Il
contenuto del CD consisteva in due cartelle differenti.
Una
sotto la dicitura “tesi”, era l'insieme degli studi
di Manchas,
tutti i dati raccolti, le interviste effettuate e i test fatti,
dettagliati e completi.
L'altra
cartella era soprannominata “Tame” e dentro c'erano
altre due
cartelle: in una la raccolta delle mail che Manchas e Tarandus si
erano scambiati; l'altra invece era bloccata da una password.
Judy
non aveva mai visto una cosa del genere e non sapeva come poterla
sbloccare. Era certa che se avesse potuto far vedere il CD a Ben, il
ghepardone non ci avrebbe messo molto a trovare la password, ma al
momento doveva trovarsi nelle celle della centrale e non potevano
avvicinarsi.
Decise
di ispezionare il resto dei file, per provare a trovare qualche
indizio o pista da seguire, ma dopo il decimo file degli studi di
Manchas sbadigliò piano.
Nick
era addormentato al suo fianco, le sue orecchie avevano smesso di
tremolare già da un po', sembrava completamente rilassato,
lui,
rannicchiato su sé stesso in posizione fetale.
Così
indifeso, così fiducioso.
Scrollò
la testa, cacciando via qualsiasi pensiero non richiesto al momento e
si concentrò ancora una volta sul computer; chiuse con un
click la
pagina che stava leggendo e si concentrò sulle mail tra i
due
scienziati.
Erano
tre, in tutto.
La
prima risaliva all'incirca a tre mesi prima e a mandarla era stato
Tarandus: si era presentato, non si conoscevano prima di quel
momento, apparentemente, e chiedeva a Manchas un colloquio privato
per poter parlare con lui di un progetto importante per il futuro in
cui probabilmente sarebbe servita la sua consulenza.
Tutto
molto formale e impersonale e dai toni cortesi. La risposta di
Manchas era stata sullo stesso tono, fornendo il suo numero di
telefono per potersi mettere d'accordo sull'appuntamento.
La
mail successiva era da parte di Manchas, parlava di una scoperta
fatta e di voler confrontarsi con Tarandus su alcune questioni, per
cui chiedeva la sua risposta al più presto, dato che non
riusciva a
rintracciarlo al telefono. Tarandus aveva risposto in modo conciso,
promettendo un contatto a breve.
La terza mail era quella che loro stessi avevano letto a casa di Ben e come allora, Judy sentì fremere il nasino, alla sola vista. Come allora, sentiva che c'era di più in quella mail:
“Egr.
Dott. Manchas,
Sono
dispiaciuto di non averla potuta contattare prima, purtroppo ho avuto
molto lavoro tra capo e collo e la mia salute non è stata
delle
migliori.
La
richiamerò al più presto per poter finalmente
prendere un caffè
assieme e parlare tranquillamente della sua scoperta.
Nel
frattempo, se non le dispiace, mi serve una sua consulenza su alcuni
materiali per la ricerca di cui abbiamo parlato. Mi fido molto del
suo giudizio e della sua esperienza e so che saprà
consigliarmi
bene, senza alcune pressioni. So che conosce mammiferi nei settori
giusti, che sapranno indirizzarla e aiutarla.
Se
poi volesse occuparsi lei stesso dei materiali, mi faccia sapere, ci
organizzeremo. Le lascio qui la lista, può darmi la sua
risposta
quando ci vedremo.
Distinti
saluti
Dott.
Rangi Tarandus
Microscopio Barren
Rifrattometro
Nest
Densimetro
Herd
Durometro
Hive
Disgregatore
Army
Granulometro
Bask
Polarimetro
Prickle
Respirometro
Roubiner
Mulino
Troop
Frantumatore
Lounge
Bilancia
Sounder
Centrifuga
Blessing
Cappa
chimica Flock
Estrattore
Goggle
Dispensatore
Mute
Normalizzatore
Colony
Incubatrice
Smack
Respirometro
Business
Polarimetro Troubling
Estrattore
Mustering
Bilancia
Fold
Normalizzatore
Rout
Disgregatore
Coalition
Centrifuga
Gulp
Rifrattometro
Drove
Frantumatore
Congregation
Granulometro
Train
Microscopio
Gam
Mulino
Murder
Densimetro
Turn
Cappa
chimica Descent
Durometro
School
Dispensatore
Huddle
Incubatrice
Gaze
Judy voleva alzarsi e cercare carta e penna, per seguire un'idea che le era balenata alla mente, ma se lo avesse fatto avrebbe di certo svegliato Nick, e voleva che riposasse il più possibile. Certo, logicamente sapeva anche che dovevano sbrigarsi a risolvere quell'enigma e cercare risposte concrete, proprio nel bene di Nick, oltre che al suo.
