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Autore: _Jupiter_    29/06/2017    2 recensioni
[Crossover fra Marvel e DC]
[Iscrizioni ad OC chiuse]
E se l'universo Marvel e l'universo DC entrassero in collisione? E se scoppiasse una guerra? E se Amanda Waller e Nick Fury decidessero di creare ben due squadre suicida?
~
Gli universi Marvel e DC sono entrati in collisione ed è subito scoppiata una guerra.
I due mondi decidono di creare una nuova squadra suicida, con i figli dei criminali peggiori, in modo che si combattano senza che entrambi i fronti subiscano gravi perdite.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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10. Fra segreti molto pericolosi e falliti attacchi

Dopo il rapido scambio di informazioni con i due supereroi la Task Force X riprese il cammino.
Sheila non si sentiva per niente bene, aveva un forte senso di nausea e un peso sul petto. Quel posto un tempo era una città fra le più importanti d'America e ora era ridotta ad un cumulo di rovine impregnate di morte e disperazione dei civili che si erano trovati nel fuoco incrociato. Era anche per questo, pensò Sirena, che avevano reclutato loro. Un supereroe ha il compito di trasmettere un messaggio di sicurezza e speranza, non potevano mietere vittime con una guerra, ma se quella guerra finiva nelle mani di criminali come loro allora la faccenda era diversa.
«Posso farti una domandina piccina piccina?»
Sirena sobbalzò, notando solo in quel momento CrazyAngel accanto a lei; la pazza si ticchettava il mento con l'indice e aveva un espressione fra il pensieroso e il curioso. La bionda fece un caldo sorriso «Certo, chiedi pure»
«Tu sei il diavolo, vero?»
Il sorriso di Sheila congelò e si spense, il peso sul petto diventò più opprimente ed il senso di nausea insopportabile: quel posto in rovina le ricordava quello che era successo solo pochi anni prima, quando si era ritrovata improvvisamente sola, unica superstite di un una tragedia che aveva causato lei, o meglio, il mostro che c’era in lei. 
La domanda che le sorse spontanea fu: ‘‘Come ha fatto a capirlo?’’
«Non sono io il diavolo, non è una cosa che ho voluto io» rispose invece, freddamente, per poi accelerare il passo e superare Angie Lou. Non le piaceva comportarsi in maniera scortese con nessuno, era convinta che anche i più grandi criminali potessero avere un cuore, se si era in grado di cercarlo nei posti giusti, come dimostravano i figli di questi che stavano camminando insieme a lei. Ma quando si parlava di Lei… non voleva dagliela vinta, non poteva permettere che uscisse di nuovo. Era la sua più grande battaglia, quella, sarebbe stata una lotta continua ed eterna, ma avrebbe vinto lo stesso.


Uno dei soldati che li stavano scortando si avvicinò a Jolly che saltellava al fianco di Lauris e Carlos, improvvisandosi terzo incomodo, e le porse un telefonino usa e getta su cui capeggiava la scritta luminosa di un numero sconosciuto
«È per te» disse il soldato, per poi lasciarle il telefono e allontanarsi.
Giulia si distanziò un po’ dal resto del gruppo e, restando sotto lo sguardo vigile dei soldati, portò il telefono all’orecchio
«Qui è la bat-caverna, state parlando con la segretaria di Batman, cosa posso fare per lei?» domandò. Dall’altro capo del telefono si sentì una risata maschile e agghiacciante
«Niente male, mio piccolo cupcake, ma non è il momento degli scherzi telefonici, stiamo per iniziare un grande gioco di ruolo!» esclamò la voce.
«Papi!» gridò la rosa, riconoscendo la voce del Joker. 
«Apri bene le orecchie, cupcake, avvisa anche Lauris e James… fra poco il vostro paparino viene a prendervi»
Un’altra voce, femminile si fece sentire al telefono 
«Dillo anche alla piccola Angie, tesorino di mamma!»
«Mami!» esclamò questa volta la ragazza, riconoscendo la voce di Harley.
Fu di nuovo il Joker a prendere parola 
«Fra poco faremo una piccola riunione di famiglia, tenetevi pronti al segnale!»
E con questo la chiamata si chiuse.
Jolly restituì il telefono al soldato come se niente fosse e poi afferrò i suoi fratelli per le braccia, portandoli lontani da orecchie indiscrete.
«Mamma e papi hanno detto che faremo una riunione di famiglia!» annunciò, iniziando a saltellare su e giù insieme a Angie.
«Come pensi che abbia fatto il Jok… papà a contattarci?» domandò James a Lauris; nei suoi anni da criminale non aveva mai aspirato alla figura del Joker come idolo, preferendo altri criminali più… seri. Ora gli risultava del tutto anormale riferirsi alla nemesi di Batman come suo padre.
«Papà ha un sacco di risorse, i suoi uomini sono infiltrati dappertutto» rispose Lauris, lanciando un’occhiata di sottecchi al soldato di poco prima «Nonostante possa apparire solo un pazzo, in realtà è molto subdolo. I suoi piani possono pur risultare folli, ma sta sicuro che ha calcolato anche i più minimi dettagli… in un certo senso ti somiglia… somiglia a tutti noi… per quanto possiamo essere diversi, siamo figli suoi… e devi fartene una ragione»
James si chiese seriamente se la ragazza fosse in grado di leggere il pensiero, perché nonostante avesse affermato di non avere super poteri era esattamente quello che aveva appena fatto. Osservò Jolly e CrazyAngel, qualche metro più avanti, che avevano iniziato a bisticciare come bambine, poi guardò Lauris, più simile a lui, e ripensò alle sue parole. 

