Cap 30 Faccia a
faccia
“Aris?”
La voce di Elena
appariva
confusa. Era sicura di avergli detto di aspettarla davanti
all’entrata della
piscina, eppure, dov’era finito Aris?
L’aveva
chiamato più
volte ma di lui non vi era più traccia.
Puff. Sparito nel
nulla.
La bionda
iniziò ad
avvertire una familiare ansia stringergli lo stomaco ma
tentò di ricacciarla
tornando in piscina per chiedere a qualcuno sue notizie. La ragazza
alla
reception le disse che sì, si ricordava di quel ragazzo e
che l’aveva visto
uscire poco prima di lei.
La ragazza
uscì
nuovamente dalla piscina e si andò a sedere su una panchina
proprio lì vicino,
aveva una sensazione negativa di tutta quella faccenda, Aris non
sarebbe mai
sparito così nel nulla senza prima avvisarla, no,
c’era qualcosa che non
andava.
Prese il suo
telefono e digitò il numero di casa, Ursula avrebbe potuto
dirle qualcosa
magari, e nell’attesa in cui magari Aris sarebbe potuto
ricomparire, lei poteva
descrivergli il piano che avevano congeniato proprio qualche minuto
prima e che
prevedeva la distruzione di solo alcune pagine del libro di Alimede.
Il telefono
squillò
parecchie volte prima che Ursula rispondesse.
“Ma
come si fa a far
smettere questo coso di suonare… ah ecco!”
“Pronto?
Ursula!” Elena
aveva scordato che Ursula era una creatura marina e che forse,
poteva avere dei problemi ad usare la tecnologia umana.
“Avvicina
il
telefono all’orecchio!” gridò la bionda.
“Il
telefono?
Sarebbe questo aggeggio?!” si sentì un formicolio
dall’altra parte.
“Pronto!
Ursula!
Sono Elena, parla per favore!”
“Oh!
Elena sei tu?
Riesco a sentirti adesso, ma tu mi senti?”
“Sì,
ti sento
Ursula. Ho chiamato perché è successa una
cosa.”
“Cosa
è successo?”
la voce dall’altra parte si agitò.
“Aris
è scomparso,”
disse mestamente Elena.
“Non
sei riuscita a
trovarlo? Credevo foste usciti insieme prima.”
“Sì,
siamo usciti
insieme e a dir la verità si è sentito male,
credo che si fosse disidratato
così l’ho portato in piscina.”
“Disidratato
dici?
Ho avvertito qualche sintomo simile anche io.”
Rifletté la strega, lei però non
si era sentita troppo male, sarà che la lunga prigionia
l’avevano abituata al
dolore…
“Beh
se ti dovessi
sentire male riempi la vasca e fai un bagno, lui si è
sentito subito meglio.”
“Avete
fatto il
bagno?”
“Sì,
ma non ti
chiamo per dirti questo, abbiamo trovato una soluzione per quella cosa
che tu
sai…” disse lei vaga.
“Oh ma
è fantastico!
Cosa aspettiamo allora, tornate subito a casa così possiamo
elaborare un
piano!”
“Stavamo
per farlo
ma…” Elena esitò. “Ci siamo
separati solo un attimo e lui è sparito. Lo sto
ancora aspettando nello stesso posto dove ci siamo lasciati, ma non
è da lui…
sono preoccupata.”
La strega rimase
in
silenzio per alcuni istanti.
“Sei
da sola
adesso?” chiese abbassando il tono della voce.
“Sì,
sono da sola.”
Elena fece lo stesso.
“Potresti
essere in
pericolo Elena, torna a casa il più in fretta
possibile.”
La ragazza si
guardò
intorno ma non vide nessuno.
“Pensi
che sia per
causa dei cacciatori? Pensi che possano aver catturato Aris?”
“Io…”
la strega era
incerta “credo di sì Elena, ho la sensazione che
sia appena iniziato qualcosa
ma non so cosa…”
Adesso fu il
turno
di Elena restare in silenzio al telefono. Non aveva pensato a quella
possibilità, non aveva creduto possibile che in meno di
ventiquattr’ore i
cacciatori avessero potuto trovare Aris e rapirlo, così
sotto i suoi occhi.
“Elena,
ci sei
ancora?”
La ragazza
continuava a pensare. Il campeggio.
