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Autore: IwonLyme    27/06/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La battaglia sta per cominciare. Queste le ultime ore prima dello scontro. Andrà a buon fine il piano di Yorick?
 
La Voce del Re - Parte XIV
 
Tornammo verso Wardell ed Ishmael e restammo in silenzio in attesa di qualche suono, ma non ci fu rumore che ci facesse comprendere se Yorick fosse già stato preso oppure no. L'ansia era palpabile e più di una volta ci scambiammo sguardi che chiaramente sembravano chiedersi se non ci sarebbe stata un'altra strada, se infine non avevamo sbagliato a lasciare che il Cacciatore compisse quella pazzia. Così non dormimmo nemmeno nelle poche ore che mancavano all'alba. Quando il sole sorse i nostri animi pieni di timore divennero più leggeri e cominciammo a distogliere i pensieri da ciò che ormai sarebbe avvenuto per rivolgerli invece verso ciò che ancora doveva avvenire.
Wardell si alzò dal luogo in cui era seduto e prese un profondo respiro. – Nowell, certo hai pensato bene … Va bene accompagnare Yorick fino a qui ed altrettanto tutto il viaggio, ma ora, che facciamo? Insomma, se ti conosco bene come credo, sono sicuro che hai in mente qualcosa per noi. – Disse ed allora mi voltai verso il Solitario credendo che infine il Domatore avesse ragione.
– Wardell, devi sempre dare troppa aria alla bocca, non è così? – Borbottò Nowell.
– Quindi, cosa pensavi di farci fare? – Gli domandò ancora insistente. – Mi sono insospettito quando hai chiesto a me ed Ishmael di accompagnarvi invece che a Wren e Jethro che erano molto amici di Yorick e tuoi. Se mi hai voluto qui è perché ti serviva il mio Drago, non è così? Ed immagino non solo per superare la foresta … – Il mio padrone sospirò.
– Ebbene … – Disse arreso al fatto. – … desideravo parlarvene, ma poi ho deciso di aspettare che Yorick non fosse qui. Credevo, in verità, che lui mi avrebbe sconsigliato ciò che ho in mente, ma penso sia quanto più necessario. – Sospirò.
– E cosa hai in mente?
– Desidero fare in modo che le sue parole diventino tanto credibili che mio padre non esiterà ad allontanare parte dell'esercito. – Concluse.
– Ma già che sia mio padre a pronunciarle aumenta la loro verità alle orecchie del Re Orrendo. – Dissi.
– Sì, ma voglio che lui ne esca vivo. – Rispose. – Se ha il sentore che potrebbe essere una menzogna lo torturerà e non voglio che questo avvenga. Non deve avere dubbi. – Sospirai.
– Allora cosa proponi? – Domandai.
– L'ombra deve diradarsi da ovest, devi spazzarla via, mio Drago. – Disse.
– Sì, ma Ishmael a cosa dovrebbe servirti? – Intervenne ancora Wardell.
– Acqua deve cadere sulla città, fulmini ed acqua che provengono dal Cielo per due giorni interi e poi l'ombra deve scomparire. Così crederà. E se non dovesse bastare faremo tremare la terra e lanceremo fuoco dal cielo. – Io ed Ishmael ci guardammo ed eravamo molto stanchi e poco pronti a tutto il lavoro che Nowell ci proponeva. Tuttavia entrambi comprendevamo che poteva davvero essere necessario creare un po' di scompiglio. Ciò che poteva facilmente essere spiegato il Re Orrendo l'avrebbe interpretato come una sfida che gli proveniva dallo stesso Cielo.
– Lasciamo che Yorick abbia la possibilità di penetrare nelle mura del castello, diamogli due giorni e poi scateneremo il Cielo. – Dissi.
– Grazie, mio Drago, so che può essere pericoloso.
Allora il Domatore sospirò e si sedette di nuovo davanti all'amico. – Nowell, sei fuori di senno, ma penso che potrebbe perfino funzionare. Se ci scoprono però sarà la fine.
