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Autore: tbhhczerwony    27/06/2017    1 recensioni
【estremo what if? | prideshipping | piccoli capitoli, non odiatemi】
dal testo:
Si ricordò solo dopo che in effetti, Seto voleva ancora cercare la persona che l’aveva aiutato a migliorare nei duelli, la persona che, sebbene fosse in un altro corpo, riusciva a comunicare con lui liberamente; perché, naturalmente, da persona morta che era, la sua anima era dentro al corpo del piccolo – che ormai non lo era più di tanto – Yugi per un sacco di tempo.
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Seto Kaiba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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non chiedetemi perché, semplicemente mi sto fissando con questa ship e ho voluto fare un what if post-Yu-Gi-Oh! The Dark Side of Dimensions, e niente, questo è il prologo. Spero che vi piaccia e... cose.


00: L'incontro

 
Dopo la prima esperienza con il macchinario per raggiungere il passato, Seto decise di mettersi a lavoro per una macchina del tempo definitiva. Ci vollero quasi tre mesi per progettarla e quasi due anni per costruirla e finirla. Mokuba si chiedeva sempre perché il fratello maggiore aveva quell’ossessione nel costruire una vera e propria macchina del tempo. A cosa serviva? Forse, secondo il ragazzino, solo per sprecare la propria vita. Tutte le giornate le passava in laboratorio, mangiava e dormiva lì.
Si ricordò solo dopo che in effetti, Seto voleva ancora cercare la persona che l’aveva aiutato a migliorare nei duelli, la persona che, sebbene fosse in un altro corpo, riusciva a comunicare con lui liberamente; perché, naturalmente, da persona morta che era, la sua anima era dentro al corpo del piccolo – che ormai non lo era più di tanto – Yugi per un sacco di tempo.
Era proprio lui, il faraone Atem. Mokuba non sapeva perché lo attirasse così tanto, pensava fosse solo perché duellava in modo diverso da altri – dopotutto, stiamo pur sempre parlando del re dei giochi. In effetti era così: Seto avrebbe fatto di tutto per duellare con Atem, simulava persino i duelli con una realtà aumentata, simulava il passato, ma finalmente poteva anche scartare queste opzioni. Il ragazzino si preoccupava molto del fratello maggiore, non lo vedeva quasi mai, nemmeno durante i pasti.
Un giorno, quando si era avvicinato alla porta del laboratorio, aveva bussato alla porta, chiamando il suo nome. Purtroppo però, non ebbe alcuna risposta dal maggiore, troppo occupato nel suo lavoro. Solo il giorno in cui ebbe finito la macchina riuscì a vederlo. La porta era semichiusa, di conseguenza poteva vedere qualcosa: gli erano leggermente cresciuti i capelli e appunto per questo, nello stesso momento in cui il ragazzino aprì leggermente la porta, se li stava tagliando, facendoli ritornare della solita lunghezza.
Seto entrò dentro il macchinario e, sedendosi, nello stesso momento vide Mokuba entrare mentre correva, prima che lui sparisse definitivamente. Il ragazzino, non appena il fratello maggiore era sparito, guardò il macchinario per un po’, mentre dagli occhi fuoriuscivano alcune lacrime.
 
Nel frattempo Seto era già arrivato nel passato e, l’unica cosa che gli passava per la mente era Mokuba davanti alla macchina in lacrime. Forse avrebbe dovuto salutarlo, o almeno dirgli dove andava, ma ormai era troppo tardi.
Si ritrovò in un deserto pieno di piramidi e dal caldo che c’era, si sentiva quasi morire, “ci manca solo un miraggio” pensava. Riuscì miracolosamente ad alzarsi da terra – o per meglio dire, dalla sabbia – e si mise alla ricerca del palazzo di Atem. Da tutte le piramidi e i palazzi che c’erano avrebbe potuto anche non riconoscerlo, ma sicuramente ne avrebbe trovata qualcuno diverso dagli altri che poteva dare qualche indizio.
E mentre camminava, ripensava al duello fatto con Yugi due anni fa. Quest’ultimo gli diceva che Atem non sarebbe tornato, ma invece lui sapeva che con un pericolo imminente, sarebbe andato a salvarli. Tra l'altro, perché non sarebbe potuto rimanere nel corpo di Yugi? Aveva persino ricostruito il Puzzle del Millennio lui stesso per farlo tornare, ma era tornato solo per un attimo.
Dopo un po’ di chilometri di camminata si fermò, inginocchiandosi a terra. Aveva troppa sete e c’era troppo caldo, si chiedeva persino quando fosse l’ora della morte.
Vide però un’ombra avvicinarsi, e una mano protesa verso di lui. Seto alzò lo sguardo, e trovò proprio chi stava cercando. Gli sorrideva e voleva aiutarlo.
«A quanto pare, ci incontriamo così».
   
 
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