Stette per
qualche istante tesa,
incerta sul da farsi, quando un trillo improvviso decise per lei,
risuonando nella stanza e svegliando la volpe al suo fianco.
Nick saltò su con occhi
spaventati, incurvandosi appena per il dolore all'addome. Judy aveva
appoggiato il computer al letto e si era alzata, girando le orecchie
per capire la fonte del suono.
Il trillo continuava e
continuava, insistente.
La
coniglietta scavalcò un paio
di riviste a terra e dei vestiti informi e si diresse nell'angolo del
cucinino, spostando di fretta alcune scatole di pizza gettate alla
rinfusa: sotto, un vecchio telefono fisso trillava, incessantemente.
Judy lo fissò per qualche
istante, poi si voltò a guardare Nick e lui le
rimandò lo stesso
sguardo spaventato e sorpreso che doveva avere lei al momento.
Il suono si interruppe e ci fu
un improvviso silenzio.
Erano tutte e due vigili e
nervosi, le orecchie tese in alto a percepire qualsiasi rumore
esterno, gli occhi fissi sul telefono.
Judy lasciò andare il respiro
inconsciamente trattenuto, iniziando a ragionare di nuovo.
Con una scrollata di spalle
cercò di scacciare la paura, dandosi della sciocca.
D'altronde, la chiamata non
poteva essere per loro, di certo era stato solo un caso che fossero
lì quando aveva squillato, nessuno poteva sapere che fossero
lì...
Il telefono
trillò di nuovo. Il
coniglio e la volpe si scambiarono un'altra occhiata fugace, quasi a
voler comunicare senza parlare.
Dopo un istante, contro ogni
logica e buon senso, Judy sollevò la cornetta e la
portò lentamente
all'orecchio.
“Accendete
su ZNN, adesso”
disse una voce metallica, di sicuro di un sintetizzatore vocale.
“Chi
parla? Cosa vuole?”
strillò Judy nel ricevitore.
“Accendete
la tv su ZNN e non
fate tardi, non avete molto tempo” ribatté la voce
pacatamente,
prima di buttare giù.
Judy si
voltò a guardare Nick
con ancora la cornetta premuta contro la testa e lesse nel suo viso
la curiosità e le domande che voleva farle: lei chiuse il
telefono e
si diresse immediatamente verso il piccolo televisore poggiato contro
la parete al lato, praticamente di fronte al divano/letto: era un
vecchio modello a tubo catodico, ma sembrava ancora funzionante.
Premette il pulsante di accensione e attese, fremendo.
Il telecomando era sparito da
tempo tra le pieghe del lerciume del monolocale e non si diede
nemmeno la pena di cercarlo, cambiò i canali con i grossi
pulsanti
nel riquadro in basso del televisore, finché non
trovò il
notiziario di Zootopia News Network.
“...
notizia è
sconvolgente, ed è arrivata in redazione non più
di un'ora fa...”
stava dicendo il giornalista, un alce americano con il viso
compassato.
Judy premette il pulsante del volume, alzando di qualche tacca.
“Grazie ad un blitz della polizia è stato scoperto e smantellato un parco di divertimenti per predatori, gestito qui a Zootopia da una volpe corrispondente al nome di Nicholas P. Wilde. Nel parco, i collari erano disattivati e sembra che in una di queste serate sia stato ucciso il massimo esponente cittadino nel campo delle invenzioni, il dottor Rangi Tarandus, padre dei collari. Wilde è sospettato dell'omicidio ed è attualmente in fuga. È considerato molto pericoloso, non cercate di avvicinarlo, se doveste avvistarlo chiamate le autorità a questo numero, è stata posta una forte taglia per chi lo denuncia.”
In
sovrimpressione apparvero un
numero di telefono e una foto di Nick, la foto di quando era stato
arrestato, presumibilmente, col pelo arruffato e gli occhi fuori
dalle orbite.
Judy non ebbe il tempo di
voltarsi a guardarlo per vedere la sua reazione, che il giornalista
continuò:
“Si
teme che possa essere armato e si invitano i cittadini alla massima
prudenza. Il sindaco ha fatto sapere che le migliori squadre di
poliziotti sono all'inseguimento del pericoloso ricercato e che a
breve rilascerà un'intervista per rassicurare personalmente
la
popolazione; lo svolgimento delle celebrazioni per il ventennale si
terranno, con un maggiore dispiegamento delle forze di polizia, ma il
sindaco assicura che non ci sarà alcun pericolo.