 

~~~~~~~~~~~~~~~~~

L’uomo dai capelli verdi puntò il coltello sul collo dell’informatico dello S.H.I.E.L.D che aveva preso in ostaggio.
«Fai partire i droni d’attacco, forzaforzaforza!» ordinò; l’uomo, tremante, premette una serie di tasti sulla tastiera e digitò svariati codici.
«F-fatto… m-ma, la prego… ho una famiglia, d-dei figli…»
Senza mostrare pietà, il Joker fece un profondo taglio nel collo dell’uomo, che si accasciò sulla sedia come un sacco informe.
«Alla tua famiglia mancherai un pochino» mormorò il criminale «Ma la mia presto sarà riunita!» esclamò poi, scoppiando a ridere. 

~~~~~~~~~~~~~~~~~

 

Miriam schivò il calcio di Alex, usando la katana per far volare lontano i nunjaku del fratello.
«Sei migliorata» notò il biondo, facendo una finta e afferrandola da dietro, bloccandole il braccio che reggeva la katana a mezz’aria e l’altro dietro la schiena «Ma puoi fare di meglio»
«Lo so» commentò lei, aprendo la mano e lasciando cadere la spada, indirizzandola poi con la punta del piede verso la gamba del fratello e procurandogli così un taglio abbastanza profondo, lui allentò la presa quanto bastava per farla sgusciare via.
«Che ti prende oggi, Miriam?» domandò lui, alzando la gamba ferita mentre questa si rimarginava in pochi secondi, per poi tornare ad appoggiarci sopra il peso del corpo.
La corvina rifonderò l’arma, poi lanciò i nunjaku al fratello
«Alex… Vera, sul serio?» domandò, con sguardo accigliato.
Il biondo prese le sue armi senza capire, guardando la sorella come per chiedere spiegazioni, lei sbuffò
«Non fare finta di niente, ho visto come la guardi, ma… è la figlia di Capitan America» scandì bene il nome del super eroe, per dare il giusto effetto.
«Ma di cosa stai parlando? Ho solo fatto il galante un paio di volte, ma non significa che mi piaccia. La conosco appena» rispose lui.
Miriam sospirò
«Ti conosco bene, Alex, abbastanza da rendermi conto di quando menti… sia agli altri che… a te stesso»
Poi Miriam uscì dalla palestra in cui si stavano allenando.
Alex a volte era cieco nei confronti di se stesso: non si era reso conto di come guardava Vera Rogers? Anche prima di conoscerla di persona, Miriam aveva notato come suo fratello stimasse quella biondina. Ogni tanto aveva l’impressione che organizzasse alcuni furti clamorosi per attirare la sua attenzione. Come se sperasse che sarebbe intervenuta American Star in persona per sventare il suo piano. Miriam era sempre stata sicura che in quel caso Alex si sarebbe addirittura fatto catturare per lei, per fortuna la super eroina aveva casi peggiori a cui pensare che alle rapine dei due figli di Deadpool.
Quando si era trovata per la prima volta faccia a faccia con lei, aveva sperato che Alex lasciasse perdere, che si rendesse conto che Vera non era la ragazza giusta per lui; invece a quanto pare era accaduto il contrario, se prima il figlio di Deadpool aveva un debole per l’eroina a stelle e strisce, ora era decisamente cotto.
Per poco non andò a sbattere contro Yu, ma si accorse in tempo della presenza della mercenaria
«Ah, sei qui» disse la mora «Vieni, stiamo per mettere in atto il nostro piano di attacco»


