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Autore: Boringgirl    28/06/2017    3 recensioni
Storia partecipante al contest "Stella d'Oriente" indetto da Dollarbaby sul forum di EFP.
La leggenda del Coniglio di Giada. Un racconto che ha dell'incredibile ma che riesce a far capire alle persone i concetti astratti del sacrificio.
In un regno lontano, l'erede al trono di un potente paese, deve affrontare il suo destino e decidere se salvare quello che più ama o lasciare che si distrugga, tutto questo ispirandosi alla famosa leggenda del sacrifico.
Breve one shot, ambientata in un mondo fantastico.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al contest “Stella d’Oriente” Indetto da Dollarbaby sul forum di EFP.

 

 

La leggenda della Fenice

 

 

Il tetto si stava rompendo.

Di nuovo.

Le crepe stavano diventando sempre più grandi e tra poco meno di trenta secondi sarebbe stato completamente schiacciato. L’unica soluzione era scappare, e lo avrebbe anche fatto se avesse potuto. Ma purtroppo al momento era impossibile, paralizzato come era sul suo letto.

Ci aveva fatto il callo oramai, a queste situazioni.

Si svegliava, non riusciva a muoversi e mentre realizzava la sua incapacità di movimento il tetto cominciava a rompersi.

Era incredibile come, seppure si fosse trovato almeno cento volte in quella situazione, il suo corpo reagiva alla sensazione di pericolo, nonostante niente fosse reale.

Il respiro cominciò a farsi sempre più affannoso, un rivolo di sudore gli scese fino al collo passando per la tempia mentre il corpo che a poco a poco riacquistava le capacità motorie, iniziava a tremare dalla paura.

Nel momento in cui vide il primo pezzo del muro staccarsi, chiuse gli occhi in attesa, e cercò di immaginarsi mentre era sdraiato sulla soffice erba del Kruger National Park, all’interno del Regno della Terra, circondato dai rumori della natura selvaggia con lo sguardo verso l’alto ad osservare i miliardi di stelle, sole fonti di luce che illuminavano quella scura e limpida notte.

Il ricordo risaliva a più di un anno fa, quando avevo deciso di saltare la grande festa natalizia dove avrebbe dovuto rappresentare il suo regno e partire per una meta che ambiva da diversi anni, in cerca di avventura e in cerca di nuove notti da osservare.

 

Erano bastati pochi istanti per farlo tornare indietro di diversi mesi, e ne bastarono altrettanti a riportarlo, grazie al bussare incessante di qualcuno alla sua porta.

Finalmente poteva muoversi e grazie a Dio il tetto era intatto.

Tirò un sospiro di sollievo, la paralisi notturna era terminata. Si trattava di un sintomo che lo colpiva da diverso tempo ormai, come conseguenza del suo sangue nobili e delle sue abilità magiche. Al momento del risveglio si ritrovava completamente paralizzato a letto e oltre al danno anche la beffa, cominciava ad avere della allucinazione che gli rendevano la mattina un vero inferno.

Il tetto che si rompeva? Un classico.

 

Si alzò dal letto e cercando di rimettere a posto i capelli tutti arruffati si diresse verso il bagno mentre dava il permesso alla persona, che nel frattempo aveva smesso di bussare, di entrare nella stanza.

 

“Buongiorno Mio Signore, mi spiace molto disturbarla, ma è richiesta la sua presenza nello studio di suo padre” disse il servitore appena entrato.

 

“Ah si? E mio padre ti ha spiegato il motivo di questa convocazione urgente?”

 

“Informazioni riservate riguardo suo fratello”.

 

A quelle parole, il principe si irrigidì notevolmente e cambiatosi in fretta d’abito, seguì il maggiordomo per i lunghi corridoi del palazzo che lo aveva visto crescere e diventare il successore del re.

 

Camminando per i corridoi, incontrarono diverse cameriere e un paio di soldati messi a guardia di sale importanti in cui risiedevano dame o baroni di una notevole importanza.

