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Autore: Mimithe_Moonlight    28/06/2017    4 recensioni
E se le avventure di Elisabeth e delle sue sorelle si svolgessero nel presente mentre le ragazze frequentano il liceo?
E' iniziato un nuovo anno alla PRIDE HIGH SCHOOL e le giovani Bennet si preparano a fare incontri che cambieranno le loro vite.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Bingley, Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Jane Bennet, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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PRIDE AND PREJUDICE HIGH SCHOOL:LA RESA DEI CONTI



Il sole non si era ancora levato quando Elizabeth aprì gli occhi nel buio della stanza d’hotel che condivideva con la sorella. Nella fitta oscurità della camera per un secondo le parve che non fosse successo nulla, le sembrò, per un piccolo e magico secondo, che tutto fosse normale. Come se i fatti della sera prima non si fossero verifcati, come se non avesse davvero trovato il suo fidanzato a letto con un’altra, a letto con Caroline Bingley per giunta. Quando quel secondo terminò Elizabeth si rannicchiò sotto le coperte mentre lacrime di rabbia le pungevano gli occhi. Sì, rabbia, perchè questo provava per quel tradimento. Non tristezza, non si sentiva ferita o altro. Era una rabbia di fuoco che le montava nel cuore un sentimento che proprio non riusciva a controllare. Si sforzò di trattenere le lacrime, George non avrebbe avuto quella soddisfazione. Non glielo avrebbe permesso. Strinse i pugni tanto da farsi entrare le unghie nella pelle morbida del palmo. Quando l’incendio dentro di lei parve essere stato domato si decise a sollevare il viso sopra le lenzuola soffici e profumate. Sua sorella Jane dormiva ancora, un paio di occhiali da lettura sbilenchi le pendevano sul naso mentre il capo era abbandonato sul braccio teso che penzolava fuori dal letto. Elizabeth sorrise e con delicatezza glieli levò, poggiandoli poi sul comodino in mezzo ai due letti. Jane sospirò lievemente sistemando meglio la testa sul morbido cuscino di piume. Cercando di non fare rumore si diresse verso il piccolo bagno della stanza chiudendosi la porta alle spalle. Con sguardo critico diede un’occhiata al suo viso riflesso nello specchio. Gli occhi erano arrossati per le lacrime versate la sera prima, occhiaie scure li circondavano mentre i capelli le incorniciavano il volto pallido. Le mani stringevano così forte i lati del lavandino che le nocche erano sbiancate. Con un sospiro Elizabeth aprì il rubinetto lasciando che l’acqua scorresse fino a diventare calda. Si sciacquò il viso più volte tentando di cancellare l’immagine di George e Caroline che prepotentemente le compariva davanti agli occhi ogni volta che li chiudeva. Fu in quel momento che scorse lo schermo del suo cellulare illuminarsi. Doveva averlo lasciato in carica la sera prima e non l’aveva più guardato. Facendosi coraggio sblocchò il telefono per trovarsi davanti un’infinita serie di messaggi e chiamate di George risalenti alla sera prima. Nell’ultimo SMS le chiedeva di vederla, di parlare con lui perchè doveva spiegarle, farle capire che era stato tutto un errore. Sforzandosi di non tirarlo contro la parete per la rabbia, lo appoggiò sul lavandino stringendo i pugni. Una parte di lei voleva rispodergli. Fargli vedere che era più forte e che quello che aveva fatto non l’aveva scalfita ma non poteva. Perchè se l’avesse fatto, lui avrebbe potuto riiniziare il suo sporco giochetto. Ingannarla e ferirla di nuovo. Non poteva lasciarglielo fare, non ora che sapeva di tutte le bugie che le aveva raccontato, non ora che conosceva la verità sulla storia che legava lui e William. 
William. Non riusciva a ricordarsi il momento esatto in cui il ragazzo se n’era andato. Probabilmente era rimasto finchè lei, esausta, non si era addormentata. Ricordava però le sue braccia intorno a sè, gentili ma forti nel sostenerla mentre lei piangeva con il viso nascosto nella sua spalla e ricordava le sue mani che lievi le accarezzavano la schiena e I capelli. La sua voce che le sussurrava di calmarsi, di stare tranquilla perchè avrebbe risolto tutto lui, di fidarsi, di respirare perchè tutto sarebbe andato bene. Quella voce scura ma così gentile da cullarla finchè non si era addormentata fra le sue braccia. Avrebbe dovuto ringraziarlo, ma come? Niente pareva abbastanza per quello che lui aveva fatto per lei. Niente lo legava a Lizzie così tanto da giustificare il suo atteggiamento prottettivo. Lei era stata sempre sgarbata e scostante con lui mentre William aveva dimostrato di essere molto più nobile di lei. Aveva lasciato perdere tutte le offese che lei gli aveva arrecato ed era corso da lei quando ne aveva avuto bisogno. Come poteva farsi perdonare per quello che aveva fatto al ragazzo? Come poteva eseere perdonato il suo orgoglio che l’aveva resa così cieca? Sospirando tornò in camera trovando Jane sveglia e intenta a spazzolarsi I lunghi capelli biondi.  La sorella le sorrise teneramente e la abbracciò senza dire niente. Non c’era bisogno di parlare. Facendo finta che nulla fosse accaduto la aiutò a scegliere qualcosa da indossare, optando poi per un vecchio maglione bianco e un paio di jeans scuri infilati negli stivaletti di pelle. 
