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Autore: miriade    29/06/2017    0 recensioni
-Blaine da quella telefonata si sarebbe aspettato di tutto, anche che Kurt si scusasse e gli dicesse di aver sbagliato numero, ma di certo non di trovarsi il suo ex ubriaco che gli propinava frasi tipo: "Volevo solo sentirti perché mi manchi da impazzire". Quello decisamente non era in programma. Come non lo era nemmeno che il suo cuore perdesse un paio di battiti a quell’affermazione quando era facile che il ragazzo glielo stesse dicendo solo perché non era in grado di ragionare in modo serio e composto.-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: la scema che ha scritto questa roba (io, ovviamente) non ha mai bevuto niente che vada oltre la coca cola, per cui non so se l'idea di Kurt ubriaco sia resa bene. Spero di sì almeno un pochino.

 

Drunklaration of love

 

A Lucia, perché tu prompti e io scrivo e questo è il risultato <3

 

 

Blaine credeva di non poter sopportare un’altra ora di quella noiosa cena con gli amici di suo padre. Anzi, probabilmente non sarebbe sopravvissuto altri cinque minuti, considerando quanto fosse fastidiosa la ragazza seduta vicino a lui. Non aveva capito bene come ci fosse finita lì, ma tant’è che ora non perdeva occasione per flirtare con lui e Blaine era abbastanza sicuro che avrebbe ben presto perso la pazienza. Ora, lui non odiava le ragazze. Assolutamente no. Le trovava simpatiche, carine e di buona compagnia -le sue telefonate fino a tarda notte con Tina ne erano un esempio-; però è anche vero che c’è un limite a tutto.
"Quindi, Blaine, anche tu all’ultimo anno?" chiese la suddetta ragazza, Amelia, ricorrendo ad un ennesimo tentativo di intavolare una conversazione con lui.
Il riccio a quel punto ebbe una specie di illuminazione: forse, forse, sarebbero riusciti a parlare civilmente senza trovarsi in situazioni imbarazzanti. Forse. "Mh, si. Frequento il McKinley."
La ragazza fece una strana smorfia "Scuola pubblica? Almeno te la danno un’istruzione decente?" appunto, forse. "Ma non andavi all’accademia Dalton?"
"Ho cambiato scuola al terzo anno." si limitò a dire cercando di ricorrere a tutte le sue capacità per rimanere calmo e sorridente.
"E perché mai uno come te avrebbe avuto bisogno di cambiare scuola?" perfetto, quella ragazza era più irritante di Rachel mestruata.
"Non volevo stare lontano dalla persona che amavo" Blaine poté chiaramente notare la ragazza irrigidirsi dopo la sua risposta. -Bene- pensò soddisfatto -Ora forse mi lascerà in pace.-
Il suo momento di gloria durò ben poco, però, perché, dopo qualche secondo di un silenzio quasi imbarazzante, la ragazza riprese a fare domande: "Per amore, quindi... Mh, state ancora insieme?"
"Oh, ehm..." odiava dirlo e odiava pensarci. Lui e Kurt erano solo amici ormai, più o meno, e per quanto lui ci stesse male non poteva farci niente o pretendere di più, non ne aveva il diritto. Certo, erano stati a letto insieme il giorno di San Valentino -a lui sembrava una vita fa, eppure erano passate appena due settimane-, anche se, a detta del suo ex, non aveva significato niente. Blaine non era proprio sicuro che quello fosse niente, gliel’aveva detto, ma di certo non poteva forzare troppo la mano. "No, non stiamo più insieme."
Amelia squittì senza sforzarsi troppo di nasconderlo, quella situazione non gli piaceva per niente. "Be’, dispiace, ci perde soltanto lei."
Il ragazzo aprì la bocca per risponderle, ma la richiuse subito temendo di dire qualcosa di spiacevole. Non voleva essere, diciamo, cattivo con lei, ma non poteva nemmeno permettere che ci provasse con lui, completamente ignara delle sue preferenze sessuali. "Non-non lei" sibilò puntando lo sguardo su un qualunque altro oggetto presente nelle vicinanze. La situazione si stava facendo veramente imbarazzante.
"Perché mai dovrebbe perderci un ragazzo fantastico come te?"
"No, non intendevo quello. Vedi, Amelia, il fatto è che io son-" la sua, da lui tanto attesa, confessione venne improvvisamente interrotta dalla suoneria del suo cellulare facendo sì che tutta l’attenzione degli altri invitati ricadesse su di lui. Guardò chi lo stava chiamando: Kurt. Okay, quello sì che era strano. Si sentivano spesso per messaggio, ma era raro che parlassero per telefono e soprattutto, da quando avevano stipulato quel tacito accordo del solo amici, Kurt non gli telefonava mai; l’ultima volta che l’aveva fatto era il ringraziamento. Forse si trattava di una cosa importante. "Scusate, ecco... Devo rispondere." si sentiva lo sguardo di tutti addosso, soprattutto quello di suo padre che molto probabilmente aveva già capito da chi arrivasse la telefonata. Lanciò un’ultima occhiata ad Amelia, dal modo in cui lo fissava sembrava aver capito. Decise che non gli importava o comunque non voleva indagare oltre. Si alzò da tavola, mormorando un altro paio di scuse, e andò a chiudersi in camera sua. Il cellulare continuava a suonare e lui, non volendo che Kurt aspettasse ancora, rispose.
Era stranamente agitato.

