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Autore: MM_White    29/06/2017    1 recensioni
[Eric x Christina][Spoiler!]
Buio totale. Tabula rasa. Knock-out.
Non è un doposbronza come tanti altri quello che Christina deve affrontare. Aperti con difficoltà gli occhi, infatti, scopre di essersi svegliata accanto ad Eric, il capofazione sadico e spietato degli Intrepidi. Ma non sa assolutamente come diamine sia potuto accadere. E la sua vocina da Candida esige che venga scoperta la verità...
* * *
Dal capitolo 16:
«Che ci fai qui?» Chiedo affiancandolo. «Credevo che i Capifazione avessero delle palestre private.»
«Ne abbiamo, infatti.» Mi guarda con la coda dell'occhio. «Ma oggi avevo nostalgia di questa...»
«Nostalgia...» Ripeto. «Non ti sembra un sentimento troppo profondo per te, Eric? Sai, per abituarti potresti cominciare con qualcosa di più semplice. Con l'ammirazione, per esempio, oppure con...»
«Smettila.» Si scosta dal sacco e mi lancia un'occhiata caustica. «Okei, non avevo nostalgia di questa merda di posto. Sono qui solo perchè speravo di vedere te.»
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christina, Edward, Eric, Will
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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«Che cos'è esattamente, Eric?»
«Il test risultava inconcludente. Eric è un Divergente.»

 

 

 

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31.
Lo scrigno dei segreti




 

Dal Manifesto dei Candidi:

 

«La disonestà conduce al sospetto.
Il sospetto conduce al conflitto.

L'onestà conduce alla pace.


La verità ci rende trasparente.
La verità ci rende forti.

La verità ci rende inestricabili.»



 