E
adesso passiamo alle notizie da Tundratown sulle condizioni del
traffico, a te la linea...”
Con un click del pulsante, Judy spense la tv, ma rimase qualche attimo a guardare lo schermo nero, assorta.
Ormai tutta
Zootopia sapeva
delle accuse a Nick, del suo arresto e della sua fuga. Come potevano
sperare di potersi muovere liberamente dopo che il suo muso era stato
sbattuto sulla tv cittadina, nel notiziario più seguito?
Come potevano sperare di
chiarire il suo nome ormai, se tutti, vedendolo, avrebbero pensato
fosse colpevole?
E ultimo, ma non meno
importante, chi li aveva avvisati e perché?
Nick si
schiarì la gola,
attirando la sua attenzione. Era seduto sul letto, la faccia ancora
un po' assonnata, ma gli occhi verdi erano vigili, su di lei.
“Qualcuno
deve aver fatto una
soffiata ai giornalisti” constatò scioccamente
Judy, più per
spezzare il silenzio.
“Qualcuno
alla centrale. Solo
loro potevano sapere del Wild Times o che la vittima fosse
Tarandus”
esclamò Nick, passando una mano distratta sul collo.
Era cupo, era così serio e
irato. E Judy si sentì male, ma sapeva che aveva ragione:
qualcuno
nel suo distretto aveva venduto la notizia ai giornalisti, per lucro
probabilmente. Un suo collega, qualcuno di cui si fidava; forse lo
aveva fatto in buona fede, ma la loro situazione era peggiorata in
maniera esponenziale in pochi secondi e non sapevano che fare.
Anche trovando le informazioni
che servivano nel CD di Manchas, non sarebbero potuti uscire fuori
senza rischiare il linciaggio o l'arresto immediato, senza
possibilità di difendersi.
“Ma
non sanno che non hai più
il collare!” affermò Judy entusiasta, come se
fosse una conquista.
Bogo doveva averlo visto quando era andato al suo appartamento, lo
avevano lasciato per terra, senza il pensiero di nasconderlo
perché
non pensavano qualcuno potesse andare a cercarli lì. Ma il
capitano
probabilmente lo aveva tenuto per sé, forse lo aveva
nascosto anche
alla T.U.S.K..
Si diede della sciocca per tutta
quella speranza, ma non poteva evitare di pensare bene del suo
capitano, anche in una situazione come quella.
“Probabilmente
non hanno
voluto diffondere il panico. Se avessero rivelato che un predatore
gira senza collare per la città, sarebbe scoppiato il
caos”
rifletté più pratica la volpe, con un'alzata
mesta di spalle.
Judy non se la sentì di
replicare con una risposta poco sincera e a voler pensare
razionalmente, probabilmente Nick aveva ragione.
“Cosa
facciamo?” gli chiese,
invece.
Non si stava arrendendo. No. Non
lo avrebbe mai fatto, non era da Judy. Voleva discutere con lui per
trovare la soluzione a quell'ulteriore ostacolo, perché
insieme
potevano farcela.
Nick si
stava guardando attorno,
lentamente, forse cercando un'illuminazione, qualcosa nel lerciume
della tana di Finn che potesse aiutarli. Il suo sguardo si
fermò
infine sulle sue zampe posteriori incrociate sul letto.
“Potremmo”
iniziò a dire
senza alzare lo sguardo, “cucire un travestimento.”
E alzando la testa per
guardarla, infine, infilzò un'unghia nel piumino sotto di
sé e tirò
forte, squarciandolo: le sue dita afferrarono la bianca imbottitura e
la tirarono fuori, lasciandola cadere poi come neve sintetica.
“Un
travestimento... cotonoso”
aggiunse con un sorrisino trionfante per la sua pensata.
E Judy
sorrise di rimando,
contagiata dal suo rinnovato ottimismo. Si avvicinò al
letto, a
passettini leggeri.
“Ah,
però se speri che sia io
a cucire, stai sbagliando di grosso. Non so nemmeno come si tenga un
ago” mormorò, spostando il pc perché
lui potesse togliere il
piumino.
“Ci
penserò io. Mio padre mi
ha insegnato a cucire, era un gran sarto” rivelò
Nick assorto, gli
angoli della bocca incurvati in su da un lontano ricordo.
Judy lo osservò per un istante,
resistendo all'impulso di abbracciarlo stretto.
“Ok,
allora cercherò di
sbrigarmi anch'io con questi file” esclamò
sedendosi sul bordo del
letto, col computer sulle gambe.
“Hai
scoperto qualcosa?”
chiese Nick, sbirciando al di sopra della sua spalla.