 

“Buonasera, bel ragazzo.”

 

Eh?

 

 

Kurt quella sera pensava di morire; o voleva farlo, dipende dai punti di vista. Rachel e Santana l’avevano letteralmente trascinato in un pub non molto lontano dal loft in cui vivevano, nonostante fossero benissimo a conoscenza del suo odio viscerale verso ogni genere di locale notturno. "Forza, Lady Hummel, un po’ di divertimento non ti farà male. Non vorrai mica passare la serata a deprimerti guardando Le pagine della nostra vita per la milionesima volta!?" gli aveva detto Santana, mentre, con molta poca eleganza lo spingeva verso la porta di casa. Rachel, quella traditrice, ovviamente le aveva dato man forte e lui si era ritrovato seduto al bancone di quel locale a guardare quelle due pazze che si scatenavano sulla pista da ballo, e Rachel, come da copione, era già bella che ubriaca. Se proprio doveva essere sincero, erano piuttosto imbarazzanti.
"Dai, Kurt! Vieni a ballare con noi!" gli gridò colei che, fino a poco prima, considerava la sua migliore amica, ma che ora sarebbe retrocessa a grado di sconosciuta mai vista nemmeno per sbaglio. Non capiva perché anche lei si fosse impuntata così tanto per farlo uscire. Per Santana era già più comprensibile, da quando si era trasferita da loro aveva sempre detto la sua su ogni cosa, non era difficile capire cosa pensasse dell’intera faccenda, ma Rachel?
Non era il prototipo di migliore amica perfetta, per niente, era egoista e piena di sé e molto spesso si metteva in competizione con lui per delle assurdità; però, in un modo o nell’altro -esplicito e non-, quando Kurt aveva bisogno lei c’era. Come quando lui e Blaine si erano lasciati o quando aveva deciso di provare ad andare avanti con Adam, lei l’aveva supportato. Sempre a modo suo, ovviamente. Quindi lui proprio non capiva perché, nel preciso istante in cui aveva annunciato che qualunque cosa ci fosse con Adam era bella che finita, la piccola diva ne era stata particolarmente felice. Non aveva nemmeno cercato di nasconderlo, a dirla tutta. Probabilmente in quelle ultime settimane era stata influenzata non poco da Santana, che sin da subito aveva mostrato di non sopportare minimamente il ragazzo inglese, ma non pensava fino a questi livelli. Ci era rimasto male, soprattutto quando le due avevano proposto di uscire per festeggiare la lieta novella e lui non si era potuto ribellare in alcun modo. In momenti come questi si chiedeva davvero perché non le avesse ancora cacciate di casa. Forse era meglio non pensarci. Si limitò a declinare l’offerta di andare a divertirsi sulla pista da ballo -dando a Rachel un sorriso che, se non fosse stata totalmente ubriaca, la ragazza avrebbe subito tradotto come: Domani me la paghi- e decise di concentrarsi sulla bevanda che il cameriere gli aveva messo davanti, nonostante lui non avesse ordinato nulla.
Buttò giù quella... qualunque cosa fosse, tutta d’un fiato, cercando di non pensare agli ultimi avvenimenti. Doveva ammettere che quella roba era buona e stranamente si sentiva un po’ meglio rispetto a prima. Okay, forse le due pazze non avevano avuto una cattiva idea, forse, e lui, anziché festeggiare, poteva semplicemente rilassarsi. In fondo se lo meritava.