– Allora faremo in modo di non essere scoperti. – Sorrise, ma nessuno di noi si sentì più tranquillo o rallegrato dalla sua calma. Sapevamo che poteva rivelarsi un completo disastro.
A volte bisogna rischiare se si vuole ottenere qualcosa di buono e noi avremmo rischiato il tutto per tutto con le nostre azioni. Se l'esercito non si sarebbe diviso la nostra vittoria era in dubbio e se ciò si univa alla nostra cattura la battaglia sarebbe diventata un suicidio. Tuttavia ciò non ci frenava dal metterci in gioco, poiché, anche se esigua, vi era la possibilità che mio padre ne rimanesse illeso pur avendo successo nella sua missione.
 
Mentre i due giorni che avevamo deciso di concedere a mio padre trascorrevano, perlustrammo i dintorni della foresta e trovammo un albero che, crollando, aveva formato sotto di sé uno spazio coperto abbastanza grande per ospitarci e lì portammo le nostre cose e quelle che Yorick ci aveva lasciato. Infine, sistemati al suo interno, la calma cominciò ad avvolgerci e riuscimmo a dormire sentendoci al sicuro. Quando ci svegliammo ogni cosa sembrò migliore e perfino il tempo che scorreva sempre più velocemente ci faceva meno paura.
Decidemmo che agire era una cosa necessaria e ci addormentammo consapevoli che il giorno dopo avremmo rischiato di venire presi. Immaginavo che nessuno si sarebbe trattenuto a lungo nei sogni, ma non sapevo che sarei stato il primo a svegliarmi.
Il sole a malapena passava attraverso le foglie verdi luminose e poco mi ricordava la bellezza di Nearel che era lo Spirito delle Foreste e loro traevano forza da lui come dall'acqua e dalla terra. Il luogo mi sembrò più tetro di quanto non avesse fatto la sera prima ed allora rivolsi lo sguardo ai miei compagni. Wardell stringeva a sé Ishmael e dormiva con il capo poggiato di fianco al suo. Aveva un sorriso dolce ed il suo Drago sembrava in pace, come se la luna e le stelle non potessero cullarlo o sconvolgerlo, come se emozioni non fossero richieste a chi viaggia accanto a colui che ama. Nowell dormiva al mio fianco e mi volgeva le spalle. Il suo viso era teso, forse più spaventato di quanto riuscisse a dire, tuttavia la sua figura mi trasmise una forte sicurezza e non riuscii a provare altro che tranquillità a pensare che lui avrebbe volato sopra di me e mi avrebbe condotto salvo fino alla vittoria. Mi fidavo di lui, più di quanto volessi dire e, quando ancora lo realizzai, sul viso del mio padrone apparve un sorriso beato e compresi che aveva sentito la mia gratitudine.
Mi alzai e mi spostai da sotto il tronco per vedere meglio come la luce rifrangeva dall'alto e la trovai più luminosa di quanto avessi visto prima ed ancora ne fui rincuorato. Poi, mentre mi perdevo tra le sfumature di verde ed i miei occhi ne gioivano felici, Ishmael si mise al mio fianco e mi guardò. – Sire, oggi comincia il nostro compito. – Disse ed io annuii.
– È così, amico mio. – Mormorai. – Oggi comincia la guerra e non finirà fino a quando una delle due parti non morirà. – Mi sorrise e guardò anche lui il cielo.
