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Autore: _Y u s h i_    01/07/2017    1 recensioni
Sungmin, Hyukjae e Donghae hanno sempre vissuto fingendo di essere una famiglia. Per ognuno di loro il termine 'amore' ha assunto diverse sfumature, costringendoli ad una ricerca sul vero significato di questa parola. Attraverso relazioni confuse, strane amicizie e profonda riconoscenza, i tre ragazzi percorreranno le loro strade per capire quale legame li unisce realmente.
[EunHae]
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Eunhyuk, Kyuhyun, Sungmin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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The Lee Brothers
(3/6)


- Non così, se semplifichi in questo modo vai a complicare l'intera equazione per niente. -
Hyukjae colpì più volte il foglio di brutta copia con la penna, cerchiando e scarabocchiando numeri e lettere sparse per il foglio e sottolineando più volte il giusto procedimento per risolvere il problema.
- Così, capisci? - Chiese infine alzando lo sguardo sul fratello seduto dalla parte opposta del tavolo.
Donghae aveva le sopracciglia leggermente curvate, sembrava molto confuso ma non si poteva mai dire con lui dato che l'espressione corrucciata era diventata una sua caratteristica abituale.
- Te lo devo rispiegare? - Chiese il maggiore prendendo un foglio pulito e cominciando subito a riempirlo di scritte.
- No. No, penso di aver capito. -
Hyukjae sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi del minore che si spostarono subito altrove. Inevitabilmente sentì lo stomaco capovolgersi e il senso di colpa cominciare a dilagare in tutto il corpo.
- Donghae... -
- Facciamo questo. - Donghae non gli diede modo di continuare la frase e finse un sorriso verso il fratello mentre gli porgeva il libro con i problemi. - Spiegamelo. -
Hyukjae lo fissò per un paio di secondi indeciso se riprendere l'argomento o lasciar perdere, ma qualcosa negli occhi del minore, così cupi e sfuggevoli, gli fece optare per la seconda. Riportò la mente alla lezione di quella mattina e prese a spiegare la soluzione del problema al fratello.
Non era raro che i due ragazzi si fermassero nella biblioteca dell'università durante le prime ore del pomeriggio, sicuramente era meglio che studiare a casa dove lo spazio era talmente ristretto che si ritrovavano ogni volta ad usare il letto di Sungmin come scrivania, e in più avevano accesso alla rete tramite i computer messi a disposizione dalla facoltà.
L'unico vero problema era che in biblioteca Hyukjae non riusciva mai a parlare seriamente con Donghae, il minore riusciva sempre a trovare una distrazione o una scusa per evitare i vari discorsi e Hyukjae stava seriamente impazzendo per quella situazione, sapeva di dover parlare a quattr'occhi con il fratello che lui volesse o no. Non era solo Donghae il problema, per quanto Hyukjae si preoccupasse per lui e il suo muro che non ne voleva sapere di essere abbattuto, Hyukjae stava male anche per Sungmin, che si spaccava la schiena tutti i giorni e si incolpava del comportamento del più piccolo dicendo che se fosse stato più presente nella sua vita non sarebbe stato così triste e solitario. Ma soprattutto il problema riguardava lui in prima persona, non stava bene, non riusciva a capire cosa dovesse fare per migliorare la situazione e il suo unico rimedio era correre tra le braccia di Sungmin a farsi rassicurare e fingere che fosse tutto a posto. Ultimamente, però, non bastava più. Il peso nel petto di Hyukjae cresceva di giorno in giorno, i pensieri non lo facevano dormire e i baci del ragazzo non riuscivano più a confortarlo. Donghae era diventato il suo punto fisso, la sua unica preoccupazione e in qualità di fratello spettava a lui sistemare le cose, ma il ragazzo sapeva di non essere forte abbastanza per affrontare la verità, aveva troppa paura che Donghae alla fine decidesse di lasciarli.
- Quindi se vuoi trovare i due valori devi per forza fare un sistema oppure... -
Hyukjae non finì la frase che alzando gli occhi vide un gruppo di ragazze a qualche tavolo di distanza che ridacchiavano tra loro indicando Donghae.
Quest'ultimo, data l'interruzione improvvisa del fratello, si voltò a seguire il suo sguardo e in quel momento il gruppo di ragazze scoppiò in mille urla e risolini.
Donghae fece una smorfia infastidita e tornò a concentrarsi sui libri ma Hyukjae non riuscì a riprendersi subito.