Nell'appartamento numero 15 dell'ultimo livello regna il silenzio.
L'effetto del siero sta svanendo e adesso le pupille di Kaimy sono meno dilatate, il respiro è tornato regolare. La osservo alzarsi lentamente sui gomiti e asciugarsi le guance con una mano.
Non mi guarda, quando mi parla con la voce scossa dai tremiti.
«Se lo ami... Se lo ami davvero stagli lontana, come ho fatto io.»
«Che razza di vita sarebbe la sua?» Chiedo con aria stanca e la voce affaticata dal troppo gridare. «Una vita vuota, mediocre, in solitudine, senza... Senza amore!?»
«Sarebbe pur sempre una vita.» Afferma lei puntando gli occhi gelidi nei miei, poi tira un lungo sospiro. «Ho rinunciato a tutto per stargli accanto. E poi ho rinunciato a quel poco che mi rimaneva per stargli lontano. Anche la mia vita è vuota, sai? Ci sono notti in cui mi sento talmente sola che avrei voglia solo di farla finita. Ma non lo faccio. Per lui, per proteggerlo. Se Jeanine avesse anche solo il sospetto... Lei solo sa cosa potrebbe accadere ad Eric. E sicuramente non sarebbe niente di buono.»
Ascoltare le sue parole mi fa male. Da come mi parla, da come mi guarda, sembra sempre che sia un gradino sopra di me. Che abbia più diritto di me ad amare Eric, e ad essere ricambiata, solo perchè per lui ha sacrificato tutta se stessa. Ma può essere sul serio considerato amore un sentimento così malsano? Vale davvero più di me una donna che si è annullata totalmente per ricevere le attenzioni di un uomo? Per non parlare di Jeanine. Ancora non capisco che cosa li lega, o come abbiano fatto ad iniziare un rapporto d'amore.
«Da quanto dura questa storia tra lui e... bhè sì, tra lui e Jeanine...»
«Dai tempi del test attitudinale di Eric. Credo che si conobbero così, non so.»
«Adesso le tue risposte sono più vaghe...»
«Ma non sto mentendo.» Kaimy si rialza, lentamente, e così faccio anch'io. «Non conosco i particolari della loro relazione. So solo che lei ne rimase impressionata. Forse è stato il primo Divergente che abbia mai visto o forse ebbe un colpo di fulmine, chi può dirlo. Jeanine non è quel tipo di donna che ti svela i propri segreti e non è avezza ai pettegolezzi...»
«Dopo... Dopo Eric, Jeanine modificò la simulazione...» Commento con aria assorta.
«Sì, come fai a saperlo?»
«Cambiò il colore degli occhi del lupo, giusto?»
«Esattamente, ma non solo quelli. Alterò anche la lunghezza del pelo e la dentatura.»
«Perchè lo fece?»
«Era convinta che in quella maniera il lupo facesse più paura.»
«Con gli occhi di Eric...»
«Con gli occhi di Eric.» Conferma Kaimy. «Perchè durante il suoi test accadde una cosa incredibile.»
Ascolto la donna con il fiato sospeso, mentre particelle di polvere danzano tra me e lei.
«Una cosa mai avvenuta prima.» Continua. «Il lupo si arrese a lui.»
«Come, dici davvero?»
«Sì, inizialmente Eric provò ad ucciderlo con il coltello. Ma ripetendo le simulazioni trovò invece il modo per risparmiarsi anche quella fatica e così, non so come, l'animale abbassava il capo con aria impaurita.»
«Ma era solo una simulazione. Voglio dire, non era mica un lupo vero.»
«Certo, però le simulazioni prevedono numerose variabili. Cambiano se si sceglie la fetta di carne o il coltello, se si scappa o si rimane immobili. Sono come numerose strade intricate. Ma nel test attitudinale niente poteva rendere il lupo intimorito da qualcosa. Inoffensivo forse, o magari mansueto, ma non intimorito.» Le labbra di Kaimy si increspano in un debole sorriso. «Alla fine convenemmo entrambe che Eric non aveva semplicemente imboccato un sentiero mai percorso prima, Eric lo aveva creato
«Com'è possibile...»
«Se Jeanine lo ha capito non lo ha detto a me, e neanche ad Eric.»
«Ma i Divergenti... Sono pericolosi! Lui... Non ci credo, non può essere...»
«Ah no? Perchè, Eric ti sembra forse una persona stabile?»
«Allora perchè Jeanine non lo ha...»
«Fatto fuori? Perchè invece ha permesso che facesse carriera?» Kaimy mi rivolge uno sguardo carico di commiserazione. «Non-lo-so. Non lo so, Christina.»
«Prima, quando eri sotto l'effetto del siero,» dico sentendomi in colpa per quello che le ho fatto, «hai detto che lei ne è innamorata.»
«É vero, ma non è quella la ragione per cui Eric è ancora in vita, credimi. Se conoscessi Jeanine anche solo la metà di quanto la conosco io, lo sapresti anche tu. C'è sicuramente qualcos'altro sotto.»
«Io non ci capisco più niente...»
Kaimy ride, sprezzante. Capire le cose era anche il suo compito, giusto? Mentre io sono solo una stupida transfazione. Ancora un pò Candida, non ancora Intrepida. E sono anche un'adolescente. Ancora un pò bambina e non ancora adulta. E che pensa di poter giocare con l'amore e non ha ancora capito che alla fine è l'amore che gioca con te.
Eric mi ha mentito ancora una volta, come sempre. Mi ha distratta focalizzando la mia attenzione su Kaimy per non farmi vedere che di donna ce n'era un'altra. Una molto più pericolosa e potente.
Quindi lo ha fatto per proteggerti.
No, lo ha fatto per proteggersi. Non voglio credere neanche per un istante che lo abbia fatto per me. Lui non fa niente per nessuno se non per se stesso. Adesso lo so.
Mi aveva detto che dopo il matrimonio non ci furono altri contatti con sua moglie, che non l'ha mai amata perchè non è stato lui a sceglierla. Allora perchè dai racconti di Kaimy mi sembra che loro due siano stati insieme? E che lei lo ha lasciato solo per non insospettire Jeanine?
«C'è una cosa in particolare che non riesco a comprendere...» Riprendo in un bisbiglio sommesso, senza avere la forza per guardarla negli occhi. «Perchè non vivete più insieme?»
«Perchè...» Kaimy abbassa leggermente il capo, distogliendo lo sguardo. «Posso fartela io una domanda? Giuro che risponderò alla tua però prima...»
«Va bene, sì fammela pure questa domanda.»
«Avevi un siero della verità.» Dice, con aria di sfida. «Perchè non lo hai iniettato ad Eric? Perchè non sapere direttamente da lui tutta la verità?»
Il mio cuore perde un battito e i polmoni smettono di incanalare aria al loro interno. Avverto un ronzio, sempre più forte, attutirmi il senso dell'udito. Cosa sta accadendo?
Sei stata colpita in pieno, ecco cosa.
Ed è la verità, Kaimy ha saputo studiare per bene il bersaglio, prima di lanciare il dardo infuocato.
Apro più volte la bocca, cercando di rispondere. Ma fallisco miseramente.

