Bad habits (prima parte)
Miles and miles beneath the ground
Lies the feeling I have found
Love that pulled me out the door
Love I’ve never felt before
Once it laid down next to me
I saw all that I couldn’t see
Everything they took from me
But I’ll break bad
habits.
(“Bad habits” – Elisa)
“Io
ho accettato di aiutarti, per cui non c’è più motivo di tenermi segregato in
questa stanza!” protestava Tristan la mattina di due giorni dopo, in forza
dell’accordo che riteneva ormai di avere sottoscritto con Elijah.
“Ti
ho già detto che la tua mancanza di gratitudine è insopportabile, vero?
Dovresti essere riconoscente per avere la possibilità di restare chiuso nella
mia camera piuttosto che in una cella nelle segrete del palazzo” fu la secca
risposta di Elijah.
“Me
ne hai dette talmente tante che devo aver perso il conto” replicò imbronciato
Tristan. “Sto solo dicendo che, se vuoi davvero che collabori con te, è
necessario che sia informato dei fatti, che possa muovermi per il palazzo,
che…”
Seccato,
Elijah lo afferrò per la nuca e lo costrinse a guardarlo in faccia.
“Ho
capito che hai i tuoi motivi per vendicarti di Lucien, tuttavia sono i tuoi motivi e io ho imparato a diffidare
di qualunque cosa architetti la tua mente subdola e malvagia” gli disse con
voce bassa e minacciosa.
Questa
volta Tristan non si lasciò intimidire. Ultimamente aveva avuto la sensazione
di essersi spinto un passo avanti nella considerazione di Elijah e questo lo
rendeva temerario.
“Ti
ascolti mai quando parli? Non fai che contraddirti, prima dici che vuoi il mio
aiuto, poi che non ti fidi di me, dopo ancora che mi hai salvato perché
collabori con i Mikaelson e, per finire, insisti su presunti piani diabolici
che starei architettando” lo irrise. “Vuoi prendere una decisione una buona
volta? Cercare di starti dietro sta diventando faticoso…”
Innervosito
dalla risposta impudente, ma anche stanco di quelle continue schermaglie e
consapevole che, alla resa dei conti, la situazione in cui si trovava
richiedeva qualsiasi tentativo, anche il più irragionevole, l’Originale
allontanò Tristan come se fosse stato un insetto fastidioso, ma capitolò. In
quei due giorni erano accadute troppe cose negative: la morte di Camille, l’improvvisa follia di Kol che, soggiogato dagli
spiriti di alcuni Antenati, aveva ucciso Davina, la minaccia di Lucien nei
confronti di Rebekah… Troppo anche per lui. Se c’era
anche una minima speranza che Tristan potesse rendersi davvero utile non era
assolutamente il caso di sprecarla.
“E
va bene, potrai uscire da questa stanza” concesse, più per farlo tacere che per
altro, “ma non credere di potertene andare in giro per il nostro palazzo senza
controllo. Uscirai di qui solo sotto la mia sorveglianza e, in ogni caso, non
dovrai stare a più di cinque passi da me.”
Tristan
sorrise per la nuova, seppur piccola, vittoria ottenuta.
“Sarò
la tua ombra” promise, in un tono volutamente ambiguo che Elijah pensò bene di
ignorare. Quella mattina non aveva né il tempo né la voglia di tollerare i
giochetti del Conte De Martel. Era una triste mattina per molti…
“Allora
seguimi” tagliò corto, aprendo la porta della camera. “La situazione si sta
rivelando talmente disperata da indurmi a concederti il permesso di partecipare
alla riunione di famiglia per pianificare le prossime mosse contro Lucien.”
“Quale
onore…” mormorò Tristan, ma lo sguardo gelido di Elijah bastò ad interromperlo.
“Un’altra
di queste alzate d’ingegno e te ne farò pentire” gli intimò.
Già, non sia mai
che io possa illudermi di essere elevato al rango dei Mikaelson. In questi
mille anni devono essersi talmente insuperbiti da dimenticare che l’unico
nobile sono io e che loro sono sempre stati soltanto dei barbari usurpatori!
Ora vivono nel palazzo e giocano a fare gli aristocratici, ma io li ho
conosciuti quando non erano che dei vagabondi fuggiaschi…
Il
livore che traspariva chiaro dai pensieri di Tristan, pensieri che lui si
sarebbe guardato bene dall’esprimere ad alta voce, non erano però altro che il
frutto dell’ennesima delusione. Il giovane aveva sperato di essersi guadagnato
un briciolo di attenzione e approvazione da parte di Elijah, ma la sua
freddezza e il suo distacco gli dimostravano ancora una volta che mai, mai
sarebbe stato considerato un suo pari, un quasi
membro della famiglia.
