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Autore: BreakingMind    29/06/2017    0 recensioni
Claire Philips, brillante studentessa al terzo anno di liceo, viene ritrovata con le vene tagliate nel bagno della sua camera.
Nessuno sembra dubitare che si tratti di suicidio e le indagini sulla sua morte finiscono in fretta.
Sei mesi dopo, Diego Vanetti, un tempo suo migliore amico, riceve una visita da una donna che afferma essere la sorella della defunta ragazza, giunta fin lì per scoprire le cause della morte di sua sorella.
I tenteranno di ricostruire i retroscena della vita di Claire, nel tentativo di scoprire se davvero le circostanze della sua morte sono così banali come sembrano.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12 AGOSTO 2016


La pioggia cadeva ormai da ore quando il grande cancello di ferro battuto si aprì per far passare il carro. Una folla di persone in abito scuro lo seguiva, varcando una dopo l’altra la soglia del cimitero.
Si fecero strada lungo le varie fila di lapidi, camminando a fatica sul terreno fangoso.
Il carro rallentò sempre di più fino a fermarsi a pochi metri da una fossa rettangolare, sulla quale torreggiava una grossa lapide in marmo adornata con una ghirlanda di fiori.
Due uomini scesero dal carro e vi camminarono intorno fino a giungere davanti agli sportelli sul retro.
Dopo averli aperti, quattro individui dalla folla li raggiunsero per aiutarli.
Appoggiarono le mani sulla superficie di legno umido.
Si guardarono l’un l’altro per qualche secondo, respirando intensamente nel tentativo di trovare la forza; poi uno diede il via con un cenno della testa e fecero scivolare lentamente la bara fuori dal carro funebre.
Ognuno si caricò un angolo di essa sulle spalle, pronti a condurla verso il luogo dove sarebbe rimasta in eterno.
Diego Vanetti avanzò nella folla, facendosi strada a fatica nel muro compatto di persone in lacrime fino ad uscirne. Ora, nessuno gli copriva la visuale. Poteva contemplare ogni istante.
Diede un’occhiata veloce alla fossa alla sua sinistra e lo stomaco gli divenne preda di un dolore lancinante. Si piegò leggermente in avanti, premendovi forte i palmi delle mani mentre seguiva con lo sguardo la bara che avanzava.
Sentiva le gambe deboli, e il dolore aumentava ogni secondo di più, estendendosi lungo tutto l’addome. Era insopportabile. Sentiva come se una lama fredda e arrugginita lo stesse aprendo lentamente da parte a parte. In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di farlo cessare.
Ma fu solo quando la bara iniziò la sua discesa verso la fossa, calata da un macchinario apposito, che smise di avere il controllo del suo corpo: le gambe cedettero e senza accorgersene si ritrovò con le ginocchia immerse nel fango.
Quando la bara raggiunse il fondo, i sei che la portarono presero le vanghe appoggiate lì accanto, le immersero nel cumulo di terra poco distante, che la pioggia aveva reso una poltiglia, e iniziarono a riempirla gradualmente.
La bara iniziò a sparire poco a poco sotto gli sguardi addolorati dei presenti. Per Diego ogni mucchietto di fango che vi veniva gettato sopra equivaleva ad un sussulto al cuore.
 E quando della fossa non rimase altro che un rettangolo squadrato di fango smosso, non riuscì a trattenersi oltre e l’urlo che tentava di sopprimere in gola uscì e riecheggiò per il cimitero, attutito alle orecchie dei presenti dai fulmini che squarciavano le nuvole.
Al suo seguirono quelli di una coppia alle sue spalle, ancora contrari ad accettare il fatto che non avrebbero mai più rivisto il volto della loro unica figlia.
Diego girò la testa quel poco che bastava per guardarli con la coda dell’occhio, e il dolore dallo stomaco si propagò lungo tutto l’addome, attraversando il petto, fino a raggiungere il cervello.
Aveva il volto freddo e intorpidito, i muscoli deboli rendevano pesanti perfino gli abiti scuri che indossava, completamente zuppi d’acqua. Qualcuno dalla folla tentò di concedergli uno spazio sotto gli ombrelli, ma invano. Non voleva riparo. Voleva sentire ogni singola goccia di pioggia fredda sul suo corpo, quasi sperando che potesse magicamente lavare via ogni suo senso di colpa.
Non ricordava altro momento della sua vita in cui avesse provato una tristezza paragonabile a questa. E non poteva fare a meno che disgustarsi per questo.
Dopotutto, che diritto aveva lui di piangerla?
Proprio lui, che nei suoi ultimi giorni ogni scusa gli era buona per evitarla, ora si ritrovava in lacrime davanti alla sua tomba mentre il prete dava il via al solito sermone sulla vita dopo la morte che tutti sono costretti a sorbirsi in cerimonie simili.
I presenti chinarono la testa in basso e chiusero gli occhi, unendosi in una preghiera che potesse portare anche la più vana delle speranze nei loro cuori, ma non Diego. Lui si limitò a guardare la lapide di marmo che recava inciso il nome di una ragazza la cui vita era finita troppo prematuramente.
Dopo dieci minuti che gli parvero eterni, il prete smise di parlare e chiuse il libro nero che stringeva fra le mani.
Tutti riaprirono gli occhi. Diego li chiuse e chinò la testa all’indietro. Sentiva la pioggia picchiettargli leggermente sul viso. Una sensazione piacevole.
D’un tratto non la sentì più. Spalancò gli occhi di scatto e vide un ombrello nero tenuto fermo sopra di lui.
Seguì con lo sguardo il braccio che lo teneva fino ad incontrare il viso di Luca.
Rimasero immobili, senza pronunciare una parola, gli occhi di uno fissi in quelli dell’altro.
Infine, Luca gli tese la mano libera per aiutarlo ad alzarsi.
Diego la fissò senza reagire. Non voleva afferrala. Non voleva aiuto. Voleva solo che quel terreno fangoso si aprisse sotto di lui per risucchiarlo.
Prima ancora che potesse distogliere lo sguardo, Luca si chinò, gli afferrò il polso e con uno strattone lo rimise in piedi.
Diego lo guardò furente e fece per inginocchiarsi di nuovo, ma l’altro gli circondò le spalle con un braccio, stringendolo forte a se, non lasciandolo cadere. E abbracciato al fratello, riuscì a trovare un attimo di sollievo, seppur breve.
Rimasero immobili stretti l’un l’altro, sorreggendosi a vicenda per evitare di crollare, con gli occhi chiusi, ascoltando i colpetti leggeri della pioggia contro l’ombrello che li riparava. Senza parlare, senza guardarsi, senza pensare, ma solo ad imprimere nella memoria la lapide di marmo di fronte a loro, su cui era scritto a caratteri cubitali:
In memoria di Clair Philips.
2000 - 2017.

_________________________________________________ ANGOLO AUTORE: Salve. V ringrazio di aver letto questo primo capitolo. Se vi sembra un minimo interessante, vi prego di farmelo sapere con una piccola recensione. I capitoli successivi arriveranno il prima possibile. A presto.
   
 
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