I Candidi credono che se ci si spogli di ogni segreto davanti all'intera fazione, non avrebbe senso, in seguito, mentire. Perchè senza segreti alla fine non rimane che la vera essenza di una persona. Sei semplicemente tu, chiaro come il vetro. Traditore, altruista, perverso, onesto, docile, irrascibile. Alla fazione dei Candidi non interessa cosa sei, ma che lo sappiano tutti.
È per tale motivo che l'iniziazione per diventarne membro prevede degli esercizi di conversazione collegati ad una macchina della verità. In questo modo ci si esercita a dire solo la verità e a studiare il linguaggio non verbale di chi invece sta mentendo. Nel test finale, poi, si viene sottoposti alla prova più dura: con il siero della verità in corpo, si è costretti a rispondere a delle domande davanti a centinaia di altri Candidi, ovvero davanti a tutta la fazione, famiglia e amici compresi.
Si incomincia con domande semplici, a volte spiritose per smorzare la tensione. Con quale cadenza ti fai la doccia? Hai mai finto di essere malato per saltare la scuola? E altre cose così... Ma più si va avanti e più le domande diventano personali e intime. In sala cala il silenzio, e la gente che conosce l'iniziato si stringe le mani. È un momento importante della sua vita, questo, perchè sta per diventare trasparente, puro. Quindi l'esaminando procede lentamente, con prudenza. Sta entrando nell'anima di una persona e deve farlo in punta di piedi.
Spesso gli iniziati sudano freddo, rivelando di aver rubato, una volta, di aver tradito un amico, di aver mentito ai genitori o di essere stato vittima di bullismo a scuola.
Alcuni superano il test finale in pochi minuti, non avendo molti segreti da raccontare, per altri il test risulta una lunga e lenta tortura. Ma dopo averlo fatto, tutti conoscono davvero l'iniziato e lui si renderà conto che mentire non servirà più a niente.
Ed io... Bhè io non ho avuto il fegato per affrontarlo. Strano eh? Il test attitudinale mi ha indicato la strada degli Intrepidi e io l'ho imboccata solo perchè non ho avuto abbastanza coraggio da rimanere nella mia fazione di origine. Ma cosa sarebbe accaduto se si fosse venuto a sapere che ero stata violentata? Come mi avrebbero trattato gli altri? E con quali occhi mi avrebbe guardata mia madre? La mia povera figlia, avrebbe pensato, la mia povera e indifesa figlia. Cosa sarei diventata, se non oggetto di pietà e compassione, una ragazza che non ha saputo affrontare il pericolo? Una perdente, ecco cosa avrebbero pensato tutti di me.

Perdente.

 

