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Autore: Akane    01/07/2017    0 recensioni
Ci sono storie sotto la superficie, storie non raccontate, storie accennate, storie mostrate solo a metà, storie addirittura nascoste. E spesso queste storie sono importanti per qualcun altro che un giorno si sfiorerà, si intreccerà, si aiuterà in qualche modo. Sono storie che si sviluppano nel tempo come una specie di otto. Perché tutto si ripete, tutto si tocca, tutto si intreccia.
Così come la storia di Gauche e Jiggy con quella di Lag e Zazie.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Goos Suede/Noir, Jiggy Pepper, Lag Seeing, Zazie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la_proporzione_perfetta44 *E qua c'è la fine del manga, ma non della mia fic. Non potevo concludere così. Chi ha letto il manga sa cosa sta per succedere. Per scrivere come sempre ho cercato di amalgamare le scene importanti scritte nel manga con qualcosa di extra, da 'dietro le quinte' per così dire. Chiaramente quel che fa Lag era centrale e così spero solo di averlo reso bene. Se possibile sarebbe meglio leggere ed ascoltare le due canzoni scelte per questo capitolo. Buona lettura. Baci Akane*

44. LUCE ETERNA


lag
"Che Dio ci benedica tutti Siamo gente che ha perso la fede che vive sotto il tiro di un'arma carica E non può essere sconfitta, Non può essere superata, Non può essere sopraffatta, Non può essere sorpassata NO ! Come ricordi in freddo decadimento, Trasmissioni che echeggiano lontano, Lontano dal mio mondo e dal tuo, Dove gli oceani sanguinano nel cielo. E Quando chiudo gli occhi stanotte, verso sinfonie di luce accecante. Sollevami, lasciami andare"
/The catalyst - Linkin Park/


Chiko non era riuscita a sparare il suo proiettile contro Spiritus usando il macchinario dell’Imperatrice, i cuori delle persone arrivate da Reverse per sacrificarsi per farle sparare quel proiettile, erano così pieni d’angoscia che lei non ce la fece. Così, dopo aver fallito, si rimise anch’ella nelle mani di Lag, come tutti.
Per lui non fu facile riprendersi dallo shock di vedere la madre morente, la loro guida, nonché Head Bee, gli spiegò che non potevano liberarla perché era la sola che impediva ala grande quantità di cuori nel calderone di disperdersi. Tuttavia lei ormai non era più in grado di sparare alcuna energia vitale contro Spiritus per tenerlo a bada, ormai era morente e non sarebbe riuscita a riprendersi. Lag non poteva fare assolutamente nulla per lei, se non spazzare via definitivamente Spiritus e per quello gli servivano le lettere della gente, i cuori di tutti.
Dentro la capitale, nel cuore del calderone, dove erano loro, non si percepiva quel che stava succedendo fuori.
Da dentro, l’esterno era un mistero, era quasi lontano anni luce. Ma a riportarli alla realtà delle cose, a fargli capire quanto grave fosse la situazione, arrivarono i residui della battaglia che si stava consumando.
Le vetrate del soffitto si ruppero e finalmente poterono vedere.
Spiritus si stava risvegliando, il guscio che lo conteneva, un sole ormai spento poiché non più nutrito da nessuno, si stava crepando e da ogni fessura lingue luminose scaturivano come delle fruste che avevano vita propria. Fluttuavano nel cielo fino ad arrivare a terra, in una qualunque parte del mondo, piombavano su una città intera e in un battito d’ali tutte le persone perdevano i loro cuori completamente.
Una, due, tre, cinquanta, cento città in un lampo ed aumentavano mentre erano lì a chiedersi come fare.
Non ce l’avrebbero mai fatta prima della fine, Spiritus ormai, da dentro, era sveglio. Presto sarebbe uscito del tutto. Presto non avrebbero visto solo le sue lunghe code di luce che succhiavano via la vita della gente. Presto avrebbero visto tutto il grande gaichu primordiale.
Esattamente nell’istante in cui si chiesero come fare, dal pezzo di cielo che vedevano da lì dentro, si mostrò a loro un grande galeone fluttuante, creato e condotto dalla sorella di Niche versione ragazza-uccello dorato.
Al suo interno, oltre a pacchi di lettere infiniti, c’erano anche Lode e Gauche.
La sorella di Niche prese lei e Lag e li spostò sul tetto del calderone della capitale, una specie di grande cattedrale visto da fuori, il soffitto sfondato.
Li posò sopra mettendoli così esattamente sotto Spiritus.
Poi la ragazza maka con la nave si sistemò fra Lag e Spiritus in attesa.
Dalla nave spuntò Gauche sorridendo verso Lag il quale, sorpreso, felice e a bocca aperta, lo vide e lo salutò.
I due si rividero di nuovo dopo un tempo quasi infinito, un tempo a digiuno per molti.
Fu strano vedersi in quel momento. Lag era più adulto, mentre Noir era molto più simile a Gauche.
- Con l’aiuto della sorella maggiore di Niche ho portato i cuori di tutti quelli che vivono lontano da qui, nelle terre oltre l’oceano. Qua ci sono i desideri e le speranze di tutti. - Disse Gauche calmo. Sotto di loro, la ragazza maka aveva preso il treno con le lettere portate dai Bee, rimasti a terra a combattere contro i gaichu che li cercavano attirati dalla marea di lettere accumulate.
Ed ora erano tutti lì. I desideri ed i cuori di tutti. Tutte le persone del loro prezioso mondo, in attesa di essere utili, di poter aiutare Lag in quell’impresa disperata.
Un peso enorme, un mondo intero sulle spalle.
Il momento era giunto.
Lag rimase un istante fermo, senza respirare, a guardare le lettere sopra la sua testa. Quel peso, quel mondo, quell’universo ora aspettava lui. Sarebbe stato in grado? Avevano tutti sacrificato ogni cosa per questo. Zazie stesso aveva sacrificato i propri sentimenti per permettergli di salvare tutti, capendo che la propria felicità non poteva venire sopra quella di altri.
Gauche e Jiggy avevano rischiato le loro vite per raccogliere tutte quelle lettere nelle sconosciute terre oltre oceano. Così come tutti i Bee rimasti che avevano fatto esattamente la stessa cosa.
Ognuno, lì dentro, persino Lloyd aveva fatto del suo meglio pensando di salvare le persone.
Adesso tutto si radunava sopra la propria testa, tutto finiva nelle proprie mani.
Tutto.
- Spara. - Sentì poi. - SPARA! - Gridò infine Gauche verso Lag, tuonando senza esitazione. - SPARA LAG SEEING! -
E fu così che Lag ritrovò la sicurezza e di nuovo con la convinzione di quando era arrivato, strinse la pistola sparacuore ed iniziò a caricarsi per sparare il nuovo proiettile imparato. Un proiettile che si amplificava coi cuori delle persone, con le lettere.
Un proiettile che avrebbe dato fondo all’intero potere dell’insetto spirituale nel proprio occhio, colui che gli dava forma e che gli permetteva di non tornare ad essere luce pura.

