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Autore: Clara_Oswin    30/06/2017    2 recensioni
Storie di pescatori narrano la presenza nelle acque di Deep Alley, di creature dal corpo per metà umano e per metà pesce. Nuotando un giorno in quelle acque Elena, trasferita da poco in quella città con la madre, terrorizzata vede qualcosa, non sa che quell'incontro cambierà per sempre il corso della sua vita. Segreti e verità mai svelate la catapulteranno in un mondo estraneo dal suo, dove alla fine anche lei si ritroverà a scegliere tra la vita e la morte.
Per saperne di più: Pubblico in questa sezione perché la storia si ispira molto ai personaggi originali di Ariel ed Eric, presenti nel corso della trama e durante la loro storia, questo però è un punto di partenza per qualcosa di nuovo, in cui la fiaba originale della disney si intreccia in un racconto di sirene come non l’avete mai letto.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Eric, Re Tritone, Ursula
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Cap 30 Faccia a faccia

 

“Aris?”

La voce di Elena appariva confusa. Era sicura di avergli detto di aspettarla davanti all’entrata della piscina, eppure, dov’era finito Aris?

L’aveva chiamato più volte ma di lui non vi era più traccia.

Puff. Sparito nel nulla.

La bionda iniziò ad avvertire una familiare ansia stringergli lo stomaco ma tentò di ricacciarla tornando in piscina per chiedere a qualcuno sue notizie. La ragazza alla reception le disse che sì, si ricordava di quel ragazzo e che l’aveva visto uscire poco prima di lei.

La ragazza uscì nuovamente dalla piscina e si andò a sedere su una panchina proprio lì vicino, aveva una sensazione negativa di tutta quella faccenda, Aris non sarebbe mai sparito così nel nulla senza prima avvisarla, no, c’era qualcosa che non andava.

Prese il suo telefono e digitò il numero di casa, Ursula avrebbe potuto dirle qualcosa magari, e nell’attesa in cui magari Aris sarebbe potuto ricomparire, lei poteva descrivergli il piano che avevano congeniato proprio qualche minuto prima e che prevedeva la distruzione di solo alcune pagine del libro di Alimede.

Il telefono squillò parecchie volte prima che Ursula rispondesse.

“Ma come si fa a far smettere questo coso di suonare… ah ecco!”

“Pronto? Ursula!” Elena aveva scordato che Ursula era una creatura marina e che forse, poteva avere dei problemi ad usare la tecnologia umana.

“Avvicina il telefono all’orecchio!” gridò la bionda.

“Il telefono? Sarebbe questo aggeggio?!” si sentì un formicolio dall’altra parte.

“Pronto! Ursula! Sono Elena, parla per favore!”

“Oh! Elena sei tu? Riesco a sentirti adesso, ma tu mi senti?”

“Sì, ti sento Ursula. Ho chiamato perché è successa una cosa.”

“Cosa è successo?” la voce dall’altra parte si agitò.

“Aris è scomparso,” disse mestamente Elena.

“Non sei riuscita a trovarlo? Credevo foste usciti insieme prima.”

“Sì, siamo usciti insieme e a dir la verità si è sentito male, credo che si fosse disidratato così l’ho portato in piscina.”

“Disidratato dici? Ho avvertito qualche sintomo simile anche io.” Rifletté la strega, lei però non si era sentita troppo male, sarà che la lunga prigionia l’avevano abituata al dolore…

“Beh se ti dovessi sentire male riempi la vasca e fai un bagno, lui si è sentito subito meglio.”

“Avete fatto il bagno?”

“Sì, ma non ti chiamo per dirti questo, abbiamo trovato una soluzione per quella cosa che tu sai…” disse lei vaga.

“Oh ma è fantastico! Cosa aspettiamo allora, tornate subito a casa così possiamo elaborare un piano!”

“Stavamo per farlo ma…” Elena esitò. “Ci siamo separati solo un attimo e lui è sparito. Lo sto ancora aspettando nello stesso posto dove ci siamo lasciati, ma non è da lui… sono preoccupata.”

La strega rimase in silenzio per alcuni istanti.

“Sei da sola adesso?” chiese abbassando il tono della voce.

“Sì, sono da sola.” Elena fece lo stesso.

“Potresti essere in pericolo Elena, torna a casa il più in fretta possibile.”

La ragazza si guardò intorno ma non vide nessuno.

“Pensi che sia per causa dei cacciatori? Pensi che possano aver catturato Aris?”

