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Autore: Switch    01/07/2017    5 recensioni
Terza storia della serie Heart's mutation, dopo SITR e JTWYA. TMNT 2003
Isabel e Raphael vivono il loro idillio, circondati dall'affetto della famiglia, ma non tutto va sempre liscio.
Tra tornei, battaglie, misteri che si infittiscono e si accumulano, la relazione crescerà o si romperà. E poi, un mistero potrebbe portare a nuove conoscenze, a capirsi meglio.
E un sacrificio non è sempre solo dolore.
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
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Nell'oscurità, le figure stagliate tra la terra e le nuvole erano indistinte e in qualche modo più terrificanti. Le fissavano, immobili.
Isabel tremava e tremava, di paura, ma anche di rabbia.
L'ultimo fulmine cadde quando ridiscesero a terra, a qualche metro da loro. Per un intenso momento, fu solo un continuo scambio di sguardi.

Shisho?” esalò incredulo Michelangelo, infine, come un'accusa.
Chikara, Kon, Juto e Hisomi risposero al nome con un'occhiata più splendente, i loro occhi luminosi così spettrali da far rabbrividire.
Erano lì di fronte a loro, in carne, ossa e poteri, e Isabel tremava al solo guardarli, eppure non aveva senso, non poteva essere... o forse sì?

Shisho!”urlò Leonardo nella loro direzione. “Perché?”
E c'erano così tante domande in quel minuscolo perché gridato con furia e confusione, così tanti dubbi.
I quattro maestri non mostrarono la minima esitazione, nei loro volti, quando Chikara rispose, portavoce di tutti loro.

Isabel Charmillion è una minaccia.”
La sua voce glaciale abbassò ulteriormente la temperatura, sebbene l'estiva notte fosse stata afosa fino a poco prima.

Isabel si erse con tutta la furia, che al momento superava di gran lunga la paura: digrignò i denti, non potendo urlare la sua rabbia, e Raphael la fermò appena in tempo, prima che si gettasse a testa bassa contro gli Shisho.
Qualcosa gli diceva che non sarebbe stata una buona idea. Per quanto fosse arrabbiato, per quanto lui stesso stesse trattenendosi dal lanciarsi contro di loro e colpirne il più possibile prima che lo disintegrassero senza sforzo.
I maestri non sembrarono affatto impressionati.

Perché avete messo su tutto questo? Perché Isabel sarebbe una minaccia?” provò a chiedere in maniera più pacata Donatello, eppure sul suo volto c'era solo disapprovazione e disgusto.
Non avreste permesso che la mettessimo in stasi, se non vi avessimo ingannato. Ma Isabel è un pericolo per tutti noi, e abbiamo dovuto fare una scelta. Sigillarla era l'unico modo per evitare quello che ormai non si può più rimandare.”
Ad un gesto della donna, Kon fece un passo avanti e agitò le lunghe braccia davanti a sé, richiamando folate di vento che agglomerò in uno specchio sempre più grande, vorticante.

Quando si fu stabilizzato, la superficie si illuminò di un bianco accecante e delle immagini iniziarono a prendere forma su di essa: fuoco, fuoco splendente, si spandeva velocemente e inghiottiva ogni cosa; Isabel era il centro e il nucleo, marchiata da ghirigori di sangue, con gli occhi rossi, -identica a quando aveva distrutto l'arena del Battle Nexus,- e spandeva le sue fiamme su ogni cosa sul suo cammino: gli shisho, uno ad uno, furono consumati dal calore, e poi anche loro, la sua famiglia, e le case, le campagne e tutto ciò che la circondava.
Era bruciato tutto, era bruciata anche Isabel. Non rimaneva che cenere.
La visione si interruppe in un rosso accecante, come fosse fuoco vero.

Isabel ucciderà noi, e voi, e poi non si fermerà e consumata dal dolore distruggerà tutto il resto, finché non morirà lei stessa” profetizzò Chikara, implacabile.

Entrambe le fazioni sapevano cosa significassero quelle parole, crude e dure, e si squadravano in attesa di chi avrebbe avuto il coraggio di fare la mossa successiva: una in attacco e una in difesa.
Sembravano essere stati tutti pietrificati, immobili a guardarsi l'uno con l'altro, senza quasi nemmeno respirare.

Alla fine, Splinter avanzò di un passo, schermando Isabel e la sua famiglia, tutta la sua famiglia, e sollevò lo sguardo verso di loro.
Non vi daremo Isabel” pronunciò risoluto.
Allora la prenderemo con la forza” ribatté stizzito Kon.
Perché? Quella visione potrebbe non essere vera, potrebbe non avverarsi mai!” urlò arrabbiato Leonardo, in un miscuglio tra delusione e furore per il comportamento dei suoi vecchi maestri.
Accadrà, è il futuro, e se non facciamo nulla accadrà certamente” sentenziò Chikara.

I mutanti e gli umani capirono finalmente che non c'era modo di discutere o ragionare con le quattro semi-divinità del ninjitsu, avrebbero attaccato per portare via Isabel e loro avrebbe lottato per proteggerla.
Perciò, decisero che non avrebbero aspettato, avrebbero anticipato ogni loro mossa.
Raphael lasciò andare Isabel, rivolgendole un fugace sorriso rassicurante, e coi suoi fratelli avanzò verso i loro maestri.

Sensei, prenditi cura di Isabel” disse superando Splinter, senza staccare lo sguardo da Chikara. La donna lo fissava con i suoi occhi scintillanti di verde.

Sguainarono le armi all'unisono, gli Shisho non si mossero nemmeno.
Siete sicuri?” domandò Kon, sarcastico.
La risposta fu lo scatto deciso dei quattro fratelli contro di loro. I quattro maestri li attesero immobili, e quando li attaccarono, schivarono con facilità.
Raphael si era lanciato contro Chikara, Leonardo contro Juto, Don contro Kon e Mikey contro l'enorme Hisomi.

