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Autore: hart_kinsella    27/06/2017    2 recensioni
Versione alternativa dell'episodio 3x05 | E se fosse stato Wade, invece che George, ad accompagnare Zoe al campeggio delle preadolescenti di Bluebell? La solitudine e la lontananza dalla città (e da Joel) faranno il resto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Wade Kinsella, Zoe Hart
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà! :D 
Ebbene sì, eccomi qui con una nuova storia Zade, precisamente una one shot (quindi autoconclusiva): mi ha sempre stuzzicato l'idea di riprendere in mano l'episodio 3x05 (quello in cui Zoe e George accompagnano in campeggio le ragazzine di Bluebell, per intenderci) e di mettere Wade al posto di George (anche perché, parliamone, sarebbe stata la scelta più succosa, nonché più logica), perciò...eccoci qua! :P 
Il titolo "Out of the woods" è un gioco di parole tra l'evidente fatto che Zoe e Wade non sono proprio fuori dai boschi, come una traduzione letterale vorrebbe intendere (anzi, ci sono proprio immersi) e quello che invece in inglese è il significato di questo modo di dire, ovvero non essere più in difficoltà o in pericolo (in questo caso riferito al rapporto difficoltoso e indefinito, per così dire, che i nostri amati Zade avevano all'inizio della terza stagione).
Bene, direi che mi sono dilungata anche troppo: non mi resta che lasciarvi alla lettura di questa storia che, devo ammetterlo, ha preso una strada tutta sua, sorprendendo me per prima (che all'inizio avevo un'idea un po' diversa).
Come sempre vi invito a lasciarmi il vostro parere nella sezione "recensioni": per me significa tanto!
-Silvia

 

Zoe Hart era furiosa: non solo per colpa sua il reverendo Mayfair era stato investito, ma ora doveva anche trovare un sostituto del sostituto, dopo che quel fifone del suo fidanzato Joel si era rifiutato di prendere il posto dell'infortunato ministro del Signore nella spedizione nei boschi delle preadolescenti di Bluebell.

Per fortuna aveva un asso nella manica, l'uomo perfetto per quel compito, così marciò come una donna in missione all'interno del Rammer Jammer, il sorriso che le si ampliò in volto quando scorse l'oggetto del suo interesse. Quel sorriso però vacillò presto.

“Non esiste, scordatelo!” Sentenziò George Tucker, senza però fare desistere la dottoressa del tutto.

“Ma è una vacanza completamente pagata, e poi ci sarà modo, sai, di sistemare le cose, di legare di nuovo”

L'avvocato, tuttavia, non si fece ingannare. Non era così ingenuo, non più almeno, quando si trattava di Zoe Hart “Sarei un accompagnatore e non voglio legare con te perché non mi piaci più!”

Lei, d'altro canto, non era così pronta a chiudere con George. Rinverdire la loro amicizia, anzi, era la sua missione settimanale. Oltre ad innalzare il numero dei concittadini che pensassero che Joel fosse l'uomo giusto per lei, si intendeva “Quando finirà questa storia?” Sospirò, esausta.

“E tu quando tornerai a New York?” Ribatté sarcastico l'uomo.

“Queste sono le cose che dobbiamo superare” In tutta risposta, l'avvocato si alzò dal tavolo a cui era seduto ed uscì dal locale “Sei proprio ingiusto, Tucker!” Gli gridò dietro Zoe, prima di intercettare Wanda, giunta a sparecchiare la tavola “Hey, Wanda! Che ne dici di passare una serata in un resort rustico all'aperto con zip line?” Le chiese, facendo di tutto per innalzare l'attrattiva di quell'esperienza.

“Mi dispiace Zoe, ma devo lavorare” Rispose la rossa, facendo fare una smorfia di disappunto alla dottoressa “E poi sono già andata al campeggio di cui parli: quelle bambine sono tremende!”

Zoe si lasciò andare ad un sospiro scoraggiato, finché girandosi alle proprie spalle non decise di giocare una delle sue ultime carte “Hey Jemmaline, Cody...” Esclamò, ai due ragazzi seduti al tavolo dietro di lei “...voi che ne dite? Sono disperata” I due, però, scossero immediatamente la testa.

“Vengo io” La voce inconfondibile di Wade Kinsella si palesò alle sue spalle, facendole pensare che al peggio non ci fosse mai fine.

