Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Aiqul Marnerazver    30/06/2017    0 recensioni
Nel Mondo della Magia, lì dove abitano i Mageschi, esseri con la coda che controllano la magia dei colori, un ragazzo conduce quella che sembra una vita quasi tranquilla. Ma quando una sola scelta sbagliata lo porterà a non dipendere più da sé stesso, dovrà affrontare ogni sorta di nemici per ottenere la libertà: tiranni, demoni, angeli, dèi, amori e, soprattutto, sé stesso...
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vii avanzava sorridente fra i suoi soldati che, dopo aver controllato con lo sguardo che nessuna delle Armi dell’Anima degli Impellerossa fosse in grado di ferire a distanza, si erano disposti a semicerchio intorno a lui, pronti ad attaccare.
Era incredibile quanto quello che una volta era il principe fosse cambiato: i capelli ordinati con un taglio corto tipico dei nobili erano ora incolti e pieni di nodi, e sembravano molto più lunghi a causa dell’imponente corona che li schiacciava in ogni direzione. Era vestito con i soliti abiti verdi, ma quanto prima erano stirati e brillanti, tanto più ora erano stropicciati e caotici, il verde chiaro della stoffa era macchiato in più punti e il mantello verde, il simbolo tipico di regalità magesca, era completamente assente.
Dei soldati appostati sul retro delle locande spinsero gli Impellerossa ad avanzare fino a trovarsi a circa cinque metri di distanza dal giovane Re, nel bel mezzo della piazza.
Zl sentiva il cuore battere così forte che si stupì che non gli avesse ancora bucato il petto, la sua gola era secca come mai prima d’ora e aveva le mani umide di sudore freddo. Gli Impellerossa si schierarono spalla a spalla per formare una linea che potesse fronteggiare e respingere eventuali attacchi da parte dei soldati, le spade spianate e pronte a combattere. Zl si avvicinò, senza avere la minima idea di come difendersi o di cosa fare. Sentì distintamente una risata tonante e priva di vera ilarità alla sua destra.
«Ma guarda un po’ chi si rivede, la nostra simpatica celebrità. Come deve essere bello per te l’aver trovato dei degni compagni di crimine, non è vero?» disse il Re.
«Stai zitto» borbottò Fiama dal centro della fila rivolta verso il Verde, senza riuscire a trattenersi.
«Dovrei?» chiese Vii, un’espressione di cortese sorpresa stampata sul suo volto.
«Sì, dovresti» ribatté l’altra, la voce colma d’ira.
«Proprio tu, Fiama» disse il Re scuotendo la testa con un’espressione sarcastica. «Da te mi aspettavo più capacità di giudizio»
«Ammetto di aver fatto vari sbagli, ma non ho rimpianti»
«Immagino di no. Tu hai solo scuse… deve essere comune fra i capitani degli Esper» sussurrò Vii con voce melliflua.
Senza preavviso, uno degli Impellerossa provò a scagliarsi contro il Re, subito trattenuto dagli altri.
«Ripetilo!» urlò Mario, la spada rossa come i suoi capelli abbandonata per terra. «Ripetilo, e ti giuro che ti faccio ingoiare quella corona che ti ritrovi!»
I compagni lo costrinsero ad indietreggiare, e Rew gli sussurrò qualcosa all’orecchio, indicando con piccoli cenni del capo qualcosa fra l’esercito di Vii. Zl guardò nella stessa direzione, ma non vide altro che i soldati. Vii sorrise.
«Gentile da parte tua» disse, «ma temo che l’unico che mangerà metallo qui sarai tu, quando in prigione non avrai altro da fare che rosicchiare le tue catene»
Mario lo guardò con odio, ma questa volta non rispose. Sembrava cercare qualcuno nella folla, il suo sguardo saettava fra i soldati come fosse impazzito.
«Dunque, cosa stavo dicendo? Ah, già… come ti sono sembrate le fogne, assassino?» chiese Vii, guardando Zl con uno sguardo indecifrabile.