Gli Shisho erano, ovviamente, superiori in tutto. In velocità, in resistenza e nella forza.
Erano stati i loro maestri, erano esseri centenari dagli sconfinati poteri, ma erano diventati i loro nemici nel momento stesso in cui avevano osato minacciare e fare del male ad un componente della loro famiglia. Lotta impari o meno.
Anche se pareva più un suicidio di massa.
Non avevano nemmeno messo mano alle loro armi, si limitavano a scansare con le facce impassibili, a dimostrazione che era tutto una passeggiata per loro. Le turtles attaccavano comunque, incalzando senza tregua, acquistando via via velocità e precisione.

Raphael era stranamente calmo. Non era divorato dalla rabbia, nonostante in quella situazione sarebbe stato più che comprensibile, era focalizzato e concentrato, i suoi attacchi puliti e diretti, pressanti.
Splinter se ne accorse, seguiva i quattro combattimenti, inginocchiato vicino a Isabel. Lei sembrava impossibilitata a muoversi, come se i sigilli rispondessero alla vicinanza dei loro padroni e la tenessero immobilizzata a terra, ancora prigioniera delle loro spire.
Seguiva le lotte con uno sguardo di terrore e preoccupazione, divorata dall'ansia; tirava con forza il sigillo al polso sinistro, incurante delle gocce di sangue che le sue stesse unghie nella carne avevano lasciato spillare. Il sensei la bloccò con un tocco gentile e lei sussultò, distraendosi brevemente dalla lotta.

Abbi fiducia, figlia mia” le sussurrò dolcemente.
Per quanto il suo stesso cuore tremasse di preoccupazione.

A Mikey faceva strano lottare contro gli Shisho: li aveva rispettati, li aveva considerati anche molto tosti, allora perché aveva fatto una cosa così atroce alla sua sorellina e a loro?

I quattro maestri sembravano essere arrivati al limite della sopportazione. Il gioco era durato anche troppo, per i loro gusti. Finalmente, per porre fine a tutto, Chikara sollevò il suo Kanabo, l'enorme mazza ferrata che la accompagnava. Schivò con facilità l'attacco di Raphael contro la sua faccia e la sollevò dritta verso il cielo, con una mano sola, calandola con una velocità tale da non poter essere vista.
Raphael era pronto a schivare o parare, sentiva di potercela fare, o forse era solo illusione, ma il duro bastone si fermò poco prima della sua testa, sbattendo rumorosamente contro qualcosa di legnoso.

I bastoni da Hockey sembravano risentire dello scontro, malconci e scheggiati dalla pressione della potenza di Chikara.
Tu!” urlò la donna indignata.
Casey?” fece eco Raph, osservando la schiena dell'amico che lo aveva salvato.
Non ti aspetterai che ce ne stiamo a guardare? E non siamo certo venuti disarmati” rispose quello affaticato dallo sforzo di resistere alla potenza di uno Shisho.

Raphael lo afferrò per il colletto della maglietta e lo tirò indietro con una capriola, portando entrambi ad una distanza sicura dalla loro avversaria. Solo allora si concesse di guardarsi velocemente attorno: Angel era accanto a Leo, con i suoi Tonfa nelle mani, aiutandolo contro Juto; il giovane Steve affiancava Mikey contro Hisomi, stringendo forte i suoi Tanbō; April era assieme a Don, tenendo dritta la sua Katana contro Kon.
Ma siete pazzi?” riuscì a dire Raph, prima che un attacco di Chikara contro di loro li costringesse a spostarsi repentinamente.
Casey sorrise con sfacciataggine, prima di calare la cara e fidata maschera da hockey sul viso, che gli dava una immensa sicurezza.

È o non è una questione di famiglia?” esclamò, prima di costringerlo a riportare la sua attenzione di fronte a loro.

Chikara non sembrava preoccupata dall'entrata in scena degli umani, non erano che moscerini per loro, ma la perdita di tempo la seccava, era solo un inutile rimandare l'inevitabile.
Occhieggiò verso i suoi compagni, come a voler comunicare loro di finire quella storia subito e senza indugio, difatti anche gli altri tre Shisho sguainarono le loro armi: i grandi Tessen di Hisomi, le due Katana scintillanti di Kon e le mille armi letali nascoste nelle maniche di Juto.
La notte oscura stava per terminare e preannunciava un'alba di sangue.

Per quanto Isabel e Splinter volessero intervenire, -si leggeva nelle loro espressioni, nel lieve tremore delle loro mani,- non potevano: lei era inchiodata al suolo e lui doveva proteggerla.
Isabel era divorata dalla paura e dal sentimento di colpa nel vederli lottare a causa sua, per lei.
Doveva togliere quei maledetti sigilli e tutto sarebbe finito.

Lo strano connubio mutanti e umani funzionava, inaspettatamente. Non erano ovviamente all'altezza degli Shisho, ma lavoravano bene assieme, collaboravano con sincronia e affiatamento e le lacune di uno venivano riempite dall'altro, i punti ciechi ridotti al minimo.
Si paravano le spalle a vicenda, si scambiavano di ruolo per attaccare, si sostenevano.
I quattro maestri smisero di prenderli alla leggera.

Leonardo era allacciato in una lotta furibonda con Juto, velocemente defletteva le decine di armi che spuntavano dalle sue grandi maniche: una volta era una catena con alla fine una palla ferrata, un'altra lame, e dopo un secondo una mazza, cambiavano continuamente, ma le maneggiava tutte con una maestria e una precisione invidiabile.
Lo assisteva Angel, brandendo i suoi Tonfa con rabbia, un turbine di attacchi veloci e scattanti, il suo allenamento di tanti anni prima finalmente messo a frutto; voleva dare il suo contributo, fare la differenza, aiutare quella stramba famiglia, che era la sua famiglia.
E lei avrebbe dato tutta sé stessa per loro.