“Forse.
La mail che abbiamo
visto da Ben era nel CD e penso ancora che contenga un messaggio.
Potrei avere un'idea di come decifrarlo, ma mi servono carta e
penna.”
Nick
lasciò andare il piumino
lacerato e tutta l'imbottitura estratta e si alzò per
frugare
velocemente in giro. Dopo qualche minuto si risedette, porgendo a
Judy un foglio che si rivelò il retro di un volantino di
pizzeria e
una matita cortissima.
“Perfetto.
Io lavorerò alla
mail e tu al travestimento. Dobbiamo farcela nel minor tempo
possibile.”
Lo stomaco di Nick brontolò
fortissimo appena ebbe finito di pronunciare la frase, con grande
imbarazzo del suo proprietario. Tutta la colazione era finita nella
fioriera di Manchas e non avevano più toccato cibo.
“E
nel frattempo mangeremo
anche qualcosa, sempre che qui ci sia qualcosa di
commestibile”
propose Judy, con un gran sorriso.
Pioveva
leggermente nel
Rainforest Disctrict. Gli irrigatori erano in funzione già
da
qualche ora e le strade erano completamente bagnate.
Bogo trovava che il clima di
quella parte della città fosse quello che detestava
maggiormente.
Una pioggerellina fastidiosa che si appiccicava alla pelle e rendeva
il pelo più pesante, era una seccatura quando si voleva
guidare e
faceva male alle ossa, per giunta.
Stava di nuovo pensando come un
vecchio.
Il pontile di legno traballava
sotto il suo peso e quello dei cinghiali della T.U.S.K.; la casa
all'indirizzo fornitogli da Clawhauser era in cima ad un pinnacolo,
collegato al resto da pontili sospesi.
Fragili pontili in legno.
Arrivarono
fortunatamente tutti
incolumi e fu Bogo a bussare forte alla porta.
“Renato
Manchas? È la
polizia, possiamo farle qualche domanda?”
Non ci fu alcuna risposta, né
rumori all'interno della casa, così riprovò
un'altra volta.
Quando una seconda risposta
venne negata, il capitano Sirbon prese il comando: mandò un
paio dei
suoi uomini a recuperare 'l'ariete'.
Bogo si oppose.
“Siamo
qui solo per una
soffiata, non potete agire in questo modo. Non abbiamo nemmeno il
mandato!”
“A
noi non servono mandati”
replicò beffardo Sirbon.
I suoi due
sottoposti arrivarono
solerti, portando in spalla un moderno ariete in metallo per le
incursioni, che passarono prontamente nelle zampe di Sirbon:
bastarono due colpi secchi vicino alla toppa della chiave e la porta
si spalancò, come per magia; irruppero tutti senza molte
cerimonie,
senza nemmeno annunciarsi.
A differenza dell'esterno
incolto e ricoperto di edera e muschio, l'interno della casa era
pulito in maniera maniacale e Bogo sentì dappertutto un
forte odore
di candeggina.
Comunque non sembrava esserci
traccia né di quel Manchas, né di nessun altro
nella casa.
Si
sparpagliarono, con le armi
in pugno e cariche, esplorando ogni angolo dell'ambiente: tre
cinghiali salirono al piano di sopra, con non pochi cigolii delle
assi in legno, mentre Bogo, Sirbon e Sus controllavano il piano
terra.
“Libero!”
“Libero!”
Libero!” riecheggiò dopo qualche istante da posti
diversi e in un
attimo tutti misero via le armi, rilassandosi all'istante.
Non c'era nulla, in quella casa,
e Bogo iniziava a pensare che Clawhauser lo avesse preso in giro.
Eppure gli era parso così sincero mentre gli parlava, non
sembrava
uno capace di mentire.
Continuò a girare ancora un
po', solo per essere certo, ma dovette arrendersi all'evidenza, era
ad un punto cieco.
Stava per
lasciarsi andare alla
rabbia, quando vide una lieve traccia di terra vicino alla fioriera
dell'ingresso. Non ci avrebbe fatto caso, in un altro momento, non
erano più di quattro pulviscoli marroni sul pavimento in
legno
scuro, quasi mimetici, ma stonavano così tanto con l'aspetto
asettico della casa, da aver catturato il suo sguardo; si
avvicinò
distrattamente, come se non volesse attirare l'attenzione, e
buttò
un'occhiata all'interno della fioriera: mancava la maggior parte del
terriccio e molte foglie delle piante erano state strappate con
forza.
Come se quello non fosse già
strano, attaccati ad una foglia sopravvissuta c'erano un paio di peli
rossi.