– Sono convinto che voi vivrete. – Mi mise una mano sulla schiena ed io sorrisi sentendo il suo calore e la sua dolcezza che, fin da quando ero stato solo un Indomabile, avevo sempre avvertito con gioia. Noi eravamo stati identici, eravamo stati Draghi Domati al servizio di due Domatori che di noi avrebbero deciso il destino. Io ero cambiato, mi ero Consacrato, mentre lui, che di certo più di me lo meritava, non poteva per la presenza del Re Orrendo. L'avevo lasciato solo nella sua condizione e non potevo non credere che se ne sentisse oppresso più di quanto non facesse prima di me. Vedermi, vedere Nowell vivere ciò che a lui e Wardell era precluso credo lo fece sentire isolato ed immeritevole di amore. Tuttavia qualsiasi mia parola non sarebbe valsa a rincuorarlo. Pensai che quando la guerra sarebbe volta al termine anche lui avrebbe avuto ciò che più desiderava e ne sarebbe stato felice ed ogni dubbio sarebbe svanito per sempre. Il suo cuore apparteneva a Wardell e tenerlo dentro il suo petto lo tormentava poiché quello non era più il luogo dove doveva stare.
– Ci converrà prepararci. – Dissi posandogli una mano sulla spalla.
– Vi seguirò ovunque. – Mormorò. Serrai le dita ed abbassai lo sguardo.
– Resta al sicuro, amico mio, molte cose sono davanti a te e meritano di essere vissute. – Lui sorrise ed anche io lo feci.
– Starò al sicuro, sire, le gioie che devono venire sono maggiori di quelle che ho ora, anche se a stento lo credo visto che molto sono felice e non mi sembra di poterlo essere di più. – Disse e senza aggiungere altro ci voltammo per accogliere i nostri Domatori che si alzavano ed insieme a loro andammo nel luogo deciso affinché al Cielo salisse l'acqua di Ishmael e la mia aria la facesse piovere.
Fu così che sul castello ed ad est di quello iniziò a crollare una fitta pioggia e l'acqua usciva da ogni dove ed inondava le case ed i prati. Fu così che il primo atto del Cielo fu deciso e la guerra cominciò. E, finalmente, il Re Orrendo avrebbe creduto che vi era qualcuno pronto a fronteggiarlo e da noi sarebbe venuto credendo di vincere facilmente.
 
Dopo la pioggia vennero i fulmini ed un forte vento si scagliò sul castello e per due giorni acqua scese come fiumi dal cielo. Poi all'alba del terzo giorno le nuvole sparirono, il sole penetrò chiaro, forte e luminoso sulle mura grigie e l'ombra era scomparsa. Per quanto essa spingesse dall'est non riuscì più ad impossessarsi della foresta o del castello. Fu così che il nostro messaggio fu inviato e data la violenza della perturbazione nessuno fu in grado di venire a cercarci o anche solo di pensare che qualcuno si celasse dietro il clima a parte il Cielo stesso.
Ci allontanammo allora dal luogo in cui io ed Ishmael avevamo sostato per due giorni dando sfogo ai nostri poteri e, una volta sotto l'albero caduto, dormimmo profondamente senza nemmeno pensare a cosa sarebbe avvenuto poi.
Non so dire quante ore passarono, ma furono Nowell e Wardell a svegliarci ed il loro volto era eccitato e febbrilmente felice. – Alzati, mio Drago! Vieni a vedere! – Esultò ed io allora mi sollevai e, senza indossare scarpe, lo seguii nella foresta e sbucammo verso la sua fine. Un forte vento si sollevava per il campo che circondava le mura ed il cielo era diventato scuro, ma non per la presenza dell'ombra, quanto più per quella di molti Draghi che, alzandosi in volo dai bordi della cintura di pietra, si dirigevano lontani ad ovest del castello ed allora un boato si aprì nel mio cuore.
Mi voltai e vidi Ishmael che si avvicinava ancora intontito dalla stanchezza e gli indicai il cielo. Allora anche lui vide i Draghi e noi quattro gioimmo per la loro partenza. Wardell abbracciò il suo Drago e lo ringraziò mentre Nowell mi posò una mano sulla spalla ed i suoi occhi luccicarono di gioia guardando il piano che Yorick aveva pensato dimostrarsi possibile. E la vittoria parve a tutti noi molto più vicina e ci sembrò quasi che nulla potesse davvero farci del male. Ci sentimmo invincibili e fu incredibilmente importante in un momento come quello.