“Non così disperata” Precisò immediatamente, la solita maschera di sufficienza che le si dipinse in viso come ogni volta che il suo ex fidanzato era nei paraggi.

“Oh andiamo, Doc, sono il ragazzo che fa al caso tuo” Ribatté il barista con il suo strascicato accento del sud, la sicumera di chi sapeva di essere nel giusto e il sorriso sornione di chi non si stava proprio riferendo solo al campeggio per preadolescenti, cosa che Zoe afferrò subito e che le fece ridurre gli occhi a due fessure per fulminarlo con lo sguardo: come ci godeva a prendersi gioco di lei, della sua storia con Joel! Da quando era uscito quel sondaggio non aveva fatto altro che gongolare.

Wade inarcò le due sopracciglia, come a sottolineare ancora una volta quanto quella sua affermazione avesse fondamento, quanto lei avesse bisogno di lui...e in effetti, dove avrebbe trovato un'altra persona abbastanza atletica e oltretutto disponibile a compiere quell'impresa? “Solo in questo frangente” Sottolineò Zoe, riprendendo le sue parole di poco prima mentre gli puntava un indice contro e sul viso di Wade si spalancava lento un sorriso trionfante “Sii puntuale” Gli intimò secca, prima di superarlo e dirigersi verso l'uscita del locale.

Wade si girò per seguirla con gli occhi fuori dalla porta, un'espressione mista di incredulità e compiacimento: era stato più facile del previsto.

 

Più tardi, lo scuolabus sostava davanti alla chiesa quando Wade, armato di borsone e custodia della chitarra a tracolla, raggiunse un'impaziente Zoe che alternava sorrisi alle ragazzine accompagnate dai genitori ad un nervoso e regolare battito di un piede a terra.

“Pensavo di essere stata chiara sulla faccenda della puntualità” Lo apostrofò a denti stretti la dottoressa quando lui le si palesò al fianco.

“Beh, sono qui adesso, no?” Rispose Wade con lo stesso tono, salutando nel frattempo con un cenno della testa ed un sorriso vagamente forzato il padre di una delle ragazzine partecipanti.

Zoe stava per ribattere, quando il reverendo Mayfair, un braccio intorno alle spalle della moglie e un collare ortopedico indosso dopo il colpo di frusta causa dell'incidente con Joel, li raggiunse “Zoe, Wade, non so come ringraziarvi: mi state salvando la vita!”

“Oh si figuri, reverendo” La donna scacciò i suoi sentiti ringraziamenti con uno sbrigativo cenno della mano.

“No, davvero, ragazzi: avete salvato il nostro matrimonio!” Cinguettò la signora Mayfair, sottolineando quell'ultima parola con un'inequivocabile alzata di sopracciglia e lasciando Zoe e Wade ugualmente a disagio e lievemente disgustati dalle immagini che ad entrambi erano appena balenate in mente.

Il barista fu il primo a riprendere un po' di autocontrollo, scoccando uno dei suoi sorrisi alla coppia che gli stava di fronte “Io e Doc faremo un ottimo lavoro...” Rassicurò i due, circondando nel frattempo con un braccio le spalle della sua ex fidanzata, la quale fece una smorfia di sorpresa, sostituita da un sorriso forzato quando Wade le diede una spallata come a dire “stai al gioco” attirandola ancora più vicino a sé “...perciò voi state tranquilli e godetevi il vostro fine settimana, d'accordo?”

“Potete contarci!” Rispose entusiasticamente il reverendo, lanciando un'occhiata adorante alla moglie che mise nuovamente in imbarazzo Zoe e Wade, finché i due non riemersero dalla propria bolla d'amore “Bene, per noi è giunta l'ora di partire, come per voi del resto. Mi fido di voi, non mi deludete!” Li ammonì il ministro, con un indice puntato contro di loro ed un cipiglio fintamente severi.

“Sissignore, divertitevi!” Gridò loro dietro Wade facendo uno scherzoso saluto militare.

Mentre il reverendo e consorte si allontanavano, Joel Stephens, invece, si stava avvicinando, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni: la sua espressione serena, però, cambiò radicalmente, facendosi confusa, quando lo scrittore alzò lo sguardo davanti a sé e scorse la sua fidanzata, che lui era lì per salutare, con un braccio di Wade intorno alle spalle.

