Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Sebbyno    29/06/2017    0 recensioni
Non ho modo di scriverti, né di spedirti niente che non sia il mio pensiero. Spero che possa arrivarti, non so come, non so proprio come, ma spero arrivi, perché ho bisogno che tu sappia che sono vivo, e che se lo sono, è perché ci sei tu che esisti in quella scuola coi miei studenti.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Non ho mai avuto un gatto di compagnia; cani sì, ma gatti mai... a parte te. Eppure, sembra che il gatto abbia scelto di avermi; è rimasto per la notte, e ha deciso di restare anche il mattino seguente.
Per quanto lo abbia spronato ad andare, non ha fatto un solo passo oltre la porta.
Così, ho un gatto. 
Non volermene, ma avendo un pelo così nero, gli ho dato il tuo nome.
Ti somiglia; è silenzioso, pulito, e qualche volta ricerca affetto oltre al cibo nella scodella.
Ho fatto bene a battezzarlo "Levi".
Chiamandolo per casa, qualche volta ho l'impressione di parlarti. È triste, ma almeno adesso non è il silenzio che risponde.
Mi fa sentire meno solo, e con qualcuno di cui occuparmi, dal momento che da domani non avrò neppure più i miei studenti.
Si, mi licenzio. Se è in guerra che devo cercarti, non posso restare nella scuola. 
Non so dirti cosa provo; lascio un luogo che amavo, e che è stato mio, nostro. Ho vissuto le sue pareti come quelle di una casa, e i suoi componenti come membri di famiglia.
Tutto ciò, ora mi è estraneo; le mura sono custodi del ricordo di quel giorno e del tuo fantasma; i miei colleghi sono ora i miei nemici; i miei studenti, restano i miei studenti, ma io non ho più niente da insegnare a loro, se non una menzogna tale e uguale a quella di un mio qualsiasi successore. 
Ciò in cui credevo è andato distrutto in un'ora di quel 5 gennaio; la motivazione che nutro ora non costruirebbe nulla, ma può farlo altrove.
Oggi, per l'ultima volta, vedrò i volti che mi hanno accompagnato in questi anni, e tra loro c'è anche il tuo: come ti ho detto, non mi lascia un istante.
Non so che cosa mi diresti; probabilmente, vorresti che io restassi, e continuassi ciò che tu non puoi. Ma capisci, Levi, niente è più come prima, il mondo ha un altro aspetto; ogni giorno è uguale al suo precedente, ma in un certo senso cambia, ne diventa la brutta copia, e poi quella ancora più brutta, fino al peggiore dei suoi volti.
Non posso essere insegnante di un tempo che non riconosco; temo che la loro nuova maestra sia la storia che si compie nel presente.
L'euforia del post-guerra ha portato con sé una depressione più grande della prima, ed è per questo che è Grande, perché tutti ci siamo convinti che il mondo ora fosse diverso; non da distruggere, ma da vivere, amare, guardare, e vestire.
Tutte queste grandi auto, donne bellissime, accessori e cappelli d'alta moda, il grande virtuosismo del divertimento e il gioco dell'emancipazione femminile... un grande spettacolo, no? Ma la vita non è mai quella di un manifesto pubblicitario; non è una Roll Royce bianca su una spiaggia della Costa Azzurra, né una giovane vestita in nero Chanel che si atteggia come attrice di grandi film.
La vita non è questa; la gente vera, quella delle nostre strade, che vanno a lavoro spaccandosi la schiena per guadagnarsi il pane e comprare giornali che raccontano bellissime bugie per sognare l'impossibile, non è quella degli Anni Ruggenti, ma è, e sempre sarà, quella della Grande Depressione.
Alla fine, neppure questo grande sogno di Altrove, dell'Eden ricco e sfarzoso, è riuscito a vincere la realtà della miseria umana; quella dell'ignoranza, quella della guerra, quella di questa nostra ingiusta e sofferente divisione.
Non ho mai creduto ai sogni, e neppure tu: l'ho capito il primo giorno che ti ho visto, perché il tuo sguardo è sempre stato spento, morto.
Hai visto la realtà, l'hai vissuta, non ti sei accontentato di una bella menzogna su manifesto.
Chi ha aperto gli occhi una volta, non può mai più chiuderli, e perciò i tuoi sono spenti perché sono troppo aperti, spalancati sul mondo delle verità, così come i miei da quando mio padre morì.
Ero un bambino, e perciò, la realtà è stata ancor più indigesta.
E ora questo, ma sono adulto.
Ho la mente e le forze per poterla affrontare, per poter lottare.
Non sono certo di poterla vincere, questa guerra; non sono sicuro che ti troverò davvero, Levi.
Ma stai pur certo, che morirò provandoci.
  
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