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Autore: SwanShine    27/06/2017    0 recensioni
Once Upon a True Love era nata come una piccola fanfiction/passatempo qualche anno fa, ma col tempo ha preso forma e l'ho curata nel migliore dei modi. È quasi completa, mancano gli ultimi capitoli da finire, per cui ho deciso di pubblicarla qui (di nuovo) fino all'ultimo capitolo. Spero che vi piaccia, ci tengo molto~ (I capitoli verranno pubblicati una volta al giorno)
La fanfiction è incentrata sulle SwanQueen, che nel corso della loro storia troveranno più ostacoli che dovranno superare per riuscire a stare insieme, loro ed Henry, proprio come una vera famiglia e trovare così il lieto fine.
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Allora mi spieghi perché ieri non sei andata a casa con Regina?» chiese Mary Margaret posando una tazza di caffè davanti a Emma. 

Era mattina e la bionda aveva dormito in casa di Mary Margaret. 

«Perché..» cominciò «Era arrabbiata con me. E poi mi ha spinto tornandosene a casa..»

 «Ma tu cosa le hai fatto?» chiese Mary.

 «Le ho dato una sofferenza in più...» Emma posò la tazza che stava per portarsi alle labbra e continuò «Ruby... Mi ha baciata ed in quel momento Regina è passata lì ed io non ho saputo dire nulla.. Poi per un attimo mentre la seguivo mi è sembrato che fosse a terra, ma poi si è rialzata e non mi ha dato conto... E... Mi ha detto che non voleva essere il giocattolo di qualcun altro...E...» 

Emma non poté continuare perché la porta si aprì ed entrò Regina con una scatola fra le braccia. 

«Non ti hanno mai insegnato a bussare?» chiese Mary Margaret alquanto irritata. 

Regina posò la scatola sul tavolo e disse «Perché non si fa gli affari suoi, Snow? Oh, e dica alla signorina Swan che fuori casa mia ci sono tutte le sue altre cose.» e uscì di corsa. 

Emma era rimasta senza dire una parola per quella frazione di minuto, e la bruna non l'aveva nemmeno degnata di uno sguardo.

 La bionda si alzò dalla sedia lasciando il suo caffè sul tavolo, prese la sua giacca, mise il cappellino di lana e uscendo disse

 «Vado un po' da Granny.» lasciando Mary Margaret sola. 

La neve per strada le arrivava alle caviglie, ma non le importava. 

In quel momento stava solo pensando a Regina. Non stava pensando a quello che era successo la sera prima, no, sentiva solo il suo nome e la sua immagine ronzarle in testa. 

Regina Regina Regina Regina Regina...

Era entrata nel locale di Granny e Belle le era andata incontro 

«Oh Emma! Qualche notizia di Henry?»

 Emma scosse la testa

 «Cosa?» 

«Ho detto..» ripeté Belle «Hai qualche notizia di Henry?» 

«Oh.. No Belle.. Mi dispiace» rispose dispiaciuta. Belle poggiò una mano sulla spalla di Emma e disse 

«Emma, ti aiuteremo a trovare Henry... Ad ogni costo! Fosse l'ultima cosa che facciamo.» «Grazie...». 

E quando Belle uscì, Emma andò a sedersi su uno sgabello davanti al bancone 

«Granny, un caffè per favore...» disse. 

Granny gliene portò uno velocemente e si avvicinò a lei per parlarle.

 «Come mai ieri tu e Regina non siete venute? Vi abbiamo aspettato fino tardi.»

 «Abbiamo avuto un contrattempo.» rispose Emma bevendo il caffè tutto in un colpo.

 «Povero ragazzo.. Chissà dove si trova adesso...»

 

 «Ohi... Ma... Ma dove sono?»

 chiese Henry a se stesso massaggiandosi la testa, si guardò intorno, era in una specie di rifugio, uno di quelli per salvarsi dai tornado. 

Fece per alzarsi, e si accorse di avere una catena legata al piede 

«Cosa...?» 

«Calma ragazzo.» disse una voce femminile. Henry si guardò intorno chiedendosi da dove venisse 

«Chi sei? Fatti vedere!»

 «Non mi pare il momento per le presentazioni ragazzo. E ora cerca di stare zitto.»

 e si sentì qualcosa di metallico chiudersi da qualche parte.

 «E... Ora che cosa faccio?» 

si chiese portandosi le mani ai capelli

 «Vorrei che mamma Regina fosse qui...»

 

Emma arrivò in casa di Regina, bussò alla porta ma nessuno rispose. 

Tutte le sue cose erano lì davanti messe in scatoloni lungo il vialetto in attesa di essere portate via da lei. 

Però voleva vedere Regina e parlarle in qualche modo. 

«Hey Swan!» fece la voce di Uncino. 

«Killian, non è il momento per dichiararmi il tuo amore. Ho molto da fare.» disse Emma.

 Uncino alzò la mano e l'uncino e disse 

«Volevo solo sapere come andava con le ricerche.» 

«Non molto bene al momento.» rispose Emma mettendo le mani nelle tasche dei jeans. 

