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Autore: Rohhh    01/07/2017    1 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciao a tutte!
Incredibile! Riesco ad aggiornare e nemmeno troppo tardi, sono davvero felice! Ho passato dei giorni veramente pesanti ma adesso sono più tranquilla e finchè dura meglio approfittare! Spero che anche stavolta il capitolo riesca a piacervi e ringrazio come sempre tutte coloro che mi seguono e che mi danno la spinta per continuare! Scrivere mi aiuta tanto, ma senza nessuno a leggere sarebbe triste!
Un bacio e alla prossima!

Cap. 17 Ritrovarsi, ancora

 

Dieci, quindici, venti secondi.

Ashley non riuscì a quantificare esattamente quanti ne fossero passati da quando la mano di Matt, prima esitante e poi decisa, aveva suonato il campanello dell'abitazione di suo fratello, fino al momento in cui una voce maschile, resa metallica dal citofono, aveva risposto, seguita dal rumore secco del cancello che si apriva con uno scatto.

Era stata troppo impegnata a farsi ipnotizzare dai meravigliosi motivi floreali che le curve sinuose delle sbarre di quel grande cancello componevano, mentre il sole luminoso aveva reso accecante il bianco candido del marmo delle colonne svettanti ai lati e l'aveva abbagliata, confondendola e facendola piombare in un'atmosfera surreale, una sorta di mondo onirico che continuava a fare vorticare nella sua testa la stessa domanda.

'Si può sapere che diavolo ci faccio io qui?'

La situazione era quasi comica: lei, che di certo non aveva mai navigato nell'oro, in attesa di fare ingresso in una lussuosa villa, appartenente a un tizio che neanche conosceva, in compagnia di un ragazzo entrato a far parte della sua vita in maniera improvvisa nemmeno due mesi prima e senza la più pallida idea di come comportarsi o cosa dire per giustificare la sua presenza lì con lui.

Fino a poco tempo prima non avrebbe lontanamente immaginato di potersi trovare in un contesto del genere e adesso...come ci era arrivata a quel punto?

La statua di una venere, di raffinata ispirazione neoclassica, la fissava in maniera inquietante al di là del muro di recinzione, quasi a volerle ricordare che quello non era il posto a cui apparteneva e che forse era ancora in tempo per scappare a gambe levate e cavarsi fuori da quella situazione assurda.

Deglutì a fatica e per un attimo valutò l'opzione della fuga, poi qualcosa la riportò alla realtà, ricordandole quale fosse il vero motivo che la tratteneva lì, l'unico per cui valesse la pena di non mollare o sentirsi fragile e inadeguata.

La mano di Matt era ancora avvolta alla sua, Ashley girò la testa e poggiò mollemente lo sguardo confuso su quel ragazzo, del quale in quella frazione di secondo aveva quasi dimenticato l'esistenza se non fosse stato per la sua stretta salda e rassicurante, che continuava a riscaldarla.

Lui avanzò attraverso il varco creato dall'apertura del cancello e, senza mollare la presa, la portò dentro con sè, camminando a passi lenti lungo un vialetto posto nel bel mezzo di un curatissimo prato inglese.

Non si scambiarono alcuna parola durante quel breve tragitto, poi Matt intravide la sagoma alta di Alexander, in piedi sulla soglia di casa, e immediatamente lasciò la mano di Ashley, anche se a malincuore.

Lei non se ne meravigliò e, anzi, fu sollevata da quel gesto all'apparenza brusco, dato che l'ultima cosa che avrebbe voluto in quel momento, era essere scambiata per la fidanzata di Matt da suo fratello e sua cognata, alimentando una serie di equivoci e fraintendimenti degni del più classico dei film commedia.

Sforzandosi di non fare una piega continuò a seguire Matt, con un gesto maldestro cercò di lisciare il vestito mezzo spiegazzato mentre con l'altra mano si passò alcune ciocche ribelli di capelli dietro l'orecchio, irrigidendosi, nonostante le raccomandazioni che si era fatta di rimanere sciolta e naturale, quando il fratello di Matt smise di essere solo una figura indistinta e assunse dei contorni più netti, finchè non riuscì persino a distinguere nitidamente i suoi occhi, inaspettatamente sorridenti e luminosi.

Influenzata dai racconti di Matt sulla sua famiglia, aveva immaginato di trovarsi di fronte un uomo serio e impostato e anche alquanto snob e invece, almeno all'apparenza, le sue previsioni si stavano rivelando errate.

«Ciao Alex» disse semplicemente Matt, fermo sull'ultimo gradino che lo separava dal fratello, distaccato e incerto sul da farsi.

«Fratellino, è una vita che non ci vediamo! Sono davvero felice che finalmente tu abbia accettato di venire! - esordì Alexander a gran voce, usando un tono molto confidenziale e per niente freddo, poi diede un'occhiata generale a Matt e sorrise soddisfatto – avanti sù, fatti abbracciare!» lo invitò dunque ad avvicinarsi, allungando le braccia verso di lui.