- Chi sono? - Chiese con una punta d'irritazione.
Il minore soffiò con il naso e fece un gesto frettoloso per indicare che non era niente di importante e tornò a fare domande sui problemi, come se non fosse successo niente.
Hyukjae sentì un pizzico di gelosia scaldargli il petto ma cercò di ignorarla. Era istinto fraterno, giusto?
- Non lo so Hyuk, mi sembra tutto troppo semplice, forse ho saltato qualche passaggio. -
- Non è che perchè è facile vuol dire che sbagli, magari hai semplicemente capito il proces... -
Altri risolini vennero da dietro il loro tavolo e Hyukjae fulminò il gruppo di ragazze con lo sguardo.
- Chi diavolo sono quelle? - Chiese questa volta con più impazienza.
- Ma nessuno. - Sbuffò il minore senza mostrare emozioni. - Ricordi quella ragazza che si è dichiarata qualche mese fa? Sono le sue amiche, cercano ancora di combinarci assieme. -
Hyukjae sentì una morsa stringerlo dall'interno, gli tolse il fiato per un secondo e lo lasciò totalmente ed inaspettatamente a disagio.
- Non ne sapevo niente. - Disse con un filo di voce.
- No? Mi sarò dimenticato di dirtelo. -
Hyukjae si incupì improvvisamente. Quante altre cose si era dimenticato di dirgli in quel periodo? Quante atre cose si era tenuto per sé stesso?
- E... e tu che le hai detto? -
Donghae lo fissò negli occhi per qualche secondo, uno sguardo duro e spento.
- Di no, altrimenti sarei con lei adesso. -
Hyukjae non si aspettò l'ondata di sollievo che lo colse subito dopo quelle parole, la stessa che aveva provato il giorno in cui era stato adottato e la cosa, lo ammise, lo mandò in panico.
- Tutto a posto? - Chiese Donghae sempre con il suo aspetto corrucciato.
Hyukjae respirò profondamente e annuì.
- Mi sono ricordato di dover pagare la mia retta, torno subito tu continua pure gli esercizi. -
Il maggiore si alzò dal posto e raccolse la borsa da terra, se la infilò in spalla e corse, quasi scappò, fuori dalla biblioteca.
Non era la prima volta che succedeva, non sarebbe stata neanche l'ultima, lo sapeva, ma continuava a convincersi che fosse solamente un senso di protezione verso suo fratello. Doveva per forza pensarla così, lui amava Sungmin e Donghae per lui sarebbe stato solo ciò che era davvero, un fratello. Lo doveva a Sungmin, lo doveva ai suoi genitori e lo doveva anche a Donghae.
 
Donghae lasciò cadere la testa contro le braccia sul tavolo. Per quanto tempo avrebbe potuto andare avanti? Ogni giorno gli sembrava essere sempre più difficile nascondere i suoi sentimenti ed oltre a soffrire doveva combattere contro il suo egoismo, contro il modo in cui nonostante sapesse di far male ai suoi fratelli, non riusciva a nascondere la sua avversione per quello che avevano e che lui non avrebbe mai potuto avere. Ed ora ci si metteva anche Hyukjae, lui che pensava di essere bravo a nascondere i suoi sentimenti ma che per Donghae era un libro aperto.
- Dannato Hyukjae. - Sussurrò tra sé e sé. Non bastava sbattergli in faccia che fossero solo fratelli, adesso doveva pure fare il geloso, dando la speranza a Donghae che continuando a fare l'egoista, forse sarebbe riuscito ad ottenere ciò che voleva.
 
- C'è un aeroporto qui vicino o è solo il mio cuore che sta prendendo il volo? -
Sungmin sospirò esasperato dopo l'ennesima frase da rimorchio di Kyuhyun, il market era aperto da soli quindici minuti e il ragazzo stava già pensando di stendere il suo nuovo collega con una mossa di taekwondo per toglierselo di torno.
- Aspetta, senti questa. Tuo padre deve essere un panettiere perchè hai davvero due belle pagnotte laggiù. - Kyuhyun si leccò le labbra e squadrò Sungmin da cima a fondo.
- Okay questo è troppo. Prendi il mocio e comincia a pulire. -
Ma Kyuhyun se ne stava immobile dietro il bancone, un gomito appoggiato sul ripiano e la testa appoggiata al palmo con sguardo sognante.