“Levami le mani di dosso” Borbottò Zoe, liberandosi con determinazione del braccio dell'ex fidanzato, soltanto qualche secondo dopo, i coniugi Mayfair ormai lontani dalla loro vista.

“Uh, scusa, Doc...sarà la forza dell'abitudine” Sogghignò Wade, guadagnandosi una delle prime occhiate di fuoco della spedizione da parte della dottoressa, mentre i due si dirigevano verso la porta dello scuolabus “Prima le signore” Si fece da parte l'uomo, facendole cenno di salire per prima.

“Il solito gentiluomo...” Commentò sarcastica Zoe, alludendo a tutto il contrario, cosa che lui però ignorò volutamente.

“Faccio quello che posso” Replicò, sorridendole ancora una volta, mentre saliva sul bus dietro di lei.

Intanto, a pochi metri di distanza, Joel osservava ancora incuriosito e ansioso la scena: qualcosa non gli tornava, una brutta sensazione che si era fatta ben presto strada dentro di lui. Alla fine non aveva salutato la fidanzata, preferendo rimanere in disparte, e si dileguò presto, per evitare che Zoe potesse vederlo dallo scuolabus sul quale era appena salita.

Lo stesso scuolabus dove regnava un vociare incessante e assordante, mentre le ragazzine partecipanti non la smettevano di chiacchierare spostandosi indisturbate tra i sedili.

“Ragazze, ragazze...hey!” Tentò di richiamarle all'ordine la dottoressa, invano, visto che nessuna sembrava averla anche solo lontanamente udita.

“Lascia fare a me, Doc” Le suggerì Wade, prima di infilarsi due dita in bocca e produrre un fischio che attirò immediatamente l'attenzione di tutte le presenti, le quali si zittirono all'istante, compresa Zoe, che cercò di mascherare il proprio stupore davanti all'efficacia dell'intervento del suo ex “Ok, ragazze, siamo pronti a partire, ma prima ognuna si sieda al proprio posto” Ordinò Wade con fare autoritario e un rapido battito di mani, suscitando un'immediata ed obbediente reazione “Ah, e niente cellulari né tablet, mi pare fossimo stati chiari” Proseguì prontamente, individuando un paio di fuorilegge tra i sedili, dalle quali si diresse senza indugio, reclamando con un gesto della mano gli oggetti in questione “Forza”

“Ma così il viaggio sarà noiosissimo!”

“Potremmo raccontarci delle barzellette, che ne dite?” Saltò su una speranzosa Zoe, guadagnandosi subito un coro di “buu” e un'occhiata scettica da parte del suo comandante in seconda, alla quale lei rispose con un'impotente alzata di spalle.

“Oppure...” Propose Wade, recuperando la sua chitarra, che si mise a tracolla e con cui suonò poi un paio di accordi, calamitando l'attenzione di tutte le preadolescenti mentre iniziava ad intonare una vecchia e famosa canzone country.

Vedendo come le ragazze fossero incantate, completamente rapite da Wade (alcune addirittura cantavano insieme a lui), Zoe alzò gli occhi al cielo: era proprio vero, dalla culla alla tomba non c'era una sola esponente di sesso femminile a Bluebell capace di resistere al sorriso e al fascino impertinente di Wade Kinsella. Beh, tutte tranne lei, ovviamente. Sospirò, scuotendo lievemente tra sé e sé la testa (che già cominciava a dolerle per quel canto a più voci, non tutte intonatissime): sarebbe stato un lungo viaggio.

 

“Ed è così che si monta una tenda!” Esclamò quasi trionfante Wade più tardi, mostrando con un gesto della mano la sua opera alle ragazzine che pendevano adoranti dalle sue labbra.

“Wade, posso farti una domanda?”

“Che c'è, Marybeth?”

“Vorresti sposarmi?”

Wade, impegnato a dare un ultimo ritocco per assicurarsi che la tenda stesse su perfettamente, rimase raggelato lì dov'era, sia per la domanda che per il candore con cui quella proposta gli era arrivata “Non penso che questo sia possibile” Rispose in maniera diplomatica, dietro un sorriso imbarazzato.

L'amica al fianco di una delusa Marybeth le diede una gomitata nel fianco “Sei troppo piccola per lui! E poi Wade deve stare con la dottoressa” Concluse, sicura del fatto suo.