Ne ordinò un altro, poi un altro ancora e di nuovo per un altro paio di volte. Cominciava a non capirci più niente, però altroché se si sentiva meglio! Forse era il caso di prenderne dell’altro, se quello era l’effetto che la bevanda portava, e l’avrebbe anche fatto, se non fosse stato per Santana che era spuntata vicino a lui all’improvviso. La latina, infatti, si era accorta che la situazione stava decisamente degenerando e aveva deciso che forse era ora di finirla sul serio.
"Coraggio, Lady Hummel, basta ubriacarsi. Ora ti porto fuori a prendere un po’ d’aria." esordì la ragazza cercando di farlo alzare dalla sedia. Kurt, dal canto suo, non ci stava veramente capendo niente e così fece l’unica cosa sensata che gli riusciva in quel momento: ridere. Il castano, infatti, scoppiò in una fragorosa risata in faccia a Santana che, essendo abituata a quel genere di reazione da parte di gente ubriaca, si limitò a sospirare profondamente e, prendendo il ragazzo per il polso, a trascinarlo fuori dal locale. Che fosse marzo, facesse freddo e che i loro giubbotti li avessero lasciati dentro, poco importava.
"Ma, Santana!" rise il controtenore intontito dall’alcool che gli offuscava i sensi "Perché mi hai portato qui? Dentro si stava cooosì bene"
"Si, finché tu non hai deciso di passare a me il ruolo di persona responsabile del gruppo. Ora resta qui, vado a ripescare la Berry e ce ne torniamo a casa"
"Uffa! Sei cattiva! E poi non sono ubriaco!"
"Se tu non sei ubriaco, io sono Blaine Anderson. Aspettami qui, non muoverti o ti faccio fuori. Non scherzo."
Kurt sbuffò nuovamente. Quella vipera non solo l’aveva obbligato ad uscire di casa, ma gli stava addirittura togliendo il divertimento. Perché lo odiava così tanto?
Barcollando riuscì ad andare a sedersi contro un muro vicino all’ingresso del locale, cercando di restare in bella vista di modo da non dover incorrere all’ira funesta della latina.
Appoggiò la testa contro il muro e chiuse gli occhi; l’aria fresca della sera lo investiva completamente, cullandolo, rilassando i suoi sensi intorpiditi, come una specie di effetto calmante. Stava veramente bene. Si, decisamente uscire non era stata una cattiva idea.



Santana ci stava mettendo troppo. Era ancora piuttosto intontito, ma riusciva benissimo a capire che era passato un po’ di tempo, sicuramente più di dieci minuti. Rachel era sparita, per caso?
Se fino a poco prima era tranquillo, ora iniziava a sentire freddo, voleva andare a casa ed era sicuro che entro poco sarebbe crollato dal sonno; e lui di certo non voleva addormentarsi per strada, di notte, a New York poi! Doveva assolutamente trovare un modo per passare il tempo nell’attesa delle sue coinquiline, ma cosa fare? Non che avesse molta scelta. All’improvviso gli venne in mente una cosa che la latina gli aveva detto poco prima, un nome, per essere precisi: Blaine Anderson. Sorrise all’idea che gli era appena passata per la mente e prese il telefono, dove un’immagine sua e di Blaine governava lo schermo. Non era mai riuscito a trovare la forza per cambiarla. Si soffermò qualche secondo su quella foto, pensando a quanto effettivamente il moro gli mancasse. Stava combinando una pazzia, chiamarlo a quell’ora non poteva essere che quello, ma in qualche modo sentiva il desiderio impellente di parlare con lui. Sperava solo non l’avrebbe mandato male.
Indugiò ancora per un attimo su quel tasto verde, consapevole che, una volta iniziato, non poteva più tornare indietro, poi avviò la chiamata.
E aspettò, un bel po’, a dire la verità. Stava per mettere giù rassegnato quando una voce, a lui ben conosciuta, rispose al telefono.