Eppure
alla cagnetta mannara era bastato molto meno per essere reputata degna di stare
al fianco dei Mikaelson! Ma, in fondo, a lui cosa importava di Hayley? Che
motivi aveva per confrontarsi a lei? Quella non meritava nemmeno il suo
disprezzo…
In
quel preciso momento Klaus, Hayley e Freya si trovavano nella camera dove
giaceva il cadavere di Camille mentre, al pian
terreno, Vincent, Marcel e Kol avevano portato il cadavere di Davina sperando
di poterla resuscitare con l’aiuto di Freya.
Tristan,
passando davanti alla stanza dove si trovava la povera Camille,
non resistette alla tentazione di sbirciare e, vedendo qualcosa di inaspettato,
entrò senza sognarsi nemmeno di chiedere permesso e si mise a fare domande
inopportune.
“Cos’è
successo? E’ stato Lucien a ucciderla?” chiese. “Ha morso anche lei come ha
fatto con Finn? Ma lei non era una Mikaelson…”
“Niente
di tutto ciò ti riguarda minimamente” lo raggelò Klaus.
“Certo
che mi riguarda” replicò Tristan, per nulla scoraggiato dalla risposta dell’Originale.
“Se volete il mio aiuto è necessario che io sia informato su tutto e…”
“Sì,
è stato Lucien a infettarla con il suo veleno e io non sono riuscita a trovare
un rimedio per salvarla” ribatté, molto infastidita, Freya, sperando così di
zittire l’importuno. “Non fingere che te ne importi qualcosa.”
“Ah,
ma infatti non me ne importa niente” chiarì Tristan con un’invidiabile faccia
tosta, “non la conoscevo quasi. La vendetta nei confronti di Lucien, al
contrario, è qualcosa che mi interessa eccome.”
“Beh,
potrebbe esserci un sistema per eliminare Lucien una volta per tutte” rivelò
Freya, “ma per invertire l’incantesimo e riportarlo alla condizione di semplice
vampiro ho bisogno del potere degli Antenati, perché sono stati loro a fornire
la magia necessaria per il siero che l’ha reso la Bestia.”
A
Tristan sfuggì un risolino beffardo.
“Beh,
Klaus, adesso dovrai ammettere che avevo ragione io su Lucien” disse
all’Originale. “Se mi avessi lasciato fare, io lo avrei frustato a morte già
mille anni fa e adesso non ci darebbe tutti questi problemi. Come vedi, io
avevo compreso fin da allora che razza di mostro fosse…”
S’interruppe,
vedendo risplendere un lampo di collera negli occhi di Klaus, ma la reazione
che lo sorprese non fu la sua, bensì quella di Hayley, che era da sempre una
grande amica di Camille.
“Come
osi prenderti gioco della morte di Cami e usarla per
i tuoi scopi meschini?” gridò, scattando furiosa verso di lui e mordendolo
rabbiosamente su una spalla. “Adesso morirai anche tu come lei ed è fin troppo misericordioso
per un mostro come te, meriteresti sofferenze molto più atroci!”
Tristan
era stato colto totalmente alla sprovvista. Rimase a guardare la ferita con
un’espressione incredula e indignata insieme.
“Come
hai osato mordermi?” sibilò. I suoi occhi si posarono su Elijah, quasi a
cercare una certa qual solidarietà. In fondo era la sua creatura, nessuno
poteva permettersi di fargli del male senza il suo permesso… Ma,
inspiegabilmente, l’Originale si avvicinò ad Hayley e le circondò le spalle con
un braccio, dando così la sua approvazione al gesto che la donna lupo aveva
compiuto.
“Ciò
che hai detto su Camille dimostra la malvagità del
tuo cuore e Hayley ha avuto il pieno diritto di punirti” affermò. “Più tardi
Niklaus ti darà il suo sangue per guarirti, ma avrai tutto il tempo per
soffrire e meditare sulle cattiverie che hai detto. Ho sbagliato a farti uscire
dalla mia stanza, non sei pronto per collaborare con la mia famiglia e, a
questo punto, inizio a pensare che non lo sarai mai.”
“E’
un caso disperato, Elijah” rincarò Hayley trionfante, avvicinandosi di più
all’Originale. “Ha già avuto fin troppe occasioni per redimersi, ma non c’è
speranza per lui. Questa volta dovresti lasciare che il veleno del lupo lo
uccida.”
“Sempre
che nel frattempo non troviamo un altro modo per servirci di lui, con o senza
il suo consenso” aggiunse Freya.