-Vuoi che ti pettini io?- domandò Jane. Era una cosa che aveva sempre fatto quando Elizabeth era giù di morale. Pettinarle i capelli mentre chiacchieravano del più e del meno nel tentativo di distrarla. Lizzie annuì sedendosi poi davanti alla sorella che con delicatezza iniziò a pettinarla. Ma quel giorno sembrava che nessun argomento fosse adatto a quella chiacchierata. 
-Quando se ne sono andati William e Charles ieri sera?- chiese alla fine Lizzie interrompendo il silenzio mentre Jane iniziava a intrecciarle i lunghi capelli scuri. 
-Charles e io siamo andati a cercare Caroline e ti abbiamo lasciato in stanza con William che cercava di calmarti. Quando siamo tornati, tu stavi dormendo con la testa poggiata sulle sue gambe mentre lui ti accarezzava la testa. E’ stato piuttosto imbarazzante interrompere quel momento- Elizabeth si sentì arrossire e sperò vivamente che Jane non se ne accorgesse.
-E l’avete trovata?-
-Chi?-
-Caroline- 
-Oh sì che l’abbiamo trovata. Dovevi vedere Charles. Era furioso. E’ piombato in camera di Caroline che era tornata da poco e stava parlando con una sua amica, poi l’ha presa per un braccio come fosse una bambina e l’ha trascinata fuori. Stavo per urlarle di tutto ma lui mi ha preceduto gridandole che era una vergogna per tutta la famiglia e che se non fosse stata  sua sorella non le avrebbe più rivolto la parola. Poi mentre lei sembrava sull’orlo delle lacrime è arrivato a dirle che era una stupida ragazzina che non sapeva tenersi i vestiti addosso e che se veramente era così stronza come aveva dimostrato quella sera allora sicuramente George era il ragazzo adatto a lei e…- si interruppe accorgendosi di quello che aveva detto. 
-Oddio scusa…- Elizabeth rise
-Non ti devi scusare di niente e sappi che sto iniziando ad apprezzare sempre di più Charles. Hai tutta la mia approvazione sorellona- Jane le accarezzò la testa spostandole poi la treccia alla francese in modo che si posasse sulla spalla di Lizzie. 
-Ecco fatto- esclamò battendo le mani soddisfatta e passando a Lizzie uno specchietto. La ragazza sorrise osservando il viso liberato dai ciuffi ribelli di capelli e il trucco leggero ma che copriva al meglio le occhiaie della sera prima. 
-Forse sarebbe ora che raggiungessimo gli altri per la colazione, il tuo principe azzurro si chiederà dove sei finita- esclamò Elizabeth spalancando la porta  della stanza. 
-Sicura di essere pronta?- domandò Jane con sguardo preoccupato.
-Non lascerò certo che George e Caroline distruggano il divertimento della nostra gita scolastica. Questo non potrei mai perdonarmelo. E poi devo parlare con William- Jane sorrise e corse verso la porta precedendo la sorella verso le scale. Lizzie si chiuse alle spalle la porta sospirando mentre tentava di calmare il tremore delle mani e il cuore che accellerava al pensiero di ritrovarsi davanti a George. Forse non era ancora pronta ma non poteva passare la sua vita chiusa in quella camera di albergo quindi era meglio strappare via il cerotto quella mattina o non ce l’avrebbe mai fatta.
La sala da pranzo era già gremita dagli studenti quando Elizabeth e Jane entrarono. I loro occhi cercarono fra la folla intorno ai tavoli tentando di trovare visi familiari. Poi lo sguardo di Elizabeth incrociò quello di William. Gli occhi blu mare del ragazzo si fissarono nei suoi con un’intensità tale da farle dimenticare dove si trovasse. Nessuna parola, nessun cenno e nessun sorriso. Solo quell’unico sguardo e parve che intorno a loro la sala scomparisse. Elizabeth sentì il cuore fermarsi e la mente sgombrarsi da tutti i pensieri che continuavano a ronzarle nella testa come mosche fastidiose. Seguì Jane fino al tavolo a cui il ragazzo sedeva in compagnia di Charles. William sorrise timidamente facendo spazio al tavolo anche per loro, sembrava in imbarazzo e stranamente Elizabeth trovò la cosa piuttosto tenera. 