“Io…” la strega era incerta “credo di sì Elena, ho la sensazione che sia appena iniziato qualcosa ma non so cosa…”

Adesso fu il turno di Elena restare in silenzio al telefono. Non aveva pensato a quella possibilità, non aveva creduto possibile che in meno di ventiquattr’ore i cacciatori avessero potuto trovare Aris e rapirlo, così sotto i suoi occhi.

“Elena, ci sei ancora?”

La ragazza continuava a pensare. Il campeggio.
Quei giorni assieme alla famiglia di Nick erano stati strani e sospetti, era come se anche i suoi genitori in qualche modo sapessero qualcosa sulle sirene, quella gita al lago cremisi non era stata improvvisata, quella strana storia e tutte quelle allusioni, loro sapevano molto più di quello che facevano credere, forse erano loro stessi dei cacciatori! Ma se lo fossero stati davvero perché non approfittare della situazione di vantaggio che avevano avuto per ben due settimane? Lei e sua madre erano state alla loro mercé per tutto il tempo eppure la situazione era realmente diventata pericolosa solo quando avevano raggiunto quel lago. Era come se fin dall’inizio quella storia fosse stata una partita a scacchi, mossa dopo mossa si sentiva messa all’angolo. Qualunque cosa facesse ci sarebbero sempre state delle conseguenze.

“Sì, Ursula. Forse conosco qualcuno che può dirmi dov’è.” Elena sapeva che dal momento i cui quelle parole erano uscite dalla sua bocca lei aveva già preso la sua decisione. Aveva un piano e ormai non aveva più nulla da perdere se non…

“Non fare sciocchezze, può essere pericoloso. Torna a casa, insieme penseremo a qualcosa.”

Oh, era sicuramente pericoloso, andare nella tana del lupo a provocarlo, svelare le carte e smetterla di fare il loro gioco; ma era anche l’unica cosa che lei potesse fare.

“Se non dovessi tornare…” prese una pausa. Quella mattina poteva essere davvero l’ultima volta in cui aveva parlato con sua madre. “Per favore, proteggi mia madre.”

“Elena, ma!”

La bionda chiuse il telefono. Sentiva che era la cosa giusta da fare, e per salvare Aris avrebbe affrontato la persona da cui scappava sin dall’arrivo in quel paesino.

Si alzò dalla panchina e con lo zaino in spalle iniziò a percorrere la strada verso casa di Nick.

 

****

La ragazza suonò il campanello così forte che quasi si meravigliò di tutto quel suo coraggio. Non aveva paura, non aveva più intenzione di retrocedere davanti a nessuno. Si sentiva arrabbiata perché per tutto quel tempo Nick le aveva chiesto di essere sincera ed invece lui con lei non lo era mai stato. Nascondeva qualcosa e forse, finalmente, Elena sapeva che cosa.

“Un momento” disse una voce lontana da dietro la porta.

Quando Nick le aprì per un istante la guardò meravigliato. L’ultima persona che si aspettasse di vedere sul suo portico era proprio la ragazza che gli era sfuggita la sera prima.

Eppure lei era lì davanti a lui e la sua espressione furiosa lo misero in allerta.

“Sorpreso di vedermi?!” Elena aveva le braccia conserte e lo guardava dall’alto in basso. Il ragazzo aveva un cerotto sul naso proprio nel punto in cui la sera precedente Aris gli aveva tirato un più che meritato cazzotto.

“…come facevi a sapere dov’ero?” le chiese ancora confuso lui. In fin dei conti lui e la sua famiglia potevano benissimo essere rimasti in campeggio al lago.

Elena sciolse l’intreccio delle sue braccia lo fissò dritto negli occhi e fece un passo davanti a lui “risparmiami la recita Nick. Voglio sapere dov’è!” quasi gli gridò.

Nick fece un passo indietro mentre la porta si apriva sempre di più.

“Dov’è chi?” fece il finto tonto.

“Aris! Ecco chi!” Elena gli diede uno spintone che lo fece barcollare pericolosamente all’indietro, non che lui non fosse più forte di lei, ma quel gesto l’aveva completamente preso alla sprovvista.

“Non capisco cosa intendi… perché io dovrei saperlo...?” il ragazzo la guardò confuso ed istintivamente si portò la mano sul naso. Ricordava fin troppo bene l’incontro ravvicinato che aveva avuto con quel… qualunque cosa fosse.

“Basta Nick. Sono stanca” disse lei infuriata. “È inutile che continuiamo con questa farsa, dimmi dov’è e finiamola qui.”