Ashley, rimasta timidamente un gradino dietro Matt, quasi completamente coperta da lui, aveva ascoltato quel breve scambio di battute in religioso silenzio, ma non resistette alla curiosità e sporse di poco la testa per guardare la scena che si stava consumando davanti a lei.

Matt aveva colmato la distanza che lo separava dal fratello e i due si stavano abbracciando, da quella posizione Ashley riuscì a vedere solo le braccia di Alexander che cingevano la schiena del biondo in una stretta che le parve sincera e carica di affetto.

Anche Matt ricambiava l'abbraccio e, senza rendersene conto le labbra della rossa si piegarono da sole in un sorriso, come fossero dotate di vita propria: avrebbe pagato qualunque cifra in quel momento per avere la possibilità di guardare nei suoi occhi azzurri e scoprire così se andasse tutto bene, se fosse sereno o felice.

Voleva che lui fosse felice, lo desiderava, lo sperava e non sapeva nemmeno perchè.

Da quando gli importava della felicità di quel mezzo impiastro talmente tanto da farle accelerare i battiti e tremare le gambe?

Lui, che aveva complicato i rapporti con le sue nuove amicizie e l'aveva resa una bugiarda seriale, che rischiava di metterla nei guai e di rovinare la tranquillità appena ritrovata, che a volte sapeva essere insopportabile con la sua aria sicura e sfacciata e altre...pareva essere l'unico capace di afferrarla e tirarla fuori dal buco nero nel quale temeva di sprofondare da un momento all'altro.

Persa di nuovo a vagare tra le sue congetture non si accorse di due paia di occhi che si erano poggiati su di lei, finchè Matt non schiarì la voce per attirare la sua attenzione, facendola tornare bruscamente alla realtà.

Ashley smise di tenere lo sguardo puntato nel vuoto e lo portò prima verso Matt, che la ricambiò con un'occhiata piuttosto preoccupata quasi a volerle chiedere se stesse bene, e poi ad Alexander, che come il fratello la fissava, con un'espressione però calma e distesa.

L'essere diventata di colpo l'oggetto di interesse dei presenti, la fece sentire in terribile imbarazzo e, dalla vampata di calore che avvertì sulle guance, capì di essere probabilmente arrossita in maniera vergognosa.

Quanto odiava quando succedeva!

In ogni caso la figuraccia da svitata con la testa fra le nuvole era ormai fatta anche se, fortunatamente, la voce di Matt la tolse fuori dalla difficoltà di dover essere lei a parlare e a dare spiegazioni.

«Alex, lei è Ashley...una mia amica» disse, infatti, senza nessuna insicurezza.

Il loro rapporto era molto complicato, per certi aspetti non poteva essere inquadrato nell'amicizia nè tanto meno in un qualche tipo di relazione sentimentale, ma da un altro punto di vista era un legame profondo e irrazionale, difficile da comprendere e da spiegare, persino per loro stessi.

'Amica' era decisamente il modo più semplice per archiviare la questione ed Ashley ne fu pienamente d'accordo.

«Molto piacere, Ashley – fece il giovane educatamente, porgendole la mano che lei strinse subito – io sono Alexander, ma puoi chiamarmi Alex» continuò, sorridendo con lo stesso sorriso che aveva visto qualche volta sulle labbra di Matt.

«Il piacere è mio, Alex» ricambiò Ashey, poi sollevò lo sguardo e si concentrò a studiare l'aspetto del ragazzo.

Doveva avere circa trent'anni, il suo viso era lineare e la barba leggera e curata, i capelli, corti e ben pettinati, erano castani chiari e gli occhi, dello stesso taglio pungente di quelli di Matt, di un colore verde scuro.

Nonostante i due fratelli non fossero molto somiglianti, alcuni dettagli ed espressioni del volto li accomunavano, come la piega delle labbra quando ridevano, o le increspature della fronte se contraevano lo sguardo.

Le differenze più nette si evidenziavano, però, nello stile e negli atteggiamenti dei due: il maggiore era più formale e si vedeva lontano un miglio che aveva abbracciato molto volentieri gli ideali e il modo di vivere della sua famiglia e dell'alta società, mentre Matt...beh lui era quanto di più lontano da quel mondo, sebbene ci fosse nato e cresciuto.

Alexander si passò una mano sulla fronte, aggrottando gli occhi, poi arrotolò le maniche della sua camicia scura fino ai gomiti.

«Fa caldissimo qua fuori, che ne dite se entriamo e ci godiamo l'aria condizionata?» propose subito, facendo loro segno di seguirlo oltre la porta di casa.