Per poco lui non stortò uno dei picchetti che tenevano su la tenda sentendo quelle parole, mentre Zoe, che era pronta a lasciare la propria tenda poco lontano dopo avere recuperato alcuni effetti personali, rimase ferma lì dov'era, sentendosi chiamata in causa, curiosa di come la conversazione tra il suo ex fidanzato e le due ragazze sarebbe proseguita
“Già...credo che nemmeno quella sia un'opzione” Mormorò l'uomo un po' esitante, mentre si rimetteva in piedi.

“È perché l'ultima volta hai combinato un casino tradendola?” Ripartì all'attacco la seconda adolescente, lasciando Wade (il supposto adulto della situazione) a bocca aperta.

“E tu come lo sai?” Domandò, sprezzante e incredulo, cominciando a pensare che, come sosteneva Wanda, quelle adolescenti fossero terribili.

La ragazzina si limitò a scrollare le spalle con sicumera, le braccia incrociate davanti al petto “Mia madre ama i pettegolezzi. Ma voi eravate così carini insieme, vi vedevo sempre girare mano nella mano per la città! Ho sempre voluto un amore come quello!” Mormorò sognante l'adolescente occhialuta, portandosi le mani giunte al petto. Wade, dal canto suo, incassò quelle parole a capo chino e con l'ombra di un sorriso nostalgico in volto: se lo ricordava bene anche lui “Ci pensi mai a quello che hai perso? Ti senti mai un'idiota?” Incalzò nuovamente lei con fare quasi d'accusa, spingendolo a rialzare la testa per incrociare il suo sguardo.

“Diciamo pure ogni giorno” Confessò lui, in uno slancio improvviso di sincerità e di vulnerabilità.

Nella sua tenda, Zoe non si era nemmeno resa conto di avere trattenuto il fiato in attesa di una sua risposta, il cuore che le batteva all'impazzata senza che neanche lei sapesse bene perché. Quando udì le parole di Wade, avvertì un tuffo a quello stesso cuore e chinò la testa, mentre una sorta di sorriso malinconico e colmo di rimpianto le incurvava le labbra. Ma fu solo un attimo: poi la donna scosse la testa, come a volersi ridare un contegno, e dopo essersi morsa meditabonda il labbro inferiore, si decise a darsi una mossa e uscire di lì.

“Basta con le chiacchiere: devo controllare che anche le vostre compagne abbiano montato le loro tende e poi ci aspetta la zip line!” Il momento in cui il vero Wade era apparso era già finito, scacciato da un rapido battito delle sue mani e da un sorriso forzatamente allegro, mentre Zoe, dopo avere aspettato qualche secondo per non fargli intendere che potesse avere ascoltato ogni parola, lasciò la propria tenda e si palesò alle spalle delle due ragazze “Oh hey, Doc” La salutò lui, con più sicurezza in sé di quanta ne avvertisse, le mani piazzate sui fianchi, le due adolescenti che si allontanarono in fretta con due risatine complici.

“Hey” Mormorò lievemente imbarazzata Zoe, prima di cercare di darsi un tono con un breve schiarimento di voce “Allora, sono tutte pronte per le attività del pomeriggio?”

“Eh...direi di sì” Rispose esitante lui, dando una rapida e generale occhiata in giro.

“La tenda dovevi portarla tu!”

“Ma non ti ricordi? Poi hai detto che ci avresti pensato tu”

All'improvviso l'attenzione dei due fu attirata da un diverbio dall'altra parte del piazzale.

“Hey, hey, cosa sta succedendo qua?” Domandò Zoe alle due ragazze, raggiungendole insieme a Wade.

“Kayla si è dimenticata la tenda!”

“Dovevi portarla tu!!”

Le due ripresero a parlarsi addosso finché Wade, dopo un'occhiata di Zoe che voleva dire “fai qualcosa”, non intervenne “Basta adesso, recriminare non serve a niente! Trovatevi altre due compagne con cui dividere la tenda”

“È questo il punto: in ogni tenda ci sono già due persone, non c'è posto per noi!” Puntò i piedi una delle due, lanciando un'occhiataccia all'altra, che spalancò la bocca pronta a ribattere.

“Non ricominciate!” Intimò loro Zoe.

“Io non voglio tornare a casa per la notte” Si impuntò la prima, seguita a ruota dalla seconda: su qualcosa, apparentemente, erano d'accordo.