«Se lo avessi fatto...» Rispondo con voce sommessa. «Se avessi iniettato ad Eric il siero della verità, non sarei più riuscita a guardarlo negli occhi.»
Avrei fatto a lui ciò che non volevo fosse fatto a me. E dopo nulla, nulla sarebbe stato più come prima.
«Ecco, questa è stata la differenza tra me e te: tu sei riuscita a capirlo in tempo, io no.» Dichiara Kaimy con labbra tremanti dall'emozione. «Ho fatto una cosa di cui mi vergogno terribilmente e che lo ha deluso così profondamente che non è proprio riuscito a perdonarmi. Sapevo che se lo avessi fatto ci saremmo lasciati. Sapevo quanto fosse importante per lui... Ma ormai era troppo tardi per potermi controllare. Per questo non viviamo più insieme, per questo il nostro matrimonio è solo una farsa. Ma io lo amo ancora, e se sono qui è perchè voglio proteggerlo. Cerco di allontanare le spasimanti, di impaurire le amanti. Non sempre ci riesco e qualche volta Eric mi scopre.»
Per un attimo la mia mano si solleva cercando di accarezzare la spalla di Kaimy. Ma poi mi blocco. Lei non si accorge di nulla e la vedo sorridere mestamente.
«Lui crede che stia ancora cercando di fare pace con lui ma ho perso le speranze. Non c'è niente che possa fare per riaverlo. Quindi perchè sono ancora qui, mi chiederai. Bhè, mi sono imposta come missione quella di salvaguardarlo. Lo faccio per placare l'ira di Jeanine. Lei è una donna molto... possessiva. E se Eric è in vita è solo perchè lei crede che lui non l'abbia mai tradita. Neanche con me...»
«Kaimy» dico piano, «che cosa lo ha deluso a tal punto da decidere di abbandonarti?»
La donna punta lo sguardo verso una parete asettica. Vorrebbe tenere nascosto il suo inconfessabile sbaglio, lo capisco. La vergogna è un sentimento molto difficile da gestire. Ma poi punta di nuovo gli occhi blu nei miei. Non c'è posto per la vergogna in questo posto dimenticato da Dio, e se c'è una persona orgogliosa quasi quanto Eric, quella è proprio Kaimy.
«Ho avuto paura di lui.» Confessa. «E lui non mi ha abbandonata. Sono stata io a lasciarlo.»
Mando giù la saliva, che ha un sapore amaro, mentre Kaimy sorride mestamente. Lo sguardo rivolto a ricordi che solo lei può guardare.
«Non so quali storie ti abbia raccontato,» continua. «Ma mi amava anche lui, ed è giusto che tu lo sappia. Tuttavia devo anche ammettere che da quando sono qui non è più venuto a cercarmi.»
«Sai perchè?» Chiedo con l'agitazione che trapela dalla voce.
«Quando mi sono trasferita in questo posto era iniziato da poco il tuo addestramento. Ora, tu sai perchè?»
«Per... Per me?» Scuoto il capo, ma non riesco a trattenere un sorriso. «No, mi hai detto che ha avuto altre amanti.»
«Vero. Ma non riusciva a staccarsi da me.» La vedo avvicinarsi ad un comodino malconcio, aprire un cassetto e tirare fuori accendino e sigaretta. «Adesso che ci penso non so se fosse amore o solo ossessione. Ai suoi occhi io ero semplicemente diversa. Diversa da Jeanine, diversa dalle altre Intrepide. Forse inconsciamente cercava di vedere in me qualcosa che non sapeva esistesse in lui, l'essere Divergente.»
«Quindi cosa c'entro io? Sono forse la persona più banale con il quale è stato...»