L'esercito del Re Orrendo lasciò così il castello ed il nostro sguardo si rivolse allora dietro di noi. L'attesa di coloro che sarebbero giunti dalle profondità del bosco cominciò ad invadere i nostri cuori, tuttavia non sapevamo che essa sarebbe stata ben più corta di quello che credevamo poiché essi erano già in cammino e la foresta si spiegava davanti a loro inchinandosi e riverendoli poiché Nearel cantava con forza e la sua voce ci sarebbe giunta maestosa e lieta come il canto di guerra di coloro che combattono il male, come la voce del severo destino che davanti a noi si trovava.
 
Passarono tre giorni e l'attesa crebbe sempre più mentre l'assenza ci veniva sussurrata dalla foresta. Cominciammo a temere che i nostri fossero partiti troppo tardi e che avessero incontrato l'esercito inviato per loro. Nulla sembrava muoversi dietro di noi e Nowell aveva preso l'abitudine di sedersi su una roccia accanto all'albero caduto e da lì ascoltare i rumori della foresta e guardare nei suoi più oscuri meandri e quelle notti tornava da me privo di forze e deluso. Pensai di distoglierlo dai cattivi pensieri e di rincuorarlo in qualche modo, ma, sebbene non credevo che i nostri fossero stati sconfitti da quei pochi uomini, temevo che fossero stati rallentati o decimati. Io stesso avevo paura per il loro destino e non riuscivo a dire a Nowell di non averne. Wardell aveva invece un viso molto severo e riuscivo a leggere in esso la chiusura che provoca un timore ben più grande di quello che assillava il mio padrone: tra coloro che sarebbero giunti dalla foresta vi era Ormond ed il cuore del Domatore gemeva per una sorte negativa che sarebbe potuta capitare a lui.
Io ed Ishmael dovevamo così dimostrarci ben più certi di quanto eravamo ed i nostri cuori si rafforzarono in quei giorni poiché furono i sostegni di coloro che amavamo e con i quali avremmo volato fino in Cielo forse per l'ultima volta. Un senso di sacralità pervase così quei momenti poiché erano quelli che ci dividevano da un evento speciale, forse irripetibile e che sarebbe rimasto nei nostri cuori fino a quando il fiato non avesse abbandonato il corpo e la mente. Divenimmo ogni giorno più fermi nei nostri propositi e riconoscevamo uno nell'altro quello stesso sentimento tanto da rafforzare amicizia, affetto e determinazione. Mi accorsi che lui era per me una delle persone più importanti e così anche Wardell, Domatore amico dei Draghi.
All'alba del terzo giorno ci preparammo all'attesa. Il sole del mattino ci svegliò e ci accolse nel mondo. Andai a prendere dell'acqua e Ishmael raccolse frutti mentre Wardell cacciava. Mangiammo insieme e poi presi del cibo e lo portai dal mio padrone che, seduto sulla sua pietra, sembrava un antico saggio, un uomo che aveva vissuto molti anni e che portava nelle sue mani piegate sotto il mento, nei suoi lunghi capelli rossi legati, nel suo viso chiaro e sincero la stanchezza di una vita lunga e difficile. Pensai che Nowell era proprio così: molte cose aveva vissuto senza di me e tante emozioni aveva provato e probabilmente non l'avrei mai conosciuto davvero, non l'avrei mai compreso fino in fondo, ma lo amavo, lui era il mio Domatore e non vi era nulla che mi faceva gioire di più. Quell'uomo era il mio compagno, con lui avrei solcato il mare della vita ed avrei lasciato impronte sulla sabbia del mondo fino a quando l'ultimo fiato non ci fosse stato tolto, fino a quando ancora una volta insieme avremmo volato ed il Cielo a sé ci avrebbe chiamato.