Jiggy si avvicinò a Zazie con Lloyd dietro le sue spalle.
Gli aveva chiesto di poter parlare con Lag, l’ultimo desiderio. Si stava spegnendo, non ce l’avrebbe fatta ad andare oltre per molto tempo. Non si era ucciso, però voleva parlare con Lag, così Jiggy voleva portarlo sulla nave di Gauche e Lode sul cavallo di ferro.
Si fermò da Zazie che teneva ancora a bada i gaichu.
- Ascolta! - Disse poi interrompendolo. Zazie smise di sparare e si girò, quando lo vide con Largo Lloyd in quelle condizioni emise un verso schifato, Lloyd lo ringraziò ironico.
- Beh, direttore, ha un’aspetto orrendo! - Disse senza peli sulla lingua.
- Non sono più il vostro direttore. - Corresse paziente Lloyd, sempre con il suo strano sorriso sulle labbra.
- A dopo i dettagli! - Li interruppe seccato Jiggy. - Zazie, lo porto sulla nave. Non ci stiamo più di due. - Disse rivelando poco velatamente la sua intenzione originale di portare lui con sé.
- Chiedo scusa, ma ogni tanto prendo ancora la via preferenziale… - Scherzò Lloyd per allentare la tensione. Zazie sparò ad un gaichu tornando a guardare i due sul cavallo di ferro che aspettavano una sorta di benestare.
- Come pensi di fare? Non sono dietro l’angolo… - Gli fece notare Zazie. Jiggy puntava all’interno delle mura, il portone ormai sfondato da Reverse lasciava la via aperta a tutti. Da lì si intravedeva l’interno della capitale, fatta di colline, alberi rigogliosi e salite che si concentravano intorno alla cattedrale, ovvero il calderone dell’alveare, dove per anni erano rimasti addormentati i cuori da sacrificare per Spiritus, dove l’Imperatrice e l’Head Bee avevano reso possibile quell’orribile destino.  Da lì, verosimilmente, avrebbe trovato un posto dove buttarsi per raggiungere la nave. 
- Mi lancerò! - disse come se fosse una cosa da nulla.
- Oh beh, allora in questo caso… - Commentò Zazie sapendo cosa poteva fare con quel cavallo di ferro visto che l’aveva fatto con lui.
- Come, che pensi di fare tu!? - Stridette Lloyd invece guardandolo contrariato. Non aveva mai avuto molta simpatia per quel mezzo, al contrario di Zazie.
- Vuoi parlare con Lag? - Chiese freddamente Jiggy fissandolo di sbieco. Lloyd sospirò rassegnato. 
- Immagino che se chiedo a te una cosa simile, non ci si può aspettare niente di indolore… -
- Pensavo che volessi morire! - Lo rimbeccò seccato Jiggy.
Zazie lo guardò torvo.
- Era tutta una scena per passare come eroe! - Disse velenoso, geloso che fosse sul cavallo di ferro con lui.
Jiggy sospirò spazientito, sparando ad un gaichu alle spalle di Zazie.
- Sono venuto solo per dirti che non posso portare te. Però torno quando lo lascio. - Comunicò senza ammettere repliche di nessun tipo. Zazie rimase sorpreso delle sue intenzioni, non aveva immaginato che fosse così preoccupato per lui. Certo, che gli scrivesse ogni tanto per dirgli cosa stava facendo era sospetto, però sentirlo che voleva portarlo con sé ed aiutarlo era motivo di gioia.
Annuì sorridendo orgoglioso.
- Andate. - Disse quindi. Jiggy girò il mezzo per partire, Lloyd si tenne stretto pregando se non altro di arrivare vivo sulla nave, non voleva che la propria morte fosse invano. - Lloyd. - Lo fermò poi Zazie. Si voltò, i suoi occhi si posarono sui suoi scuri, attraverso le lenti da guidatore. - Portagli i miei saluti. -
Non disse ‘lo aspetto’, o ‘che si sbrighi’. Perché in cuor suo ormai lo sapevano tutti.
Lo sapevano che non sarebbe tornato.
Lloyd annuì, Jiggy girò il volto per non guardarlo oltre, perché non poteva reggere il suo sguardo e dirgli che lo sapeva anche lui, che Lag non sarebbe tornato da loro.
Infine partirono.
Poco dopo da dentro le mura, proprio sotto la grande nave volante dove erano tutte le lettere, una luce iniziò a brillare e a scaturire.
Zazie la riconobbe subito. La sua luce era diversa da quella di chiunque altro. Persino da quella del sole artificiale.
La sua luce era un’altra.
- È Lag! - Esclamò guardando in sua direzione.
Poco dopo, quella luce divenne un raggio, il raggio di luce colpì le lettere e si centuplicò, infine continuò il suo viaggio contro il guscio di Spiritus e lo investì completamente.
In un istante si fece giorno su tutta la capitale ed il tempo si fermò. Per un momento fu come se si fermasse. Nessuno respirava, nessuno si muoveva, nessuno sapeva nemmeno di essere ancora vivo. Per un momento fu come la fine del mondo concentrata in un istante. Poi, quando la luce scemò, lo stesso mondo sospeso nel nulla iniziò a tremare, un rombo viscerale li scosse, qualcuno azzardò l’ipotesi che fosse il tentativo di Spiritus di opporsi al proiettile di Lag, qualcun altro gridò che qualunque cosa fosse, era ora di scappare e mettersi in salvo.
- Scappare? E dove? - Gridò Zazie ironico non vedendo vie di fuga.
Fu tutto veloce e caotico, il rombo, il tremore generale e poi delle strilla, strilla acute, potenti, che ferivano le orecchie.
Il guscio si era rotto e da quello erano usciti tutti i cuori rubati nel corso di anni ed anni.
Una valanga di luce ritornò indietro dal guscio aperto e tutti i cuori che stavano nutrendo Spiritus, da esso scapparono e tornarono ai legittimi proprietari.
Da fuori loro videro solo questo.
Poi le urla. Urla particolari, urla inumane. Urla indescrivibili.
Il terrore nelle ossa di chiunque. E tutti lo sentirono.
‘MAMMA CUORI’
Come se fosse vivo, come se fosse senziente, come se avesse uno scopo, un motivo, una coscienza, un’anima.
Infine lo videro, mentre cercavano di scappare da lì.
Lo videro mentre realizzavano il vero significato della parola paura, un significato che fino a quel momento non avevano capito davvero.
Dal guscio aperto da Lag, dopo tutti i cuori rubati, uscì Spiritus molto più affamato di prima, perché ogni pasto che lo teneva relativamente calmo, era ora svanito.
Il gaichu primordiale aveva così una forma di ape, un’ape gigantesca il cui pungiglione posteriore era lungo e acuminato.
Quello stesso pungiglione iniziò a scagliarlo sotto di sé, alla ricerca del nemico che gli aveva rubato i cuori.
Alla ricerca di Lag.
Zazie lo realizzò, mentre lo guardava da fuori e Garrard lo trascinava via a forza, al posto di permettergli di entrare nelle mura e raggiungere Lag. Zazie lo realizzò e si sentì morire.
Stava succedendo ora, stava succedendo in quel momento.
Lag aveva sparato il suo proiettile, aveva liberato i cuori, ma purtroppo anche Spiritus ed ora questi si stava vendicando. L’avrebbe trovato. L’avrebbe trovato e l’avrebbe trapassato col suo maledetto pungiglione gigantesco.
Il suo Lag stava per morire, stava morendo in quel momento.
La fine era ora, si disse Zazie mentre le proprie lacrime restavano congelate sulla soglia degli occhi, incapaci di uscire, com’era incapace il proprio tempo di proseguire.
Non ce l’avrebbe fatta. Era stato tutto vano.
Tutto vano.