Prima di entrare Matt cercò gli occhi di Ashley, ne aveva bisogno per comunicarle quanto le fosse grato per averlo accompagnato fino a quel punto anche se non era ancora finita. Quando li trovò, Ashley vacillò un attimo ma subito dopo gli sorrise, accarezzò il suo braccio e, posandogli la mano sulla spalla, gli diede un'ulteriore incoraggiamento per proseguire la visita.

Com'era facilmente prevedibile, la casa di Alex rappresentava tutto ciò che chiunque avrebbe mai desiderato; spaziosa, arredata con stile moderno e ricercato e curata nei minimi dettagli, dalla carta da parati al più piccolo dei soprammobili. Il salone in cui vennero fatti accomodare aveva un divano enorme e comodissimo posizionato di fronte a un grande televisore, di lato una immensa vetrata, che si affacciava nel giardino, rendeva la camera luminosissima, dando l'impressione di essere dentro al sicuro ma, allo stesso, tempo immersi nel verde.

Ashley, che adorava le atmosfere accoglienti e confortanti, immaginò subito quanto dovesse essere rilassante, nelle giornate di pioggia invernali, stare lì accucciata con una coperta e una tazza di cioccolata calda.

Era un sogno e, pensare che Matt aveva rinunciato a una vita simile per farsi carico degli enormi sacrifici che erano necessari per portare avanti la sua passione e il suo lavoro e pagare l'affitto di un appartamento nemmeno troppo grande in un normalissimo quartiere, non faceva altro che aumentare la stima che nutriva per lui e per la sua grande forza d'animo nell' inseguire i suoi obiettivi.

«Vado a chiamare Helen, sarà sopra con Andrew.. prima ha fatto i capricci col cibo e abbiamo dovuto fare i salti mortali per farlo mangiare! É assurdo quanto un esserino così piccolo a volte possa essere fonte di stanchezza! Voi sistematevi pure dove volete, torno subito, ok?» li informò Alex, prima di sparire lungo il corridoio, lasciandoli soli nel salone.

Ashley sospirò, si guardò qualche secondo intorno, poi sedette sul divano, aggiustandosi il vestito sulle gambe, mentre il silenzio più assoluto era calato in quella grande stanza, fatta eccezione per il ticchettio di un grande orologio da parete, il lieve rumore del condizionatore e il cinguettio ovattato di qualche uccello nel giardino.

Pensava che Matt l'avrebbe presto raggiunta, invece realizzò che il biondo stava ancora in piedi, con lo sguardo assente e corrucciato, fisso verso una direzione precisa della stanza.

Ashley assottigliò lo sguardo, seguì la traiettoria e scoprì che la sua attenzione era rivolta a un gruppo di foto che facevano bella mostra di sè dentro delle cornici argentate, sopra un mobile poco distante.

C'erano delle persone che lei da lontano non riusciva nemmeno a distinguere bene, ma non ci volle molto per capire di chi dovesse trattarsi.

«Matt? Perché non vieni qui e ti siedi?» cercò allora di distrarlo, facendogli segno di raggiungerla.

Lui si riscosse debolmente e, con ancora un'espressione assorta sul viso, si diresse a passi lenti verso il divano e si gettò nel posto accanto a lei.

Ashley lo studiò di soppiatto, Matt aveva i gomiti poggiati sulle gambe, le spalle curve e il viso basso, fisso a guardare il pavimento, con un'espressione sofferente.

D'un tratto Ashley venne invasa dalla sua stessa irrequietezza, le parve di provare quella tristezza che le mozzava il respiro con una stretta dolorosa e soffocava il petto e capì che stava succedendo di nuovo: erano uniti da quella strana empatia che spesso creava un collegamento tra le loro anime.

«Ehi, c'è qualcosa che non va?» gli chiese con un fil di voce roca e tremolante, Matt nel sentirla alzò di scatto la testa e incontrò i suoi occhi preoccupati, provando un sussulto.

Non voleva che stesse male per colpa sua o che si deprimesse anche per i suoi problemi, e si sentì egoista per averla trascinata con lui quel giorno, consapevole che quella situazione opprimente avrebbe potuto causare delle brutte sensazioni anche a lei.

Eppure non doveva essere solo un scambio di aiuti tra loro? Perché vederla così triste per colpa sua gli faceva odiare sè stesso?

«Va tutto bene Ashley, ho solo visto...qualcosa e...lascia stare, sono un coglione, non avrei dovuto portarti qui, non ci sarei dovuto venire nemmeno io» affermò desolato, portandosi le mani sulla testa come se gli stesse per scoppiare.

«Che stai dicendo? Smettila di comportarti da idiota, dannazione! - lo scosse lei con voce decisa, afferrandogli un polso e costringendolo a guardarla – Matt, ascoltami! Tu sei forte, l'hai dimostrato tante volte, hai superato una marea di difficoltà e ci sei riuscito da solo, è grazie a te se io stessa sto imparando a convivere e metabolizzare il mio dolore e...non sopporto di vedere che ti arrendi così..non farti distrarre, non perdere di vista il motivo per cui sei qui oggi! Tuo fratello...lui mi sembra che ti voglia bene davvero, è felice di vederti e di farti conoscere suo figlio ed è solo questo che conta adesso...non fartelo rovinare da nient'altro!» disse quasi tutto d'un fiato, Matt rimase immobile a fissare con gli occhi spalancati il viso di Ashley, rosso e stravolto ma carico di coraggio, lo sguardo appena lucido, le sue labbra dischiuse per il respiro affannato e la trovò di una bellezza sconvolgente.