Poco più in là Don stoccava con il suo bastone, come se fosse un'estensione del suo corpo, contro le Katana affilate di Kon: il maestro era rapido nei movimenti e il suo corpo esile lo facilitava nella velocità e nello schivare, rendendo praticamente impossibile colpirlo.
April era al suo fianco, la sua Katana stretta nelle mani, flessibile e veloce nonostante le due gravidanze e il lungo periodo senza allenamento; era come se non si fosse mai fermata. E nei suoi occhi verdi scintillava una determinazione bruciante, un vigore che lei stessa non sentiva da tempo. Supportava Don meglio che poteva, con tutta l'energia che aveva, attaccando e parando; sembravano coreografati su una musica che gli altri non sentivano.
Stavano dando filo da torcere a Kon.

Mikey era veloce, molto veloce, ma di certo non all'altezza di Hisomi: il maestro della furtività lo era molto di più ed era difficile colpirlo, se non lo si riusciva a vedere. Continuava a svanire e riapparire a poca distanza, ma senza mai attaccare, come se non volesse realmente fargli del male: cercava di tracciare il suo percorso, ma poche volte era riuscito ad andargli vicino quel tanto da attaccarlo, e Hisomi aveva comunque schivato con facilità.
Steve aiutava come poteva; era un ragazzino sveglio e agile ed entusiasta, ed in effetti in coppia con Mikey lavorava molto bene: entrambi cercavano di spingere Hisomi a mostrarsi, pressandolo su due lati differenti, uno coi suoi fidati Nunchaku, l'altro con i suoi due nuovi Tanbō di metallo.

Ma la lotta più furiosa era senza dubbio quella tra Raphael e Casey contro Chikara, la donna era furente e la sua forza prodigiosa irrefrenabile, li attaccava senza respiro, fortunatamente sempre a vuoto: la sua Kanabo sbatteva violentemente al suolo, lasciando profondi solchi.
Se avesse colpito loro, probabilmente li avrebbe triturati all'istante.
Casey e Raph potevano solo scansare: per quanto provassero, col lavoro di squadra, a cercare una breccia per attaccare a loro volta, sembrava che la determinazione e la concentrazione di Chikara non lasciassero spazio ad angoli ciechi o punti deboli.

L'esito sembrava a favore degli Shisho, a lungo andare sarebbero state la loro forza superiore e la loro preparazione a vincere, ma era tutt'altro che semplice decretare in maniera assoluta un vincitore: gli ex discepoli e gli umani ce la stavano mettendo davvero tutta, con un vigore che non aveva nulla da invidiare ai maestri.
Splinter poteva vedere gli errori e i colpi vincenti dei suoi pupilli e sentiva un'energia spingerlo in avanti, la voglia di lottare al loro fianco, di guidare in quella difficile lotta, ma sapeva che gli Shisho non erano avversari alla sua portata: solo i suoi figli potevano sconfiggere coloro che erano stati i loro sensei.

Non sono così cattivi come credi, Splinter-San” disse una voce familiare, lì accanto.
Splinter si voltò all'istante, trovandosi faccia a faccia con l'Antico. D'istinto si tuffò di fronte ad Isabel, tendendo il bastone da passeggio contro la nuova minaccia.
L'ultimo arrivato tra gli Shisho, il piccolo e rotondo Antico, lo guardò ferito e dispiaciuto.

Non voglio combattere” assicurò gentilmente, indietreggiando di un passo.

Una mano afferrò una manica del Kimono del ratto mutante, che abbassò lo sguardo con sorpresa: Isabel si era aggrappata a lui, e gli rivolgeva un'occhiata supplice e calma.
Gli fece capire a gesti veloci che non lo temeva, che non era una minaccia, e il sensei era così confuso, continuando a controllarlo con la coda dell'occhio.

Hanno solo paura, non volevano fare del male a nessuno” provò a spiegare l'Antico, ma le sue parole fecero scattare la rabbia di Splinter, che si voltò furiosamente contro di lui, più minaccioso di prima.
L'avete segregata! E ci avete fatto credere che fosse morta! Le avete fatto del male e ne avete fatto a tutti noi!”
L'Antico piegò il capo, come a scusarsi, e chiuse i già piccoli occhietti in profonda contrizione.

Hanno sbagliato, lo so. Ho sbagliato anche io a non oppormi con più convinzione e ad assecondarli. Mi dispiace davvero, Splinter-San.”
Non è a me che devi chiedere scusa. A lei, guardala!”
Si spostò, mostrandogli Isabel ancora costretta a terra dalla forza dei sigilli e l'Antico incontrò i suoi occhi preoccupati, e l'inchino divenne più profondo, un segno di assoluto pentimento.

Mi dispiace, Isabel. E dispiace anche a loro, te lo assicuro.”

Ci fu silenzio, almeno lì tra loro, dato che poco più in là infuriavano lotte furibonde, contornate di urla e schianti di ferro e legno, di grida di incitamento o di ira.
Isabel non poteva parlare e Splinter, nonostante la rabbia, decise di lasciarlo proseguire.
L'Antico si rimise ritto, e dopo averli fissati per qualche istante, trasse un profondo respiro.

Quando Kon ha avuto quella visione del futuro, sono stati presi da una paura che non mi spiegavo. Non pensavano ad altro, continuavano a parlarne, a cercare soluzioni perché non si avverasse, divenne la loro ossessione. Forse perché avevano visto loro stessi morire tra le fiamme, forse perché dopo aver vissuto per centinaia di anni, l'idea di morire per davvero li ha spaventati. E alla fine decisero di ingabbiare quella paura, di ingabbiare Isabel.”
La sua voce trasmetteva tutta la vergogna provata, riuscì perfino a trasmettere le sue suppliche, le interminabili ore che aveva passato nel cercare di convincerli a non farlo, che stavano esagerando. Ma loro gli avevano detto solo che lui non poteva capire.