Kaimy mi rivolge un'occhiata penetrante, poi avvicina l'accendino alla sigaretta che ha tra le labbra e ne aspira una lunga boccata. Dopo aver esalato una densa nuvoletta di fumo, si siede di nuovo sul divano, mettendosi comoda. É snervante il modo lento con cui fa le cose, l'attenzione che impiega quando pronuncia ogni singola parola, il fatto che non le importi che stia consumando ossigeno in questo posto già angusto.
Mi manca l'aria.
«E va bene,» dice grattandosi il capo con due dita. «Dopo il siero che mi hai gentilmente iniettato tanto vale continuare a dirti la verità. Eric cercava di dimenticarmi con le amanti e tu eri una di queste. Ma poi probabilmente, per qualche ragione a me incomprensibile, sei diventata qualcosa di più. Forse tu sei quella che stava cercando, quella che gli avrebbe permesso di dimenticare me.»
«Questo improvviso moto di sincerità mi suona un tantino falso.»
«Eppure non lo è.» Aspira un'altra boccata avida dalla sigaretta.
«D'accordo, ti credo.»
«Grazie.» Dice Kaimy guardandomi di sottecchi, poi indica la porta con un dito. «Adesso se non ti dispiace...»
«Un'ultima cosa...» Dico a un passo dalla porta dell'ingresso. «Di sicuro tu avrai visto il Manifesto appeso nell'appartamento di Eric.»
«Ah già, il Manifesto.» Dice con aria divertita perdendosi tra i ricordi. «Me lo regalò affinchè imparassi a memoria gli ideali della fazione. Lo fece dopo che gli chiesi di insegnarmi a diventare un'Intrepida. Ma perchè ti interessa tanto quello stupido Manifesto?»
«Così...» Sospiro con un'alzata di spalle e riflettendo sul fatto che per me non sia affatto stupido, il nostro Manifesto. Ma in fondo dovrebbe essere esattamente questo il ragionamento di qualcuno che non si è mai considerato altro se non un Erudito.
Così, in silenzio, mi dirigo verso l'uscita. Non posso avercela con Kaimy, in fin dei conti. Sono stata io ad aver invaso il suo spazio, io a strapparle di bocca segreti inconfessabili.
Sto girando il pomello della porta, quando lei mi ferma.
«Adesso ho io da dirti un'ultima cosa.» Dice, mestamente.
«Ti ascolto.»
E per qualche secondo non aggiunge altro. Io attendo, rivolgendole la schiena, mentre un brivido mi percorre tutto il corpo.
«Eric non deve sapere niente.»
E per niente so bene cosa intende. Non deve sapere di questo incontro, di quello che ci siamo dette. Non deve sapere che è un Divergente.
«Quindi lui non sa che abiti qui?» Replico.
«Lui non sa niente,» la sento sospirare. «É per questo che è ancora in vita. Ascoltami Christina, so che può sembrare assurdo. Tu lo vedi così grande e forte, lo vedi come un Dio indistruttibile. Ma è solo come una di quelle stelle che ama tanto osservare. Noi possiamo vederlo brillare di luce viva e fiammante. Ma è una luce che si è spenta già tanto, tanto tempo fa. A noi ne giunge solo il riflesso.»
Ci sono tante cose che non ho ancora compreso. Ma la spiegazione enigmatica di Kaimy mi suona alle orecchie e al cuore come una preghiera, e le preghiere non devono essere per forza capite.
Senza voltarmi, le accenno un sì con il capo.
Almeno su questo aspetto voglio fidarmi di lei, voglio credere che lei non abbia secondi fini e che pensi solo e soltanto al bene di Eric.
Quando esco dal suo appartamento, l'aria non viziata mi travolge fresca e luminosa come una tormenta di neve.