«Io non sono un assassino» mormorò Zl, il cuore che batteva forte come non mai e lo stomaco che si rivoltava per il panico.
«La tua ignoranza mi stupisce sempre, lo sai? Per assassino si intende qualcuno che ha ucciso un’altra persona»
«So cosa vuol dire assassino»
«Allora sai anche che lo sei»
«No, è… diverso» disse Zl, la voce che celava a stento un lieve tremito. Non si era mai reso conto di quanto l’uccidere potesse lasciare un solco nella coscienza: era come se avesse una lama costantemente conficcata nella mente, e ogni volta che ci pensava il ricordo lo colpiva con rinnovata violenza. Tuttavia non era davvero un assassino, era stato quell’Udinski ad uccidere il Re, non lui. Strinse i pugni, cercando di aggrapparsi a quel pensiero per trovare coraggio.
«Diverso» ripeté Vii, gli occhi socchiusi rivolti al terreno. «Davvero hai il coraggio di definirlo diverso»
Zl lo fissò con attenzione. Non aveva mai immaginato alla morte del Re come alla morte del padre di Vii, e mai avrebbe pensato che qualcuno malvagio come quel ragazzo che non aveva esitato un istante a gettarlo in uno sgabuzzino per picchiarlo potesse provare sentimenti. Ma era come se, per la prima volta, lo vedesse davvero per ciò che era: un semplice ragazzo vittima del destino, non molto diverso da sé stesso. Ma l’attimo svanì alla vista di tutti coloro che stavano alle sue spalle: Vii non era come lui, il Re era pronto ad ucciderlo.
«Hai ucciso mio padre, Zl. Non meriti di essere considerato innocente» disse il Verde, alzando finalmente gli occhi e guardandolo con odio e ferocia. «Prendeteli!» ordinò.
I soldati si gettarono contro gli Impellerossa, i quali subito reagirono con violenza: ognuno di loro era allenato e addestrato a uno stile d’attacco molto diverso dal solito e tiravano fendenti mirando a qualunque brano di pelle del nemico fosse raggiungibile, a differenza dei soldati verdi i quali, per rispettare la tradizione magesca sul taglio degli arti, miravano solo al petto dei nemici. Zl, non essendo in grado di combattere e non avendo un’arma, aveva fatto l’unica cosa che chiunque altro avrebbe fatto in caso di panico: si era lanciato dietro ai compagni e non combatteva. Era caduto a terra ma, un po’ per lo shock e un po’ per il terrore, non si era rialzato, e guardava impotente il combattimento. Il suo sguardo vagava fra i soldati e i suoi amici, e ogni volta che essi sembravano sul punto di essere colpiti il suo cuore saltava un battito, per poi riprendere a pulsare con più violenza, scandendo il ritmo della sua paura. Presto si accorse che, malgrado la loro forza e la loro esperienza, gli Impellerossa non potevano durare in eterno, e che il cerchio andava pian piano a restringersi. Il primo a cadere fu Freezer: un soldato lo colpì con un fendente al petto, facendogli abbandonare il cerchio con un grido di dolore, e subito il suo posto fu rimpiazzato dagli altri, che si strinsero per compensare la mancanza del compagno. Zl si avvicinò all’Impellerossa caduto, che gemeva lievemente steso a terra, le mani corse a circondare la ferita.
Alla vista del sangue viola che bagnava la strada, una rabbia immensa travolse Zl, e per la prima volta la riconobbe come sconosciuta: un senso di oppressione al petto quasi lo soffocò, mentre la sua forza di volontà si piegava quasi all’istante di fronte a quella ben più potente dell’essere che cercava di controllarlo. Un calore immenso travolse il suo occhio destro, quasi come se un pezzo di metallo ardente avesse improvvisamente deciso di colpirlo. il volto del ragazzo si marcò di una furia senza pari, ben diversa dalla paura che c’era prima.