Dopo che Lag sparò Hikaribari, il proiettile di luce amplificato dai cuori delle lettere, il guscio che conteneva Spiritus ed i cuori rubati, si ruppe definitivamente e da quello spiraglio fuoriuscirono tutti i cuori che per anni ed anni erano stati risucchiati. Ogni cuore, ogni anima, ogni pezzetto di consapevolezza, di speranza venne liberato dalle catene di quel lungo incubo.
Lag venne investito in pieno da quel flusso e la sua anima funse da calamita per quelle che gli stavano nel cuore.
Perciò trovò Silvet e l’afferrò al volo.
Vide quel che aveva passato sin da piccola e poi nella sua assenza, infine vide il resto del puzzle che rimaneva.
Quando sua madre, Ann, l’Imperatrice, gli aveva detto che per sapere cosa fare doveva radunare le memorie antiche dei soggetti nati il giorno del Balenio, lui non era riuscito a radunarle tutte.
Ma lì in quel flusso trovò le due memorie mancanti, quella di Silvet e quella dell’ultimo individuo. Così Lag che teneva in sé anche quelle delle altre precedenti, si abbandonò ad esse e poté finalmente vedere le origini del loro mondo, quel segreto inenarrabile che avrebbe potuto salvare tutti, la sola cosa rimasta, l’ultimo atto, il gesto estremo.
Tutto racchiuso in quell’istante.
Una storia intera durata anni, secoli da un certo punto di vista, per concludersi in quel momento, in quell’atto, in quella visione.
Fu così che Lag vide. Vide tutto.
Ed in quello capì cosa avrebbe dovuto fare, qual era l’ultima cosa rimasta.
Nello sparare il proiettile dell’insetto spirituale del proprio occhio, questi si era consumato per dare fondo al suo potere completo.
Quel che rimaneva di Lag, la forma umana, sarebbe rimasta tale per poco, ormai.
Per agire gli rimanevano pochissimi aliti di vita, prima di dissolversi.
Istanti. Istanti eterni. Istanti vissuti per sempre nei cuori di chiunque l’avrebbe ricordato.
Un destino, una vita, una luce, un senso, un significato.
Il riassunto di ogni domanda, il riassunto di ogni gesto, il punto conclusivo.
Un istante per realizzare ogni cosa.
Quando Lag riprese i sensi, dopo la visione avuta, vide Niche sopra di sé che lo riparava coi propri capelli posti a scudo. I due si guardarono. Lei sorrise perché stava bene ed era vivo.
Poi gli cadde sopra.
Il pungiglione di Spiritus l’aveva trapassata completamente e lei, per proteggere Lag, se lo era preso tutto.
Niche cadde su Lag, morta.