La ragazza fragile e spezzata che aveva conosciuto all'inizio, quella che aveva avvicinato perchè le ricordava terribilimente il sè stesso di anni prima, spinto da un impeto di solidarietà, dalla voglia di darle il conforto che lui non aveva avuto, si stava rivelando determinata e forte forse più di lui, stava combattendo per vincere e adesso lo faceva anche per lui.

E così capì.

Credeva di aver ormai superato la fase delle insicurezze e della rabbia nei confronti del suo passato, di esserne immune dopo tutti quegli anni, e invece si era scoperto ancora vulnerabile e bisognoso di aiuto, si rese conto di aver cercato lei perché il suo inconscio aveva capito che solo qualcuno così simile a lui poteva aiutarlo ad affrontare le sue debolezze una volta per tutte.

Ashley aveva bisogno di lui esattamente come lui ne aveva di lei, e solo insieme sarebbero riusciti a sconfiggere i mostri del passato.

Lei non era la parte debole in quel rapporto, era il braccio sicuro che gli mancava e adesso lo sapeva.

Si aiutavano a vicenda e non poteva che essere così.

«Hai ragione, sono proprio uno stupido – ammise, carezzandole una guancia con le dita – mi dispiace di averti coinvolta in tutto questo» continuò poi, aprendosi finalmente in un sorriso così bello e sincero che Ashley perse un battito nel vederlo comparire inaspettato suo suo viso.

Certo che lui le faceva un effetto proprio strano quando non era il solito borioso e irritante.

«Non dire così, e poi sono venuta solo perché mi hai aiutata l'altra volta, mi hai fatto stare bene quel pomeriggio e...con te non voglio avere debiti, non si sa mai.» asserì fredda, voltando la testa e puntando lo sguardo da un'altra parte, impegnandosi a sembrare distaccata ma risultando solo un po' comica.

Matt soffocò una risata leggera «Sì lo so, tranquilla» la assecondò, adesso che aveva ritrovato la serenità.

«Scusate per l'attesa, dopo aver mangiato il monello doveva ovviamente essere cambiato!» esordì Alex, facendo rientro nel salone e interrompendo quel loro momento, seguito da sua moglie col bambino in braccio.

«Ciao Matt, è un piacere riaverti di nuovo qui! - disse amabilmente Helen, avvicinandosi da dietro il marito e stringendolo in un abbraccio, poi portò lo sguardo su Ashley e le porse la mano – io sono Helen, piacere» le disse, sorridendo.

«Ashley, piacere mio» riuscì a dire la rossa, abbagliata e totalmente oscurata dalla grazia di quella donna.

La osservò, era magra e fasciata da un elegante tubino chiaro che la rendeva raffinatissima, ai piedi delle scarpe col tacco - evidentemente ai non comuni mortali non era concesso stare in pantofole in casa propria quando avevano ospiti - portava i capelli di un castano molto scuro, lunghi e morbidi sulla schiena, aveva fermato dietro la nuca alcune ciocche che potevano disturbarle il viso, gli occhi di un castano caldo erano dolci e dotati di lunghe ciglia, la pelle perfetta e non troppo chiara e i modi gentili e formali, tipici di chi appartiene a quel mondo.

In braccio teneva con cura il suo bambino, uno scricciolo paffuto con i capelli lisci e castani e due occhietti furbi e verdi che scrutavano con interesse gli 'intrusi' in quella casa.

«E dunque eccolo qua, questo è Andrew, il mio primo erede, finalmente conosce il suo zietto!» esclamò con genuina felicità Alex, indicando con soddisfazione tipica dei genitori il bimbo, che si dimenava con gioia tra le braccia della madre.

Matt guardò quel bambino, di cui riconosceva molti tratti di suo fratello, ma rimase imbambolato, assolutamente incapace di decidere cosa fare e come interagire con quello che per lui rappresentava quasi una creatura aliena.

Ashley gli lanciò un'occhiata divertita, poi decise di andare in suo soccorso.

«Ma che bimbo bellissimo!» esclamò, avvicinandosi ad Andrew e portandosi all'altezza del viso del bambino perché potessero stabilire un contatto visivo.

Matt la osservò impacciato, lasciandola fare e sorridendo quando notò che il piccolo stava ridacchiando tranquillo, Ashley doveva piacergli e, in effetti, lui non poteva proprio dargli torto.