Quei giorni assieme alla famiglia di Nick erano stati strani e
sospetti, era
come se anche i suoi genitori in qualche modo sapessero qualcosa sulle
sirene,
quella gita al lago cremisi non era stata improvvisata, quella strana
storia e
tutte quelle allusioni, loro sapevano molto più di quello
che facevano credere,
forse erano loro stessi dei cacciatori! Ma se lo fossero stati davvero
perché
non approfittare della situazione di vantaggio che avevano avuto per
ben due
settimane? Lei e sua madre erano state alla loro mercé per
tutto il tempo
eppure la situazione era realmente diventata pericolosa solo quando
avevano
raggiunto quel lago. Era come se fin dall’inizio quella
storia fosse stata una
partita a scacchi, mossa dopo mossa si sentiva messa
all’angolo. Qualunque cosa
facesse ci sarebbero sempre state delle conseguenze.
“Sì,
Ursula. Forse
conosco qualcuno che può dirmi
dov’è.” Elena sapeva che dal momento i
cui
quelle parole erano uscite dalla sua bocca lei aveva già
preso la sua
decisione. Aveva un piano e ormai non aveva più nulla da
perdere se non…
“Non
fare
sciocchezze, può essere pericoloso. Torna a casa, insieme
penseremo a
qualcosa.”
Oh, era
sicuramente
pericoloso, andare nella tana del lupo a provocarlo, svelare le carte e
smetterla di fare il loro gioco; ma era anche l’unica cosa
che lei potesse fare.
“Se
non dovessi
tornare…” prese una pausa. Quella mattina poteva
essere davvero l’ultima volta
in cui aveva parlato con sua madre. “Per favore, proteggi mia
madre.”
“Elena,
ma!”
La bionda chiuse
il
telefono. Sentiva che era la cosa giusta da fare, e per salvare Aris
avrebbe
affrontato la persona da cui scappava sin dall’arrivo in quel
paesino.
Si
alzò dalla
panchina e con lo zaino in spalle iniziò a percorrere la
strada verso casa di
Nick.
****
La ragazza
suonò il campanello così forte che quasi
si meravigliò di tutto quel suo coraggio. Non aveva paura,
non aveva più
intenzione di retrocedere davanti a nessuno. Si sentiva arrabbiata
perché per
tutto quel tempo Nick le aveva chiesto di essere sincera ed invece lui
con lei
non lo era mai stato. Nascondeva qualcosa e forse, finalmente, Elena
sapeva che
cosa.
“Un
momento” disse una voce lontana da dietro la
porta.
Quando Nick le
aprì per un istante la guardò meravigliato.
L’ultima persona che si aspettasse di vedere sul suo portico
era proprio la
ragazza che gli era sfuggita la sera prima.
Eppure lei era
lì davanti a lui e la sua espressione
furiosa lo misero in allerta.
“Sorpreso
di vedermi?!” Elena aveva le braccia
conserte e lo guardava dall’alto in basso. Il ragazzo aveva
un cerotto sul naso
proprio nel punto in cui la sera precedente Aris gli aveva tirato un
più che
meritato cazzotto.
“…come
facevi a sapere dov’ero?” le chiese ancora
confuso lui. In fin dei conti lui e la sua famiglia potevano benissimo
essere
rimasti in campeggio al lago.
Elena sciolse
l’intreccio delle sue braccia lo fissò
dritto negli occhi e fece un passo davanti a lui “risparmiami
la recita Nick.
Voglio sapere dov’è!” quasi gli
gridò.
Nick fece un
passo indietro mentre la porta si
apriva sempre di più.
“Dov’è
chi?” fece il finto tonto.
“Aris!
Ecco chi!” Elena gli diede uno spintone che
lo fece barcollare pericolosamente all’indietro, non che lui
non fosse più
forte di lei, ma quel gesto l’aveva completamente preso alla
sprovvista.
“Non
capisco cosa intendi… perché io
dovrei saperlo...?” il ragazzo la
guardò confuso ed istintivamente si portò la mano
sul naso. Ricordava fin
troppo bene l’incontro ravvicinato che aveva avuto con
quel… qualunque cosa
fosse.
“Basta
Nick. Sono stanca” disse lei infuriata.
“È
inutile che continuiamo con questa farsa, dimmi
dov’è e finiamola qui.”
Il ragazzo la
guardò stranito. Non aveva idea del
perché lei pensasse che proprio lui
dovesse sapere dove fosse quel tritone.
“Non
capisco perché io dovrei sapere dove si trovi
il tuo fidanzato, non lo vedo da
ieri
sera e non ci tengo a rivederlo così tanto
presto.” Aggiunse alludendo a loro
scontro.