Isabel non è una minaccia! Non c'era nessun bisogno di ingabbiarla come un animale feroce, senza nemmeno provare a parlarci, a dialogare!”
Lo so, Splinter-San, hai ragione.”
Isabel alzò il braccio destro verso di lui, al cui polso spiccava il bracciale che Raphael le aveva regalato all'anniversario, ma nessun sigillo. E il dito indice si sollevò, puntando l'Antico.
Splinter si fermò un attimo per pensare, confuso.

Non sono riuscito a fare quello che mi hanno chiesto, non potevo” si scusò l'Antico, ricambiando il sorriso di Isabel con un sincero stiramento di labbra.
E allora Splinter capì: il sigillo mancante doveva essere il suo.

Ho fatto finta di metterglielo, insieme agli altri, ma ho fatto in modo che fosse debole e cadesse dopo poco, lasciandole una possibilità di salvezza. So che avrei potuto fare di più, che avrei dovuto oppormi e lottare, ma non ce l'ho fatta e chiedo scusa” mormorò l'Antico, rivolto ad entrambi, profondamente pentito e divorato dai sensi di colpa.
Splinter sapeva che era sincero, lo sentiva, ma ancora non poteva dargli il suo perdono e forse non spettava nemmeno a lui doverlo perdonare.
Isabel tese le mani verso il più anziano maestro e quando quello, rotondo e con passo incerto, si avvicinò, prese le sue e le strinse forte.
Grazie, sillabò con voce muta. Grazie.

I piccoli occhietti dell'Antico si inumidirono, un sorriso di scuse e forse un po' sollievo gli illuminò il viso.
Fermali, ti prego” supplicò Splinter, con voce urgente, ma più calma di prima. “Ferma gli Shisho, possiamo provare a parlarci.”
L'Antico scosse lentamente la testa, lasciando andare le mani di Isabel.

Non mi ascolteranno. Non ascolteranno nessuno ormai, sono andati troppo oltre. Quando lei è scappata, la paura è diventata più forte. L'unica soluzione è lottare.”

Quello che stava effettivamente accadendo, quello che gli altri avevano già capito.
Non c'era dialogo, non c'era bisogno di spiegazioni, sapevano che l'unico modo per far desistere gli Shisho era batterli, sconfiggerli una volta per tutte e mandarli via con la coda tra le gambe.

La grossa mole di Hisomi non gli impediva di essere veloce, e Steve si sentiva come Davide contro Golia, ma questo gigante non si poteva battere con una pietra lanciata con la fionda. Assisteva Michelangelo come poteva, cercando di colpire alle gambe di Hisomi, l'unica parte a cui riusciva ad arrivare, ma il loro avversario era comunque troppo veloce. Davvero troppo anche per seguirlo con lo sguardo, e si sentiva frustrato, si chiedeva quanto aiuto stesse davvero dando alla lotta. Mikey comunque sembrava contento di averlo accanto.
Gli mandava delle occhiate incoraggianti e dei sorrisi, per fargli capire che stava andando bene, eppure non perdeva mai la concentrazione nella lotta, a volte mancando Hisomi solo per un soffio.

Accadde dopo un attacco a vuoto, un attacco dall'alto, i Nunchaku colpirono il terreno dove poco prima si trovava Hisomi e Michelangelo si bloccò con un ginocchio a terra, assorto, pensando velocemente a come e dove muoversi per la sua prossima mossa, quando il suo corpo si illuminò di giallo.
Dei ghirigori gialli salirono dalle sue gambe e lo rivestirono fino alla testa, -la luce filtrava attraverso il tessuto nero della tuta,- come quelli che anticamente erano apparsi sul suo corpo quando si allenava con gli Shisho, ma in qualche modo differenti: a parte il colore, era proprio la sensazione che provava al momento ad essere diversa, un'euforia e una potenza sconfinate, un solletico nel petto che gli sussurrava che poteva fare tutto, che non aveva limiti.
Il secondo dopo era in piedi, distante parecchi metri, di fronte ad un sorpreso Hisomi: si era mosso veloce come il vento. Mikey sorrise, un ghigno soddisfatto.
Le cose si facevano davvero interessanti.

La luminescenza, così come la mossa di Michelangelo non erano passati inosservati: i suoi fratelli capirono cosa stesse succedendo e gli Shisho lo intuirono e non ne sembrarono felici.
I quattro fratelli si voltarono verso Isabel, come a chiedere conferma, e lei annuì velocemente, indicando loro e poi sé stessa, rivolgendogli infine un sorriso incoraggiante.
Se potevano usare ancora i poteri concessi dai ciondoli, anche per poco, le situazioni delle lotte potevano ribaltarsi a loro favore. Michelangelo sembrava esserci riuscito e stava dando del filo da torcere a Hisomi, che non riusciva più a sfuggirgli, la loro lotta diventata ormai un inseguimento a velocità supersonica, per sfortuna del povero Steve.
Quindi anche loro dovevano concentrarsi e attingere a quel potere.

Donatello ci riuscì per secondo, dopo qualche tentativo, alla fine di una lunga parata di attacchi di Kon, al limite dello sforzo: striature di un verde chiaro e luminoso iniziarono a ricoprirlo fugacemente e riuscì a spingere via Kon, allontanandolo da sé e April, la sua forza la potenza stessa della terra.
Raphael non aveva bisogno di concentrarsi, era tutto un fascio di nervi e meditazione, fin dall'inizio, il punto focale dei suoi pensieri lei, Isabel, che era lì, che era viva e lo guardava.
E fu quella consapevolezza ad accendere il suo potere: prima ancora che i ghirigori rossi apparissero sul suo corpo, venne rivestito da ondate di fiamme, fiamme alte, di un calore intenso e e bruciante; Casey ne venne colpito, ma si accorse che non gli facevano male, mentre Chikara sentì il crepitare vicino al viso e si allontanò all'istante, una smorfia di pura rabbia.