 

Il giovane non poté evitare di incrociare gli sguardi curiosi delle cameriere più anziane e quelli decisamente maliziosi di quelle più giovani. A differenza dei ragazzi della sua età, che avrebbero sicuramente contrapposto quelli sguardi con lascive occhiate, lui non poté fare a meno di arrossire e abbassare lo sguardo sulla punta dei suoi stivali perfettamente lucidate.

Sapeva di essere un bel ragazzo, ma non usava per niente il suo fascino.

Non voleva una ragazza che lo vedesse solo per il suo stato, ma qualcuno che lo volesse per quello che aveva dentro. Tuttavia questo era molto difficile, per il semplice fatto che i Re, i principi o le principesse avevano tutti un segno caratteristico fuori dalla norma che li rendeva conosciuti a tutti. Certe volte questi segni si collegavano ad un abilità unica e legata alla magia, ma raramente avveniva più volte in una famiglia. La loro per l’appunto era stata un eccezione. Oltre all’abilità magica, che era sicuramente una nota positiva, nella loro persona veniva riscontrata una nota negativa, che molto spesso era rappresentata da una malattia. In questo modo l’equilibrio all’interno del loro corpo rimaneva intatto.

 

Lui, Principe Ankaa del Regno del Cielo, aveva ereditato dai suoi antichi parenti il dono del controllo delle mare e delle creature a lui legate e in contrapposizione ad esso, soffriva di una paralisi nel sonno.

Era nato il solstizio d’estate ed era il secondogenito della famiglia reale. La caratteristica fisica legata alla sua abilità erano degli incredibili capelli color dell’argento più puro, che insieme ai suoi intesi occhi blu, rendevano il suo un aspetto metallico e attraente.

 

Arrivarono finalmente allo studio di suo padre.

Il servitore lo fece entrare e richiuse la porta subito dietro di lui.

Intorno alla grande scrivania di faggio erano riunite altre tre persone oltre a suo padre.

Erano intenti in una fitta discussione e non si accorsero del suo arrivo, perciò si fece avanti e tossicchiò leggermente per attirare la loro attenzione.

 

“Ankaa finalmente sei arrivato. Vieni avanti figliolo, abbiamo delle informazioni di cui renderti partecipe”.

 

Si avvicinò e dopo aver scambiato un breve cenno di saluto con il capo delle Guardie e con i suoi due sottoufficiali si concentrò sulle carte disposte sulla scrivania.

 

“Mio Signore, abbiamo ricevuto alcune segnalazioni riguardanti suo fratello che dichiarano di averlo visto al confine tra il regno del Cielo e il regno delle Maree. Al momento pensiamo che stia attraversando la Foresta che fa da confine fra le due terre”.

 

“Ne siete sicuri? Da quanto ho saputo, quella foresta in particolare non è così facile da attraversare. Pochi superstiti ne sono usciti e tutti in uno stato irrecuperabile di follia. Quindi, perché mio fratello che in molte occasioni si è rivelato essere tutt’altro che uno sprovveduto, avrebbe dovuto correre un simile rischio?”.

 

“Tuo fratello è un folle, e questo è quanto. Tuttavia non voglio che muoia nella foresta, sarebbe troppo facile dopo quello che mi ha fatto. Andrai a recuperarlo e lo porterai qui a corte in modo che possa essere punito come è giusto che deve essere”.

 

Il viso del Re era diventato sempre più rosso di rabbia dopo ogni parola che con tono solenne e con una rabbia crescete negli occhi aveva pronunciato. Non sopportava che il sangue del suo sangue lo avesse ferito così profondamente nell’orgoglio e non avrebbe accettato nessuna contraddizione, Ankaa lo sapeva bene, testimone le diverse cicatrici che portava sulla schiena.