La ragazza strinse la manina minuscola del bimbo, poi si voltò un attimo verso Matt e lo vide disteso in viso così decise che era il momento giusto.

«Allora che ne dici? Vuoi venire in braccio?» chiese al bimbo, cercando contemporaneamente lo sguardo di Helen per ottenere il suo permesso; lei glielo concesse e le porse il figlio, che apparve felice di andare con quella nuova amica.

Ashley era abituata a gestire i bambini, aveva fatto per qualche anno la baby-sitter per contribuire economicamente a casa, dopo che sua madre le aveva vietato di andare all'università, e non le fu per niente difficile stabilire un contatto con Andrew, ma lì dentro c'era una persona che più di lei avrebbe dovuto instaurare un rapporto con quel bimbo.

Ashley si accostò a Matt, si ruotò in modo che il piccolo potesse vederlo e gli parlò dolcemente, quasi con un sussurro.

«Andrew, guarda chi c'è qui? - domandò, facendogli emettere un versetto stridulo – vedi questo ragazzo qui un po' antipatico? É tuo zio, capito? Z- I- O» scandì bene la parola, perché il bambino capisse che doveva impararla e ripeterla.

Il piccolo provò maldestramente a riprodurla, facendo ridere tutti, poi Alex ed Helen li lasciarono strategicamente da soli perché Matt non si sentisse troppo in soggezione.

«Sù, adesso prendilo!» ordinò Ashley al ragazzo, con un tono che non lasciava spazio a repliche.

«Ma...non c'è bisogno dai...» tentò di opporsi lui, arretrando di un poco,ma Ashley non ne volle sapere, era irremovibile.

«Matt, prendilo in braccio! - insistette secca e con le sopracciglia aggrottate, il biondo dovette constatare che quella ragazza faceva davvero paura quando si ci metteva – é tuo nipote, é un bambino adorabile, non ha intenzione di ucciderti e non credo morda, perciò...non hai scuse»

Matt sbuffò ma fu costretto ad arrendersi, poi Ashley gli porse il bambino delicatamente e lui, con gesti maldestri lo prese in braccio, appoggiandoselo al petto e scoprendo che fosse in realtá più facile del previsto.

Il bimbo lo scrutò con curiosità per un po', Matt vide che aveva gli stessi occhi del fratello, era una sensazione così strana e, inaspettatamente, scaldava il cuore. Si rilassò e il bambino lo percepì, finalmente sorrise e gli afferrò il viso con le manine, toccandogli a caso il naso o le guance.

«Hai visto? Gli piaci!» rise Ashley, soddisfatta del risultato.

«Dici? A me sembra che stia cercando di accecarmi!» ribattè Matt, ma adesso sorrideva e non c'era più traccia dell'ansia provata prima.

«Non essere ridicolo! É il suo modo di prendere confidenza con te, così che la prossima volta riuscirà a riconoscerti...perchè ci sarà una prossima volta...non è vero?» gli domandò, pregando di sentire la risposta giusta.

Matt guardò il nipote, poi il bel viso di Ashley, adesso di nuovo sereno e allegro e non ebbe dubbi.

Le paure non l'avrebbero più privato delle gioie che poteva avere dalle persone che gli volevano bene.

«Sì, ci sarà» rispose sicuro, carezzando la guancia morbida di Andrew.

«Vedo che avete già fatto amicizia!» si intromise Alexander, seguito da Helen, il bambino non appena rivide la madre reclamò la sua attenzione e la chiamò, sporgendosi verso di lei e allungando le braccine.

«Già, ma credo che adesso voglia te!» le disse Matt, passando il piccolo a sua cognata.

«Vieni qui, amore» Helen prese il figlio e si accomodò con gli altri sul divano.

L'atmosfera era ormai rilassata e libera da ogni turbamento.

Incredibile come quello che aveva considerato uno scoglio insormontabile e rimandato per tanto tempo, si era rivelato semplice e anzi addirittura piacevole.

E tutto grazie a lei.

 

 

«Pensavo fossi la ragazza di Matt» azzardò Helen, mentre passeggiava con Ashley in giardino, dopo aver lasciato i due fratelli con una scusa a chiacchierare un po' soli, per recuperare i lunghi arretrati.

Ashley si fermò ad ammirare un folto groviglio di rovi, colmo di splendide rose color pesca, poi scosse la testa.

«Sono solo un'amica» precisò, con lo sguardo vagamente corrucciato.

Helen annuì appena col capo, poi si concentrò sulla ragazza, sui suoi capelli corti e luminosi al sole e sul viso, serio e pacato allo stesso tempo, che le rendeva arduo stabilire la sua esatta età.

«Beh, deve fidarsi molto di te per averti portata qui, Matt è un ragazzo molto selettivo e schietto, se non gli vai a genio non fa certo finta di essere tuo amico. Non si apre con molte persone, bisogna saperlo prendere» continuò Helen, approfittando di quella passeggiata per innaffiare i suoi fiori.