Courtney l’aveva capito subito che c’era qualcosa di strano.
Sentiva Incantatrice, dentro di lei, in allerta. E se c’era una cosa che aveva imparato convivendo con lei dalla nascita era che se la strega si preoccupava per qualcosa allora c’era da temere.
Alzò lo sguardo, osservando i tetti dei palazzi mezzi distrutti che circondavano il gruppo, cercando di capire cosa fosse quella strana sensazione che provava.
Le parve di vedere un’ombra, ma fu questione di un attimo e quella scomparve, anche se sarebbe meglio dire che sembrò dissolversi.
Ancora impegnata ad osservare il cielo non si accorse di un rialzamento nell’asfalto e sarebbe di sicuro caduta di faccia se non fosse stata afferrata per il polso da Jason e tirata su malamente.
Sorrise per ringraziare il ragazzo, che voltò la testa dall’altro lato, continuando però a camminarle a fianco.
«Grazie» mormorò Courtney.
«Fai più attenzione, il terreno è rovinato dalle battaglie» rispose lui, schivo. Poi cadde il silenzio.
«Posso farti una domanda?»
«L’hai appena fatta»
«Visto che tua madre è Katana non dovresti avere un nome più…»
«Giapponese? La mia nascita è stato un errore, mia madre ha abbandonato me e mio padre senza neanche scegliere un nome per me, quindi ci ha pensato lui che era americano»
«Ah» fu l’unica cosa che riuscì a dire Courtney. L’istinto di Incantatrice, dentro di lei, risuonava come un campanello di allarme, ma cercò di ignorarla. Tuttavia non si trattenne dal lanciare un’altra occhiata sui tetti degli edifici.
Anche Jason aggrottò le sopracciglia, sguainando la sua katana e osservandone la lama. La Flag giurò di aver visto un volto riflesso sul metallo; un volto che non era ne il suo ne quello del ragazzo di fianco a lei, ma durò un attimo e poi scomparve.
«C’è qualcosa che non va» mormorò il corvino
«L’ho hai percepito anche tu, anche Incantatrice» mormorò Courtney, improvvisamente più allarmata. Furono raggiunti anche da Sirena
«Non siamo soli» avvertì la bionda, a voce abbastanza alta che tutti potessero sentire. Il gruppo al completo si fermò, preparando le armi e le proprie abilità speciali.
Un rumore si diffuse per le strade silenziose, sembrava uno sciame di insetti o il movimento di centinaia di eliche. Da dietro lo scheletro di un edificio uno schieramento di droni armati con potenza di fuoco sufficiente per radere al suolo una città si innalzò in volo.


