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Autore: Eevaa    28/06/2017    2 recensioni
Dopo alcuni mesi dalla grande battaglia contro Majin-Bu, gli abitanti della Terra sembrano vivere un armonioso periodo di pace. Ma, con il ritorno di Mirai Trunks, un nuovo pericolo incombe prepotentemente sulle vite dei nostri eroi e non solo.
Una particolare richiesta da parte del saiyan del futuro potrebbe sconvolgere per sempre il corso degli eventi, di cosa si tratta? Riusciranno i combattenti a far fronte ad una catastrofe apparentemente silenziosa?
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Mirai!Bulma, Mirai!Trunks, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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DRAGON BALL GA : GAME OF AGES



CAPITOLO 23 - AL DI LÀ DEL TUNNEL


 
Hic et nunc
 
Quella volta non si erano fermati, quella volta non avevano rallentato fino a bloccarsi nel bel mezzo dei due tunnel spazio temporali. In quel tentativo era andata diversamente: ce l'avevano fatta. 
Si erano guardati, in lontananza, per poi avvicinarsi fino a far collidere le due macchine del tempo. Avevano poi preso una lieve rincorsa verso il terreno. Le gambe meccaniche delle due navicelle si erano appoggiate al suolo con un rumore sordo, dopo aver attraversato l'aura giallo-violacea di quella dimensione surreale su cui erano atterrati.
L'una di fronte all'altra, le navicelle del tempo mostrarono i loro viaggiatori troppo intenti a scrutarsi a vicenda per poter compiere nell'immediato il passo di scendere. 
Il primo a muoversi fu Vegeta il quale, seguito dal figlioletto, scese con un balzo dalla macchina appoggiando i piedi su quello che sembrò essere freddo acciaio. Si guardò intorno, poi alzò gli occhi al cielo, se così esso si poteva chiamare: un immenso tetto di nuvole dal colore tutt'altro che rassicurante aleggiava al di sopra delle loro teste, non lasciando intravedere oltre che quella fitta nebula malsana. Non vi era più traccia dei tunnel spazio temporali o, se ancora fossero stati aperti, non avrebbe di certo potuto scorgerli. 
Il lieve poggiarsi dei piedi dei due saiyan provenienti dal futuro fece distrarre il principe, facendogli riportare il viso in una posizione neutra. Mirai Trunks, allibito e al contempo affascinato, ruotò il capo a destra e sinistra per guardarsi intorno. Quello scenario futuristico sembrò ancor più immenso di quando l'aveva scorto dall'alto: tutto sembrava un grosso agglomerato di ingranaggi in ferro e acciaio, lunghe e lunghe distese di detriti dall'aspetto antico ma dal materiale inusuale. Non vi era traccia di roccia e di legno, solo ruggine e metallo. I colori variavano dal grigio scuro al rame, dal nero a qualche piccolo inserto color oro. Delle torri più alte si ergevano qua e là, desolate e impotenti, alcune completamente spezzate da chissà quale cataclisma. Quale potenza era stata in grado di sgretolare il ferro? 
«Sembra una discarica di robot» commentò Mirai Vegeta inspirando profondamente per annusare l'insopportabile l'odore di ruggine e ferro presente nell'aria. Tutto era incredibilmente pesante, dalla gravità all'ossigeno. Non vi erano montagne all'orizzonte, solo una lunga distesa di ingranaggi fermi e lastre di ferro battuto lunghe come strade. Nessuna casa, nessuna abitazione, solo qualche costruzione liscia e squadrata. 
Lo sguardo di Vegeta si posò improvvisamente sulla sua copia identica proprio di fronte a sé, a meno di due metri da lui. A parte i vestiti, nulla differiva tra loro. La stessa espressione dura e accigliata, gli stessi occhi di petrolio e i capelli a fiamma. Si scrutarono con lo sguardo più penetrante che il piccolo Trunks avesse mai visto in suo padre, li sentì stringere i pugni e digrignare i denti. Scintille dorate esplosero silenziose dalle loro mani possenti, non lasciando presagire a nulla di buono. Nessuno dei due riuscì a comprendere quale fosse il sentimento provato nel vedersi rispecchiati in un altro essere. Vedersi attraverso uno schermo era stata tutta un'altra cosa. 
Entrambi i Trunks preferirono non proferire parola a riguardo. 
«Dannazione» esclamò Mirai Trunks prendendo tra le mani la ricetrasmittente, girandola e rigirandola premendo sul palmare insistentemente.
«Che succede?» domandò il piccolo Trunks sulle punte dei piedi, nel tentativo di vedere meglio ciò che il suo doppione stesse facendo.
«Non c'è segnale. Il telefono qui non funziona!» 
«Di bene in meglio, e adesso che facciamo?» ringhiò Mirai Vegeta.
«Non lo so, non saprei nemmeno da dove cominciare» rispose Mirai Trunks, accigliato. «Questo posto è un labirinto di ruggine, mi viene il tetano solo a respirare».
Il piccolo Trunks guardò prima suo padre, poi quell'uomo proveniente dal futuro identico a suo padre. Non riusciva a smettere di guardarli, quei due, così identici, così diversi; eppure sarebbe stato in grado di distinguere quello "vero" tra mille. Il suo papà non era cattivo, o almeno non lo era più, mentre nell'altro ancora poteva scorgere quel briciolo di sadismo e malvagità che un tempo risiedevano anche nel suo Vegeta. Non aveva paura di lui, era solo curioso, bramoso di conoscere quello che non era altri che suo padre di quando egli era soltanto un neonato. Se aveva capito bene l'età era quella, Mirai Vegeta era morto quando lui del futuro era solo un infante. 
«Che hai da guardare, ragazzino?» domandò bruscamente il principe dei saiyan del futuro, notando la peculiare attenzione con la quale quel moccioso lo stava osservando. 
«N-niente. Scusa pap... Mirai Vegeta» balbettò Trunks facendo un passo indietro, sentendosi terribilmente in difetto per averlo squadrato così insistentemente. Mirai Trunks però rise, rassicurandolo del fatto che, forse, non doveva preoccuparsi dei modi rudi di quella versione più cupa del suo papà. 
Mirai Vegeta proprio non capiva proprio cosa gli passasse per la testa, ma quando lo sguardo del piccoletto incontrò il suo egli si calmò: non avrebbe dovuto aggredirlo. Si trattava in fin dei conti di suo figlio, era normale che provasse curiosità. Ricambiò il suo sguardo per un attimo, togliendosi dalla faccia quell'espressione meschina per far posto ad uno sguardo più pacato. Si era perso tutto dell'infanzia di suo figlio, era passato da vederlo neonato a conoscerlo da uomo; tutto sommato non era così male poterci avere a che fare anche in quella versione.
«Bene, direi che possiamo piantarla di starcene con le mani in mano e dare un'occhiata in giro. Mettiamo via le macchine del tempo, poi io e Trunks andremo da questa parte, voi cercate per di là. Se trovate qualcosa, aumentate l'aura alla massima potenza!» suggerì Vegeta, facendo cenno al suo figlioletto di seguirlo, dopo aver ricollocato la macchine del tempo in una capsula.
 

