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Autore: heliodor    29/06/2017    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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L'inseguimento

Per un attimo ebbe la certezza che il suo mondo stesse per finire. Fennir l'aveva vista. Sapeva chi era e l'avrebbe detto a tutti.
Lei non si era solo nascosta sotto il palco per origliare una riunione di guerra.
Quello sarebbe stato già di per se un gesto molto grave che avrebbe fatto andare suo padre su tutte le furie, procurandole una lunga e dolorosa punizione.
Lei era lì ed era invisibile. Stava usando una magia proibita, lei che era nata senza poteri. Suo padre l'aveva avvertita. C'era la pena di morte per chi commetteva quegli atti contro natura. I poteri erano un dono e chi nasceva senza non aveva il diritto di usarli.
"Chi sei?" chiese Fennir avvicinandosi.
Non l'aveva riconosciuta? Forse la sua vista non poteva riconoscere i tratti del viso. Forse stava vedendo solo una figura umana ammantata da un velo di invisibilità.
Doveva essere così o Fennir l'avrebbe chiamata subito per nome.
Forse c'era ancora una speranza.
Si mosse veloce verso il corridoio passando per i camerini.
Fennir fu altrettanto veloce.
Joyce sentì esplodere un dardo magico nel punto in cui si trovava un attimo prima.
Le voci sopra la sua testa divennero confuse e allarmate.
Joyce evocò un dardo e lo scagliò verso un punto a caso.
Fennir d'istinto si accucciò.
Lei non aveva avuto l'intenzione di colpirlo. Non voleva sommare l'omicidio all'uso della magia. Se poteva evitare di far del male allo stregone l'avrebbe fatto, anche se era più probabile che sarebbe stato lui a fare del male a lei.
"Fermati" gridò Fennir scagliando due dardi. I proiettili esplosero a poca distanza dai piedi di Joyce.
Lei si gettò a terra e rotolò di lato, sbucando nel corridoio di pietra che portava ai magazzini. Era ancora invisibile, ma Fennir aveva i suoi occhi magici e poteva individuarla.
Solo che sembrava un'operazione lenta. Forse l'incantesimo non funzionava a quella distanza o lei doveva restare ferma per essere individuata con sicurezza.
Fatto sta che lo stregone tentò di colpirla di nuovo mancando il bersaglio.
Joyce si rialzò e corse verso il corridoio.
Qualcosa l'afferrò per la gamba e la fece scivolare. Voltandosi vide Fennir gesticolare nella sua direzione.
Fili sottili come capelli sbucavano dal pavimento e strisciavano nella sua direzione. Un fascio si legò attorno alla caviglia, immobilizzandola.
Joyce diede uno strattone deciso e si liberò, rimettendosi a correre.
Cadde di nuovo a causa dei fili e ruzzolò per il corridoio.
Correre non le sarebbe servito a niente. I fili continuavano a crescere attorno a lei unendosi in fasci simili a corde sempre più spesse e compatte. Se l'avessero afferrata non si sarebbe più mossa.
Pensò in fretta a una soluzione.
Lanciò l'incantesimo di levitazione e si diede lo slancio in avanti. Volò attraverso il corridoio sopra il letto di fili che si avvolgevano e contorcevano alla ricerca delle sue gambe.
Dietro di lei Fennir gridò qualcosa. I fili scomparvero e lei poté toccare il pavimento e darsi un altro slancio.
Dietro di lei Fennir iniziò a correre.
Joyce osò voltarsi una sola volta. Lo stregone guadagnava terreno nonostante lei coprisse decine di passi con un solo balzo.
Stava usando un incantesimo per aumentare la velocità?
In quel caso le sarebbe stato addosso in poco tempo.
Poco male, l'uscita era vicina. Individuò il buco che aveva fatto nel muro e vi si gettò dentro. Sbuffando e scalciando passò dall'altra parte.
Era largo appena per consentirle di passare. Fennir, che era più grande di lei, non ci sarebbe passato.
Una mano si protese dal foro e le afferrò il braccio. Fennir mormorò qualcosa e lei si sentì avvampare nel punto in cui le dita dell'uomo le avevano artigliato la pelle.
Il dolore  era tale che non riusciva a liberarsi della presa.
Evocò un dardo magico nell'altra mano e lo scagliò contro il buco.
Fennir gridò e ritrasse la mano.
Joyce ne approfittò per scappare via.
Senza voltarsi raggiunse la sua stanza e vi entrò. Serrò la porta e si liberò dei vestiti gettandoli in un baule. Indossò una vestaglia leggera e si gettò ai piedi del letto, esausta e tremante.
E attese.
Le grida si propagarono nel castello. Sentiva il rumore di passi che correvano in ogni direzione e gli ordini gridati a squarciagola che le arrivavano attutiti attraverso la porta.
Era stata una follia, pensò. Aveva corso un rischio inutile e forse aveva ferito una persona che non aveva niente a che fare con tutto questo.
Se Fennir l'aveva riconosciuta, tra poco qualcuno sarebbe venuta a prenderla.
I minuti passarono senza che niente accadesse. Poi sentì il rumore di passi che si avvicinavano alla porta.
Qualcuno bussò due volte.
Lei non osò rispondere.
"Joyce?"
Era la voce di Bryce.
Avevano inviato sua sorella? Che scherzo del destino, pensò.
Bryce bussò di nuovo.
Raccogliendo il coraggio, Joyce si alzò e andò alla porta. L'aprì appena per guardare fuori.
Bryce aveva il viso stravolto. "Joyce, per fortuna stai bene."
Lei la lasciò entrare.
Bryce sembrava sollevata.
"È successo qualcosa?" domandò Joyce cercando di non sembrare troppo agitata.
"C'è un intruso nel castello."
"Cosa?"
"Stava spiando la nostra riunione, quando Fennir lo ha scoperto. Stava per catturarlo, ma è riuscito a scappare attraverso i magazzini."
"Ma è terribile" disse sperando di sembrare abbastanza sconvolta.
"Gli stanno dando la caccia, lo prenderemo" disse lei sicura. Si passò una mano sul viso. "Per stanotte vieni a dormire in camera mia. Sarai più al sicuro."
"Come quando eravamo piccole?"
A Bryce sfuggì un sorriso. "Sì ma non starò tutta la notte sveglia a leggerti le storie d'avventura."
"Prendo le mie cose."

 
  
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