Udinski si alzò di scatto, e senza esitazione si gettò con un urlo di rabbia contro i soldati. Un’enorme nuvola di fumo nero emerse dalle sue braccia e si schiantò con la violenza di un uragano contro l’esercito, scaraventando via i soldati come foglie perse nel vento. Udinski corse dritto e deciso ad uccidere verso il Re, il quale cadde all’indietro per lo spavento. Ma proprio quando il magesco stava per sferrare il colpo finale, qualcosa di freddo, duro e affilato gli trapassò con violenza il fianco sinistro. Il ragazzo urlò di dolore, il controllo sulla sua mente scomparì rapido come era emerso mentre cadeva a terra con un gemito.
Improvvisamente, Zl sentì la battaglia alle sue spalle cessare e delle armi cadere a terra.
«State bene?» chiese qualcuno.
«Sì, io… sì, sto bene» rispose Vii.
Nella piazza calò un improvviso silenzio rotto solo dai respiri affannosi di Zl. Il ragazzo era rannicchiato a terra con le braccia serrate sul fianco ferito. Non aveva mai provato un dolore simile, e dubitava che sarebbe mai riuscito ad immaginarselo: sentiva lo spazio che la lama aveva creato dentro di sé, la contrazione innaturale dei muscoli attorno alla ferita, la difficoltà improvvisa nel respirare, il battito accelerato del cuore. Se a tutto questo si aggiungeva la sensazione disgustosa del sangue che colava fra le sue dita, non si accorgeva neanche delle lacrime che gli solcavano il viso.
Sentì dei passi, e qualcuno lo rivoltò sulla schiena, costringendolo a guardare in alto. Vii lo contemplava con disprezzo, un piede posato sul suo collo per impedirgli di muovere la testa e evitare il suo sguardo.
«Allora, sentiamo» mormorò piano il Re. «Sei o no un assassino, Zl?»
«No, io… tu non capisci…»
«Ti ostini a mentire, dunque…»
«No, c’è questo tizio, questo Udinski, è lui che mi controlla, non sono io, lo giuro!» provò a gridare Zl, ma la sua voce venne subito smorzata dalla pressione del piede sul suo collo. Per un attimo, fra le lacrime e il dolore, gli sembrò quasi che Vii lanciasse uno strano sguardo agli Impellerossa, ma probabilmente fu solo la sua immaginazione, perché appena batté di nuovo le palpebre trovò lo sguardo del Re puntato su di lui.
«Tu menti…»
«No, io non…»
«Sei solo un bugiardo!» urlò Vii, la rabbia che lo accecava come non mai.
«No! Non sono stato io, è stato lui, lo giuro! Chiediglielo! Chiedilo agli Impellerossa, non sto mentendo!»
«Non vedo perché dovrei fidarmi di…»
«Non sono stato io! Non sono stato io ad uccidere tuo padre, lo giuro!»
Senza dargli la possibilità di parlare ancora, Vii pestò il piede sul fianco ferito, facendolo urlare di dolore, e subito sentì parecchie voci indistinte gridare una protesta. Cercò di liberarsi, con l’unico risultato di ricadere a terra battendo violentemente la testa contro la pietra della piazza. Un fischio acuto lo stordì, talmente forte da affievolire tutto, persino il dolore: innumerevoli puntini blu gli appannarono la vista, i suoi occhi andarono fuori fuoco e sentì distrattamente il contatto del suo viso con il terreno.
Una macchia verde, probabilmente Vii, disse qualcosa che gli parve un urlo soffocato dall’acqua, e subito una macchia bianca apparve dietro al Re, bloccandolo per quello che doveva essere un braccio e dicendo qualcosa di indistinto.
Una sensazione di panico ben diversa da quella che aveva provato fin ora lo travolse come un’ondata d’acqua gelida: il suo respiro si bloccò di colpo, mentre il terrore di Udinski si riversava nella sua mente. D’improvviso, la sua vista si schiarì, e le paure del vecchio maestro degli Impellerossa si avverarono.