Si limitò quindi ad annuire e ad accordarsi con il capo delle guardie, per decidere chi portare con lui nel suo viaggio.

 

Un’ora dopo, con le braccia cariche di mappe e documenti vari si diresse nel suo studio, dando nel frattempo ordini ai vari servitori riguardanti la sua partenza.

Dopo di che, si diresse in biblioteca.

 

Notò subito l’assenza di Igor, il suo fidato amico e bibliotecario all’ingresso. Si diresse quindi verso il fondo della sala.

Igor, era un uomo orami anziano, ma che in gioventù aveva vissuto tante avventure che, ora come diceva lui, il suo povero corpo preferiva raccontare agli altri più che riviverle.

Più si avvicinava, più udiva la sua voce forte ma allo stesso tempo calda che raccontava qualcosa.

Appena svoltò l’angolo si ritrovò davanti ad un quadretto che vedeva orami da diversi anni.

Alsciaukat, suo fratello minore di appena cinque anni, era seduto su una delle possenti ginocchia del vecchio e ascoltava con attenzione tutto quello che Igor gli raccontava.

Il suo arrivo distrasse Igor e di conseguenza anche il suo giovane fratello si voltò verso di lui.

Fece appena in tempo ad alzare lo sguardo che si ritrovò a dover scattare per prendere al volo Al che si era appena lanciato ciecamente verso di lui. Si ritrovò quindi immerso nella caratteristica fisica di suo fratello, ovvero i suoi occhi. Non aveva mai visto una caratteristica così strana, e nella sua vita ne aveva incontrati di principi e principesse.

Gli occhi di Al erano bicolori, uno era di un color viola intenso mentre l’altro era argentato, grigio con delle pagliuzze argento.

 

“Fratellone vieni ad ascoltare la nuova storia di Igor”.

 

“Al lo sai che Igor deve lavorare e non può sempre darti ascolto, inoltre a quest’ ora non dovresti essere nel salottino giallo con Mrs. Been a lezione di buone maniere? Lo sai che nostro padre si aspetta molto da noi”.

 

Al lo fissò con i suoi stupendi occhi lucidi dalle lacrime che subito li decoravano quando qualcosa gli veniva negato, tuttavia il suo orgoglio prevalse e dopo un cenno a Igor e un abbraccio a suo fratello si diresse con una camminata solenne, che rendeva ridicolo un bambino della sua età, verso la lezione di quella mattina.

 

“Sarà davvero un bravo principe con il tempo” disse Igor mentre riponeva il libro che stava precedentemente leggendo al suo posto nello scaffale.

 

“Spero migliore di me e Alya e soprattutto immune dal odio e dalle violenze di mio padre”.

 

“Sai bene che il Re non è sempre stato così, è solo la sua reazione al dolore che tuo fratello maggiore gli ha inflitto. Non dico che sia giusto, sia ben chiaro, ma non lo accuserei neanche tanto facilmente”.

 

“Vuole che vada a catturarlo al confine, per poi ucciderlo a corte”.

 

Se c’era una cosa di cui Igor si era sempre vantato, era la sua prontezza nel dare risposta anche alle domande più strane. Ma in quel momento, dopo che il principe ebbe pronunciato quelle parole, neanche lui riuscì nel immediato a trovare qualcosa da dire.

Prese alcuni libri che erano stati lasciati su dei tavoli e li ripose al loro posto, facendo tutto nel silenzio più assoluto.

 

Ankaa aveva però imparato a conoscere quel caro vecchio che trovava sempre una risposta a tutti i suoi quesiti, così attese, aspettando il verdetto definitivo, che sapeva si stava creando nella vecchia e affettuosa mente.

 

“Chi ha paura di sognare è destinato a morire” disse Igor guardando il sole che splendeva sulle verdi e bellissime colline al di fuori del palazzo.