Il ragazzo la guardò stranito. Non aveva idea del perché lei pensasse che proprio lui dovesse sapere dove fosse quel tritone.

“Non capisco perché io dovrei sapere dove si trovi il tuo fidanzato, non lo vedo da ieri sera e non ci tengo a rivederlo così tanto presto.” Aggiunse alludendo a loro scontro.

Elena quasi non ci vide più dalla rabbia, lo spinse di nuovo con più forza questa volta facendolo cadere per terra, non aveva mai fatto una rissa in vita sua e la sua indole era anche piuttosto quieta ma lui se la stava proprio cercando con quella sua espressione idiota stampata in faccia.

“Lo sai il perché! Vuoi che te lo dica? Vuoi che lo ammetta?” Elena camminò su e giù per tutta la stanza, le parole di Ursula le risuonavano nella testa. Stai attenta.

Lo fissò dritto negli occhi, era come se il fuoco le bruciasse dentro “So tutto, cacciatore.”

Tre semplici parole che fecero sgranare gli occhi del castano. Elena si fermò valutando la sua reazione, era rimasto fermo impassibile eppure le era sembrato di vederlo per un momento allarmato.

Il ragazzo stava per ripeterle di non sapere cosa lei stesse dicendo ma Elena l’interruppe.

“Sai, ci ho pensato a lungo. Tutte quelle frasi lasciate a metà, quelle allusioni sul dire la verità… ma è stato grazie al campeggio che finalmente ci sono arrivata. O meglio, grazie al lago cremisi…”

Nick la guardava dal basso non fiatando, la tensione era palpabile nell’aria.

“Il cacciatore, la ragazza e il tritone… Skan, Ayla e Aidan…

Quando pronunciò quell’ultimo nome la bocca del ragazzo si spalancò contro la sua volontà, si perché quel nome, il nome del tritone loro non l’avevano mai saputo.

“L’eterna lotta per impossessarvi di sette stupidi anelli… quanti ne avete uccisi nel tentavo, eh?” si sporse su di lui, quella posizione di altezza fisica la faceva sentire potente.

Il castano abbassò la testa verso il pavimento. “E così conosci tutta la storia… il tuo pesce con le gambe ti avrà raccontato la sua versione dei fatti immagino… ma adesso non importa più…” con un rapido movimento delle gambe la fece cadere a terra, Elena batte la schiena contro le assi del pavimento e prima ancora che potesse riaprire gli occhi si ritrovò con il peso del corpo di Nick che le schiacciava il petto.

“Purtroppo non sono riuscito a salvarti Elena, e per questo ti chiedo scusa” le scostò i capelli dal viso e le afferrò il mento volgendolo verso di lui. “Sono arrivato tardi, il suo incantesimo deve averti già colpito al cuore” con un dito le toccò il petto proprio dove c’era il suo cuore.

“Immagina quei suoi artigli scavarti nella carne, fracassarti le ossa per poi strapparti il cuore ancora pulsante.”

Un brivido assalì Elena. “Lui non lo farebbe mai! Non è come credi tu!” trovò la forza di gridargli. “Tritone o umano a me non importa nulla di cosa lui sia, perché io lo amo!”

Nick alzò un sopracciglio scettico.

“Te lo chiedo per favore, se hai mai provato qualcosa per me, dimmi dov’è.” La sua voce tremò, aveva raggiunto il suo limite massimo, adesso doveva solo sperare.

Il castano la guardò diversamente, i suoi occhi di quel bel nocciola caldo diventarono freddi e disgustati.

“Io non ho mai provato nulla per te.” Le strinse i polsi per tenerla più ferma anche se ciò non fu necessario, Elena era rimasta immobile sconvolta da quella nuova rivelazione.

Aveva sempre creduto che lui fosse cotto di lei, o almeno lui le aveva sempre mandato dei segnali di quel tipo, e adesso scopriva che persino su quello lui le aveva mentito. Ma che razza di persona era Nick? Chi era lui davvero? Perché arrivata a quel punto dubitava di conoscere davvero il ragazzo che con la forza la stava tenendo sul pavimento.

 “E adesso che finalmente hai confessato il tuo crimine sono libero dal mio compito.” Il ragazzo la scrutò dall’alto in basso, non avrebbe mai sperato in un colpo di fortuna migliore, Elena Greene, la seconda ricercata dal clan dei cacciatori aveva avuto la brillante idea di venirlo a trovare a casa. Questo avrebbe sicuramente riabilitato il suo nome cancellando tutti i suoi sbagli precedenti.

