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Autore: Robigna88    27/06/2017    1 recensioni
Elijah ha chiesto a Marcel di cancellargli la memoria. Ogni ricordo della sua vita passata, ogni dolore, ogni fardello, ogni responsabilità... tutto cancellato. Persino il prezioso sempre e per sempre.
Ma certi ricordi non muoiono mai davvero e a volte tornano prepotenti. Per portare felicità oppure per distruggerla.
SPOILER FINALE STAGIONE 4
AU STAGIONE 5
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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ONE IN A MILLION

Prologo

 

 

 

 

 

Manosque, Francia

 

 

Elijah si alzò dallo sgabello che oramai occupava tutte le sere da quasi dieci anni, sorrise al cameriere e si sedette al bancone, dopo aver sfiorato i tasti un’ultima volta. Non si sarebbe mai stancato del fresco e del liscio della galalite sotto i suoi polpastrelli, dell’adrenalina che lo pervadeva ogni qual volta si preparava a suonare. Si sentiva libero e felice, si sentiva leggero e Dio... era una sensazione magnifica.

Manosque gli era sempre piaciuta, a volte si ritrovava a chiedersi perché ci avesse messo così tanto a trasferirsi lì. Aveva visto posti meravigliosi nella sua vita, ma nessuno come quella piccola perla in Provenza. Tutto era antico e quasi magico lì e lui si sentiva a casa oramai.

Aveva un discreto giro di amici, un lavoro che amava, una bella casa, una meravigliosa fidanzata e tutta una vita da vivere. Sì, non poteva fare a meno di sorridere.

“Hey Elijah” gli disse Paul, il cuoco di quel piccolo ristorante in cui suonava tutte le sere. “La tua bella verrà a sentirti suonare domani? È da un po’ che non si fa vedere, va tutto bene tra voi?”

L’altro sorrise. “Benissimo. Ha solo molto da fare. La Pâtisserie ha preso il volo, ci sono parecchie ordinazioni e un viavai continuo di gente. Stiamo persino pensando di ingrandirla e mettere dei tavoli, così i clienti potranno sedersi per mangiare un dolce, invece di essere costretti a portarlo via.”

Paul scosse il capo pensieroso, poi abbozzò un sorriso. “Solo alla tua fidanzata poteva venire l’idea di chiamare una pâtisserie, Pâtisserie.

Elijah rise. “Nella sua poca originalità, è un nome originale però, devi ammetterlo.”

“Sarà” sbuffò il suo interlocutore. “Ad ogni modo, portale i miei saluti. E” gli mise davanti due sacchetti di carta. “Hamburger e patatine alla paprica, come piacciono a lei.”

“Grazie Paul” replicò l’altro poggiando dieci dollari sul bancone e avviandosi verso l’uscita. “Ci vediamo domani.”

Fuori la serata era calda e piacevole, il cielo era pieno di stelle e tutto andava bene. Con un sorriso raggiunse l’auto.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Io detesto fare i conti” la donna si versò un bicchiere di vino, guardò i fogli sparpagliati sul tavolo, e infine abbassò lo sguardo verso il cane. Lola, si chiamava così, era una palla di pelo color champagne che aveva trovato qualche anno prima per strada. Quando l’aveva vista la prima volta aveva solo tre mesi e se ne stava tremante ai piedi di un grande albero, sotto una pioggia torrenziale. L’aveva avvolta nel suo cappotto e l’aveva portata a casa con sé e da allora non si erano mai più separate. Elijah poi la adorava, non faceva altro che coccolarla e viziarla. Ha sofferto abbastanza, ora ha solo bisogno di amore. Tanto amore, diceva sempre.

Un po’ come te avrebbe voluto replicare lei ogni vota, ma non lo faceva mai perché...

“Sono a casa!” urlò proprio lui dall’entrata. La porta si richiuse alle sue spalle, i pensieri di lei si rifugiarono di nuovo nell’angolo di cervello in cui dovevano stare. “E ho portato la cena.” Lola scattò in piedi e come un razzo corse verso la porta, come faceva ogni sera e la donna rimase sola col suo bicchiere di vino.

“Incredibile” mormorò versandone uno anche ad Elijah. “Lui arriva ed è come se io smettessi di esistere.”

“Ciao bellissima” Elijah le posò un bacio sui capelli. “Scusa se ho tardato. Paul ti manda i suoi saluti e le patatine fritte alla paprica.”

“Amo Paul, lo amo davvero! È come se riuscisse a leggermi nel pensiero, mi manda sempre il cibo giusto nelle serate giuste.”

Il suo fidanzato rise. “Ho pagato per questo cibo. È me che dovresti amare.”

La donna aprì una delle buste e ne tirò fuori una patatina che mangiò in due bocconi. “Ho abbastanza amore per entrambi” scherzò voltandosi a guardarlo: alcuni ciuffetti di capelli gli ricaddero sulla fronte quando si girò per ricambiare il suo sguardo. Gli occhi scuri e malinconici, sempre un po’ velati nonostante il sorriso.

“Che c’è?” le chiese in un sussurro.

Lei alzò una mano e gli accarezzò una guancia con dolcezza. “Ti amo” gli disse spostando i ciuffetti dalla fronte con le dita dell’altra mano. “Tutto qui.”

Elijah si piegò per baciarla. “Anche io ti amo.”

“Non quanto io amo te” scherzò lei. “Ma non dirlo a Paul.”

Lui rise di nuovo, lo faceva spesso, le prese il viso tra le mani e la baciò di nuovo, più profondamente, con dolcezza. Pensò che la sua bocca sapeva di vino, paprica e famiglia. Sapeva di tutte le cose che lo facevano stare bene. “Ah Allison Morgan” le disse rompendo il bacio ma tenendola abbracciata. “Come ha fatto una come te ad innamorarsi di uno come me? Dovrò ringraziare la sorte per il resto dei miei giorni.”

Allison sorrise appena. Era lei che doveva ringraziare la sorte o meglio, doveva ringraziare Marcel, per aver cancellato ogni brutto ricordo dalla mente di quell’uomo stupendo e felice che era il suo tutto da oramai tanti anni.

“Hai fame?” gli chiese. “Perché io sto morendo e quelle patatine mi stanno chiamando. Riesci a sentirle?”

Elijah finse di mettersi in ascolto. “No, non sento niente. Eccetto il tuo cuore che batte all’impazzata. Stai bene, amore mio?”

Lei deglutì a vuoto ignorando quella brutta sensazione che la infastidiva da giorni. “Sì, sto bene.” Un altro bacio, poi la cena. Esattamente come ogni sera.

 

 

   
 
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