Leonardo forse avrebbe potuto attivare il suo potere per primo, ma era impegnato nel controllare che Juto non si avvicinasse troppo ad Angel, e allo stesso tempo gli sviluppi dei suoi fratelli, rassicurato dai loro intensi bagliori, dalla loro confidenza; solo quando fu certo che fossero tutti attivi e in qualche modo più potenti, allora si concentrò quel tanto da attingere a quella sensazione di dolore ed euforia assieme, scatenando finalmente quel potere che ribolliva e gorgogliava nel suo petto: i suoi ghirigori erano blu intenso, e la fidata bolla d'acqua apparve, bloccando finalmente gli attacchi di Juto.

Tu sapevi che sarebbe successo, vero?” domandò Splinter rivolto verso Isabel, sorpreso dallo sviluppo inatteso. Lei piegò la testa di lato, forse non ne era sicura lei stessa, anche se ci aveva sperato con tutte le sue forze; che ancora un po' della sua magia fosse dentro di loro e che li aiutasse, che li proteggesse.
In quello stesso istante accaddero molte cose contemporaneamente: Hisomi volò all'indietro, colpito da Michelangelo, nemmeno troppo forte, ma quel tanto da mandarlo a terra e poterlo finalmente tenere sotto occhio e sotto attacco, e la luminescenza di Mikey crebbe di intensità, esplose fino al cielo, e con un sonoro schiocco il sigillo alla caviglia sinistra di Isabel si spezzò in due e cadde a terra, innocuo.
Il grido di terrore di Chikara riempì il silenzio che si era creato, un grido da fare accapponare la pelle, un grido che nessuno doveva aver sentito da centinaia di anni.
I suoi luminosi occhi verdi osservavano lo spesso bracciale spezzato al suolo con una paura sconfinata: adesso sapevano come fare a togliere i sigilli e una volta tolti tutti, niente avrebbe potuto bloccare il potere di Isabel.

Le lotte ripresero con più energia, solo una si era fermata e non sembrava dover ricominciare mai più: Hisomi era ancora al suolo, a fissare il cielo con i suoi scintillanti occhi gialli, immobile; Mikey lo osservava, il suo corpo emanava di nuovo solo una lieve luminescenza, tenue rispetto al bagliore di poco prima.
Sapeva di non averlo colpito così forte, anzi, tutt'altro, ma aveva avuto sin dall'inizio l'impressione che Hisomi non stesse combattendo sul serio, ma stesse invece cercando di sfuggire la lotta.
Il pensiero che si fosse fatto colpire apposta lo sfiorò e benché si sentisse un po' offeso all'idea, fu comunque soddisfatto dal passo avanti fatto: Isabel era un gradino più libera, grazie a lui e a Steve.

Isabel era sconvolta e incredula. Strusciò piano la gamba, portandosela al petto, guardando il sigillo al suolo, lontano da lei e dalla sua pelle.
Nel momento in cui si era spaccato, il momento in cui Hisomi era volato via, aveva sentito un brivido attraversarla da capo a piedi, una scossa di energia fin dentro le ossa.
Si era sentita più libera.
Libera di muoversi un po' più agevolmente, per quanto ancora non riuscisse ad alzarsi, libera di respirare a fondo, libera di connettersi per un fugace momento con la sua magia, quel tanto da sapere che era ancora lì, dentro di lei, in attesa di esplodere.

Finalmente Leonardo sentiva di poter sconfiggere Juto: grazie all'aiuto della bolla d'acqua, gli attacchi contro lui e Angel venivano deflessi senza problema, e poteva concentrarsi sulla mossa successiva.
Bolla su quando lo Shisho lanciava contro loro le sue mille armi. Bolla giù quando si tuffava contro di lui assieme ad Angel per colpirlo. E via così, cercando di fiaccarlo.
Ovviamente però, Juto capì immediatamente lo schema, non era nemmeno troppo difficile. E anche Leo capì che non potevano tirarla troppo per le lunghe. Si voltò brevemente per dire qualcosa ad Angel, ma a causa della bolla non si poteva sentire la sua voce.
Lei annuì solennemente, impugnando con presa più forte i Tonfa.

E in quel momento la bolla esplose in milioni di gocce e Angel si tuffò in avanti velocemente, dritta contro Juto, le braccia in alto pronte a colpire: l'uomo reagì istintivamente, agitando le mani come due fruste, lanciando contro di lei dieci armi differenti, una più mortale dell'altra.
Angel continuò a corrergli incontro senza paura e quando non mancavano che pochi centimetri, il momento prima che le lame la infilzassero, una barriera di acqua apparve tra loro, scrosciante e impenetrabile, schermandola alla vista.
Juto si fermò sorpreso e solo in quel momento si accorse che Leonardo non era lì attorno.
Anche provando a reagire, era troppo tardi.

Silenzioso e letale il leader calò dal cielo, la sua luminescenza blu riflessa nelle mille gocce che gli danzavano intorno, già più accecante come se anticipasse quello che sarebbe successo: le Katana colpirono violentemente il bastone apparso all'ultimo secondo nelle mani di Juto, ma la potenza del colpo era troppa e la distanza poca, e il maestro venne sbalzato indietro.
Sbatté al suolo con forza, strisciando per qualche metro, le armi abbandonate mollemente attorno al corpo. La luce di Leonardo crebbe, blu intenso e abbagliante, illuminando per qualche istante la notte.
Il sigillo al polso sinistro di Isabel si ruppe e cadde al suolo, senza un suono.

Ma non c'era tempo per fermarsi a riflettere, non ce n'era per parlare delle sensazioni, delle speranze, perché le altre due lotte infuriavano, senza tregua.

Don e April pressavano Kon incessantemente, dando il massimo. E grazie al potere della terra, e alla pianificazione di Donatello, la vittoria non sembrava così lontana. Certo, anche le vittorie dei suoi fratelli erano da impuntare a quella sua rinnovata fiducia.
Ma anche razionalmente, il suo campo, sapeva che potevano batterlo.