 

“Era la citazione preferita di tuo fratello, continuava a ripetermela. Era una sognatore, tuo fratello. Nonostante fosse stato costretto da tuo padre ad abbandonare questa parte della sua anima, essa è sempre rimasta lì in un posticino speciale della sua anima e quando entrava in questo luogo, la lasciava uscire e cominciava ad immaginare la sua vita futura, il suo destino” disse con la voce rotta dall’emozione ripensando ai bei momenti passati con l’ormai ex principe traditore.

 

“Non mi ricordo neppure chi la disse, ricordo solo la voce di tuo fratello che me la ripeteva, come se fosse stata una promessa. Credo che i sogni siano stati l’unica cosa che l’abbiano trattenuto così a lungo a corte “sospirò “quando poi, tuo padre gli ha tolto anche quelli, non ce la fatta. È scoppiato, come tu ben sai”.

 

“Non voglio veder giustiziato mio fratello, ma non posso nemmeno deludere mio padre. Se lo facessi, se la prenderebbe con Al e io non voglio per lui il mio stesso destino. So cosa sarebbe in grado di fare mio padre, l’ho provato sulla mia stessa pelle. Ne sono testimoni le profondi cicatrici che mi ricoprono tutto il corpo”.

 

“Avrei dovuto proteggerti dalle violenze di tuo padre, ma ero troppo paralizzato dalla paura per lui, e non sono riuscito ad agire”.

 

“Immagino che anche con mio fratello maggiore, mio padre abbia usato la violenza”.

 

Igor, non riuscii a trattenere una lacrima, mentre con il capo annuiva leggermente.

 

“Tuo fratello ha subito le sue violenze fin da quando aveva otto anni”.

 

“Dopo la morte di mamma”.

 

“Si possiamo dire che tuo padre è passato dalle violenza a tua madre, alle violenze a suo figlio. Tuttavia a differenza di te, non si è spinto solo alle frustate o alle botte, no. Tuo padre ha inflitto a tuo fratello dolori ben peggiori”.

 

“Lui ha…” inghiotti un po’d’aria “violentato mio fratello non è vero?”. Dopo il breve cenno affermativo disperato del vecchio strinse i pungi e cercò di evitare di piangere per quel fratello che lo aveva protetto per più tempo possibile dal carattere deviato di suo padre.

 

Rimasero in silenzio per molto tempo fino a quando Igor non lo spezzò. 

 

“Sai a tuo fratello, oltre che le citazioni” disse sogghignando leggermente al ricordo Igor “piaceva un sacco la mitologia, in particolare una leggenda lo aveva sempre affascinato. La leggenda del Coniglio di Giada. Una mito che parla di sacrifico e di altruismo, ma spiega anche come, dietro ad esso possano esserci degli orizzonti positivi. Non so se tuo fratello si è ispirato a questo mito quando ha deciso di prendere in mano il proprio destino, so solo che quello che ha fatto, non lo ha fatto solo per scopi egoistici”.

 

Detto questo, Igor, con un inchino si diresse verso l’uscita della biblioteca, lasciando il principe solo a pensare.

 

Il giorno dopo, Al e Igor erano sul terrazzo di una camera e osservavano il procedere di un piccolo esercito di soldati, diretti verso il confine del Regno. Nessuno dei due conosceva però le vere intenzioni del principe. Avrebbe catturato il fratello o lo avrebbe protetto?

 

Il viaggio durò un paio di giorni, ma quando arrivarono era ormai troppo tardi. Il principe traditore si era già incamminato all’intero del bosco da diversi giorni. Tuttavia il principe decise di tentare comunque, entrando nel bosco da solo.

I soldati non si opposero ferocemente alla decisione del loro sovrano, consci che le probabilità di uscire vivi da quella foresta erano molto poche.

 

Cominciò così il viaggio di Ankaa all’intero di quel luogo così conosciuto ma allo stesso tempo così sconosciuto.

