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Autore: Najara    30/06/2017    8 recensioni
Qualcosa di grosso è arrivato al castello dei Luthor, qualcosa che Lex tiene nascosto nel suo laboratorio, ma Lena che si è fatta un'idea precisa di cosa possa essere, non ha intenzione di lasciarsi fermare da una porta chiusa. Quello che troverà, però, va al di là di qualsiasi idea si fosse fatta. Allora dovrà decidere se continuare a tenere gli occhi chiusi davanti alla malvagità del fratello o ribellarsi e trovare una nuova strada da percorrere.
Una piccola avventura SuperCorp.
Storia partecipante all'iniziativa "A Sword to ship them all - Medieval AU ” indetta dal gruppo "LongLiveToTheFemslash".
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il drago degli El

 

 

Parte I

 

Lena attraversò il corridoio con il cuore che batteva veloce. Tese le orecchie, nel non sentire il suono di passi, oltrepassò l’angolo e raggiunse in fretta la porta.

La tensione salì ancora, ma era, in qualche modo, eccitante. Rapida infilò due sottili attrezzi in ferro nella serratura. Con il cuore che era un ritmico pulsare nelle orecchie ruotò il polso e sentì un brivido quando il rumore secco dell’ingranaggio che si apriva spezzò il silenzio.

Si infilò nella stanza e chiuse rapida la porta alle sue spalle. Non aveva molto tempo, suo fratello era impegnato nei suoi doveri di signore del castello, ma si sarebbe liberato in fretta e sarebbe tornato lì.

Si guardò attorno con fibrillazione. Sapeva che due giorni prima era arrivato qualcosa di grosso e non solo in senso fisico. L’eccitazione di suo fratello era stata più che palpabile e il fatto che avesse invitato la loro madre a raggiungere il castello era bastato per intrigarla.

Lena osservò l’ampio laboratorio alla ricerca della cassa che aveva visto scaricare dagli uomini di Lex, aveva un’idea precisa di quello che vi avrebbe trovato al suo interno e aveva, decisamente, voglia di darci un’occhiata. Soprattutto vista la frustrazione di suo fratello che dopo ore rinchiuso nel suo laboratorio sembrava non esserne venuto a capo.

Lena fece qualche passo avanti e si fermò. I suoi occhi, ora, erano fissi su di una forma. Il suo cuore accelerò e lei percepì di nuovo quel brivido d’eccitazione: un drago degli El.

L’essere era steso sul tavolo, appena più grande di una persona, le ali di un cupo rosso, stese a coprire il corpo che era di un blu scuro, quasi come un mantello. Lena si avvicinò lentamente, il drago respirava piano, sembrava sofferente.

Si era aspettata molte cose, aveva visto più volte i due draghi El sfrecciare nel cielo, garantendo pace e stabilità al regno, quasi come dei, incorruttibili e imbattibili, ma non aveva mai potuto osservarli da così vicino. Mai aveva pensato a quanto fossero belli e… due occhi di un profondo azzurro di aprirono fissandosi su di lei. Lena dovette usare tutto il suo autocontrollo per non fare un brusco passo indietro.

Il drago emise un sibilante gemito, cercando di muoversi. Solo allora, Lena poté vedere la freccia che spuntava dal ventre dell’animale.

Fece una smorfia. Suo fratello desiderava il potere sui draghi El da tutta una vita, perché controllare loro avrebbe significato controllare il regno e, perché no, l’intero mondo. I Luthor non progettavano mai in piccolo. Ma come poteva, Lex, lasciare quella creatura soffrire a quel modo?

Lena fece un passo avanti e, molto delicatamente, appoggiò la mano sul corpo del drago. L’essere fu percorso da un sussulto di paura e Lena, ora che era vicina, notò le ferite che sfregiavano la pelle del drago, suo fratello doveva essere stato violento nel suo tentativo di dominarlo, nel suo desiderio di strapparne i segreti.

“Mi dispiace…” Mormorò. Era entrata nel laboratorio per vedere la famosa bestia, non si era aspettata di sentirsi così nel vederla abbattuta e ferita. Erano esseri che appartenevano al cielo, esseri giusti e nobili. Eppure i daxamiti avevano trovato un modo per abbatterli e avevano cominciato con l’esemplare leggermente più piccolo, quello più veloce, ma anche più inesperto. Una freccia aveva perforato le sue scaglie, prima invincibili e aveva ferito il drago. Solo, nel cielo, aveva fatto il possibile per sfuggire agli uomini della regina Rhea, ma era caduto dalla padella alla brace, finendo tra le mani di suo fratello. Oh, certo, loro erano nemici del regno di Daxam, ma la sua famiglia aveva sempre disapprovato l’uso dei draghi come meri dissuasori. I Luthor pianificavano una guerra da anni e ora, sembrava che Lex fosse riuscito a mettere le mani sull’arma più potente. Sempre se il drago non fosse morto a causa della freccia, sicuramente avvelenata, o grazie alle cure di Lex.

Accarezzò la testa della bestia cercando di trasmettergli un poco di conforto, notando solo ora i riflessi dorati.

“Vorrei che mio fratello fosse un uomo diverso.” Mormorò, piano.

Una singola lacrima cadde dall’occhio del drago, sempre fisso su di lei, e scivolò sulla sue dita che erano ancora intenti ad accarezzare il delicato muso.

Lena sentì una fitta di dolore. Entrare di nascosto nel laboratorio di suo fratello era sembrato eccitante, ma ora si sentiva solo male per quella situazione a cui, inutile illudersi, non poteva trovare rimedio.

Sospirò e con un certo rammarico sollevò la mano separandola dalla pelle calda e stranamente morbida del drago.

Non sapeva quanto tempo avesse passato accanto al drago, ma di certo non gliene rimaneva molto prima che suo fratello fosse tornato. In fretta si voltò e tornò alla porta, l’aprì, ma prima che potesse uscire un gemito la fermò. Era stato un suono sorprendentemente… umano.

Si voltò verso il drago e sgranò gli occhi. Sul tavolo, dove fino ad un istante prima vi era l’essere alato, ora vi era una fanciulla. Il corpo nascosto da un abito blu, un ampio mantello rosso sulle spalle. I capelli biondi che le ricadevano sul volto, la freccia che spuntava in modo terribile dal suo ventre.

Questa volta Lena fece un passo indietro, spaventata e sconvolta da quella trasformazione.

Due occhi azzurri, limpidi, disperati e pieni di dolore si fissarono su di lei.

“Ti prego…” Riuscì a dire. “Aiutami.”

 

 

 

 

 

Note: La storia è in due parti, non è molto lunga, ma questo punto era troppo perfetto per non approfittare dell’interruzione… perdonatemi! ;-)

Mi auguro che questo piccolo prologo vi abbia intrigato. È una storia semplice che ho scritto in poche ore, basandomi su di un'idea repentina che spero vi piacerà.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

 

  
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