Ok, mi è piaciuto il diversivo che hanno usato Leo e Angel, dovremo usarne uno anche noi” mormorò ad April, in un momento in cui si spostavano entrambi all'indietro, per schivare un attacco di Kon.

April annuì velocemente, portando la Katana in avanti per essere pronta a parare: Kon ne usava due, ma con una velocità e maestria senza paragoni, riusciva a gestire perfettamente i loro attacchi. Lei e Donatello lo pressavano da due lati differenti e lo Shisho scansava e parava facilmente, spostando l'attenzione velocemente da uno all'altro, con una minima torsione del busto: da una parte era ferro contro ferro, con scintille e clangore di stoccate, dall'altra ferro contro legno, con tocchi sordi e i piccoli solchi della lama sul bastone.
Ogni tanto i due alleati si scambiavano di posto per provare a confondergli le idee, allacciandosi e intercambiandosi, ancora e ancora.

D'un tratto, con un rombo crescente, la terra sotto ai loro piedi iniziò a tremare e Kon si accorse con la coda dell'occhio del bagliore verde che andava intensificandosi; April cadde a terra, illesa, e perfino lo Shisho perse l'equilibrio, un secondo solo, in avanti: il bastone di Don lo colpì in pieno petto, di punta, una stoccata potente e precisa, che lo sbalzò all'indietro. Una colonna verde esplose verso l'alto, dal corpo di Donatello, immobile a guardare Kon al suolo accanto ad April.
Il sigillo alla caviglia destra di Isabel si ruppe e cadde.

Con tre sigilli in meno, Isabel si sentiva decisamente diversa, decisamente meglio. Afferrò la mano di Splinter e la usò come appoggio mentre si tirava su, piano, leggermente barcollante. Ondeggiò solo un'altra volta, prima di lasciare andare la mano del maestro e allungare un passo in avanti, deciso. Il ginocchio cedette di poco, ma fu veloce a ritornare ritta, con un sorriso smagliante in viso.
Mancava solo un sigillo, solo uno. Sentiva il suo potere premere quasi fisicamente nel suo petto per poter uscire, dopo tutto quel tempo di prigionia.

Raphael si voltò per guardarla, con un luccichio negli occhi di sorpresa, forse, o commozione, nel vederla in piedi.
Era tutto nelle sue mani, ormai. Lui e Casey avevano l'ultimo compito, ma forse per quello il più difficile. Chikara era furente, folle nella sua rabbia, irata persino coi suoi compagni, per le loro stupide sconfitte.
Ma lei non sarebbe caduta. Avrebbe spazzato via quei miseri mortali, tutti, tutti loro, e poi avrebbe rinchiuso ancora Isabel Charmillion, non le avrebbe mai permesso di ucciderla, di annientarla completamente.
Si gettò come una furia cieca contro Raphael e Casey, agitando il Kanabo con più violenza, spostandosi rapidamente da uno all'altro, forse sperando di colpirne almeno uno.

Lo scontro fra i tre era il più aggressivo, violento e brutale: l'onda d'urto dei colpi di Chikara sollevava detriti e terra, che colpivano Raph e Casey con forza, causandogli ferite e graffi.
Gli altri assistevano impotenti, volevano intervenire e aiutare, ma era come se non potessero o non riuscissero ad infilarsi nella lotta, troppo veloce e intensa. Potevano solo aspettare e sperare.
Casey supportava Raph, fornendogli inconsciamente protezione al suo lato sinistro, al suo occhio danneggiato: grazie al suo amico umano il suo punto cieco era coperto.
Chikara non faceva nessuno sforzo a tenerli a bada entrambi, con la sua forza prodigiosa le bastava sventolare la mazza per avere un raggio di azione che la copriva a 360 gradi, ma quello non impediva i due uomini, uno umano e uno mutante, di continuare a provare a rallentarla e bloccarla, anche solo per un momento.
Attaccavano senza sosta, Casey aveva già perso due mazze da baseball e due da hockey, polverizzate dalla pressione dell'arma di Chikara, e al momento ne brandiva un'altra, anch'essa già provata dai colpi.

Lui e Raph si scambiarono uno sguardo fugace, che valeva più di mille parole.
Poi si lanciarono insieme in avanti, caricando ad armi sguainate, ma Chikara calò dall'alto la sua mazza e li mancò solo per un soffio: Casey si gettò in avanti e prese l'onda d'urto in pieno e cadde a terra, con in mano niente più che schegge di legno.
Raphael approfittò della distrazione e del secondo necessario alla donna per risollevare l'arma e si gettò a testa basa contro di lei, un Sai in attacco e uno in difesa: la luminescenza rossa del mutante iniziò a crescere, ma non c'era modo che riuscisse a colpirla, non gliel'avrebbe permesso; saltò all'indietro per distanziarlo e qualcosa si gettò su di lei, afferrandola per le spalle.

Casey si era avvinghiato braccia e gambe alla sua schiena e bloccava i suoi movimenti con disperazione, ben conscio che non avrebbe potuto resistere molto contro la forza erculea della donna. Lei si divincolò con rabbia, dandogli prova del suo pensiero.
Raph, colpisci!” urlò Casey, velocemente.
Chikara ruotò gli occhi verso il mutante, ma ormai era tardi: Raphael era ad un passo dal suo viso, rivestito di luce e fiamme, il pugno già caricato in avanti: la colpì dritto nello stomaco e lei, e Casey ancora avvinghiato, volarono all'indietro.
Il bagliore rosso di Raphael fu intenso per un momento, prima di riportarli nel buio tenue del finire della notte.

Fece qualche passo verso lei, Isabel.
Il sigillo al collo si era spezzato in due e rotolando leggermente sul suo corpo era caduto a terra. Isabel lo guardò per un istante solo, prima di portare le mani al collo e massaggiarlo con incredulità e gioia.
La stavano tutti guardando, stavano tutti aspettando.