“Ok, beh...forse non ce ne sarà bisogno” Ragionò Wade, sfregandosi il mento con una mano mentre rifletteva sul da farsi “Potrete avere la tenda di Doc” Disse alla fine, facendo un gesto verso la dottoressa con aria trionfante per avere trovato una soluzione.

Lei, dal canto suo, annaspò a bocca aperta, presa in contropiede “Stai scherzando?! E io dovrei dormire, scusa?”

“La mia tenda è grande abbastanza per tutti e due” Quando vide che Zoe schiuse la bocca per rispondergli a tono, la precedette “Non posso cedere a delle ragazzine la mia tenda, sarebbe sconveniente, Zoe”

In effetti Wade non aveva tutti i torti, ragionò silenziosamente lei “Piuttosto dormirò sotto le stelle” Ribatté con spavalderia, incrociando le braccia davanti al petto.

“Se non hai paura degli orsi...” Scrollò le spalle lui, con finta noncuranza e celato divertimento, prima di allontanarsi insieme alle due ragazze, lasciando Zoe impalata lì dov'era.

Lei, rimasta sola, ci riflesse per un momento “Non ci sono gli orsi, vero? Vero, Wade?!” Gli gridò dietro con un'avvertibile punta di paura, ogni traccia di sicurezza improvvisamente sparita.

 

Il sole era tramontato da un pezzo, il fuoco del falò intorno al quale le ragazze avevano cenato e arrostito marshmallow insieme a Zoe e Wade e intorno a cui quest'ultimo aveva raccontato storie del terrore con il suo tono di voce più spaventoso si era spento, quando, dopo essersi assicurati che tutte le ragazze fossero nelle rispettive tende per la notte, la dottoressa e il barista rimasero in piedi l'uno davanti all'altra senza sapere bene cosa dire o fare, l'imbarazzo tra loro che si sarebbe potuto tagliare con un coltello.

“Allora...” Iniziò Zoe, sfregandosi piano le mani sui jeans che indossava.

“La mia offerta è ancora valida, Doc” Le disse lui con un sorriso sincero e tranquillo a bocca chiusa, mentre raccoglieva alcuni rifiuti da infilare nel sacco dell'immondizia che aveva tra le mani. Quando la vide aprire la bocca per replicare, con una punta di esitazione, lo sguardo che vagava dalla sua tenda comoda agli scomodi tronchi che avevano usato quella sera come sedute, Wade si affrettò ad aggiungere un divertito “Guarda che non mordo” Poi la guardò con entrambe le sopracciglia alzate, come ad invitarla a decidere in fretta.

Zoe sbuffò, arrendevole e un po' scocciata, come se tutto ciò le costasse uno sforzo sovrumano “Fammi strada” Borbottò, senza incrociare il suo sguardo: se l'avesse fatto, avrebbe visto le labbra del suo ex inarcate in un principio di sorriso trionfante, mentre le indicava la tenda con un ampio e quasi cerimonioso gesto delle mani.

Poco dopo, Zoe, che per quanto minuta pareva far fatica a stare in quello spazio ristretto, sbuffava mentre, stando sulle ginocchia, cercava di trovare una posizione comoda e allo stesso tempo di chiudere la cerniera lampo della tenda senza ribaltare tutta la struttura. Dal suo lato di quell'insolito letto, Wade la guardava divertito, trovando la cosa piuttosto comica, ma soprattutto adorabile.

“Quando hai finito di praticare violenza alla mia tenda, avvisami”

“Ugh, io odio i campeggi!” Mormorò sprezzante lei, riuscendo finalmente a sigillare l'entrata della tenda.

“Ma non mi dire...” Commentò a mezza bocca lui, il solito sorriso sornione che gli solcava le labbra, e che si allargò ancora di più quando gli occhi nocciola della sua coinquilina saettarono ostili nella sua direzione: Dio, era ancora più bella quando si arrabbiava.

Con un altro rumoroso sospiro, Zoe si coricò accanto a lui, dimenandosi per trovare la posizione perfetta per concedersi almeno qualche ora di sonno. Quando la mano di Wade si allungò verso la lanterna portatile che faceva da spartiacque tra i loro due corpi per far piombare il giaciglio nell'oscurità, lei fu più veloce e strinse il suo polso in una morsa serrata “Ti dispiace?” Gli domandò in maniera retorica, ben decisa a far valere la propria posizione.