 

 

 

Blaine da quella telefonata si sarebbe aspettato di tutto, anche che Kurt si scusasse e gli dicesse di aver sbagliato numero, ma di certo non di trovarsi il suo ex ubriaco che gli propinava frasi tipo: "Volevo solo sentirti perché mi manchi da impazzire". Quello decisamente non era in programma. Come non lo era nemmeno che il suo cuore perdesse un paio di battiti a quell’affermazione quando era facile che il ragazzo glielo stesse dicendo solo perché non era in grado di ragionare in modo serio e composto.
"Kurt, ti senti bene?" chiese preoccupato mentre si appuntava mentalmente di indagare su quella faccenda. Perché quel ragazzo non si era mai ubriacato, mai, una coca cola per lui era già tanto.
Sentì una piccola risata dall’altra parte "Io? Certo che sto bene, Blaine. Cosa ti fa pensare il contrario?"
"Mh, non saprei. Forse la tua voce leggermente impastata e il tuo tono giocoso in modo eccessivo?"
"Come sei fiscale, non posso nemmeno divertirmi ora?" sembrava essersi offeso, o forse scherzava? L’ex usignolo non riusciva proprio a capirlo. "Tu l’hai fatto più di una volta e non ti ho mai detto niente!"
"Due volte! In cui una ho baciato Rachel -e quello doveva già servirmi come campanello d’allarme per le esperienze da non ripetere-, nell’altra ti sono saltato addosso sul retro della tua macchina. Ora che mi dici?"
"Resti sempre fiscale, tesoro mio." Blaine era piuttosto sicuro di aver sfiorato l’infarto, a quel punto "E comunque- mh, sai, in fondo in fondo non mi sarebbe dispiaciuto farlo in macchina"
"Cos-Kurt!" si, decisamente non stava ragionando. Kurt, il suo Kurt, non l’avrebbe mai detto; non riguardo a quella sera, almeno. "Mio Dio, ma quanto hai bevuto?"
"Poco, Blaine, poco. Sei asfissiante."
"... Però mi hai chiamato comunque."
"Non pensavo saresti stato così stressante."
Il moro prese un gran bel respiro. Okay, poteva gestire la situazione senza rischiare la crisi nervosa. Anzi, doveva e di certo non era cosa facile. "Sarei stressante anche a chiederti dove ti trovi e se sei da solo?"
"Si!"
"Kurt!"
"Che c’è?!"
"Rispondi alla domanda."
"E se non volessi?"
"Kurt!"
"Non è ripetendo il mio nome in continuazione che riuscirai a convincermi." Blaine stava per replicare dicendo che forse non ci sarebbe riuscito, ma almeno ci avrebbe provato -esattamente come qualsiasi altra persona sana di mente e molto preoccupata-, ma Kurt non gli permise nemmeno di aprir bocca: "Però se vuoi andare avanti a ripeterlo potremmo trovare una soluzione conveniente ad entrambi, che ne dici?"
Ora, esisteva per caso un manuale da seguire per affrontare le uscite imbarazzanti e fuori luogo di un ragazzo ubriaco? O doveva starsene lì a boccheggiare finché non gli fosse venuta una risposta seria ed elaborata da dare al suo ex? No perché Kurt non poteva averlo detto sul serio, o almeno non poteva intendere quello che era sicuro di aver capito. Semplicemente non era possibile.
"Cos-... tu... eh? Dimmi che ho capito male"
Sentì una piccola risata, così poco da lui, provenire dall’altro capo del telefono. Quella situazione era alquanto surreale, non è che stava sognando? "Hai capito benissimo, bel ragazzo. Vuoi forse dirmi che non ti piacerebbe?"
Si decisamente stava sognando, perché la persona con cui stava parlando al telefono non poteva essere Kurt, quel ragazzo dal volto d'angelo e l'espressione da cucciolo di gattino -forse era anche un po' maniaco, ma non a questi livelli-, semplicemente non poteva.
"N-no... Cioè, si! Si! Sai com’è, non è il momento adatto per-"
"Dici? Tanto sarebbe una cosa tra me e te."