G- Gr-” tentennò con voce roca. “Grazie” riuscì a dire infine, con un suono rasposo che pure aveva le tonalità della sua voce.
Grazie a tutti” continuò, e notarono che aveva gli occhi lucidi, mentre li guardava uno ad uno.

Ma non c'era ancora tempo, per i ringraziamenti e i saluti, e le chiacchierate e i sentimenti.
Gli Shisho erano stati sì battuti, ma non sconfitti.
Si erano rialzati e dopo aver scambiato qualche parola, si erano disposti tutti in fila, a poca distanza da loro.

Basta, Chikara!” supplicò l'Antico, tristemente.
La donna gli rivolse uno sguardo che trasmetteva una paura insensata, una paura che non voleva sentire ragioni.

È troppo tardi, ormai.”

I corpi dei quattro maestri iniziarono a brillare, ascendendo verso il cielo, luminosi come stelle, sempre più grandi: quattro draghi riemersero dalla luce, lanciando gridi terrificanti nella notte.
Hisomi drago era giallo e marrone e possente, con le ali appuntite e uno spesso collare dal bagliore dorato. Juto drago era blu e bianco, le sue ali niente più che spuntoni, la sua lunga coda a punta di lancia. Kon drago era grigio e color ghiaccio, lungo e senza ali, tutto punte e lame affilate. Chikara drago, verde e argento, era imponente e più pericolosa.
I quattro draghi ruggirono al cielo e poi si gettarono in picchiata su di loro, e fu solo lo scudo sollevato all'ultimo momento da Isabel a bloccarli.
I suoi occhi erano rossi, rossi come il sangue, le braccia estese contro la minaccia dei draghi.

Loro non desistettero, continuarono ad attaccare la bolla protettiva con colpi magici e di coda, violentemente e ferocemente.
Dobbiamo combatterli nel loro campo” disse d'un tratto Leonardo, rivolto verso i suoi fratelli. E quelli gli risposero con un cenno affermativo, tutti sintonizzati sullo stesso pensiero.
Erano tutti certi di riuscirci, con l'ultima scintilla di magia.
Si illuminarono, di blu, di rosso, di giallo e di verde, sempre più intenso, sempre più forte, e Isabel capì cosa volevano fare, ma non riuscì a fermarli in tempo: i quattro mutanti si trasformarono in quattro draghi e volarono via, trapassando senza problemi la sua barriera.
Gli otto draghi si allacciarono immediatamente in lotte uno contro uno, scambiandosi colpi di una furia inaudita, senza risparmiarsi da entrambe le parti.
Lo scudo cadde.

Gli umani, Splinter e l'Antico si accorsero dei ghirigori rosso scuro sulle gambe di Isabel e poterono indovinare facilmente che le marchiassero ormai tutto il corpo: anche lei si illuminò intensamente, di una luce bianca, e quando finalmente riuscirono a vedere nuovamente, al suo posto c'era una grande creatura. Aveva il corpo coperto da squame perlacee, del colore della madreperla, il collo lungo solcato da una lunga cresta piumata e enormi ali bianche formate da mille e più piume; la lunga coda era ricoperta di squame color sangue, e dello stesso colore erano i suoi grandi occhi.
Anche lei è un drago” mormorò sorpreso Splinter, osservandola spiccare il volo per raggiungere gli scontri, lassù in alto dove loro non potevano ormai più fare nulla, anche volendolo.
No, quello non è un drago, Splinter-san” esclamò solenne l'Antico, anche lui con gli occhi al cielo.

Isabel fermò le sue ali, ruggendo minacciosa, e gli scontri si bloccarono immediatamente, i draghi attoniti e confusi. I draghi Shisho risposero con un lamento di rabbia e si gettarono immediatamente contro di lei, lanciandole addosso i loro attacchi più letali.
I draghi mutanti erano subito dietro loro, nel vano tentativo di fermarli.
Isabel aprì il muso appuntito e soffiò fuori una vampata di fuoco che illuminò il cielo completamente, un fuoco enorme e dilagante che non si spegneva, ma cresceva e cresceva, sfolgorante e rovente. Inglobò tutti, amici e nemici, inglobò anche lei, Isabel.
Il cielo era una immensa distesa di fiamme.

Giù, al suolo, tutto quello che riuscirono a vedere era rosso accecante e si schermarono gli occhi, stringendosi gli uni agli altri. E quando infine sbirciarono per controllare, trovarono solo buio, quel buio tenue e chiaro che precedeva l'alba.
E silenzio. E nient'altro.
Non c'era più Isabel, non c'erano più Leonardo, Donatello, Raphael o Michelangelo. Non c'erano nemmeno più gli Shisho.
Solo silenzio e cenere che cadeva leggera al suolo, in pigre spirali.
Si guardarono, sconvolti, cercando poi nel volto di Splinter una risposta, una rassicurazione, ma gli occhi del maestro erano spaventati come i loro e confusi come i loro.
Si voltò insieme agli umani verso l'Antico, ma il bonario Shisho era sorridente, un sorriso lieve, pieno di promesse.

Il primo raggio di sole filtrò oltre la montagna, sottile e quasi impercettibile e contemporaneamente una vampata di fuoco esplose dal suolo, dalle ceneri cadute, e tra le sue spire apparve Isabel, ritta e splendida, coi lunghi capelli sciolti e il corpo nudo.
Aveva solo la collana degli amanti al collo e il bracciale con le tartarughine al polso.
Alzò le mani e le fiamme crebbero, e i quattro Shisho in forma umana e i quattro mutanti nel loro solito aspetto apparvero, rannicchiati al suolo, anche loro tutti completamente nudi, completamente rinati.
Le fiamme si spensero ad un suo cenno, morendo velocemente con ultime lingue pigre.

Chikara aprì gli occhi, non erano più splendenti, erano verdi occhi normali, confusi e sorpresi, e si posarono su Isabel. E quelli castani di lei la osservavano a sua volta.
Si alzarono, lei e Hisomi e Juto e Kon, indifferenti della loro nudità, tutti pari nella loro condizione. Avevano perso tutti la luminescenza dei loro occhi, sembravano semplici umani, fragili e mortali.