Non vi erano cielo né stelle da seguire, nemmeno una luna che indicasse loro la strada. A zonzo come avvoltoi sopra le carcasse, i saiyan procedevano la loro folle ricerca con l'arsura in bocca e le palpebre stremate. Erano svegli da troppe ore, proprio dal momento in cui il tempo aveva iniziato a giocar loro scherzi terribili. Avevano persino dimenticato quanti minuti sarebbero rimasti loro prima della collisione, non sapevano nemmeno se il tempo stesse scorrendo, in quella dimensione. Il riposo non era contemplato, nonostante le energie con le quali stavano affrontando quell'ennesima ricerca fossero state ridotte all'osso.
Padre figlio da una parte, padre e figlio dall'altra. Due coppie con le identiche persone, con un trascorso completamente differente. 
«Questo posto è completamente deserto» affermò Mirai Trunks rivolgendosi al padre, che volava veloce accanto a lui. Ferro e ruggine e un manto giallo-violaceo come coperta. 
«E per di più è tutto uguale, sembra di stare in un labirinto» aggiunse Mirai Vegeta, sovrastando l'ennesima torre semi-distrutta.
Dall'altra parte, qualche chilometro più ad est, l'altra coppia procedeva la loro ricerca allo stesso identico modo: senza risultati. Ciò che più faceva adirare Vegeta era che probabilmente, di quel passo, l'aria nefasta e pesante di quella dimensione sarebbe stata l'ultima boccata d'ossigeno nei suoi polmoni. Odiava quel posto, gli ricordava tanto i pianeti che egli aveva distrutto con le sue stesse mani, in passato. La desolazione da lui stesso creata in luoghi simili a quello bruciava ancora tra i suoi palmi assassini, così chiuse gli occhi e tentò di portare la mente altrove, invano. Non sarebbe bastato il pentimento a salvarlo dall'inferno, se mai ne sarebbe ancora esistito uno dopo la collisione degli universi; sapeva bene che, nonostante tutto, sarebbe tornato lì, nello stesso luogo ove il suo spirito aveva riposato dopo le sue precedenti morti, contro Freezer e Majin Bu. Ma come aveva detto Kaiohshin, nella peggiore delle ipotesi, molto probabilmente non sarebbero più esisti né paradiso né inferno. Tanto meglio per lui.
Guardò il piccolo Trunks pieno di energie, avrebbe dato qualsiasi cosa per poter avere la forza di quel ragazzino. Ripensò a Bulma e al figlio che avrebbe potuto non mettere mai al mondo e si fece forza, avrebbe dovuto andare avanti fino alla fine, ad ogni costo. 