All’inizio non aveva idea di cosa avrebbe potuto trovare al suo interno, ma con il passare dei giorni cominciò a farsi un idea. La magia era ordinaria lì dentro.

Dopo un paio di ore aveva già avuto l’onore, con suo enorme imbarazzo, di incontrare ninfe che scorrazzavano allegramente, e soprattutto nude, per le radure.

Dal suo incontro con le creature, capì che spada e arco non sarebbero serviti a niente, provò quindi a richiamare un po’ del suo potere “acquatico”, tuttavia non essendo la terra al momento ricca di acqua ed essendo il mare molto lontano non era in grado di fare molto con quello.

Decise quindi di cercare di sorvolare gli alberi per cercare con migliore efficacia il fratello.

Eseguì quindi un incantesimo conosciuto da ogni persona del Regno, ma che a pochi riusciva con successo. Per sua fortuna era uno di quelli.

L’incantesimo consisteva nella separazione dell’anima in più pezzi, praticamente un pezzo della propria anima, prendeva forma animale o creatura magica in modo da poter essere d’aiuto al proprio padrone nel momento del bisogno.

La sua era una fenice di un bel rosso accesso. La prima volta che aveva effettuato l’incanto non era stato tanto sorpreso dalla sua forma, infondo portava il nome della stella più luminosa della costellazione della Fenice.

 

Gli fece sorvolare il bosco, in cerca di Alya, ma senza successo.

 

Era ormai passata una settimana dal suo ingresso nella fitta vegetazione, e non aveva trovato niente.

Stava per perdere le speranze quando un grido e alcuni spari gli fecero venire i brividi. Corse verso il luogo da cui proveniva il frastuono e vide una giovane donna che disperata si dibatteva e piangeva sdraiata nell’erba.

Avvicinandosi capì che la donna era rimasta incastrata in una tagliola.

 

“Aiutami ti prego, stanno arrivando e vogliono uccidermi”.

 

La poveretta era disperata, ma la tagliola aveva tagliato la carne dalla quale ora usciva una quantità immensa di sangue. Scrutando meglio la ferita notò però che non era sangue comune, bensì argento liquido.

Si sentirono in lontananza alcuni spari e rumori di zoccoli che al galoppo si dirigevano verso di loro.

 

“Ti prego”.

 

Cercò di aprire la tagliola con le mani ma era stata arrugginita dalla pioggia ed era quindi ancora più difficile cercare di forzarla.

Prese quindi la spada e provo a rompere il marchingegno che la faceva scattare, aumentò la forza quando avvertì che coloro che la stavano inseguendo erano sempre più vicini, fino a quando non si ruppe.

 

La giovane non riusciva a correre con la caviglia completamente distrutta, dovette quindi trascinarla e poi portarla tra le braccia per riuscire a scappare.

 

Non sarebbe riuscito a portarla a lungo ma grazie a Dio la fortuna li assistesse e gli fece trovare una piccola grotta in cui rifugiarsi.

Appoggiata la ragazza contro la parete, Ankaa si chinò per vedere le condizioni della sua caviglia.

Era messa molto male e il sangue che aveva e che continuava a perdere era molto.

 

“Ti ringrazio infinitamente per avermi aiutato”.

 

Si prese un momento per osservarla. Era di una bellezza divina, aveva lunghi capelli rossi e ricci e un viso bianco come il latte. Aveva un qualcosa di magico.

 

“Come è messa la mia ferita?” chiese con la voce velata di preoccupazione.

 

“Male, hai perso molto sangue e ne continui a perdere. Inoltre la ruggine presente sulla tagliola potrebbe portare in fretta la ferita ad infettarsi”.

 

La giovane annuii lentamente e cercò di togliersi il mantello che portava sulle spalle. L’aiutò e in quel momento notò che la pesante stoffa era inzuppata di sangue. Non poteva essere quello della caviglia, perciò la fece voltare con il cuore in gola, e le ispezionò la schiena fino a quando non notò vicino al suo fianco destro un foro di un proiettile.