Quello non stava succedendo, quello non stava succedendo, quello non stava succedendo. Kurt non stava davvero ripetendo le stesse parole pronunciate da lui dopo la disastrosa serata allo Scandals di quasi due anni prima. No. "Mi stai copiando le frasi, Hummel?
"Mh, forse."
"Non vale."
"Vale eccome! Quindi, che ne dici?"
"Aspetta, eri serio?"
"Assolutamente si! Per chi mi hai preso?"
"Magari per una persona sana di mente?"
"Ma io sono perfettamente sano!" dichiarò con quella voce impastata che lo rendeva perfettamente non credibile. "Vuoi davvero dirmi che non ti piacerebbe, Blaine?"
All'improvviso il suo papillon era diventato stretto all'inverosimile e la saliva iniziava a scarseggiare. Quello non andava bene, non andava bene per niente. Si stava addirittura pentendo di aver risposto al telefono, poi pensò ad Amelia e in meno di cinque secondi arrivò alla conclusione che era meglio sentire il suo ex fargli proposte indecenti che subire avances da una sconosciuta. "Kurt, basta. Stai esagerando!" esclamò cercando di mantenere la calma il più possibile, cosa veramente difficile, vista la situazione. Era contento che almeno fosse al telefono e non davanti a lui, altrimenti la resistenza poteva benissimo salutarla con la manina e non rivederla più.
"Non alzare la voce." mormorò il ragazzo più grande dando al moro l'impressione di essersi offeso "Pensavo solo che tu-... Mh, ma forse non ti interesso nemmeno più."
Era ufficiale: Kurt Hummel era uscito di senno. Come poteva anche solo pensare che a lui non importasse? "Ma che stai-no, tu mi interessi sempre; ma, fidati, domani non ti ricorderai niente o, in caso contrario, sarai talmente pentito che non vorrai più parlarmi. Io non voglio questo e lo sai."
"Mh, non potrei mai pentirmi di te."
"Davvero?"
"Si, insomma, ubriaco o sobrio ti amo allo stesso modo. Non capisco dove sia il problema."
"Cos-" Blaine per poco non si strozzò con la propria saliva. Quello non se lo aspettava per niente. "Tu... Eh?"
"Perché ti stupisci tanto?" la sua voce ora sembrava più spenta rispetto a poco prima, più triste. Era come se qualcosa si fosse spezzato "Perché pensi che non abbia funzionato con Adam?"
"N-non ne avevo idea."
"Di cosa? Del mio irrefrenabile amore per te?"
"Di Adam, che vi foste... lasciati?" la situazione era diventata un qualcosa di surreale. Non riusciva a credere a ciò che stava sentendo e forse era meglio per entrambi che il tutto finisse lì, perché, Blaine ne era certo, Kurt non avrebbe voluto dirgli niente di quelle cose. Non da ubriaco, almeno. Era sempre stato un ragazzo riservato sulla questione sentimenti, come se avesse paura ad esternarli e dopo il tradimento lo era diventato ancora di più. Non che avesse tutti i torti. Ragion per cui non poteva permettersi di strappargli di bocca la verità senza il suo completo consenso, ma c'era quella piccola parte di lui, quella più egoista, che lo spronava ad andare avanti e sentire cosa il suo ex volesse dirgli. Ciò lo fece sentire più meschino che mai.
"Non stavamo insieme e comunque è successo oggi. Motivo per cui sono uscito."
"Sensi di colpa?"
"No, quelli li avevo quando cercavo di voltare pagina con lui."
"C-come?"
"Sei davvero un idiota, sai? E meno male che sono io quello ubriaco!"
"Non-non capisco." e lo diceva sul serio, perché avrebbe dovuto sentirsi in colpa con Adam quando sembrava contento di passare del tempo con lui? Sembrava. Probabilmente era questo il punto: sembrava felice e non lo era. La domanda allora era: perché fingeva?
"Devo farti un disegnino, Blaine? Ti amo, non ho mai smesso, e mi sembrava di tradirti quando ero con Adam nonostante la nostra storia sia finita mesi fa!"