Elena quasi non
ci vide più dalla rabbia, lo spinse
di nuovo con più forza questa volta facendolo cadere per
terra, non aveva mai
fatto una rissa in vita sua e la sua indole era anche piuttosto quieta
ma lui
se la stava proprio cercando con quella sua espressione idiota stampata
in
faccia.
“Lo
sai il perché! Vuoi che te lo dica? Vuoi che lo
ammetta?” Elena camminò su e giù per
tutta la stanza, le parole di Ursula le
risuonavano nella testa. Stai attenta.
Lo
fissò dritto negli occhi, era
come se il fuoco le bruciasse dentro “So
tutto, cacciatore.”
Tre semplici
parole che fecero sgranare gli occhi
del castano. Elena si fermò valutando la sua reazione, era
rimasto fermo
impassibile eppure le era sembrato di vederlo per un momento allarmato.
Il ragazzo stava
per ripeterle di non sapere cosa
lei stesse dicendo ma Elena l’interruppe.
“Sai,
ci ho pensato a lungo. Tutte quelle frasi
lasciate a metà, quelle allusioni sul dire la
verità… ma è stato grazie al
campeggio che finalmente ci sono arrivata. O meglio, grazie al lago
cremisi…”
Nick la guardava
dal basso non fiatando, la tensione
era palpabile nell’aria.
“Il
cacciatore, la ragazza e il tritone… Skan, Ayla
e Aidan…”
Quando
pronunciò quell’ultimo nome la bocca del
ragazzo si spalancò contro la sua volontà, si
perché quel nome, il nome del
tritone loro non l’avevano mai saputo.
“L’eterna
lotta per impossessarvi di sette stupidi
anelli… quanti ne avete uccisi nel tentavo, eh?”
si sporse su di lui, quella
posizione di altezza fisica la faceva sentire potente.
Il castano
abbassò la testa verso il pavimento. “E
così conosci tutta la
storia… il tuo
pesce con le gambe ti avrà raccontato la sua versione dei
fatti immagino… ma
adesso non importa più…” con un rapido
movimento delle gambe la fece cadere a
terra, Elena batte la schiena contro le assi del pavimento e prima
ancora che
potesse riaprire gli occhi si ritrovò con il peso del corpo
di Nick che le
schiacciava il petto.
“Purtroppo
non sono riuscito a salvarti Elena, e per
questo ti chiedo scusa” le scostò i capelli dal
viso e le afferrò il mento
volgendolo verso di lui. “Sono arrivato tardi, il suo
incantesimo deve averti
già colpito al cuore” con un dito le
toccò il petto proprio dove c’era il suo
cuore.
“Immagina
quei suoi artigli scavarti nella carne,
fracassarti le ossa per poi strapparti il cuore ancora
pulsante.”
Un brivido
assalì Elena. “Lui non lo farebbe mai!
Non è come credi tu!” trovò la forza di
gridargli. “Tritone o umano a me non
importa nulla di cosa lui sia, perché io lo amo!”
Nick
alzò un sopracciglio scettico.
“Te lo
chiedo per favore, se hai mai provato qualcosa
per me, dimmi dov’è.”
La sua voce tremò, aveva raggiunto il suo limite massimo,
adesso doveva solo
sperare.
Il castano la
guardò diversamente, i suoi occhi di
quel bel nocciola caldo diventarono freddi e disgustati.
“Io
non ho mai provato nulla per
te.” Le strinse i polsi per tenerla più ferma
anche se
ciò non fu necessario, Elena era rimasta immobile sconvolta
da quella nuova
rivelazione.
Aveva sempre
creduto che lui fosse cotto di lei, o
almeno lui le aveva sempre mandato dei segnali di quel tipo, e adesso
scopriva
che persino su quello lui le aveva mentito. Ma che razza di persona era
Nick?
Chi era lui davvero? Perché arrivata a quel punto dubitava
di conoscere davvero
il ragazzo che con la forza la stava tenendo sul pavimento.
“E
adesso che
finalmente hai confessato il tuo crimine sono
libero dal mio compito.” Il ragazzo la scrutò
dall’alto in basso, non avrebbe
mai sperato in un colpo di fortuna migliore, Elena Greene, la seconda
ricercata
dal clan dei cacciatori aveva avuto la brillante idea di venirlo a
trovare a
casa. Questo avrebbe sicuramente riabilitato il suo nome cancellando
tutti i
suoi sbagli precedenti.
“Sei
proprio quello che mi serviva.” Bisbigliò a
bassa voce.
La ragazza non
poteva crederci. “Compito?”