-Come stai?- le sussurrò mentre Jane e Charles erano entrati in una delle loro solite e infinite conversazioni.
-Sono stata peggio, diciamo-
-Direi che è normale sentirsi feriti dopo quello che è successo-
-Non sono ferita- rispose Elizabeth forse troppo bruscamente tanto che qualcuno nei tavoli vicini si voltò a guardarli, forse trovando anche strano il fatto che i due stessero parlando così amichevolmente e non tentassero di uccidersi a vicenda come al solito
-Sono arrabbiata- disse tentando di riabbassare il tono della voce. -Non era una storia così importante ma mi aspettavo comunque sincerità e trasparenza. Non un tradimento con la prima che passa. Senza offesa per Charles-
-Lui è arrabbiato con Caroline quasi quanto te credimi. Ieri quando siamo tornati in camera non faceva altro che lamentarsi di quanto sua sorella potesse essere tremenda. Ed è vero. Caroline è una serpe con il volto di un gattino. Ti attacca alle spalle-
-Non mi aspetttavo che saresti stato così duro con lei, visto che insomma…- William la guardò confuso poi spalancò gli occhi mentre iniziava a tossire per colpa del caffè che gli era andato di traverso.
-Ma sei impazzitta! Non c’è niente fra me e lei e non ci sarà mai! Non che lei non ci abbia provato. IDiciamo che i suoi sentimenti nei miei confronti sono sempre stati abbastanza chiari ma non voglio diventare un’altra tacca sulla sua cintura. E poi Georgiana la detesta. E se c’è un parere che davvero mi interessa è il suo-
-Perchè la odia? Quando siamo venute a casa di Charles mi sembrava che Caroline non vedesse l’ora di rivederla…-
-Questo perchè è convinta che in questo modo potrebbe entrare nelle mie grazie. Come se non sapessi che lei e il suo gruppo di ochette l’hanno maltrattata per anni quando vivevamo ancora in città. E’ brava a mentire ma io sono altrettanto bravo a riconoscere un bugiardo quando lo vedo- 
-E cosa pensi di me?-
-Lei mia cara- disse William fingendo un tono altisonante -E’ la creatura più irritante, sgarbata e stupenda che conosca e straordinariamente bella nonostante il suo atteggiamento scostante-
Elizabeth arrossì e sorrise.
-Bhe, sicuramente Signor Darcy lei è la persona più maleducata che abbia mai incontrato, non si dovrebbe rivolgere così ad una signora. Ma la perdono nonostante tutto perchè il suo animo è troppo nobile anche solo per accorgersi di essere stato fin troppo sincero-
William distolse lo sguardo.
-Se fosse vero ti avrei avvertito prima su George-
-Tu ci hai provato ma io sono stata sorda e se qualcuno qui ha delle colpe sono io e non tu, William- Il ragazzo la guardò e di nuovo I suoi occhi parvero incatenarla a sè. Almeno finchè un mormorio non si levò nella sala attirando l’attenzione di Elizabeth. 
George era appena entrato.
Questo non pareva niente di strano ma il fatto che il suo occhio destro fosse gonfio e nero e il suo labbro spaccato sì. Quello era davvero strano. William abbassò la testa e Elizabeht lo sentì soffocare una risata.
-Hai forse qualcosa da dirmi?-
-Io?- domandò il ragazzo con un sorriso angelico.
-Sì tu, testa di rapa! Che diavolo è successo alla sua faccia?!-
-Ecco è possibile che mi sia scordato di dirti come ieri mentre tornavamo in stanza abbiamo incontrato George. Ed è possibile che essendo un po’ arrabbiato io, ipoteticamente, gli abbia tirato un pugno o due-
-Ah sì? E questi pugni ipotetici hanno lasciato lividi ipotetici o reali?- William sollevò lo sguardo verso George che con aria imbarazzata si aggirava davanti al buffet
-Piuttosto reali direi- esclamò con aria soddisfatta. Elizabeth rise scuotendo la testa.
-Grazie- sussurrò.