Oh.

Oh.

Era più di quanto potesse immaginarsi. Anche se, a conti fatti, gli aveva detto di amarlo nemmeno cinque minuti prima, quindi doveva aspettarsi una cosa del genere. "Io-mi dispiace."
"Ti dispiace, cosa? Avermi spezzato il cuore o essere talmente parte di me da impedirmi di andare avanti?" ora sembrava arrabbiato e stava piangendo... e Blaine dovette lottare contro se stesso per non fare altrettanto, perché faceva tremendamente male sentire il ragazzo che amava piangere e realizzare che lo stava facendo per colpa sua. Un giorno di quasi tre anni prima, quando si erano conosciuti da poco, si era ripromesso che mai avrebbe fatto piangere quella creatura angelica che a diciassette anni aveva già sofferto troppo. Ripensandoci ora si sentiva un mostro per non essere riuscito a mantenerla.
"Entrambe, credo. Non voglio bloccarti."
"Certo che non lo vuoi e la parte peggiore è che lo so." Blaine non rispose, rimasero entrambi in silenzio fino a quando Kurt non riprese a parlare "Non è giusto. Non è affatto giusto questo, lo sai? Perché tu mi hai tradito, hai messo in dubbio i miei sentimenti per te e sei stato con un ragazzo che nemmeno conoscevi, e io dovrei odiarti. Dovrei, appunto, ma non ci riesco perché tu-tu sei Blaine ed è impossibile odiarti. Insomma, come potrei anche solo avercela con te quando sei il primo a dirmi che non devo rimanere bloccato?"
"Kurt-"
"No, fammi finire. Altrimenti non avrò più il coraggio di dirtelo, soprattutto da sobrio." fece un piccola pausa in cui il moro poté chiaramente sentirlo sospirare "Ti amo." la sua voce era incrinata dal pianto. Il suo piccolo e dolce angelo, non meritava di stare così. "Ti amo e non riesco a dimenticarti, nonostante- sai quanto lo vorrei? Svegliarmi una mattina e pensare: bene, Blaine non è più nei miei pensieri. Ora posso andare avanti. Lo vorrei davvero tanto, ma so già che non succederà mai. E la parte peggiore sai qual è? Che se non dimentico non riuscirò mai a voltare pagina, perché continuerei a paragonare chiunque a te e- che cosa posso fare?"
"Non-non pensare a me, se può aiutarti allora non farlo." nemmeno il tempo di finire la frase che già si stava dando mentalmente dell'idiota perché: sul serio, Anderson? E' il massimo che puoi dire?
"E come ci riesco?"
"Buona volontà?"
Si, era un idiota. Ora, non che non sapesse proprio cosa dire, sarebbe da pazzi pensarlo, il problema era che non riusciva a dirlo. Il che era tutta un'altra storia, ridicola, tra l'altro, considerando la sua infinita parlantina e i suoi consigli sempre a portata di mano.
"Mh-"
"Sinceramente preferirei vederti felice con qualcun altro che così come sei ora." ecco, questo andava già meglio. Non era molto, ma era un inizio.
"Visto? Come faccio ad odiarti quando sei così schifosamente buono?"
L'intervento del più grande sembrò spezzare la tensione che si era creata in quei minuti, anche lui sembrava all'improvviso più sereno e il moro poté prendere un bel respiro di sollievo. Scoppiarono a ridere entrambi nello stesso momento. Non l'avevano previsto, anche se, ad essere sinceri, chi può farlo? Senza che se ne rendessero conto sembrava tutto risolto e, anche se tutti e due sapevano benissimo che si trattava di qualcosa di momentaneo, ne erano felici.
Poco dopo Blaine sentì la chiara e distinta voce di Santana fare capolino lì vicino, segno che il ragazzo non era solo. Molto probabilmente si trovava accanto a Kurt, dato che riusciva benissimo a sentire ciò che la latina stava dicendo. “Non volevo metterci tanto, ma la Berry ha deciso di vomitare l'anima sulle mie scarpe senza nemmeno chiedermi il permesso. Siamo andate in bagno dove io mi sono data una ripulita e poi le ho tirato uno schiaffo per avermi umiliata pubblicamente. La parte più bella è che non si è nemmeno offesa, anzi, ha continuato a ridere. Ora andiam-aspetta, con chi stai parlando?
"Con Blaine.” rispose per poi rivolgersi a lui “Io-penso che andrò a casa ora."
"Si, ma stai attento."
"C’è Santana con me." eccola di nuovo, quella risata che Blaine Anderson tanto amava. Così angelica e pura e naturale nonostante tutto. Poteva seriamente passare ore ad ascoltarla e non stancarsi mai.
"Stai attento comunque."
"Va bene. Mh, Blaine... scusa se ti ho disturbato."
"In realtà mi hai salvato da una noiosa cena con amici di famiglia dove, tra l’altro, stavo ricevendo avances da una ragazza piuttosto irritante."
"Orrore!"
"Lo so!"
Ci fu qualche secondo di un silenzio non imbarazzante, dall'altra parte del telefono si sentivano solo i rumori notturni della città e della musica, probabilmente proveniente da un locale lì vicino. Nemmeno Santana e Rachel parlavano più, sembravano sparite. Invece erano sempre lì, vicino a Kurt, solo che Blaine non poteva saperlo. Avevano deciso entrambe con un tacito accordo di dare tempo ai due ragazzi di finire la conversazione senza intromettersi per una volta.
"Kurt-"
"Si?"
"Ti amo."
"Lo so, anche io."
"Domani non ti ricorderai nemmeno di averlo detto." e non voleva fare il guastafeste di turno, perché davvero non era il suo mestiere quello, però aveva solo detto la pura e semplice verità. Era molto poco probabilmente che si sarebbe ricordato qualcosa e se da un lato gli dispiaceva, dall'altro ne era contento, perché così non avrebbe avuto confusione in campo sentimentale e forse quelle cose avrebbe potuto dirgliele con chiarezza e di sua spontanea volontà, un giorno.
"Ma tu si, è questo l’importante."
"Già, su questo non ci sono dubbi."
Sorrise e, non riusciva a capacitarsi di come, ma era sicuro che anche dall'altra parte Kurt, ancora intontito dall'alcool e con Santana e Rachel che gli gridavano di muoversi, stesse facendo lo stesso.