 
 
 
«Papà, ci siamo persi?» domandò il bambino, frenandosi in volo al di sopra di un gigantesco ingranaggio arrugginito. 
«Non direi "persi", in fondo non abbiamo alcun punto d'arrivo» precisò il principe dei saiyan scrutando l'orizzonte. 
Niente. Non si vedeva né un inizio né una fine. Quel posto non aveva alcun punto di riferimento, non si riusciva a scorgere niente se non vecchia ferraglia e torri distrutte. Non un castello, non un lago, solo infinite distese di rottami che anestetizzavano il senso dell'orientamento. 
«Ma questo accidenti di Padrone del Tempo non ha un casa?! Dove vive?» si lamentò Trunks procedendo a piedi, seguito dal padre intento a guardargli le spalle.
Vegeta spalancò gli occhi, con l'assoluta certezza di aver udito uno scricchiolio, un lieve fruscio dietro di sé. Si girò di scatto ma non vide nulla, poi lanciò uno sguardo inquisitore al figlio: egli non aveva udito nulla. Che la stanchezza e la fame gli stessero facendo venire le allucinazioni?
Un altro rumore, poi un altro ancora. Oramai era certo che qualcuno li stesse seguendo, osservando. Certo, a meno che non fossero solo paranoie. Del resto non avvertiva alcuna aura nei paraggi, oltre alle fievolissime presenze di Mirai Vegeta e Mirai Trunks, oramai lontani chissà quanti chilometri. 
«Papà» lo richiamò il figlio, interrompendo il suo cammino alla ricerca dell'ignoto.
«Mmm?»
«Non siamo soli» constatò con un sussurro il bambino, facendo aumentare il battito al principe dei saiyan. Fu parecchio sorpreso del fatto che, nonostante la giovane età, il suo piccolo Trunks possedesse già una così peculiare attenzione ai dettagli. Ma perché sorprendersi, poi? Si trattava di suo figlio, non di un bambino qualunque. Era speciale, un vero prodigio d'intelletto oltre che un valoroso combattente. 
«Già. Tieni occhi ed orecchie ben aperti» consigliò il padre, pur essendo ben certo che non ci sarebbe stato alcun bisogno di rammentarglielo. 
Tutto taceva, un ingombrante silenzio regnava su quello strano "pianeta", se così esso si poteva definire. Il peso dell'atmosfera premeva sulle loro spalle come un bagaglio invisibile legato al collo, persino concentrarsi risultava faticoso. Non avrebbero retto ancora per molto, la tensione palpabile proliferava come un germe infido, le vene sul collo del principe dei saiyan pulsavano di impazienza.
Ed eccolo lì, l'ennesimo scroscio di vento in un mondo in cui vento non esisteva. Padre e figlio si voltarono, e nelle loro iridi terrorizzate si impresse l'immagine di quello che aveva tutta l'aria di essere una figura mistica e inquietante. 
Tre occhi di carbone spalancati, incorniciati da profonde occhiaie nere che il colorito violaceo della pelle lucida mettevano in risalto. Le vene delle braccia risalivano arancioni sino al collo lungo e snello, ancor più accentuato dall'unico ciuffo di capelli dello stesso colore legati in un codino bizzarro. Una lunga tunica nera e tetra ricopriva l'ossuto corpo dell'alieno sino ai piedi nudi, piedi con sole tre lunghe dita. Al collo un cimelio dall'aria pesante raffigurante due diamanti con le punte rivolte l'una verso l'altra come per formare una clessidra. Inespressivo ed angosciante, quell'essere era sicuramente lo stesso rappresentato nell'antico libro trovato da Mirai Trunks.
Vegeta non ebbe alcun dubbio riguardo a chi fosse: egli era nient'altri che il Padrone del Tempo.


 

 
Angolo autrice:
Ed eccoci qua! Siamo arrivati finalmente, dopo ventitré capitoli, nella dimensione ferrosa del qui ed ora! E, sorpresa delle sorprese, il Padrone del Tempo si è già fatto vivo. Brutto è brutto, inquietante è inquietante, ora bisognerà vedere che intenzioni avrà! 
Come promesso ho pubblicato questo capitolo un giorno prima del previsto, mentre per il prossimo dovrete aspettare fino a giovedì! Mi dispiace lasciarvi con il fiato in sospeso, però mi piace al contempo lasciarvi il tempo di lavorare con l'immaginazione. Adesso che succederà? 
A prestissimo!
Eevaa
  
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