Si
trattenne dall'allungare la
zampa e prenderli, sapeva già senza farli esaminare che
appartenevano a Wilde e che quindi ad un certo punto la volpe era
entrata in quella casa.
Ma perché? Cosa c'entrava quel
Manchas che non erano riusciti a trovare? Era in combutta con Wilde?
Continuava a farsi domande, ma
quello che più trovava strano, era l'innaturale pulizia che
pareva
essere stata fatta di recente e non era proprio possibile che Wilde
si fosse messo a fare le pulizie di primavera mentre fuggiva.
C'era qualcosa che non tornava e
la sua mente cercava di fare i collegamenti, ma sentiva che gli
mancavano informazioni essenziali.
“Ehi,
capitano! Non c'è
niente qui!” lo distrasse la voce roca di Sirbon, con tono
arrogante.
Si voltò per fronteggiare il
cinghiale, che lo fissava vicino allo spesso tavolo in noce,
circondato dai suoi uomini.
“Non
c'è niente, ci ha
portato a fare un giro?” insisté il cinghiale,
alzando la voce.
“No,
qui c'è-”
Il suo
telefono trillò in quel
preciso momento, interrompendolo. Un trillo breve, di un messaggio.
Frugò nella tasca per controllare e trovò un sms
da nessun numero.
Guardò di nuovo, certo di
essersi sbagliato, ma nel mittente non c'era nessun numero. Non un
numero sconosciuto o privato, semplicemente uno spazio bianco, un
nulla.
Lo aprì, titubando solo un
secondo, certo che il contenuto dovesse essere altrettanto strano.
“Se
vuoi trovare la tana del Bianconiglio, segui le mie istruzioni,
Alice” diceva
il messaggio,
seguito da un indirizzo.
Sì,
era decisamente strano.
Quello era il suo cellulare
d'ordinanza e il numero era conosciuto solo ai suoi sottoposti e
all'ufficio del sindaco, tanto per cominciare.
E poi, anche se il tono del
messaggio era indubbiamente surreale, la menzione al coniglio non
poté che fargli pensare a Hopps e l'indirizzo poteva essere
il posto
dove trovarla.
“Allora?”
incalzò il
cinghiale, spazientito.
E Bogo cancellò quello che
aveva scoperto dalla punta della lingua, che la T.U.S.K. si trovasse
gli indizi da sola.
"Non c'è nulla, è stato un buco
nell'acqua” mormorò.
Sirbon ghignò soddisfatto della
sua ammissione e del suo fallimento, poi rivolse un cenno ai suoi
sottoposti.
“Troveremo
noi una pista.
Andiamo ad interrogare il ghepardo.”
Uscirono dalla casa in fila
ordinata, mormorando tra di loro il malcontento.
“Ci
vediamo in centrale,
capitano” disse Sirbon prima di sparire oltre la porta, senza
nemmeno voltarsi a guardarlo.
Bogo rimase
solo, nella casa
vuota. Osservò un paio di volte il cellulare, si
avvicinò alla
fioriera e prese il ciuffo di peli fulvo, infilandolo in una bustina
sterile che mise poi in tasca. Di nuovo guardò il telefonino
e
rilesse lo strano messaggio.
Trattenne il fiato per qualche
secondo decidendo il da farsi, poi si avvicinò deciso
all'uscita, a
grandi falcate.
Non aveva più molte alternative: avrebbe seguito il Bianconiglio, giù fino al paese delle meraviglie, e scoperto quanto profonda fosse la sua tana.
Note:
Salve a tutti! Spero stiate tutti bene.
Spero che il nuovo capitolo sia valsa l'attesa, per lo meno.
La trama va
avanti e così i
misteri: in questo capitolo c'è la mail con il messaggio
segreto, mi
ha divertita pensare a qualcosa che poteste provare a risolvere voi
stessi, mi ci sono scervellata molto. Ovviamente a crearlo ci vuole
di più, sono sicura che da risolvere risulti persino banale,
ma
spero che vi diverta. E spero di averlo fatto giusto, ho
ricontrollato 23 volte e il risultato era a posto, ma se lo avessi
riportato male sarebbe tutto vano, per voi e per me. Incrociamo le
dita.
Se trovate la soluzione non
mettetela nei commenti, però, mi raccomando.
Un
misterioso personaggio agisce
nell'ombra, aiutando Nick, Judy e perfino Bogo... ma sarà
davvero
così?
Non manca molto alla fine e
tutto sarà chiarito.
Il prossimo capitolo sarà al cardiopalma, non vedo l'ora!
Intanto vi mando un abbraccio, vi ringrazio di cuore e spero di sentirci presto.