- Sei per caso un orfanotrofio? Perchè vorrei darti dei bambini. -
Sungmin ridacchiò improvvisamente divertito dalla cosa e per quanto non volesse darlo a vedere, Kyuhyun dovette accorgersene.
- Ti è piaciuta? -
- Stai forse dicendo che sei un passivo Kyukyu? -
- Per te posso essere qualunque cosa tu voglia. -
Sungmin scoppiò a ridere e riprese a spazzare per terra. Quel ragazzino era davvero irritante a volte e non sopportava l'idea che per dare lavoro ad uno scansafatiche tale, lui ci aveva dovuto rimettere lo stipendio. Ma sotto sotto avere qualcuno che gli tenesse compagnia la notte non era poi così male e si sentiva anche più al sicuro.
- Ehi Sungmin. -
- E' Sungmin hyung per te. -
- Come vuoi. Sungmin hyung, mi devi un drink. -
Sungmin lo guardò con un sopracciglio alzato non sapendo bene cosa aspettarsi.
- Perchè? -
- Perchè quando ti ho visto ho fatto cadere il mio. -
Il maggiore si morse un labbro per non ridere e prese un pacchetto di patatine (la prima cosa a portata di mano) che gli lanciò addosso per farlo smettere.
In quel preciso istante la campanella del negozio trillò e Sungmin si girò di scatto, abbandonando la scopa contro uno degli scaffali.
- Signor Kim buonasera! La stavo aspettando. -
L'uomo entrò nel locale scuotendo la testa e liberandosi dalle gocce di pioggia. Indossava il suo solito completo grigio con cravatta di ogni giorno, Sungmin aveva immaginato fosse la sua divisa da insegnante, e sulla spalla aveva appesa una valigetta in cuoio dall'aria antiquata.
Quando l'uomo si posizionò davanti alla cassa lanciò uno sguardo confuso a Kyuhyun e si voltò subito in cerca del suo cassiere abituale.
- Un'altra serata di pioggia amico mio, ero venuto a farti un po' di compagnia ma vedo che oggi te la passi bene. -
Sungmin si affrettò a prendere il suo solito posto dietro la cassa, non prima di aver tirato una spallata a Kyuhyun facendolo spostare.
- Kyuhyun lui è il signor Kim. - Cominciò a dire il maggiore. - E' un nostro cliente abituale, viene qui quasi tutte le sere e per nessun motivo dovrai essere scortese con lui. -
Il signor Kim fece un inchino plateale e mostrò un debole sorriso.
- Kyuhyun, eh? Eh così tu devi essere la persona di cui mi ha parlato Sungmin. - Aggiunse poi strizzando l'occhiolino al biondo che arrossì e mise le mani davanti a sé già pronto per chiarire il malinteso, ma Kyuhyun fu più veloce e con uno scatto si infilò in mezzo ai due guardando l'uomo dritto negli occhi e annuendo.
- Sì esatto, sono il suo ragazzo. -
Sungmin fece un lungo respiro, afferrò il nuovo commesso per il colletto e lo cacciò fuori dalla sua postazione intimandogli di mettersi a lavorare, suggerimento che Kyuhyun non seguì minimamente, ma per lo meno rispettò gli spazi e si appoggiò al bancone dalla parte dei clienti, osservando il signor Kim con aria incuriosita.
- Kyuhyun è il nuovo commesso del market, ha cominciato ieri e se avessi saputo che il mio "aiutante" mi avrebbe aiutato così poco, non avrei mai chiesto di assumere qualcun altro. -
Il signor Kim annuì. - Capisco. - Poi aprì la valigetta al suo fianco e ne tirò fuori svariati fogli e cartelline che posò sul bancone con sguardo sognante.
- Sono venuto a mostrarti una cosa. - Disse l'uomo allungando un foglio a Sungmin. - Oggi sono passato in banca dopo il lavoro. Ho finalmente aperto un conto per la mia Lady. -
- Dice sul serio? Ma è fantastico! - Sungmin spalancò gli occhi e sorrise, sinceramente felice per quel piccolo traguardo. In un qualche modo, vedere il signor Kim che alla sua età ancora non si dava per vinto e continuava ad inseguire il suo sogno, lo faceva stare bene, gli faceva credere che anche per lui c'era ancora tempo, non avrebbe vissuto per sempre dietro ad una cassa, ma prima o poi avrebbe colto l'occasione e avrebbe dato una svolta alla sua vita.