Avete fatto accadere ciò che temevate con la vostra paura. Avete fatto avverare voi la visione, senza fermarvi a pensare ad altre alternative. Avete lottato senza sapere quale realmente fosse il suo avatar, il perché delle fiamme della visione” disse la voce dell'Antico, poco distante da loro.
E non si voltarono verso di lui, ma si trovarono d'accordo. In quel momento capirono cosa avevano fatto, capirono il loro errore, capirono la loro insensata paura.

Una fenice” mormorò Chikara, gli occhi ancora incatenati a quelli di Isabel, e lei annuì piano nella sua direzione.
Avete perso i vostri poteri, siete rinati, potete ricominciare da capo.”

Chikara ridacchiò, in maniera triste, scuotendo piano la testa e i lunghi capelli bianchi.
Sì, si sarebbero allenati e avrebbero scoperto e sviluppato quei poteri che già una volta li avevano resi immortali, ma sentiva che sarebbe stato diverso, questa volta.

Probabilmente un giorno voi cinque prenderete il nostro posto” sussurrò a sé stessa, voltandosi piano verso i suoi compagni. Nei loro volti leggeva il suo stesso pensiero, la sua stessa vergogna, il peso di quello che avevano fatto.

L'Antico sorrideva loro bonariamente, là da sotto gli alberi, più giovane e tuttavia più saggio di tutti loro. Non c'era rimprovero nel suo sguardo.
Si incamminarono tutti verso di lui, stanchi e provati, desiderosi solo di poter andare via, andare a casa. L'indomani avrebbero pensato al da farsi.
L'Antico aprì un grande portale, ma prima di attraversarlo, gli Shisho si voltarono verso Isabel, ancora lì ritta, vestita solo dei suoi lunghi capelli castani.

Ci dispiace” riuscì a mormorare Chikara, prima di sparire oltre il portale. Gli altri la seguirono, e l'Antico, prima di attraversarlo e farlo sparire, rivolse loro un grande sorriso, di scuse e di affetto.

E poi rimasero solo loro, solo la loro grande e stramba famiglia, stanchi, esausti, ma di nuovo tutti uniti.
Isabel aveva ancora lo sguardo fisso sul punto in cui erano spariti, la mente affollata da tutto quello che era successo, così in fretta, così repentinamente, ancora incapace di capire gestire le sue emozioni appieno.

D'un tratto si sentì cingere da due braccia forti, che la attirarono contro un corpo grande e caldo e rassicurante.
Isabel” sussurrò Raphael, sollevato e incredulo al tempo stesso.
Raffaello” mormorò dolcemente lei, alzando lo sguardo su di lui.
E nessuna parola era stata mai più bella e più dolorosa di quella, nessun suono mai così giusto e dolce e perfetto.
La strinse più forte, nascondendo il viso tra i suoi capelli.

Sposami. Sposami, Isabel, ti prego, sposami.”

Isabel si irrigidì per un attimo, e si staccò appena da lui per guardarlo in viso e leggere nei suoi occhi. I suoi occhi senza maschera, i suoi occhi sinceri.
Così pieni di amore, macchiati solo appena dal velo di dolore che lo aveva stretto nei mesi precedenti, così speranzosi e di nuovo vivi.
Gli circondò il viso con le mani, tendendosi in punta di piedi e posò un bacio leggero sul suo occhio sinistro e la magia questa volta si compì, la cicatrice non scomparve, ma Raphael riuscì a mettere a fuoco perfettamente i contorni del viso di Isabel e sembrò che la luce fosse ritornata nel suo mondo. Era tutto più luminoso e perfetto. E lei sorrideva con tutto il cuore.

Sì, sì, sì che ti sposo. Sì! Anche adesso, sempre, sì!”
Ridacchiarono entrambi, stringendosi forte, baciandosi come se non ci fossero che loro, tra le lacrime.

A Settembre. Tra due mesi, sposiamoci a Settembre” disse Raphael alla fine, e lei sorrise come risposta, assolutamente d'accordo.

Le urla di gioia gli ricordarono che non erano soli e si trovarono tra la loro famiglia festante, tutti che esultavano come pazzi.
Matrimonio a Settembre! Oh sì! Sarò il damigello!” esclamò Michelangelo.
È tutto bellissimo, davvero ragazzi, e congratulazioni, ma per favore mettetevi qualcosa addosso! Vi supplico!” sbottò Steve, completamente paonazzo, strizzando gli occhi per non vederli.

Il coro di risate e le battute lo accompagnarono per tutta la permanenza alla fattoria mentre si rivestivano e facevano colazione e poi nel viaggio di ritorno a New York.
Ci furono molte risate e cuori leggeri, finalmente tutti di nuovo insieme, possibilmente per sempre.





Note:

Buona sera a tutti, spero stiate tutti bene.
Finalmente siamo arrivati alla “fine” di questo ciclo di magia e misteri, iniziato fin dal primo capitolo: erano gli Shisho, spaventati dalla visione, ad averla però infine fatta avverare con le loro paure e azioni. Sono così rinati, ritornati umani, costretti a ricominciare da capo.
Le ripercussioni di questi avvenimenti si vedranno in futuro, chissà se in bene o in male.

Ma la storia non è ancora conclusa! Prima dell'atteso epilogo che ormai credo sappiate di cosa parlerà, ci saranno alcuni capitoli di una mini avventura tutta dal punto di vista di Mikey, “Mikey's little adventure”. A dispetto del titolo carino potrebbe essere triste, violenta, sentimentale, il genere di storie che scrivo sempre insomma, vi avviso.

Spero il capitolo vi sia piaciuto, vi ho fatto attendere moltissimo.
Vi abbraccio strettissimo, di tutto cuore, e vi ringrazio.

Spero a presto




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