L'uomo, rimasto a dir poco sorpreso da quella manifestazione di forza, cedette facilmente (soprattutto perché non voleva dover scoprire di quali altri gesti violenti lei potesse essere capace) “Ti ho già detto che terrò le mani a posto, mi sembra” Precisò, vagamente risentito.

“Non è per quello” Confessò la dottoressa con voce flebile, quasi sulla difensiva “È solo che non mi piace dormire completamente al buio, è una mia abitudine” Aggiunse, con una scrollata di spalle che voleva essere indice di noncuranza.

Wade, però, la conosceva, e a lui Zoe non la dava a bere “Oh, ho capito...le mie storie dell'orrore ti hanno spaventata!” Esclamò, gongolante, al che lei rispose con uno sbuffo sprezzante.

“Figurati”

“Oh sì: perché credi che mi piacesse propinarti tutti quei film terrificanti quando stavamo insieme?” Tornò alla carica Wade, ricordando con piacere come lei, nei momenti più spaventosi di quelle pellicole, si rifugiasse tra le sue braccia, il volto affondato nel suo collo.

“È per questo che le hai raccontate stasera?!” Si inalberò lei, sferrandogli un'energica manata sul braccio, che lo fece scoppiare a ridere istericamente mentre lui si sfregava il punto colpito.

“No, ok?! L'ho fatto per occupare il tempo e non far affogare quelle ragazzine nella noia...anche se forse avrei potuto pensarci” Fu la sua risposta sincera, un guizzo furbetto negli occhi.

“Cavolo, sei sempre il solito” Mormorò Zoe, scuotendo piano la testa e roteando gli occhi al cielo: quel commento ferì un po' Wade, che si ritrasse nel suo guscio, in silenzio e con lo sguardo puntato al soffitto. La voce della donna che poco dopo spezzò la quiete che si era venuta a creare lo sorprese non poco “Certo che non ti metti a raccontare storie del genere in un bosco sperduto e lontano chilometri dalla civiltà se poi non vuoi ritrovarti delle ragazzine terrorizzate sulla soglia della tua tenda nel cuore della notte” Borbottò al soffitto, le braccia incrociate al petto.

Lui sogghignò, fissando a sua volta il tetto di cerata sopra di loro “L'unica terrorizzata qui sei tu: loro hanno adorato le mie storie!”

“Certo, adorerebbero qualunque cosa uscisse da quelle tue labbra perfette!” Ribatté prontamente Zoe, salvo sbiancare e richiudere di scatto la bocca non appena si rese conto di quanto aveva detto, con Wade che, stupito e lusingato, preferì rimangiarsi qualunque commento per evitare di metterla ulteriormente in imbarazzo. E comunque non avrebbe fatto in tempo a parlare perché lei, che si era sollevata su un gomito nell'impeto della conversazione, si sdraiò di nuovo e riprese a parlare “Insomma, volevo dire che te la cavi alla grande con loro”

In effetti Wade, fin dall'inizio della spedizione, si era dimostrato ancora più valido e capace di lei, soprattutto quando si era trattato di convincere alcune delle ragazze più esitanti ed impaurite a godersi l'esperienza della zip line...la dottoressa, in fin dei conti, era grata che ci fosse lui al suo fianco.

“La cosa ti sorprende così tanto?” Rilanciò quasi amaro lui...ormai era abituato alla poca fiducia che Zoe e chiunque altro nutrivano nei suoi confronti.

“A dirla tutta no...insomma, non è un mistero che tu piaccia alla gente: non riesco a credere che tu abbia totalizzato più voti di Joel in quello stupido sondaggio del Blawker!”

“Nonostante mi abbia tradita” erano le parole che aleggiavano nell'aria non dette...effettivamente era stata già una sorpresa essere elencato nel sondaggio su quale fosse l'uomo migliore da vedere al fianco di Zoe Hart, ancora di più la percentuale delle preferenze ricevute da Wade.

“Perché vuoi così tanto che alle persone piaccia Shakespeare?” Domandò sinceramente incuriosito l'uomo, riferendosi al fidanzato di lei con il nomignolo con il quale l'aveva apostrofato fin dal suo arrivo in città.