Sconvolto,
Tristan si afferrò la spalla morsa, sentendo il cuore che batteva sempre più
furiosamente nel suo petto, il sangue che gli andava a fuoco, il veleno che lo
corrodeva dall’interno, straziandolo. Eppure non era tanto il dolore fisico,
sebbene atrocissimo, a stravolgere il giovane Conte: la lacerazione che sentiva
dentro nasceva dall’aver visto Elijah approvare l’atto di Hayley e trattarla
come la sua compagna ufficiale. Senza quasi accorgersene, intontito dalla
sofferenza e dalla disperazione, Tristan fece due passi indietro, vacillando, e
inciampò sul primo gradino dello scalone che conduceva al piano sottostante.
Perse l’equilibrio e cadde per le scale senza un grido, giungendo fino in fondo
e battendo il capo contro la base del corrimano di ferro tanto violentemente da
perdere i sensi.
Vincent,
Marcel e Kol si trovavano proprio lì, nel patio, con il corpo di Davina pronto
per la consacrazione; dopo di essa, Freya avrebbe potuto tentare di resuscitare
la giovane strega.
“Ragazzi,
vi è caduto qualcosa” fece Marcel rivolto agli amici al piano di sopra,
accennando al corpo esanime di Tristan in fondo alle scale.
“Niente
che ci serva in questo momento” ribatté laconico Klaus.
“Invece
potrebbe” intervenne Vincent. “Freya, tu avevi bisogno di incanalare i poteri
degli Antenati in uno spirito per poterli rubare e fare il tuo incantesimo
contro Lucien. Perché devi usare proprio lo spirito di Davina, che così
finirebbe per rischiare moltissimo contro gli Antenati? Uccidiamo Tristan e tu
porterai il suo spirito nel piano ancestrale per incanalare il potere che ti
serve.”
“Almeno
per una volta sarebbe utile a qualcosa” commentò sprezzante Kol, molto
preoccupato per quell’incantesimo che avrebbe messo a repentaglio non solo la
vita, ma la stessa anima di Davina. Tristan, al contrario, era sacrificabilissimo.
“Credo
che sarebbe la cosa migliore da fare” concordò Klaus che, nonostante il suo
odio per Davina, esitava a sacrificarla. Non poteva dimenticare che era stata
una carissima amica di Cami… “Freya, spezza il collo
a Tristan e poi compi l’incantesimo su di lui. Se proprio non dovesse
funzionare, allora saremo costretti a ripensare alla possibilità di tentare con
Davina, ma perlomeno ci darà una seconda possibilità. Io adesso devo recarmi
immediatamente nel Bayou, dove ho sepolto il corpo di Rebekah:
devo assolutamente recuperarla prima che la trovi Lucien!”
“E
io verrò con te” affermò Hayley, seguendolo. “Conosco il Bayou molto meglio di
te e ti sarò utile.”
Non
c’era tempo per stare a discutere e i due uscirono velocemente dal palazzo. Il
tempo stringeva.
Freya
iniziò a scendere lentamente le scale, riflettendo sulla proposta di Vincent.
Elijah la seguiva, lo sguardo fisso sul Conte De Martel che pareva già morto,
pallido e privo di sensi in fondo alla scalinata.
“Cosa
ne pensi, Elijah?” domandò Freya al fratello. “Tu non eri d’accordo nel mettere
in pericolo Davina; ritieni che dovremmo tentare con Tristan? E’ una tua creatura
e io non posso fargli niente se tu non me ne dai il permesso.”
Elijah
non aveva detto una parola per tutto quel tempo e aveva seguito con attenzione
le proposte e le discussioni degli altri. A quel punto, dopo una lunga
riflessione, prese la parola.
“E’
vero, non voglio che Davina venga messa in pericolo” ammise, “ma tentare con lo
spirito di Tristan potrebbe essere rischioso. Non dimenticate che gli Antenati
si sono serviti di Lucien e poi di Kol per i loro scopi: cosa accadrebbe se
decidessero di fare lo stesso con Tristan? No, purtroppo ritengo che dovremo
seguire il piano originario, per quanto lo trovi crudele.”
“Non
sarà che, invece, non vuoi sacrificare la tua
creatura?” lo accusò Kol, rabbioso. “Quel viscido serpente non è mai
servito ad altro che a fare del male e adesso è l’unica occasione in cui
potrebbe essere utilizzato per una giusta causa. Davina, invece, è sempre stata
buona e gentile… come puoi anche solo pensare
di rischiare la sua vita invece di quella del mostro?”