«Me ne sono accorta» sussurrò Ashley, ripensando a quanto invece con lei aveva fatto di tutto per trovare un punto d'incontro, come se non avesse potuto evitarlo.

Dall'esterno intercettò la vetrata del salone e riuscì a vederlo con Alexander, parlavano e ridevano tranquillamente ed Ashley sentì il petto leggero.

Se lui era felice, non poteva che esserlo anche lei, colpa di quella dannata empatia.

Sarebbe mai riuscita a recidere quel legame?

«Guardali, è così bello vederli finalmente insieme! - intervenne Helen, traducendo a parole quello che anche lei provava – sai, erano giorni che Alex non faceva altro che aspettare questo momento, era al settimo cielo. É sempre stato molto legato a Matt...per lui rimarrà sempre il suo fratellino pestifero e scalmanato e soffre immensamente per questa situazione – le raccontò, il suo sguardo si fece triste – io e mio marito stiamo insieme da più di dieci anni perciò conosco Matt da quando era solo un ragazzino. Lui è sempre stato uno spirito libero, aveva l'animo da artista, stava male ingabbiato dentro alle regole rigide di questa società...ma quelli come lui spesso rimangono incompresi in questo mondo.» affermò mesta, piegandosi sulle ginocchia per accarezzare distrattamente i petali di una rosa.

«É terribile quello che ha subito, non c'è nessuna giustificazione per una simile crudeltà» ribattè la rossa, fredda e diretta. Sapeva cosa si provava a essere respinto da chi ti ha dato la vita e non poteva tollerare nessun tipo di scusa a un tale comportamento.

Helen si rialzò, sgranò gli occhi e fissò quella ragazza, che pareva nascondere un enigma.

«Certo, lo so e non intendo dire il contrario! Da quando sono madre non faccio che pensare a lui e a come deve essersi sentito e mi piange il cuore. Mi sono ripromessa che mai e poi mai dovrò comportarmi così con Andrew, voglio assecondarlo qualunque saranno le sue inclinazioni, passioni o ambizioni. Lo amerò e proteggerò per sempre, qualunque sogno vorrà seguire.» ribadì con tanto amore nella voce ed Ashley capì che lei e Alexander facevano parte di quel mondo ma non ne portavano dentro la parte peggiore e marcia.

«Sono sicura che sarà così» le disse, sorridendole.

«Credimi, Alex ha sempre cercato di convincere i suoi a cambiare idea, a farli ragionare, ma loro sono troppo rigidi, troppo chiusi nei loro valori, in ciò che rappresentano di fronte agli altri...non ho mai potuto capire come si faccia a rinnegare un figlio così, senza sentirne il rimorso, la mancanza...è così innaturale che mi sembra impossibile!» proseguì Helen con tono perplesso e sconcertato, il suo viso lasciava trasparire tutta la sua disapprovazione e incredulità per quella situazione assurda.

«Invece è possibile, te l'assicuro» la sorprese Ashley, la sua voce aveva risuonato glaciale e spaventosa ed Helen la osservò, con la fronte contratta e con di nuovo addosso la sensazione di non riuscire a decifrare quella ragazza.

«Quanti anni hai, Ashley?» le domandò d'improvviso.

«Ventuno» rispose lei, senza capire il perchè di quella domanda.

Helen trasalì, quella ragazza le sembrava così matura e carica di pesi di cui lei non aveva idea da rimanere meravigliata per la sua età.

«Sei così giovane...- bisbigliò, incredula, alla sua età lei pensava solo a uscire col suo ragazzo, ai vestiti e a spettegolare con le amiche, non aveva mai avuto quell'espressione così seria e scura in viso ma, forse, capì il motivo per cui Matt l'aveva scelta come persona amica – comunque spero di rivederti qui presto, mi farebbe davvero piacere, e poi Andrew ti adora!» le fece sapere, strappandole un sorriso che si addiceva di più al suo viso.

Annuì semplicemente, poi portò lo sguardo alla vetrata e Matt la guardava adesso, e sorrideva anche lui.

 

 

«Mio fratello non voleva più farmi andare a casa! Mi dispiace, si è fatto tardi, non vorrei sia un problema per te e per quella strega di Michelle che ti aspetta a casa per farti il terzo grado!» le disse, mentre si avviavano lungo il vialetto che avevano percorso anche all'andata ma che adesso era buio e, illuminato soltanto dalla luce dei lampioni, aveva un altro fascino.

«Dai, non chiamarla così! Comunque non preoccuparti, adesso ho la scusa dell'università, posso sempre dire che un collega mi ha trattenuto a studiare fino a tardi» lo tranquillizzò, sfregando le braccia per il freddo che incombeva.

Sullo scooter si sarebbe presa un bel raffreddore con quel vestito.

«Se dici così sembrerà che hai fatto tutt'altro che studiare e a Terence verrà un infarto!» ribattè lui con tono allusivo, facendola scoppiare a ridere di cuore.