- Mi sembra di essere un passo più vicino al mio obiettivo. E per festeggiare ho aggiunto un'altra tappa al mio viaggio: l'Egitto. Per un docente di storia è un posto da visitare almeno una volta nella vita, ancora meglio se accompagnato dalla mia Lady. -
Kyuhyun sbucò dall'alto della spalla del signor Kim e diede un'occhiata ai fogli e alle cartine con segnato il percorso desiderato dall'uomo.
- Beh, sarà felice questa sua Lady, le ha anche aperto un conto in banca. Stia attento che non spenda tutto in scarpe e borse firmate, mia madre lo fa sempre. -
Sungmin e il signor Kim scoppiarono a ridere all'unisono sotto gli occhi perplessi del minore.
Il biondo allora rovistò tra la pila di fogli sul ripiano e ne estrasse una foto in bianco e nero di una grossa imbarcazione più simile ad un battello che ad un peschereccio.
- Lady non è una persona, è una barca. Il signor Kim vuole comprarla per girare il mondo, a partire da Venezia. -
Kyuhyun mimò una 'o' con la bocca e annuì silenzioso, poi soffiò fuori l'aria in quel modo altezzoso che aveva sempre e lasciò cadere la foto della barca sopra il resto dei fogli.
- Io l'ho vista Venezia, non è il mio genere. Troppi ponti, troppi turisti... troppi uccelli. -
- Beh secondo questa descrizione dovrebbe essere assolutamente il tuo genere. - Lo punzecchiò Sungmin.
Il più piccolo rimase in silenzio per tutto il resto della conversazione, sapendo di rischiare di venire preso in giro ad ogni parola detta, ma la cosa non gli dava fastidio, anzi, era felice che Sungmin gli tenesse testa, sarebbe stato ancora più divertente cercare di conquistarlo.
Alla fine il signor Kim ripose tutti i suoi fogli dentro la valigetta e mise sul bancone un pacchetto di mentine e qualche spicciolo, insistendo questa volta per pagare. Sungmin lo salutò con energia dicendogli di tornare ogni volta avesse voluto e che voleva sapere tutto sugli aggiornamenti del viaggio, al che il signor Kim lo ringraziò con una stretta di mano ed un sorriso. Poi Sungmin vide l'uomo girarsi verso Kyuhyun e dargli un colpetto sul fianco con la valigetta, sul volto uno sguardo complice.
- E tu, Kyuhyun, non arrenderti. Non fartelo scappare. -
Sul volto del ragazzo si dipinse un ghigno.
- Non lo farò, può starne certo. -
 
Quando Sungmin aprì la porta di casa, sapeva già che avrebbe trovato i fratelli svegli, ma non pensava di vederli ancora piegati sui libri sopra il suo letto alle tre di notte.
Hyukjae era appoggiato al muro con il fondo di un evidenziatore tra le labbra e Donghae seduto sopra i cuscini (come Sungmin gli diceva sempre di non fare) teneva in bilico sulle ginocchia un grosso libro.
- Sono a casa. - Disse il maggiore con voce stanca e chiudendosi la porta alle spalle. - E voi dovreste essere a letto. -
Donghae guardò in basso e poi subito riportò gli occhi sul maggiore. - Infatti ci siamo. -
Sungmin sospirò. - Il vostro letto, dovete dormire. -
- Ti stavamo aspettando. - Disse Hyukjae alzandosi e camminando a piedi nudi fino a Sungmin per dargli un bacio, ma all'ultimo si ricordò di Donghae dietro di lui e deviò la direzione appoggiando le labbra su una guancia.
Sungmin guardò in direzione di Donghae subito dopo e vedendo che aveva abbassato lo sguardo, probabilmente cercando di dar loro un po' di spazio, si avvicinò nuovamente a Hyukjae stampandogli un bacetto sulle labbra. Se non che Hyukjae stesso venne preso alla sprovvista e all'ultimo cercò di ritrarsi nonostante non fu abbastanza veloce da riuscirci.
- Tutto bene? - Chiese il maggiore.
- S-sì, mi hai solo sorpreso. - Disse debolmente e gli diede un altro bacio come scusa.
Donghae a quel punto si alzò dal letto del maggiore e diede una buonanotte veloce, senza soffermarsi su nessuno dei due fratelli. Si chiuse in camera sua come ogni sera con il forte boato della porta che sbatté e lasciando Hyukjae e Sungmin ad osservare la scena con rammarico.