Senza nemmeno voltarsi a guardarlo, lei aggrottò la fronte sentendo quella domanda che per lei era del tutto retorica, mentre stringeva sulla pancia il cuscino-anti stress che si era portata dietro “Beh, perché voglio che si integri nella comunità, come ho fatto io...è così sbagliato?”

“No, ma...non puoi forzare lui o chiunque altro. A volte sembra che ti sforzi così tanto di trovare l'approvazione degli altri perché sei tu la prima a non esserne sicura” Quelle parole, pronunciate da Wade senza alcuna malizia o cattiveria, fecero come scattare un interruttore in Zoe, suscitando in lei domande che aveva tentato di scacciare dalla propria mente per mesi “Insomma, se a te lui piace, dovrebbe bastare, no?” Cercò di mitigare lui, pratico come sempre e sincero come poche altre volte.

“Voglio solo che la gente veda quanto è grandioso, come lo vedo io” Si affrettò a precisare lei con rinnovata risolutezza “So quanto fa male sentirsi non voluti a Bluebell” Aggiunse infine, con un bricolo di tristezza.

Avvertendo quanto lei fosse vulnerabile in quel momento, Wade, dopo un breve sospiro, si puntellò su un gomito per poter parlarle guardandola “Devi solo dar loro un po' di tempo...e poi finiranno per amarlo come hanno finito per amare te” La rassicurò, un leggero sorriso che gli solcava le labbra, e che ne strappò uno, un po' spaurito, anche a Zoe, che sollevò lo sguardo ad incrociare quello di Wade che incombeva su di lei. A lui non ci era voluto poi tanto per amarla, stranezze comprese. Ma quello non glielo avrebbe detto, non quella sera almeno.

D'improvviso, i loro occhi ancora incatenati gli uni agli altri, l'aria all'interno della tenda si fece satura di elettricità: Wade spostò lo sguardo sulle labbra appena schiuse di Zoe, che fece lo stesso con quelle di lui. Finché Wade non si riscosse con un imbarazzato colpo di tosse, tornando a sdraiarsi dalla propria parte, a distanza di sicurezza da lei, il cuore che gli batteva all'impazzata nel petto “Buonanotte, Doc” Sussurrò nel buio.

Lei, ancora frastornata per quanto accaduto (o, per meglio dire, che poteva accadere), cercò di controllare il tremito della propria voce “'Notte, Wade”

Sulla tenda incombette il silenzio, ma nessuno dei due, fermi immobili con la paura anche solo di lasciarsi sfuggire un respiro di troppo, riuscì a prendere sonno, gli occhi sbarrati puntati al soffitto.

 

Era mattina inoltrata quando lo scuolabus si fermò davanti alla chiesa di Bluebell: le ragazze che avevano partecipato al campeggio scesero in tutta fretta dal mezzo chiacchierando concitatamente e, dopo avere recuperato i loro bagagli con l'aiuto dell'autista, si dispersero in compagnia dei genitori o di chi fosse venuto a riprenderle al punto di raccolta.

Zoe e Wade si erano appena congedati ciascuno da una coppia di genitori ansiosi di ringraziarli quando si ritrovarono soli accanto al bus, un timido sorriso imbarazzato sulle labbra di entrambi.

Dopo la nottata quasi del tutto insonne trascorsa insieme in tenda, i preparativi della partenza avevano assorbito tutta la loro attenzione e nemmeno il viaggio, passato a cercare di recuperare un po' del sonno perduto, aveva concesso loro di parlare.

“Eccoci qua” Disse Wade, tentando di stemperare un po' l'atmosfera.

“Già...” Annuì Zoe, senza sapere bene cosa dire “Ascolta, Wade...volevo ringraziarti per la scorsa notte” Quando alla fine si decise ad aprire bocca, si rese conto di avere commesso l'ennesima gaffe e che le sue parole erano facilmente equivocabili “Insomma, per quello che hai detto a proposito di Joel” Si affrettò a precisare, con una buffa espressione che strappò un sorriso a Wade, il quale poco dopo annuì.

“Figurati” Le fece un occhiolino di intesa, prima di chinarsi verso il vano bagagli del bus per recuperare le loro cose.

“No, dico sul serio...” Riprese Zoe, prendendo i bagagli che lui le stava porgendo e riguadagnando la sua completa attenzione “Sei stato di grande aiuto in questo campeggio, probabilmente senza di te avrei combinato un disastro...e io non ho fatto altro che trattarti male. Da quando sono tornata, se vogliamo essere precisi” Pronunciare quelle parole le costava molto, lo sapevano entrambi, perciò lei parlò a macchinetta come ogni volta che qualcosa la spaventava, come se volesse strappare un cerotto con un colpo solo.