«Smettila cretino! Sai che grazie a tuo fratello sembri anche più simpatico, stasera?» gli fece notare, con ancora le lacrime agli occhi per le risate.

«Punto primo: sono sempre simpatico – ci tenne a precisare subito, attirandosi un'occhiata non proprio convinta di Ashley, poi però si fece serio, si bloccò e la costrinse a fare lo stesso – punto secondo: il merito di tutto questo è per gran parte tuo, non so cosa avrei fatto senza di te. Mi hai salvato prima, quando i brutti pensieri stavano per farmi sprofondare nel buio» aggiunse, provocando alla rossa un tonfo al cuore così forte che credette di svenire.

Matt le si fece più vicino e lei desiderò che non si fermasse, gli facilitò i propositi, venendogli incontro e finalmente si lasciò abbracciare, lui la strinse forte ed Ashley si accorse di averlo desiderato per tutto il pomeriggio, ogni singola volta in cui i loro occhi si erano incontrati.

Respirò profondamente, lasciò che Matt la sospingesse indietro, fino a far toccare la sua schiena contro un albero, che diventò il loro scudo da occhi indiscreti, si aggrappò alle sue spalle e tutto il resto sparì.

Avrebbe voluto rimanere così per sempre, le gambe le cedettero ma Matt non la sorresse, si lasciò cadere insieme a lei, senza sciogliere la stretta, rimasero seduti, avvinghiati l'uno nell'altra ed Ashley provò una gioia incontenibile mista a un terrore profondo quando si rese conto di desiderare che quell'abbraccio diventasse la sua casa, la sua fissa dimora, il rifugio da tutti i mali, quello che non aveva più ma che lui sapeva offrirle fin troppo bene.

Sfregò la sua guancia contro quella di Matt, per sentirlo suo anche solo per quel secondo, respirò il suo profumo, rabbrividì quando lui le poggiò le labbra sul collo e parlò.

«Grazie per tutto» disse soltanto.

Ashley scosse la testa, sprofondata nella sua spalla «Non dirlo più, va bene così» mormorò, ancora avvolta dalle braccia di Matt, poi fece l'errore di staccarsi per guardarlo negli occhi, erano calmi e bellissimi, e non riuscì più a resistere.

E di nuovo, dieci, quindici, venti secondi o forse di più.

Non riuscì a quantificare quanti ne fossero passati da quando le loro labbra si erano incontrate di nuovo e avevano cominciato a baciarsi senza tregua, le mani sempre più affamate che scorrevano lungo i fianchi, il buio sensuale che di certo non rendeva più semplice staccarsi e porre fine a quella meravigliosa tortura, il suo vestito troppo leggero, sempre più corto, sempre più alto, troppo per impedirle di provare quella sensazioni pericolose.

Non esisteva più nulla all'infuori di loro due, intorno il silenzio era così intenso che i loro sospiri sommessi, sempre più frequenti e carichi di desiderio, e il rumore umido dei baci, risuonavano fin troppo forti, ricordando loro che si stavano spingendo troppo oltre in quel gioco.

Forse era sbagliato ma si sentiva viva e bene, si strinse a lui, i loro corpi ormai intrecciati in un groviglio di braccia e gambe in cui stavano perdendo il controllo, finchè l'ultima goccia di razionalità rimasta integra nella testa di Ashley le ricordò che, forse, erano proprio quelli i rischi che correva da quando aveva accettato il patto con lui, pensando ingenuamente di potersela cavare senza conseguenze.

Nel bel mezzo di un bacio profondo, uno di quelli che la stavano lasciando senza aria ma che le ridavano la vita, abbandonò la bocca di Matt e rimase boccheggiante davanti a lui, a fissare la sua espressione perplessa e confusa, senza sapere cosa dire.

«Non respiro...» fu l'unica scusa idiota che le venne in mente per giustificare l'interruzione di quei baci stupendi.

«Scusa, è colpa mia, dovrei rallentare un po' ma mi rendi le cose difficili» si giustificò lui con naturalezza, mentre Ashley colse il riferimento e si affrettò ad abbassare il vestito, finito troppo in alto, lasciando scoperta una porzione abbastanza cospicua del suo corpo.

«Questa cosa...tra noi...è normale? Voglio dire, non è così che dovrebbe essere, non faceva parte degli accordi, è ...» provò debolmente a ribellarsi, riprendendo il fiato e aumentando le distanze tra di loro.

«Sbagliato? - la anticipò, azzeccando i suoi pensieri – probabilmente sì...dovremmo evitare, forse?» le domandò, passandole astutamente la palla avvelenata e lasciando a lei l'arduo compito di stabilire quale fosse il loro destino.