– Mio signore … – Mormorai. – … non avete fame? – Mi guardò e sorrise.
– Perché mi parli in questo modo, mio Drago?
– Perché all'ombra di questa foresta mi siete sembrato un Re. – Sussultò e mi guardò stupito negli occhi. – Mai mi permetterò di dirti di fare qualcosa a te sgradito … è solo un pensiero che ha sfiorato la mia mente mentre giungevo da te.
– Lo so. – Mi posò una mano sulla spalla ed io allora mi sedetti nell'erba accanto a lui e gli passai il piatto con il cibo. – Il giorno verrà, l'ho promesso … – Sussurrò e mi sorrise. Sospirò e sollevò il viso verso gli alberi che popolavano quell'oscuro luogo ed i suoi occhi vibrarono di impazienza, le squame sul suo viso sembrarono luccicare di luce ignota e misteriosa. Il suo occhio di Drago guardò lontano e vide.
Un suono sordo tubò dal fondo della foresta e non credetti di sentirlo davvero, ma mi alzai veloce dall'erba. Suoni di tamburi sembravano provenire dagli alberi come se mani invisibili li suonassero con le bacchette del vento ed i miei occhi si spalancarono e rimasero fermi nell'attesa. Suoni oscuri da ovest giungevano e gli alberi frusciavano, sibilavano, scricchiolavano, rombavano, oscillavano. Suoni sordi e bassi, suoni di guerra, suoni di gioia, suoni di vittoria e la foresta vibrava, la foresta cantava e le chiome intorno a noi si mossero, si piegarono ed ondeggiarono mentre mille foglie cadevano e la terra tremava. Poi venne, un acuto suono, una voce che parlava dal buio, una voce che guidava nell'oscurità. E dagli alberi si sollevò un grosso uccello nero che vorticando si avvicinò a me ed al mio padrone.
Sorridendo Nowell si alzò e tese il braccio al cielo. Il grosso corvo vedendolo si avvicinò e ci si posò sopra lasciandosi accarezzare le piume dal Solitario e con gioia gracchiò acuto e dalla foresta una risposta echeggiò ed i rumori si fecero più forti, più duri, la terra vibrò con più forza e gli alberi si spostarono con più velocità e dal verde emerse la figura di Nearel che come un flauto usava la sua voce e cantava note bellissime e dietro di lui gli alberi si allontanarono e l'esercito si rivelò agli occhi di coloro che l'avrebbero condotto. Mille persone e mille Draghi finalmente schierati, un solo importante compito, un solo importante sentimento ad unirli tutti.
Afferrai il braccio di Nowell ed il corvo si alzò in volo andando a posarsi sulla spalla del suo padrone che, stanco, smise di cantare e guardandomi negli occhi si inchinò profondamente. – Sire, coloro che dovevano giungere dalla foresta sono giunti, ora è il Cielo che deve cantare. – Mi salutò. Sorrisi. Mi inchinai a mia volta.
– I nostri ringraziamenti e la nostra stima a Nearel che canta con voce possente e che conduce coloro che devono essere guidati nell'oscurità. – Mi avvicinai e gli posai una mano sulla spalla. – Molto ti sono grato e tutti loro sono qui per merito tuo e così sarà la vittoria se ci sarà, da oggi verrai chiamato Voce nel Buio e che tutti ricordino la tua forza e la tua abilità e che tutti ricordino come sono stati guidati da te nel difficile passaggio.
– Accetto con gioia le vostre parole sire. – Mormorò e ci guardammo negli occhi pieni di stima reciproca.
– Anche i Domatori devono esserti grati, Signore delle Foreste, ed il mio Drago con ragione ha parlato … come sempre fa, d'altronde. – Disse Nowell avvicinandosi a sua volta. – Grazie a te il giorno è giunto e domani sarà guerra. – Si rivolse poi a coloro che erano dietro di lui. – Riposate miei fratelli e domani voleremo insieme! E se dovesse essere l'ultima volta che almeno il Cielo ci consenta di portare con noi quanto più male riusciamo! Sarà gioia! Sarà gioia … ancora una volta.