“Ogni
tanto dovresti prenderti il disturbo di ascoltarmi,
Kol” lo rimbeccò gelidamente Elijah. “Ho già detto e ripetuto che il pensiero
di mettere a rischio Davina mi disgusta, ma ti rendi conto di che cosa potrebbe
succedere se, per caso, gli Antenati che hanno soggiogato te e potenziato
Lucien decidessero di fare lo stesso con Tristan? Allora avremmo un'altra
Bestia da combattere, invece di ottenere il potere per distruggere Lucien!”
“Purtroppo
Elijah ha ragione” ammise Vincent, suo malgrado. “Marcel, tu che cosa ne pensi?”
Il
Reggente di New Orleans, legatissimo a Davina, fremeva di rabbia. Se avesse
avuto davvero una scelta, avrebbe preferito mille volte sacrificare Tristan
piuttosto che mettere a repentaglio la vita della giovane strega, ma non sempre
era possibile seguire i sentimenti. Regalare agli Antenati un’arma come Tristan
sarebbe stato da idioti, si sarebbe potuto rivelare ancora più letale e
terribile dello stesso Lucien. Non esistevano altre vie...
“Provate
a fare quello che dovete” cedette, “ma… Freya, ti chiedo di fare il possibile
per proteggere Davina.”
La
strega annuì e poi si avviò con Elijah in un’altra stanza, dove avrebbe avuto
luogo l’incantesimo per incanalare il potere degli Antenati nello spirito di
Davina.
Nel
patio rimasero Vincent, Marcel e Kol con il corpo della ragazza e Tristan
ancora privo di sensi ai piedi della scalinata. Ad un certo punto, però, il
Conte De Martel si riprese. Emise un gemito, poi un verso inarticolato, poi
sussurrò qualcosa che a Vincent e Marcel parvero parole di senso compiuto.
Mentre Vincent e Kol restavano accanto a Davina, Marcel si avvicinò a Tristan e
lo sorresse delicatamente per cercare di capire cosa stesse dicendo. Dovette
avvicinarsi molto a lui per comprendere le sue parole spezzate e mormorate, ma
quando il significato gli fu chiaro si irrigidì e si voltò verso gli altri due.
“Allora,
che cosa sta farfugliando? Non abbiamo tempo da perdere con quello” tagliò
corto Kol. “Ogni secondo che trascorre presso gli Antenati è un pericolo
terribile per l’anima di Davina!”
“E’
proprio quello il problema” disse Marcel, sorreggendo Tristan e mostrando verso
di lui una sollecitudine mai dimostrata prima. “Freya non ha nessuna intenzione
di proteggere Davina e, anzi, la sacrificherà senza pietà pur di ottenere ciò
che le serve.”
“Ma
di che stai parlando?” trasalì Vincent.
“Lo
ha detto lui” dichiarò Marcel, sollevando con attenzione Tristan e deponendolo
lentamente sul divano.
“E
tu credi alle bugie di quel manipolatore? Sei impazzito, Marcel? Freya non lo
farebbe mai, quella vipera sta solo cercando di…”
Ma
questa volta fu Vincent a interrompere le proteste irritate di Kol. Serio in
volto, si avvicinò anche lui a Tristan e gli sollevò delicatamente la testa
deposta sui cuscini, per guardarlo bene in faccia senza causargli altri danni.
Il
giovane aveva gli occhi fissi e velati, enormi nel volto pallidissimo. Muoveva
appena le labbra e ciò che diceva sembrava provenire da un’altra dimensione.
“Davina
morirà. Freya la lascerà agli Antenati. Freya vuole il potere. Davina morirà.
Gli Antenati la prenderanno. Freya non la proteggerà. Davina è perduta…”
Vincent
prese la sua decisione in un millesimo di secondo.
“Kol,
tu e io andremo a prendere Van Nguyen e lo porteremo
qui, con la forza se necessario. Dovrà compiere lui l’incantesimo per salvare
Davina perché Freya non lo farà: lei penserà soltanto al potere necessario per
salvare la sua famiglia” affermò con decisione.
Kol
pareva indeciso tra la preoccupazione per la ragazza amata e la sfiducia nei
confronti di Tristan.
“Ma
come puoi credere alle parole di…?”
“Tristan
è anche lui sul piano ancestrale per via del veleno del lupo che lo sta
uccidendo” replicò Vincent in tono grave. “Dal luogo in cui si trova può avere
delle visioni del futuro e, purtroppo, io temo proprio che abbia ragione. Del
resto io stesso non mi fidavo di Freya e di Elijah. Dobbiamo trovare Van Nguyen il più in fretta possibile, prima che gli Antenati
raggiungano Davina!”
Fine prima parte