Colui che aveva bloccato Vii non era altro che un ragazzo magro e pallido di massimo diciotto anni con vestiti, occhi e capelli d’un bianco assoluto. Ma sulla maglietta candida, in corrispondenza del centro del suo petto, c’era un grande, pesante medaglione circolare in metallo nero ricco di meccanismi interni e con una pietra informe al centro.
«No…» mormorò debolmente Udinski, prendendo di nuovo possesso della mente di Zl.
«Bugiardo! Tu sei un assassino, smettila di mentire e accetta le conseguenze delle tue azioni!» urlò Vii.
Senza riuscire a trattenersi, il Re sferrò un potente calcio al ragazzo, che però parve incassare il colpo senza quasi sentirlo. Il suo sguardo sconvolto era fisso sul ragazzo dai capelli bianchi, come se per lui non esistesse altro.
«Kohu…» sussurrò Udinski, la voce colma di un dolore totalmente diverso e molto più profondo di quello che lambiva il suo fianco. «Kohu, che cosa hai fatto?»
Il ragazzo sgranò gli occhi pallidi, che d’improvviso si riempirono di lacrime. Prima che potesse dire qualcosa, tuttavia, una pietra delle dimensioni di un pugno colpì Vii alla nuca, facendolo cadere a terra incosciente. Il boato di numerose voci che urlavano contemporaneamente emerse fra i soldati, e gli Impellerossa riuscirono a liberarsi dall’esercito. La vista del ragazzo si appannò di nuovo, mentre la sua mente lottava per contrastare Udinski. Sentì qualcosa afferrarlo per le braccia e tirarlo su, e capì che qualcuno lo stava portando via dalla piazza e dai soldati, correndo il più veloce possibile.
«Resisti!» gli gridò Mario. «Andrà tutto bene, resisti!»
Lentamente, Zl cadde nell’incoscienza.
«No! Non puoi farlo! Ti uccideranno!» urlò un ragazzo.
Il magesco lo guardò con dolore, il cappuccio del mantello calato per celare il volto. Non riusciva ad accettare di vederlo legato ad un palo di ferro piantato nel bel mezzo dell’unica stanza di quella catapecchia di legno, ma continuava a ripetersi che lo aveva fatto per il suo bene, che era l’unico modo per accertarsi che lui rimanesse al sicuro.
«Mi dispiace, non mi lasci altra scelta…»
«Hai scelta! Resta qui! Rimani con me, ti prego! Loro ti uccideranno, lo sai!» gridò il ragazzo fra le lacrime, cercando di liberare la mano destra dalla corda che lo bloccava.
«Ascoltami ora. Ascoltami, non abbiamo molto tempo»
Il ragazzo lo guardò singhiozzando, il volto invaso dalle lacrime.
«Ora ti lascerò qui senza slegarti, non posso lasciare che tu mi segua. Questa» disse, mostrando al ragazzo una lima di metallo e posandola sul pavimento, «è la tua via d’uscita. Usala per spezzare la corda come ti ho insegnato, ricordi?»
«Non andare, ti prego, ti uccideranno…» singhiozzò l’altro asciugandosi le lacrime con la mano libera.
Il magesco lo guardò con immenso dolore, ma rimase fermo nei suoi obiettivi: lui doveva rimanere nascosto, doveva rimanere al sicuro. Si alzò, ignorando i tentativi del ragazzo di liberarsi dalla corda.
«No! Torna indietro! Non andare!» gridò appena raggiunse la porta.
Il magesco esitò solo un attimo.
«Perdonami, Kohu» mormorò varcando la soglia della casa.
«Udinski!» gridò il ragazzo, ma ormai sapeva che non sarebbe più tornato.
 
ANGOLO AUTRICE
Ecco il capitolo! Fortunatamente sono riuscita a scriverlo nonostante qualche piccolo contrattempo. Se vi è piaciuto, lasciate un voto e un commento! Se non avete capito qualcosa, non esitate a chiedere.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Aiqul Marnerazver