incolta, gli occhi stanchi. Lei scuote la testa, avvicinandoglisi.
«Adriano… Tutto bene?»
Lui sembra capitolare – chiude gli occhi, lascia cadere le spalle e scuote la testa, traendo un respiro tremante.
«Non– non lo so, è tutto un periodo strano… Un po’ di dubbi qui dentro» mormora, picchiettandosi la tempia. Lei gli prende la mano, stringendola fra entrambe le sue. Non serve spiegarle altro – Adriano si è perso alla ricerca di sé stesso, si è lasciato prendere dai dubbi e le incertezze, le infinite domande a catena – ma è un pozzo da cui può tirarsi fuori soltanto lui stesso.
«Succede a tutti. Se ne vuoi parlare, ti ascolto. Se non vuoi, ti ascolto comunque.»
Riesce a farlo sorridere, esulta dentro di sé.
«Ti va un caffè? Ho un’ora di buco.»
Adriano annuisce, seguendola. Non sa se riuscirà a confidarle tutto quanto – più si interroga e più scopre profonde questioni irrisolte dentro di sé che affondano le radici lontano nel suo passato, problemi che tutti si trovano ad affrontare, prima o poi, che l’hanno gettato nello sconforto e nell’isolamento da mesi. Non sa se riuscirà mai a ritrovare la sintonia e l’attrazione che aveva prima per Bianca – e forse è giusto così. Lei sembra in pace, l’ha perdonato, è cresciuta e rilassata – nessuno dei due ha bisogno di altro, se non di un amico, di una voce che ascolti. E ci sono momenti imbarazzanti, in cui una scintilla di passato li abbaglia per un istante – e si fanno impacciati, esitanti per qualche minuto. Eppure realizzano, finendo gli ultimi sorsi di caffè, che provare rancore o animosità o qualunque altro sentimento sarebbe inutile, uno spreco di tempo – un torto alla bellezza del giovane amore che hanno condiviso. Per cui si sorridono, si abbracciano e si salutano – prendono strade diverse, lui torna in biblioteca, lei in cerca dell’aula giusta. Nei loro passi, nelle loro schiene dritte, che non si voltano indietro, la sicurezza di trovare un sorriso sincero e una mano tesa ad aspettarli ad ogni incrocio difficile, ad ogni strada dissestata – pronti a lasciarsi sorprendere da tutte le coincidenze, dal bizzarro gioco di dadi della vita. In fondo, hanno appena iniziato.
 







***
Ok, ed eccola qui. Grazie a chi ha seguito fin qui, a chi ha voluto lasciare due parole e ha chi l'ha inserita fra le varie liste - lo apprezzo moltissimo :) 
Tutti i versi ad inizio capitoli sono da Song of Myself, di Whitman. 
A presto!
-Clock
  
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