- Cosa dobbiamo fare con lui? - Chiese Sungmin con gli occhi che quasi gli si chiudevano dalla stanchezza.
- Ci parlerò io. -
- E' settimane che dovresti parlargli tu. -
Hyukjae sentì le mani tremare a quelle parole. - Lo farò davvero questa volta, è solo che... mi sembra di avere un aeroporto in testa, confusione da ogni parte. -
A quelle parole Sungmin ebbe un flashback improvviso di Kyuhyun al lavoro che lo guardava con quegli occhi famelici e quel ghigno che Sungmin doveva ammettere, un po' lo divertiva e un po', solo un pochino, lo lusingava.
 " C'è un aeroporto qui vicino o è solo il mio cuore che sta prendendo il volo? "
Sungmin era sempre stato abituato a doversi prendere cura dei suoi fratelli, era lui a dover dare le attenzioni ma per una volta sentirsi apprezzare da qualcuno, seppur un moccioso come Kyuhyun, lo faceva sentire come un ragazzo qualsiasi, era una bella sensazione.
Ma con Hyukjae davanti a lui non riusciva a vedere una vita diversa al momento, era lui la persona che amava con cui aveva passato la vita e con cui avrebbe voluto trascorrere anche il resto dei giorni.
- Hyuk devi dormire anche tu, domani ci penseremo meglio, okay? -
Ma gli occhi di Hyukjae erano fissi sulla porta della camera di Donghae, lo sguardo perso, malinconico, colpevole.
- Hyuk, non è colpa tua. Donghae ha solo bisogno di capire che non lo metteremo da parte solo perchè adesso stiamo assieme. - Sungmin diede un bacio sulla fronte del ragazzo. - Quando anche lui troverà qualcuno lo potrà capire meglio. -
Hyukjae distolse lo sguardo per non mostrare quanto quelle parole lo ferissero. Lui voleva stare con Sungmin, aveva bisogno di Sungmin, ma perchè allo stesso tempo non voleva che Donghae potesse avere lo stesso? Perchè non sopportava l'idea che anche lui potesse essere felice con qualcuno?
- Andiamo a dormire, su. - Sungmin lo spinse verso il letto ancora sommerso da libri e penne e dopo aver gettato tutto a terra si infilò sotto le coperte senza neanche preoccuparsi di mettere il pigiama. Hyukjae lo seguì subito dopo distendendosi e facendo un lungo respiro. Sapeva già che quella notte il sonno non sarebbe andato a trovarlo.
Sungmin si addormentò quasi subito ma Hyukjae rimase a fissare il soffitto, un braccio sopra gli occhi e le orecchie tese a percepire ogni tipo di suono. Dai fruscii delle lenzuola il ragazzo capì che anche Donghae non dormiva e per un attimo ebbe la tentazione di uscire dal letto e andare da lui. Iniziò ad immaginare a cosa sarebbe potuto succedere se lo avesse fatto davvero, magari avrebbero parlato, magari Donghae non gli avrebbe nemmeno aperto o magari quella notte l'avrebbero passata assieme, abbracciati come quando erano piccoli.
 
Fu pensando a Donghae che dopo molti minuti il ragazzo riuscì ad addormentarsi, nei suoi sogni il fratello era felice, sorrideva e gli correva incontro solare come un tempo. In disparte Sungmin li guardava con sconforto, le sue labbra si muovevano velocemente e Hyukjae ci mise un po' per capire cosa dicessero.
"Devi decidere, Hyukjae. Devi fare la tua scelta".
 

- note -
non ho molto da dire su questo capitolo, non è facile far succedere le cose a rilento quando si hanno così pochi capitoli, ma mi ero promessa che sarebbe stata una storia corta quindi perdonatemi se vi sembra tutto troppo veloce. Per prima cosa oggi dobbiamo fare gli auguri al nostro leader ♥ e secondo ormai siamo arrivati a Luglio, tra due settimane la 86line avrà il suo rilascio e tra pochi mesi avremo il nostro atteso comeback. Rispetto ad una volta si vede come il fandom si sia preso una pausa, un po' mi dispiace perchè ricordo quando questo posto era vivo e più attivo che mai. Spero che con il ritorno del gruppo anche le fan escano dal loro hiatus e dato che ormai ho già concluso la storia, la pubblicherò lo stesso sperando che ci sia qualcuno che, magari silenziosamente, la legge. Se ci siete e volete dare un segno come sempre è un grande onore~
Al prossimo capitolo, 
Shi
  
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