Regina spuntò dal giardino e li vide e disse

 «A quanto pare alla signorina Swan non basta Ruby. Ci prova anche con il signor senza-mano che fa gli occhi dolci.» 

«Ci risiamo con i suoi dolci nomignoli...» si disse Uncino. 

Emma avanzò verso di lei 

«Regina, voglio parlarti» 

«Ed io no, signorina Swan. Sono molto impegnata.»

 disse Regina recandosi verso la porta di casa. «Con le ricerche di Henry, spero.» 

«Henry? Perché mai dovrei cercarlo?» chiese la bruna inarcando un sopracciglio e accennando un sorriso. 

«Ma come perché? Regina, è tuo figlio! Nostro figlio!» disse Emma ad alta voce. 

«A me non importa di quel ragazzino, signorina Swan. E non è mio figlio. Trovi qualcun'altro che possa essere un buon secondo genitore per vostro figlio, perché io non sono per niente disponibile. Per lei.» la voce di Regina aveva un non so che di malefico, era come se non provasse nulla per Henry, il suo bambino. 

«Regina, ma sei impazzita!?» urlò Emma avvicinandosi alla bruna che si era fermata davanti agli scalini prima della porta.

 Regina le puntò l'indice contro e disse

 «Intanto mi dia del lei quando mi parla. E deve chiamarmi o Signor Sindaco o signorina Mills.» e salì gli scalini «e vada per la sua strada adesso, che io ho molto da fare.». 

Emma sapeva che c'era qualcosa che non andava, la guardò e poi così dal nulla le chiese «Tu mi ami ancora. Vero?».

 Regina la fissò con la fronte aggrottata e non disse nulla, anche Emma la fissava e aspettava una sua risposta. 

Rimasero a guardarsi per dieci buoni minuti, finché Regina con uno scatto delle mani la scaraventò lontano, nella strada.

 «Swan!» Uncino andò in suo soccorso. 

Regina li guardò un'ultima volta e rientrò in casa tranquillamente.

 Emma alzò il viso dallo spalto e lanciò un'occhiata alla casa di Regina. 

Si era graffiata la guancia destra e le si erano strappati i jeans dalle ginocchia che si erano anche sbucciate e perdevano sangue.

 Si alzò piano con l'aiuto di Uncino e sussurrò fra sé 

«Questa non sei tu, Regina. Torna in te.»

 

 Uncino aveva portato per lei gli scatoloni in casa di Mary Margaret che le stava disinfettando le ferite. 

Dopo Emma andò al molo con Mary, faceva freddo, ma la bionda non ne voleva sapere di tornare a casa. 

«Emma... Si sistemerà tutto. Troveremo Henry e...»

 «Lei ha detto che non le importa di Henry. Ed ora è sola.. Come prima. E so che soffre.»

 disse Emma, Mary Margaret si accorse che gli occhi le erano diventati lucidi. 

«Regina non è una persona forte... È sensibile e lo so. E se in passato ha fatto del male non è stato per colpa sua. È stata... Abusata, ricattata, manipolata ancora e ancora e ancora... E non ha ancora avuto il suo lieto fine. Io voglio farglielo avere, e stavo per riuscirci... Ma ho fallito. Ed ora so che sta soffrendo di nuovo. So che sta dietro la porta a piangere come quando mi ha baciata per la prima volta. Come tutte quelle settimane in cui mi evitava fin quando non le ho detto di amarla... Ha solo sofferto. E ora è di nuovo così... Ed infondo posso solo immaginare che la colpa... È mia.» 

Mary Margaret la cinse in un abbraccio perché si era accorta della sua espressione triste, e non riusciva a vederla in quel modo.

 «Emma, non è colpa tua e non devi piangere... Non mi piace vederti così..»

 «Scusa mamma..» sussurrò Emma stringendola a sé. 

 

In quello stesso momento Henry, chissà in quale posto, aveva pronunciato le stesse parole di Emma... 

Ma per Regina, alla quale aveva detto la parola "ti odio" e non riusciva a pensare ad altro che a quel maledetto giorno in cui sicuramente l'aveva fatta soffrire.

 

 Regina era davanti lo specchio della sua camera, e si guardava fissa negli occhi.

 Lei non pensava ad Emma ed Henry come loro pensavano a lei. 

Sentiva bisogno di fare del male, di far soffrire. Poi abbassò lo sguardo e vide una foto di Henry da neonato dentro una cornice, la prese e la fissò. Per un attimo il suo sguardo parve ammorbidirsi alla vista del bambino e sussurrò accarezzando la foto 

«Henry...» ed i suoi pensieri andarono sulla bionda, si girò e lanciò uno sguardo al letto e vide se stessa addormentata fra le sue braccia «Emma...» ma poi sentì qualcosa al petto, si morse il labbro e lanciò la foto a terra e i pezzi di vetro della cornice finirono lì intorno, passò le mani sul mobile facendo cadere tutto ciò che c'era sopra, strappò via le lenzuola dal letto e urlò 

«Dovete soffrire! Dovete soffrire come soffro io ogni singolo giorno!». 

Il suo cuore era sprofondato nell'oscurità...

   
 
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