 

“Sei stata colpita da un proiettile. Non senti dolore?”.

 

La ragazza arrossi violentemente sotto l’occhiata strabiliata che il principe gli rivolse.

 

“Avrai sicuramente notato il mio sangue argentato e immagino che sarai già arrivato ad una conclusione”.

 

“Sei una creatura magica, ma per quanto ne so, nessuna creatura è immune al dolore, tranne forse…”

 

“Gli dei”.

 

Se prima Ankaa era sbalordito ora era decisamente paralizzato dallo stupore. Quando era piccolo, sua madre gli raccontava storie riguardanti dei e dee che vivevano tra gli uomini e vegliavano su di loro, ma mai aveva creduto che creature di una spiritualità così elevata vivessero veramente fra di loro.

 

“È un piacere conoscervi Principe Ankaa del Regno dei Cieli, il mio nome è Panila, Dea della natura e delle selve”.

 

“Ho sempre pensato che il Dio della natura fosse Pan…”.

 

“Sono la sua erede. Purtroppo il divino Pan ci ha lasciato molto tempo fa, e sono stata scelta per diventare il suo successore. Tuttavia credo che la mia vita come dea sia giunta al termine e questo è un grave problema per tutti gli abitanti della vostra terra. Vedi, gli dei sono spiriti che mantengono l’acqua, l’aria e gli altri elementi su questa terra, con la mia morte e senza aver trovato il mio successore, tutte le creature viventi sono destinate a morire. Guarda tu stesso”.

 

La giovane indicò al Principe la natura fuori dalla grotta e quello che vide lo scioccò. La natura stava appassendo ad una velocità fuori dal normale, e anche lui più i secondi passavano più stava diventando debole, sentiva il suo stesso corpo invecchiare alla velocità della luce.

 

“Cosa si può fare per salvarti?”

 

“Il proiettile che mi ha colpito era avvelenato” prese un bel respiro, mentre la sua carnagione diventava sempre più pallida e le ossa divenute troppo fragili la fecero cadere per terra.

 

“L’unico modo per salvarmi è ricaricarmi di energia e curarmi le ferite con essa, in questo modo eviterei la mia morte”.

 

Il Principe si stava indebolendo sempre di più, ma non riusciva a pensare ad altro oltre che ai suoi due fratelli, entrambi contavano su di lui, per diventare il Re. Ma dentro di lui sapeva che non era nato per quel destino.

 

“La mia energia di basterebbe? Sono il Principe e ho abilità magiche che mi riempiono di energia più del normale”.

 

La ragazza, i cui capelli stavano passando dal bel rosso acceso a un bianco smunto, lo guardò con i profondi occhi verdi.

 

“Si, basterebbe a mala pena. Sai che cosa significa questo? Prosciugandoti, tu morirai”.

 

“Lo so, ma sono il Principe del regno dei Cieli, ed è mio compito salvare la mia gente. Quindi prendi sono pronto, l’unica cosa che ti chiedo è di vegliare su mio fratello minore. Ti prego, salvalo dall’odio che mio padre vuole far crescere nel suo cuore”.

 

“Ankaa Principe del Regno dei Cieli, ti prometto che proteggerò tuo fratello e che lo indirizzerò verso il suo destino” sorrise “tuo fratello maggiore mi ha parlato molto di te, e ora lo posso dire con sincerità e con sicurezza” gli prese il braccio e iniziò a prendere la sua forza vitale “in te c’è un vero Re”.

 

Ankaa sentiva la sua energia abbandonarlo, ma non era doloroso. Tutt’altro, era piacevole. Durante il processo pregò tutte le divinità che conosceva di prendersi cura dei suoi fratelli e delle persone che amava. E prego di poter vegliare lui stesso sui suoi fratelli.

 

La dea che durante il trasferimento dell’energia, era in contatto con la sua mente, sentii l’ultimo desiderio espresso dal ragazzo e decise di soddisfarlo.