-Non c’è problema. E’ stato letteralmente un piacere- rispose lui incrociando le braccia e appoggiandosi allo schienale della sedia. –Era da un po’ che aspettavo di rifarlo, e poi il viola gli dona non credi?- 
Elizabeth sorrise senza accorgersi che nel frattempo George l’aveva vista e si stava avvicinando. Quando alzò la testa lui era lì davanti a lei. Una mano tesa a porgerle un caffè l’altra infilata nella tasca dei pantaloni. Lo sguardo basso e I capelli spettinati che ricadevano sugli occhi nel tentativo di nascondere il livido violaceo. Elizabeth sentì William irrigidirsi al suo fianco mentre lentamente sentiva il sangue diventarle ghiaccio nelle vene. 
-Cosa vuoi?- domandò fredda ignorando la mano tesa del ragazzo.
-Solo parlare con te, ti prego. Posso spiegarti tutto!- 
-E sentiamo come potresti spiegare il fatto che ti ho trovato a letto con un’altra? Stavate studiando matematica e poi casualmente vi siete ritrovati senza vestiti in camera tua?- 
-Amore ti prego…- Elizabeth sentì la rabbia tornare prepotentemente e scattò in piedi furiosa, le mani strette a pugno ai lati del corpo consapevole degli occhi di tutta la scuola fissi su di lei. 
-Non chiamarmi così. NON OSARE- sibilò, la mascella serrata, gli occhi fiammeggianti. 
-Elizabeth ti prego, è stato un errore, una cosa da niente! Non provo niente per lei io amo te…nessun altro!-
-George faresti meglio ad andartene prima che smetta di controllarmi. Non mi hai mai vista infuriata e ti assicuro che non vuoi-  George esitò poi I suoi occhi si fermarono sul viso di William che lo guardava serio con le braccia incrociate davanti al petto, gli occhi blu diventati ormai due pozzi scuri.
-E’ per lui che non vuoi sentire le mie ragioni? E’ così? Peferisci fidarti di lui piuttosto che del tuo fidanzato? Anche dopo tutto quello che ti ho detto, dopo la verità che ti ho raccontato su William Darcy tu ancora gli credi?- William si alzò e fece un passo avanti ma Elizabeth lo fermò. La  mano si posò sul petto di William spingendolo indietro delicatamente. Voltò il viso verso George e sorrise. 
-Fidanzato? Io non ho un fidanzato. Non più- esclamò prima di sferrare al ragazzo un pugno dritto allo stomaco. George stupito si piegò in due tossendo e Elizabeth afferrò la tazza di caffè e la portò vicino alla bocca prima di storcere il naso.
-Sai “fidanzato”- aggiunse calcando aspramente quella parola -Non mi va più il caffè- passò accanto a George e con un sorriso gli versò il contenuto della tazza sulla testa. 
-Ops, chiedo scusa mi deve essere sfuggita qualche goccia- Jane la guardò con la bocca spalancata per lo stupore mentre Lizzy si dirigeva con aria fiera verso l’uscita dalla sala.
-Ah Geroge!- esclamò voltandosi prima di uscire -Usa le dovute precauzioni! Sarebbe davvero terribile per un bambino averti come padre- 
Sentì qualcuno nella sala bisbigliare e altri ridere mentre lasciava la sala seguita dai suoi amici compresa Charlotte che non sapeva niente della notte prima e attonita si trascinava dietro il fidanzato mentre inseguiva l’amica per sapere cosa diavolo era successo. Elizabeth si voltò e incontrò lo sguardo di William che le sorrise facendole l’occhiolino. Charles e Jane dietro di lei ridevano tenendosi per mano e Lizzy finalmente si sentì libera. Sorrise spalancando le braccia verso il cielo terso . Sollevò il viso verso il sole ridendo con gli occhi chiusi mentre il sole le scaldava la pelle. 
-E ora che si fa?- le domandò William infilando le mani nella tasca della giacca.
-Si vive- rispose Lizzy  sorridendo. Il ragazzo la guardò stupito mentre quel sorriso ancora una volta gli bloccava il respiro. Mentre la semplicità con cui Elizabeth poteva essere perfetta lo stupiva di nuovo e  il suo cuore gli urlava ancora una volta che non avrebbe potuto mai e poi mai lasciare che si allontanasse da lui.

ANGOLO DELL’AUTRICE
Prima che tiriate fuori torce e forconi imploro il vostro perdono. So che sono passati anni dalll’ultimo aggiornamento ma proprio non riuscivo a trovare il tempo nè l’ispirazione giusta per rendere questa resa dei conti all’altezza delle mie aspettative e spero anche delle vostre. Non mi è mai piaciuto George e volevo che la sua sconfitta (che sarà definitiva o no?) fosse plateale e gli facesse insomma fare una vera e propria figura di voi-sapete-cosa davanti a tutti. Per il resto che ve ne pare? Continuiamo questo viaggio insieme oppure no?
Aspetto il vostro prezioso parere e al prossimo capitolo.
Baci 
Darkalyce  
   
 
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