“Certo,
tu eri la mia missione” alzò lo sguardo per
cercare qualcosa ciononostante continuò a parlare.
“Sì, in principio era solo
di avvicinarmi il più possibile a casa tua ma le cose sono
cambiate quando
abbiamo capito che anche tu eri coinvolta…”
“Ah,
adesso è così che chiamate le persone che non
fanno parte della vostra setta, “coinvolte”!”
Nick rise.
“Non essere stupida, è così che
chiamiamo
le persone sospettate di tradimento!”
Elena
tentò di divincolarsi ma Nick era troppo forte
per lei. “E chi avrei tradito?!” gli
urlò contro.
“La tua
specie”
Le
bloccò i polsi con una sola mano mentre con
l’altra si allungava per prendere qualcosa che lei non
riuscì a vedere.
“Continui
a dire cose senza senso, ti hanno fatto il
lavaggio del cervello! Se solo mi ascoltassi, Aris è diverso
da tutti gli
altri, noi possiamo cambiare le cose, possiamo fermare questa assurda
guerra!”
Le parole di lei
furono inutili, il ragazzo nemmeno
l’ascoltò. Armeggiò alcuni istanti e
poi afferrò del nastro nero isolante.
Per un momento
la bionda ebbe la paura che avesse
voluto metterglielo per tapparle la bocca ma tirò un respiro
di sollievo se
così si poteva chiamare, mentre lui le avvolgeva stretti i
polsi.
La
guardò un attimo in viso esitante “non
provocarmi, potrei anche ripensarci” immobilizzate le mani
passò a bloccarle
le gambe che avevano preso a menare calci all’aria.
“Hai
scelto il lato sbagliato Elena.” Le
legò strette le
gambe con il nastro nero. Ogni cacciatore che si rispettasse teneva
sempre a
portata di mano l’attrezzatura necessaria. Era uno dei primi
insegnamenti che
ricevevano.
Una volta resa
innocua scese dal suo corpo e la
sollevò per poi metterla distesa sul divano. Si sedette
accanto a lei per un
momento.
“E
adesso cosa vuoi farmi?” Aveva paura, non avrebbe
mai potuto pensare che il suo compagno di classe, quel ragazzo timido e
impacciato, divertente e solitario potesse essere un membro di una
setta così
malvagia e trattarla con tanta freddezza.
“Aspettiamo” le
disse semplicemente.
“Cosa?”
“Noi non
lavoriamo mai da soli.”
Questo stava a
significare che tra poco ne sarebbero
arrivati altri? Perché?
“Perché
state facendo tutto questo? Io ho il diritto
di saperlo!” gridò, aveva paura che da un momento
all’altro qualcuno sarebbe
entrato per trascinarla via, o peggio. Magari ucciderla seduta stante.
“Fino
a quando ci sarà anche un solo tritone o
sirena su questa terra noi
lotteremo
per ucciderli fino all’ultimo.”
La bionda
sgranò gli occhi spaventata. E se avessero
già ucciso Aris? Cosa ne sarebbe stato di lei?
Nick si
alzò dal divano, Elena era incapace di
muoversi e anche se l’avesse fatto non sarebbe arrivata
nemmeno fino alla porta
e legata com’era dubitava persino di riuscirci. Il ragazzo
andò verso la cucina
ed Elena sentì il rumore di diverse bocce che sbattevano tra
di loro, il cuore
le batteva a mille, era la fine per lei. Nick stava sicuramente
cercando un coltello
affilato per ucciderla e farla in mille pezzetti. Per quanto avesse
paura non
riusciva nemmeno a chiudere gli occhi che rimanevano spalancati verso
la
direzione in cui il suo carnefice sarebbe tra poco ritornato.
“La
guerra
non deve esserci per forza.” Gridò lei in un vano
ultimo tentativo. “Possiamo
opporci a questo massacro! Dammi la possibilità di
spiegarti, potrebbe esserci
un piano”
Nick, il quale
aveva ignorato tutte le suppliche di
Elena, tornò dalla cucina con una bottiglia di vetro marrone
e un pezzo di
stoffa in mano bagnato. Elena si rigirò sul divano e
tentò di muoversi ma era
tutto inutile.
Il ragazzo le
calcò il pezzo di stoffa sul naso,
subito un senso di vertigine le fece mancare il respiro, la vista
divenne
confusa e appannata.
“Finché
Re Tritone avrà il potere degli anelli noi lotteremo per
contrastarlo”
E quelle furono
le ultime parole che sentì, tutto
divenne buio ed Elena cadde in uno stato di sonno profondo.