Wade rimase attonito: ormai era abituato alle stoccatine da parte di Zoe, al suo tono acido e burbero...in fondo quelle schermaglie erano parte del divertimento, del loro rapporto. Anche se lui stesso doveva ammettere che, da quando lei era tornata in città, il tutto era peggiorato (non che potesse biasimarla, dopo il modo in cui l'aveva ferita). Perciò sentire quella sorta di scuse, cosa più che inconsueta per Zoe, non solo lo stupì, ma gli fece estremamente piacere e lo scaldò dentro, facendogli passare qualunque malumore, preoccupazione o che altro. Sorrise tra sé e sé, non abituato a quel genere di complimenti, sviando lo sguardo della sua ex fidanzata.

Lei stessa si sorprese di quel silenzio, della mancanza di battute al vetriolo o di risposte sagaci e, avvertendo un crescente imbarazzo, sospirò e gli porse la mano destra perché lui potesse stringerla “Tregua?”

Wade fissò quella mano come fosse qualcosa mai vista prima...chi era quella donna e che ne aveva fatto di Zoe Hart?! Ma quando, con espressione a dir poco confusa, notò lo sguardo speranzoso della dottoressa mentre se ne stava lì impalata (sicuramente sentendosi un'idiota ogni secondo in più che passava) in attesa che lui le stringesse la mano, Wade decise di smetterla di porsi domande e di accettare quello che gli veniva offerto “Tregua” Ripeté, la mano stretta in quella minuta di lei, mentre una breve scarica di elettricità attraversava entrambi.

“Hey, sei arrivata!” La voce di Joel, che si palesò alle spalle di Zoe, colse entrambi di sorpresa, facendoli sobbalzare e staccare l'uno dall'altra come se stessero compiendo qualcosa di più grave che stringersi semplicemente la mano “Come è andata, tesoro?” Le domandò il fidanzato, cingendole le spalle con un braccio prima di schioccarle un bacio su una guancia, gesto a cui Wade distolse lo sguardo, il cuore trafitto da un dolore sordo (come ogni volta che vedeva la coppia insieme), e Zoe chiuse gli occhi, godendosi il contatto.

“A meraviglia. Ma sono sfinita!” Esclamò con enfasi la donna, lasciando che Joel le togliesse l'ingombrante borsone dalle mani.

“Dai a me, ora andiamo subito al bed & breakfast” Poi lo scrittore sembrò accorgersi solo in quel momento di Wade “Ti sei preso buona cura di lei, Wade?” Gli domandò, con tono ingenuo (ma forse non troppo), facendo spalancare al barista gli occhi per lo stupore.

“Ero in buone mani, tranquillo” Fu la pronta risposta di Zoe, la quale pronunciando quelle parole incrociò gli occhi verdi di Wade con un muto sorriso di intesa, ricambiato da lui dopo un solo attimo di esitazione, mentre Joel assisteva alla scena con fare indagatore e crescente, inspiegata preoccupazione.

“Beh, sarà meglio che anch'io vada a racimolare qualche ora di riposo” Esclamò poi il barista, quando il contatto visivo con Zoe rischiava di prolungarsi troppo, il tono ed il sorriso esageratamente gioviali, per fingere che nulla del turbamento che avvertiva esistesse davvero.

“Sì, certo...andiamo anche noi” Mormorò lei, voltandosi verso il fidanzato e prendendogli la mano, prima di congedarsi da Wade con un debole cenno della mano e un timido sorriso.

Lui, salutando i due con un lieve movimento della testa, perse il sorriso non appena loro gli diedero le spalle e rimase lì a guardarli allontanarsi mano nella mano, lasciandosi sfuggire un sospiro: amava Zoe e probabilmente non avrebbe smesso tanto presto, ma ciò che più voleva era che lei fosse felice e se questo comportava che lei stesse con Shakespeare...beh, lui se ne sarebbe fatto una ragione. Osservò i due allontanarsi fino a diventare dei puntini indistinti contro l'orizzonte, poi, sospirando come a farsi forza e a darsi la carica, recuperò le sue cose e si avviò nella direzione opposta.

  
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