 

*

 

Lo strapiombo a volte mi chiama a sè. Mi attira in maniera inconscia. E quando ormai l'ho raggiunto, non ricordo neanche di aver camminato fino a lì. Mi ridesto all'improvviso, come se fino ad un attimo prima fossi stata sotto ipnosi, provando lo stesso panico che si avverte quando ci si sveglia in un posto poco familiare.
Guardo in basso, con la testa piena di suoni e rumori. L'acqua del torrente che si infrange contro la pietra, il chiacchericcio scomposto della folla di Intrepidi, il pianto di un bambino che si è sbucciato entrambe le ginocchia.
Infilo una mano nella tasca della felpa e accarezzo una siringa vuota.
Forse non tutto il siero è andato perduto. Forse qualche goccia trasparente ne imperla ancora il vetro. Forse dovrei sfruttarle, o quantomeno conservarle. Potrebbero ancora servire. Sono poche, e piccole, ma contengono un enorme potenziale.
Mi gira la testa al solo pensiero che in Kaimy ne ho iniettato quasi il doppio della dose utilizzata normalmente durante i processi, o durante l'iniziazione dei Candidi.
É per questo siero che sei scappata, che hai lasciato la tua famiglia.
In questo mi rivedo un pò in Kaimy. In Kaimy che era un'Erudita ma che ha trovato amore e rifugio in un'altra fazione. E in Eric, che a quanto pare è scappato da Jeanine.
Al test attitudinale io sono risultata Intrepida, con mia grande sorpresa, ma avrei voluto con tutto il cuore rimanere tra i Candidi. Se non fosse stato per il siero...
Prendo la siringa dalla tasca e me la porto davanti agli occhi. Sì, ce n'è ancora una piccola dose. Forse potrebbe ancora servire, ma non correrò il rischio di essere nuovamente tentata ad usarla.
Non lo farò mai più.
Con uno scatto la lancio lontano da me. Questa disegna un arco nel vuoto, poi sparisce in fondo allo strapiombo.
«Scommetto che vorresti far fare a me la stessa fine.»
Dice una voce e, quando mi volto, l'mponente figura di Eric mi provoca un lungo brivido che percorre tutto il corpo. Mi dimentico sempre l'effetto che fa. Quella strana sensazione che solo lui riesce a provocare in me. Paura e voglia di vederlo, desiderio e odio, amore e ripugnanza.
Dovrei cacciarlo una volta per tutte dalla mia vita, dato che stargli accanto fa così male. Intimarlo a lasciarmi perdere, allontanarlo per sempre, perchè da quando ci frequentiamo non faccio altro che piangere e sentirmi in colpa. Ma non ci riesco.
«Non sarebbe tanto semplice,» commento con un sorriso forzato. «Anzi è più probabile che accada il contrario.»
«Che io scaraventi giù te?»
Volto le spalle allo strapiombo appoggiando gli avambracci sulla ringhiera. E punto gli occhi in quelli di Eric.
«A-ah.» Confermo.
«Sai benissimo che non potrei mai, Christina. Io non lo farò,» si avvicina. «Non lo farò mai più.»
Come me, anche Eric si sente in colpa per ciò che ha fatto. Questo aspetto quasi umano del suo carattere mi terrorizza. Ma poi penso che forse siamo più simili di quanto credessi.
«Hai spiato la mia simulazione no? Sai che inconsciamente ho paura che possa succedere ancora.»
«Non me lo perdonerai mai?»
«Come potrei?» Dico sprezzante, «Eric tu fai tutto quello che normalmente non andrebbe mai fatto!»
«Difinisci il concetto di normale.»
«Ehmm, vediamo...» arranco, spiazzata. «Ecco, lui per esempio. Nor-male.»
Eric si volta per guardare il punto da me indicato.
«Non ci sono dubbi,» afferma con un mezzo sorriso. «Stai indicando proprio Quattro.»
Abbasso l'indice mentre l'istruttore ci passa accanto.
«Quello lì è forse il tizio più complessato e pieno di problemi che io abbia mai conosciuto, se proprio lo vuoi sapere.» Borbotta allora, «adesso ti faccio vedere io cosa significa nor-male
«Oh guarda, vorrei proprio sapere cos'è per te la norm...»
In un secondo Eric mi solleva da terra.Ma non come se fossi un sacco di patate, come normalmente ha sempre fatto, no. Le sue braccia mi cingono la schiena e l'incavo delle ginocchia. E mi sorregge senza alcuno sforzo. Sono fra le sue braccia e in un attimo ritorno bambina.
«Eric che fai...» Dico sentendo il viso avvampare. «Ci guardano tutti.»
«È normale.» Afferma con un ghigno.
«Okei, ho capito il concetto.»
I nostri visi sono vicinissimi. Vorrei scendere, ma allo stesso tempo vorrei rimanere così per sempre.
«Ovvero?»
«La normalità è qualcosa di assolutamente ovvio.» Provo a spiegare. «Se fai qualcosa di insolito attiri l'attenzione degli altri. Ovvio. Normale.»
«Ci sei quasi...»
«Adesso mettimi giù.» Mi lamento, cercando di divincolarmi.
Eric allora mi stringe ancora più forte, costringendomi a guardarlo negli occhi.
«No, con te non ho ancora finito.»
Sarà che i nostri visi sono così vicini, sarà che con Eric di momenti davvero romantici non ne ho mai vissuti, sarà che quando mi guarda con quegli occhi di ghiaccio sento un tuffo al cuore... ma non me la sento di cacciarlo. Lascio che mi tenga stretta a sè, che mi porti in braccio per i corridoi e lungo le scale, sotto lo sguardo di tutti. Mi copro il viso con una mano, più imbarazzata che mai, e un pensiero mi colpisce forte quanto un pugno.
Non è dagli Intrepidi che dovrei nascondermi. E farlo non serve neanche, se in giro ci sono le telecamere.
All'improvviso mi assale un senso di impotenza, e gli occhi mi si riempiono di calde lacrime.
Che stupida che sono, solo poche ore fa Kaimy mi ha avvertita sui guai che Eric potrebbe correre se Jeanine scoprisse che lei non è la sola. Che nella vita di Eric c'è un'altra donna, o magari più di una, come potrei saperlo.
Eppure non riesco a fermarlo. Non riesco a fermarmi. Lascio che mi conduca al suo appartamento, in silenzio, rivolgendomi nient altro che il suo solito ghigno soddisfatto. Lascio che mi adagi gentilmente sul letto. Lascio che mi spogli lentamente ed io non so più che cosa mi succede.

   
 
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