«Che cosa diamine sta succedendo? Non era così il piano!» esclamò Andrea.
«I droni sono dello S.H.I.E.L.D, ormai sanno che siamo qui» rispose Damian, di fianco a lui. I due ragazzi uscirono allo scoperto dal nascondiglio sul tetto, affacciandosi in strada ed osservando lo scontro tra la Suicide Squad e i droni. Sul tetto di fronte a loro, Nastya e Alex facevano lo stesso, e anche le altre coppie ognuna appostata su un tetto in modo da circondare il nemico. Ma ormai il piano era fallito.
«Quindi che facciamo?» domandò il vampiro a Jack, che gli aveva raggiunti insieme a Elisabeth.
«Niente, torniamo indietro. Se loro vengono attaccati non è un problema nostro» rispose la bionda al posto di Shake.
Stavano per andarsene, ma una freccia fendette l’aria nella loro direzione e si conficcò nella spalla di Jacopo, pochi centimetri e avrebbe amputato un orecchio ad Andrea.
Il vampiro lanciò un’imprecazione mentre si sfilava la freccia dalla spalla, e il figlio del conte lanciò uno sguardo di sotto. I suoi occhi eterocromi ne incontrarono un paio gialli che lo scrutavano. Deglutì a fatica.
Lauris.
«Hanno apertamente sfidato la mia razza! All’attacco!» gridò Blood Countess, i tatuaggi sui palmi delle sue mani brillavano di luce propria. La vampira si dissolse nell’ombra, seguita da Sam e Jacopo e, in seguito, anche gli altri partirono all’attacco.
Andrea ricomparve proprio davanti alla ragazza di cui era innamorato
«Ti sei cacciata in un brutto guaio» commentò, sorridendo amaramente. Lauris ricambiò «Non sono l’unica, a quanto pare»
«A quanto pare, siamo nemici» si voltò, giusto in tempo per evitare un pugno di Carlos.
«Anche tu? Senza di me vi cacciate nei guai, devo trovarvi una babysitter» commentò, facendo ruotare i Sai e parando il bastone della figlia del Joker
«E tu, allora» riprese Carlos
«Devo proteggere la mia sorellina» commentò, indicando con un cenno del capo White che combatteva contro una biondina in body bianco che levitava e lanciava boomerang che la vampira puntualmente riduceva in cenere.
Lauris scrollò le spalle «Una cosa simile» e indicò una sedicenne in rosa.
«No, lei non la sopporto» commentò il vampiro.
«Beh, a quanto pare si moltiplicano» Carlos ne indicò una che lanciava fiamme a caso, incenerendo un po’ qualunque cosa mentre combatteva contro Sam.
«Non dirlo a me» rispose, osservando la riccia ridere come una bambina.
«Meno chiacchiere, più azione!» e con questo, Alex si lanciò addosso a Carlos, iniziando un corpo a corpo.
Lauris e Andrea si guardavano, era finito il tempo per giocare
«Non combatto con te»
«Neanche io»
«Buona fortuna, allora»
«Buona fortuna»
Poi si allontanarono. Andrea cerò di schivare i colpi dei droni, che per qualche strana ragione colpivano anche quelli della squadra Marvel. Non aveva mai partecipato ad una vera e propria guerra e ne era rimasto stupito. Si era immaginato le guerre come combattimenti ordinati e puliti: come unico suono quello delle armi da fuoco e due schieramenti vestiti di colori diversi che si combattevano a distanza, senza lasciare mai le proprie posizioni. Ma invece la guerra sembrava più una rissa di quelle serie: grida e suoni di esplosioni, colori che si mescolavano e un caos tale che era difficile addirittura capire chi fossero i suoi alleati, era quasi un tutti contro tutti all’ultimo sangue.
Quella cosa di certo non l’avevano inventata i vampiri, loro avrebbero programmato qualcosa di più ordinato e perfetto.
La guerra l’avevano inventata di sicuro i mortali. Ed era una vera cazzata.
Con questi pensieri si diresse verso una biondina che non faceva pressoché nulla.
«Ehi, dolcezza, guarda che si sta combattendo qui» la provocò: amava vedere la gente che perdeva le staffe e sfoderava gli artigli, soprattutto se si trattava di una ragazza. Lauris era il soggetto migliore, ma ci si accontentava.
Lei strinse con poca sicurezza il suo pugnale «Non voglio farlo»
«Credi di passare per una santarellina? Guardati attorno, se sei qui un motivo c’è»
«Non è colpa mia se sono qui» stava pure per piangere ora? Sarebbe stato divertente.
«Sai la differenza tra me e te? Io sono un criminale che ammette le sue colpe, anche se non se ne pente, ma tu… tu non ammetti quello che fai, trovi scuse per giustificarti, ma se sei qui è perché sei una dei peggiori e non lo puoi negare, perché dentro di te sai benissimo qual’è la verità»
A discapito del suo discorso, quello che successe dopo non fu per niente colpa sua.
Come poteva sapere che la ragazza avrebbe urlato di rabbia mentre i capelli le volavano in tutte le direzioni, e che il terreno sarebbe esploso a causa delle fognature? L’acqua creò un vortice attorno alla fanciulla, che ora era diventata un’essere mostruoso con la bocca piena di zanne, occhi neri, capelli arruffati e sporchi di sabbia marina.
Sam, Giulia e l’altra pazza scoppiarono a ridere, mentre la maggior parte dei ragazzi si allontanava di qualche metro, solo due ragazze si avvicinarono. La prima era quella con cui stava combattendo sua sorella poco prima, in qualche modo sembrava impedire all’acqua di muoversi. Era solo merito suo se il vortice non li aveva ancora travolti tutti e loro non erano ancora affogati. L’altra era una ragazza pressoché normale, finche non pronunciò sottovoce quello che sembrava un nome e non si trasformò in una donna simile a quella che un tempo era la biondina.
Gli occhi neri del mostro si puntarono su di lui, poi l’acqua lo travolse.