 
Il sole premeva forte sui nostri visi. I lati della foresta erano gremiti di uomini insieme ai loro Draghi ed il silenzio li avvolgeva poco prima dell'attimo. Il respiro di noi al fianco di coloro che amavamo era regolare e sicuro.
Avevo abbracciato Jethro la sera prima e lui mi aveva dato un bacio sulla fronte. Potevo sentirne ancora il calore e bruciava come fosse fuoco, bruciava come fosse l'ultimo bacio che mio padre mi avrebbe dato.
Le nostre mani erano ferme e sicure, i nostri Domatori attendevano il momento di stare ancora in cielo e le mura del castello erano dure ed impenetrabili.
Wardell aveva salutato Ormond ed ora era al suo fianco, fratello vicino al fratello e Drago vicino al Drago, così avrebbero volato verso la guerra e così avrebbero ancora una volta lasciato vivere quel sogno che loro padre aveva fatto e che a loro aveva insegnato.
Ancora l'ansia premeva sui nostri animi e pieni di sentimenti erano gli occhi di Jaxon che guardavano la luce del sole, accanto aveva il padre ed il fratello a lungo perduto, lui l'avrebbe portato, lui che per volare l'aveva perso per sempre. Ancora una volta uniti verso la causa della loro separazione, verso l'odio che divide i liberi dai domati, verso tutto ciò che non doveva essere accettato ancora una volta.
Negli occhi di Nearel vi erano le ombre di chi aveva amato ed ancora amava.
Nel cuore del mio Domatore vi era gioia ed impazienza insieme. Accanto a lui stava ferma una donna Drago e posava la mano sulla guancia di lui e le sue dita perfettamente calzavano quelle sottili cicatrici che erano incise su di essa. Gli occhi di lei erano gialli come il sole ed i capelli di fuoco le avvolgevano le spalle. Al suo fianco ella avrebbe combattuto un'ultima volta per poter amare un bambino che nessuno avrebbe amato, per poterlo lasciar amare chi desiderava, per liberarlo dai suoi demoni, per ricordare ancora una volta, come fosse avvenuto pochi attimi prima, il momento in cui l'aveva preso tra le sue braccia e l'odio che aveva provato per ciò che dentro di lei cresceva si volse in amore così come non avrebbe mai creduto. Lui portava i sui occhi ed i suoi capelli ed infine non poteva essere del Re Orrendo più di quanto non fosse suo. Nowell, il bambino che doveva essere odiato ma che lei aveva cullato con amore. Il bambino destinato a sconfiggere ogni odio.
Presi un profondo respiro. Volsi gli occhi al Cielo e vidi ancora l'azzurro delle mie montagne, il verde alto di Principe e l'amore che da esso era disceso e risalito. Al fianco di coloro che amavamo avremmo volato ancora.
– Mio Drago, trasformati e portami in Cielo di nuovo. – Mormorò Nowell ed insieme a lui mille sussurri si levarono tra i Domatori che chiedevano a coloro che amavano un'ultima prova. Ed i Draghi divennero Draghi ed il cielo si fece più vicino poiché grandi ali avevamo e lì i nostri padroni dovevano andare.
– Alzati in volo, Nivek, per me, ancora una volta.
Tra le mie ali l'aria ed il vento. Tra le mie ali ciò che Nowell aveva permesso ci fosse. E la guerra non fu mai più vicina. E la guerra non fu mai più reale.
Coloro che amano contro coloro che odiano … ancora una volta.

Finalmente lo scontro finale è cominciato! Il prossimo capitolo rivelerà finalmente le sorti della battaglia! 
Mi sembra davvero impossibile essere ormai arrivati alla fine di questa avventura! Spero davvero vi piaccia sempre di più!
Iwon Lyme
   
 
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