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Autore: Phlox    28/06/2017    0 recensioni
Vilde si guarda alla specchio e pensa a tutto ció che non é e vorrebbe essere.
Vilde prova ogni giorno a diventare come vuole.
Ma Vilde vorrebbe solo stare bene.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tirsdag

17:30

“Uno... due... tre... quattro...”
“Uno... due... tre... ho perso di nuovo il conto!” lamentó Vilde, poggiando le mani sulle ginocchia piegate e provando a riprendere fiato.
Salire e scendere più volte le scale, soprattutto dopo una corsa al parco, era più noioso e stancante del previsto.
“A quanti minuti siamo arrivati?” chiese alla ragazza che sedeva poco più in lá, sistemando i capelli biondo platino in una coda più stretta.
“Siamo qui da più di mezz'ora” biascicó Chris da una panchina vicina, “Non hai un progetto da finire? Forse dovremmo tornare a casa”.
Vilde annuì, bevendo un ultimo sorso di integratore dalla borraccia rosa pastello e riponendola nel suo zaino.
“Sai, sono molto fiera dei miei progressi. É la prima volta che mi impegno seriamente in qualcosa” spiegó tutta sorridente all'amica, “Ieri ho preso le misure del girovita, e ho perso giá due centimentri”.
Chris la guardó di traverso ma non disse nulla fino alla fermata del bus che avrebbero preso insieme.
Una volta giunte lì, il telefono di entrambe squilló.
“Messaggio di gruppo da parte di Eva: siamo invitate alla festa dei Penetrator questa sera” disse Vilde entusiasta “E ovviamente William sará lì!”
La sua giornata sembrava essere improvvisamente migliorata e anche dopo aver salutato l'amica e aver oltrepassato l'uscio di casa sua, non riusciva a smettere di sorridere.

20:30

“No Vilde... questa non é una scusa valida per ritardare” Noora era dall'altro capo del telefono e la rimbeccava, “Sono solo i Penetrator, credi che valga la pena impazzire per trovare un vestito che abbia il loro consenso?”
Vilde sbuffó, ribadendo ancora una volta quanto fosse importante per lei quell'occasione. Poteva finalmente rivedere William e voleva essere perfetta. Alla sua destra una sedia strabordava di vestitini e gonne attillate, alcuni presi in prestito direttamente dagli armadi delle amiche, ma nulla sembrava soddisfarla una volta indossato.
Non poteva indossare un top troppo corto, perché le si vedeva un filo di pancia di troppo.
Non aveva mica la pancia piatta di Eva.
Anche le minigonne non andavano più bene, perché le sue cosce si toccavano l'una con l'altra e seppur la stoffa le coprisse, lei temeva che gli altri avrebbero comunque potuto vederlo.
Non era mica Noora, che con il suo fisico esile, non poteva indossare di tutto.
Doveva anche nascondere le braccia, perché neanche quelle le piacevano. Erano troppo, anche quelle.
Alla fine Vilde optó per i soliti vestiti, lasciando un ammasso di roba sparso fra il letto e la sua sedia, e sistemó i capelli biondi in una crocchia. L'unica cosa che le piaceva di sé stessa erano proprio i lunghi capelli quasi bianchi che non tagliava da tanto.
Tutto il resto, tutto ció che la rendeva Vilde, era ormai oggetto del suo odio.
Continuó a guardarsi allo specchio per un po', come se potesse limare ogni minimo difetto, e poi uscì dalla sua stanza.
Prima di uscire pensó di dover mangiare qualcosa, ed una volta aperto il frigorifero, ripassó tutto quello che aveva imparato sui cibi e le giuste quantitá da assumere.
“Allora, centro grammi di carote hanno 35 calorie, le patate 77...” e così via, indicando ogni tipo di cibo che le si parava davanti.
“Insalata sia!” esclamó alla fine, avvicinandosi al lavabo per sciacquare le foglie scelte. Non l'avrebbe neanche condita, perché al naturale era molto più buona.
In più promise a sé stessa che quella sera non avrebbe toccato un goccio d'alcool.
Chissà cosa avrebbe pensato William di lei quella sera.

Torsdag

“Anche oggi non hai portato il pranzo” questa volta fu Sana a notarlo.
Vilde annuì e balbettó una scusa su quanto fosse sbadata e costantemente in ritardo, ma rifiutó ogni boccone offertole.
Era ancora arrabbiata con sé stessa per quello che era successo il pomeriggio prima. Per i tre muffin che aveva mangiato, uno dietro l'altro, così velocemente e voracemente che quasi non se ne rendeva conto.
E non riusciva a fermarsi, nonostante sapeva che se ne sarebbe pentita. L'unica cosa che contava era mangiare tutto quello che poteva.
Sapeva che era un attacco di fame, ma non sapeva come controllarlo. Così come non sapeva controllare i crampi che le divoravano lo stomaco ogni notte o il corpo che non reggeva più lo sforzo di correre verso la fermata del bus più vicina. Vilde non poteva controllare più nulla di ció che riguardava la sua vita, anche la sua dieta ferrea era andata in fumo con una sola abbuffata, in un momento che non sarebbe dovuto accadere. E questa volta non aveva avuto il coraggio di chiudersi nei bagni della scuola e rimettere tutto ció che aveva mangiato poco prima, senza nessuno che potesse vedere.
Lo sguardo di Vilde era ormai spento, persa com'era nei suoi pensieri. Finse di ascoltare quello che le sue amiche dicevano, annuendo e sorridendo qualche volta e poi si recó a lezione.
Saltare cena, colazione e pranzo le era sembrata una buona idea, ma adesso non aveva più forze per concedersi la sua corsa pomeridiana.
Tornata a casa, non sapeva se sentirsi stanca o fiera di quello che non aveva mangiato quel giorno. Poteva concedersi qualcosa per cena ora, qualcosa di leggero.
Ma prima si guardó allo specchio.
Non aveva perso molto. Gli abiti le cadevano ancora bene addosso, nulla le stava troppo largo, ma qualche miglioramento riusciva comunque a vederlo.
C'era qualcosa di diverso in lei, ma non riusciva a sorridere sotto le occhiaie leggere e gli occhi che pesavano.
Avrebbe passato un'altra notte a tenersi le ginocchia sotto le coperte, mentre la sensazione di vuoto che le attanagliava lo stomaco si faceva sentire. E mentre si passava lentamente le mani tra i capelli, lo sguardo ancorato al pavimento, le sembró di parlare con sé stessa.

Ma cosa ti é successo Vilde?
Ma perché non sorridi più?
Guarda che lo sanno, Vilde.
Lo sanno tutte.
Perché non vuoi essere felice?
É certo che non stai bene.
Ma perché, Vilde?
Cosa ti é successo?

   
 
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