Nastya usò gli occhiali speciali che le permettevano una visione a 360 gradi mentre distruggeva con una mossa di karatè il drone che l’aveva attaccata, fu così che vide circa dodicimila litri di acqua di fogna abbattersi su Andrea. L’urlo di White Mary superò anche la potenza dell’acqua, e un intero esercito di non-morti si gettò all’attacco della strega del vortice, ma neanche uno riuscì ad avvicinarsi a lei.
Sentì un ragazzo della squadra avversaria, alto e con un ciuffo tinto di azzurro, di fianco a lei che parlava con qualcuno in un walkie talkie
«Randelën è fuori controllo e credo che stia influenzando Incantatrice, l’unica che sta contrastando in questo momento è Blue Moon, ma non so quanto resisterà» il ragazzo aspettò una risposta e poi gridò «Jolly, Night Breeze, fate quello che dovete!»
Altri due ragazzi si avvicinarono all’uragano. Entrambi alzarono le mani, la gemma sulla fronte della ragazzina si illuminò e l’acqua iniziò ad affluire nel senso opposto; dalle mani del ragazzo, invece, vento e ghiaccio si mescolavano, rallentando il movimento dell’acqua.
Il ragazzo osservò concentrato, forse calcolando per quanto tempo i tre avrebbero retto, poi gridò nuovamente
«Night Shadow e Jones, voi occupatevi di Incantatrice!» altri due ragazzi si fecero avanti. Il ragazzo saltò addosso alla strega, placcandola a terra, una ragazza dai capelli mori e vestita con body nero fece comparire delle ombre dal terreno, queste si strinsero attorno a polsi, caviglie e collo del mostro.
Per ora la squadra nemica non aveva bisogno di aiuto. Osservò le condizioni della sua, di squadra. Jack, Jacopo e Vera avevano tirato fuori Andrea dalla bolla d’acqua in cui stava affogando. Il ragazzo non apriva gli occhi, ma non era ancora morto. Per un immortale non è facile morire, anche se l’affogamento è un buon modo per iniziare. Sam aveva appena distrutto il drone che stava combattendo, mentre Elisabeth e Damian cercavano di trattenere Blood Countess dallo scagliarsi contro la creatura nel vortice.
Si voltò verso il drone che aveva distrutto e gli ingranaggi del suo cervello si misero in moto, cercando di capire cosa fosse successo.
Lo S.H.I.E.L.D aveva esplicitamente dichiarato che non avrebbero ricevuto alcun tipo di supporto durante la missione da parte loro, ragion per cui non era stato Fury a mandare quelle macchine. Allora chi? Forse qualcuno che voleva creare un diversivo.
Mentre pensava a ciò la creatura nel vortice ruggì e l’acqua aumentò di intensità, rompendo la debole difesa imposta.
La ragazza vestita di bianco… Blue Moon, era svenuta per lo sforzo, anche la ragazza in rosa sembrava sul punto di cedere, mentre il ragazzo aveva iniziato a perdere sangue dal naso e a piegarsi sulle ginocchia.
Osservò il soldato accanto a lei, curiosa di vedere quale sarebbe stata la sua prossima mossa; ma il ragazzo sembrava con le spalle al muro. Spostò nuovamente lo sguardo e i suoi occhi blu incontrarono quelli neri della strega. Se non fosse stata fermata, non avrebbe fatto alcuna distinzione e avrebbe distrutto tutto e tutti.
Per cui avevano un nemico comune, ora.
«Shake! Rendila inoffensiva!» gridò al compagno, lui annuì per comunicarle che aveva capito e poggiò la mano al suolo. La terra iniziò a tremare e l’asfalto si crepò tutto attorno al vortice, poi la sezione di strada sprofondò diversi metri nel sottosuolo.
Il vortice scomparve e i due ragazzi ancora in piedi si lasciarono cadere a terra senza forze. Anche l’altra strega, Incantatrice, smise di dimenarsi all’improvviso e tornò ad essere una semplice ragazza dai grandi occhi verdi, permettendo ai due che la trattenevano di tirare un sospiro di sollievo.
Nastya si avvicinò al ragazzo
«Vi abbiamo dato un po’ di tempo, ma questo solo perché quella ci avrebbe distrutti tutti»
Lui annuì
«Questa è una guerra, dopotutto…» poi le porse la mano «…Ma vi ringrazio, io sono Francis Flag»
Ricambiò la stretta
«Nastya Romanoff»
Francis si incamminò verso la ragazza che poco prima era Incantatrice, ma la rossa aveva ancora una curiosità da soddisfare
«Che cosa ti hanno detto al walkie talkie?»
Lui rispose senza neanche voltarsi
«‘‘Affari tuoi’’»



Nota dell’autrice: SONO FINITI GLI ESAMI!!! XD
*lancia coriandoli random*
E allora per festeggiare pubblico il nuovo capitolo che ho scritto su Word ed è lungo *conta* … ehm… 10 pagine… già.
Vorrei annunciare, infine, che questa storia arriverà presto su Wattpad, sempre con lo stesso titolo, sotto consiglio di una mia cara amica (ciao Ely =>) e ne approfitterò anche per fare alcuni piccoli cambiamenti e correzioni.
Detto ciò sparisco
Bye bye
_Jupiter_

   
 
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