 

Così prima della fine del passaggio di energia, prese l’anima del giovane e la portò sulla luna, in modo che potesse vegliare per sempre sul sonno dei suoi fratelli.

 

*******

 

 

“Ancora oggi, si dice che sia possibile vedere nelle notti di luna piena accanto alla figura del Coniglio di Giada, la forma di una fenice, simbolo di un Re che con il suo coraggio e il suo spirito di sacrificio, ha salvato tutta la popolazione dalla morte certa”.

 

Il silenzio regnò sovrano per alcuni minuti all’intero della saletta. Quando all’improvviso venne investito da una marea di domande, fatte da quei teneri bambini che a quanto pare non avevano gradito il finale della storia.

 

Con calma e pazienza rispose ad ognuna di esse. Ovviamente la maggior parte di essi non credeva veramente a quello che aveva appena sentito, era solo una storiella della buona notte per loro come per i loro genitori, raccontata da un vecchio bibliotecario.

 

Dopo che se ne furono andati, il vecchio ripose il suo vecchio diario in uno scaffale e si diresse a chiudere la grande finestra della biblioteca che dava sul parco.

Si accorse però che non tutti i birbanti se n’erano andati. Regolo, un caro bimbo dagli strani capelli violetti, scrutava la luna piena con fare curioso.

Si avvicinò piano al ragazzino.

 

“Non è una storia inventata, vero?”

 

“Mio caro Principe, devi scegliere da solo cosa pensare di questa storia”.

 

“Mio nonno dice sempre che ogni uomo è forte solo perché ha un fratello accanto a sé. Credo quindi che il mio antico zio Ankaa del Regno dei cieli sia veramente esistito e che è solo grazie a lui se oggi siamo veramente qui”.

 

Dopo di che, se ne andò.

 

“È sveglio il ragazzino”. Un ombra di mosse lentamente verso il vecchio, fino ad arrivargli di fianco.

 

“Sono passati decenni dalla morte di Ankaa, eppure tu non sei cambiato di una virgola, Dio del tempo”.

 

“Non posso dire lo stesso di te Panila”.

 

“Che ti devo dire, sono cambiata insieme alla natura” si interruppe un attimo per dire una veloce preghiera “sai ringrazio tutti i giorni Ankaa per quello che ha fatto anni fa, se lui non si fosse sacrificato per me, nessuno sarebbe qui oggi”.

 

“Hai tenuto fede alla tua promessa e hai vegliato sui suoi fratelli, credo che ti sia molto riconoscente. Tuttavia mi sembra di capire che tu sia venuta qui per dirmi addio”.

 

La donna ridacchiò. “Sei sempre stato sveglio. La mia ora è giunta, e in parte hai ragione, sono venuta qui per salutarti, ma non solo per questo. Sono qui per indirizzare Regolo, principe del Regno dei Cieli, stella della costellazione del Leone, verso il suo destino”:

 

“Hai deciso che lui sarà…”.

 

“Sarà il mio erede, si. Ma sai che non è una mia decisione, è il fato che decide queste cose”.

 

Stettero in silenzio.

 

“È giunto il momento, lascio ancora per una volta le cose in mano tua mio vecchio e fedele amico, fa che Regolo diventi un vero re e un bravo dio, io e Ankaa vi osserveremo dall’alto e vi proteggeremo nel limite del possibile”.

 

Dopo queste parole la donna cominciò a svanire, sotto gli occhi tristi di Igor, fino a scomparire del tutto, se non per un paio di foglie che sospinte dal vento, volarono nel cielo infinito fino a raggiungere il loro posto, accanto alla luna, sotto forma di stella.

 

 

Il giovane Regolo, che stava per andare a dormire guardò la luna per un ultima volta e in quel istante giurò di aver visto i contorni di una fenice illuminarsi.

   
 
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