 

 

To Blaine:
Ehi... so che sono le 6 del mattino e probabilmente stai dormendo perché è domenica e solo i pazzi si svegliano presto la domenica (appunto), ma volevo ringraziarti per... si, insomma, per ieri sera. Per essermi stato a sentire. Ricordo tutto, ovvio che lo faccio, e voglio che tu sappia che non mi pento di niente. Quello che ho detto lo intendevo sul serio, solo... avrei voluto dirtelo in un'altra occasione. Magari non in quelle condizioni. Il punto è che non sono ancora pronto a farlo, Blaine. Ho troppa paura e... Però so che un giorno non molto lontano troverò il coraggio di dirti quelle parole. So che lo farò e non ci vorrà nemmeno molto tempo. Tu aspettami... puoi farlo? Puoi aspettare ancora un po'? Ti prometto che non sarà tanto e quando torneremo insieme non ti lascerò più andare. Tu solo... aspetta ancora un po'.

Invio annullato.

 

 

 

*Angolo dell'autrice (?)*

Sinceramente spero non vi abbia fatto schifo xD non so perché mi sto facendo dei complessi assurdi per questa os che non avete idea... o forse si? Va be' ormai il dado è tratto, io ho pubblicato e ora sta a voi farmi sapere cosa ne pensate (se volete :D).
A presto :D

   
 
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