«Credo di sì, non lo so...- balbettò confusa, poi decise di cambiare argomento perchè la sua mente in quel momento pareva essere andata in vacanza in qualche isola sperduta senza la minima intenzione di tornare e, si sa che le peggiori cazzate si dicono proprio in quei momenti – tornerai da tuo fratello?» chiese, lasciando cadere la questione, adesso si tenevano abbracciati ma a una distanza di sicurezza.

«Sì...sai, avevi ragione. Stavo buttando via il rapporto con lui, stavo escludendo mio nipote dalla mia vita solo per le stupide paure e per i vecchi ricordi. Non voglio più farlo...e poi quel bambino un giorno avrà bisogno dello zio scapestrato che gli insegni a combinare qualche cazzata, sono tutti così noiosi in famiglia!» rise, contagiando anche lei.

«Già, sono contenta che sia andata così» gli disse, sinceramente felice per lui.

«Stavi bene con lui in braccio, sai? » le fece notare poi, ricordandole che era stato solo grazie a lei se era riuscito a stabilire un contatto col piccolo Andrew.

«Beh, ci sono abituata per lavoro, ma fare la madre è diverso, è tutta un'altra cosa, ci sono così tante responsabilità...» spiegò, facendosi improvvisamente seria e ansiosa.

Una tra le paure che meno riusciva ad ammettere e che più la spaventava era che la sua esperienza traumatica con la madre l'avesse ormai segnata e potesse impedirle in futuro di essere una buona madre a sua volta, sempre nell'eventualità in cui fosse successo.

«Piantala, sono sicuro che saresti perfetta, tuo figlio sarà fortunato ad averti come madre, un giorno» la rassicurò lui, leggendole nel cuore, senza nemmeno bisogno che lei specificasse nient'altro.

«Grazie – sussurrò Ashley, carezzandogli il naso col suo – mi stupisci, a volte riesci a cavare fuori un po' di sensibilità da quel contenitore di idiozia» lo prese in giro, scombinandogli i capelli con una mano.

«'Ci sono tante cose che non sai di me', ricordi? Me lo dicesti la prima volta che ci siamo parlati sul terrazzo, dopo che stavi per uccidermi per averti fatto la foto più spettacolare dell'universo. Cazzo, quanto eri bella quel giorno, eri perfetta e mi hai fatto cancellare quel capolavoro – la rimproverò, evidentemente perdere un buono scatto per lui era un'offesa che non si dimenticava così facilmente – in ogni caso, mi dicesti quella frase quando avevo insinuato che te la facevi con Terence. Beh, avevi avuto tutte le ragioni per incazzarti quella volta, la mia battuta era stata un po' troppo...indelicata, diciamo... ma, vale anche per me. C'è ancora tanto che non sai di me e...»

«E mi piacerebbe scoprirlo, o non sarei qui a perdere il mio prezioso tempo con un cretino come te, ti pare?» continuò lei, scherzando e carezzandogli le spalle, mentre lui la teneva ancora stretta per i fianchi.

«Già, e comunque sono in debito con te dopo oggi, mi toccherà pensare al modo in cui sdebitarmi!» disse, scatenando la reazione immediata di Ashley, che agitò le mani davanti al suo vso.

«Non se ne parla, ti ho detto che mi avevi già aiutato, adesso siamo pari!» chiarì lei, sperando di chiudere la situazione.

«Non saremo mai pari, Ashley. Ci aiuteremo sempre, è il nostro destino, non l' hai detto anche tu? Quindi arrenditi e lascia che faccia qualcosa per te, prima o poi» dichiarò con calma e sicurezza, lasciandola senza parole con cui ribattere.

Aveva maledettamente ragione, anche se ammetterlo era difficile.

«Beh, allora puoi cominciare ad accorciare il debito riportandomi a casa, adesso si è fatto davvero tardi!» gli propose, ridendo.

«Hai ragione, meglio toglierci da qua sotto, non voglio una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, la gente qui è molto bigotta e suscettibile» affermò con un ghigno sul viso, tendendole le mani per aiutarla a rialzarsi.

«Andiamo allora - fece Ashley, si spazzò via della polvere dal vestito, omai in condizioni pietose, e si avviò con lui sul vialetto, di nuovo sotto le luci dei lampioni che non potevano più nascondere i loro misfatti come aveva fatto l'oscurità poco prima – e non correre sul tuo catorcio! O mi si alza il vestito!» gli raccomandò, accigliata, reduce dallo scomodissimo viaggio di andata.

«Uh, allora mi sa che dovrò proprio correre!» la provocò Matt, beccandosi una spinta poco gentile da parte della sua compagna.

«Ti odio!» sbottò lei, fingendosi infastidita.

L'unico motivo in realtà per cui avrebbe dovuto infastidirsi era che quella giornata stava giungendo ormai al termine e lei avrebbe dato chissà cosa per farla durare in eterno, invece di finire nella sua stanza, sul suo letto, carica di sensi di colpa e pensieri, e con solo il dolce ricordo dei bei momenti a farle compagnia.

 

 

  
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