“Sei proprio quello che mi serviva.” Bisbigliò a bassa voce.

La ragazza non poteva crederci. “Compito?”

“Certo, tu eri la mia missione” alzò lo sguardo per cercare qualcosa ciononostante continuò a parlare. “Sì, in principio era solo di avvicinarmi il più possibile a casa tua ma le cose sono cambiate quando abbiamo capito che anche tu eri coinvolta…”

“Ah, adesso è così che chiamate le persone che non fanno parte della vostra setta, “coinvolte”!”

Nick rise. “Non essere stupida, è così che chiamiamo le persone sospettate di tradimento!”

Elena tentò di divincolarsi ma Nick era troppo forte per lei. “E chi avrei tradito?!” gli urlò contro.

La tua specie”

Le bloccò i polsi con una sola mano mentre con l’altra si allungava per prendere qualcosa che lei non riuscì a vedere.

“Continui a dire cose senza senso, ti hanno fatto il lavaggio del cervello! Se solo mi ascoltassi, Aris è diverso da tutti gli altri, noi possiamo cambiare le cose, possiamo fermare questa assurda guerra!”

Le parole di lei furono inutili, il ragazzo nemmeno l’ascoltò. Armeggiò alcuni istanti e poi afferrò del nastro nero isolante.

Per un momento la bionda ebbe la paura che avesse voluto metterglielo per tapparle la bocca ma tirò un respiro di sollievo se così si poteva chiamare, mentre lui le avvolgeva stretti i polsi.

La guardò un attimo in viso esitante “non provocarmi, potrei anche ripensarci” immobilizzate le mani passò a bloccarle le gambe che avevano preso a menare calci all’aria.

“Hai scelto il lato sbagliato Elena.” Le legò strette le gambe con il nastro nero. Ogni cacciatore che si rispettasse teneva sempre a portata di mano l’attrezzatura necessaria. Era uno dei primi insegnamenti che ricevevano.

Una volta resa innocua scese dal suo corpo e la sollevò per poi metterla distesa sul divano. Si sedette accanto a lei per un momento.

“E adesso cosa vuoi farmi?” Aveva paura, non avrebbe mai potuto pensare che il suo compagno di classe, quel ragazzo timido e impacciato, divertente e solitario potesse essere un membro di una setta così malvagia e trattarla con tanta freddezza.

Aspettiamo” le disse semplicemente.

“Cosa?”

Noi non lavoriamo mai da soli.

Questo stava a significare che tra poco ne sarebbero arrivati altri? Perché?

“Perché state facendo tutto questo? Io ho il diritto di saperlo!” gridò, aveva paura che da un momento all’altro qualcuno sarebbe entrato per trascinarla via, o peggio. Magari ucciderla seduta stante.

“Fino a quando ci sarà anche un solo tritone o sirena su questa terra noi lotteremo per ucciderli fino all’ultimo.”

La bionda sgranò gli occhi spaventata. E se avessero già ucciso Aris? Cosa ne sarebbe stato di lei?

Nick si alzò dal divano, Elena era incapace di muoversi e anche se l’avesse fatto non sarebbe arrivata nemmeno fino alla porta e legata com’era dubitava persino di riuscirci. Il ragazzo andò verso la cucina ed Elena sentì il rumore di diverse bocce che sbattevano tra di loro, il cuore le batteva a mille, era la fine per lei. Nick stava sicuramente cercando un coltello affilato per ucciderla e farla in mille pezzetti. Per quanto avesse paura non riusciva nemmeno a chiudere gli occhi che rimanevano spalancati verso la direzione in cui il suo carnefice sarebbe tra poco ritornato.

 “La guerra non deve esserci per forza.” Gridò lei in un vano ultimo tentativo. “Possiamo opporci a questo massacro! Dammi la possibilità di spiegarti, potrebbe esserci un piano”

Nick, il quale aveva ignorato tutte le suppliche di Elena, tornò dalla cucina con una bottiglia di vetro marrone e un pezzo di stoffa in mano bagnato. Elena si rigirò sul divano e tentò di muoversi ma era tutto inutile.

Il ragazzo le calcò il pezzo di stoffa sul naso, subito un senso di vertigine le fece mancare il respiro, la vista divenne confusa e appannata.

“Finché Re Tritone avrà il potere degli anelli noi lotteremo per contrastarlo”

E quelle furono le ultime parole che sentì, tutto divenne buio ed Elena cadde in uno stato di sonno profondo.

  
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