- Farò disperdere le tenebre! Porterò la luce!È il momento di far risuonare questi cuori! -
Puntò la sparacuore stringendo a sé l’inerme Niche e caricando l’arma di tutto sé stesso, s’incanalò e si sparò da solo verso Spiritus, il gaichu primordiale che stava uccidendo chiunque incontrasse.
Si sparò prima di disperdersi nel nulla. Nel farlo, mentre spariva, si concentrò perché lui ora sapeva cosa fare e come farlo. E l’avrebbe fatto.
Infine sparì, l’arma cadde a terra senza più nessuno a stringerla.
Il dolore di Lag fu assoluto ed immediato, come un’esplosione atomica.
Il mondo intero si illuminò con la potenza di mille soli esplosi insieme.
Chiunque fosse nelle vicinanze fu investito da una calda e dolcissima onda d’urto che lo fece cadere a terra e chiudere gli occhi.
Poi, nelle menti, una voce.
Una tenera, delicata dolce carica di dolore, consapevolezza, accettazione e maturità.
La voce di chi ora avrebbe preso le cose nelle sue mani, la voce di chi sapeva cosa fare e l’avrebbe fatto.
La voce della conclusione.

Jiggy saltò dalla roccia più alta trovata all’interno della capitale e planò direttamente sul ponte della nave di Gauche, il quale si fece in parte e per quel breve lasso di tempo si sentì sollevato nel rivederlo.
Lo fece come se fosse abituato, Lloyd lo notò, ma non disse nulla.
Scese subito dal cavallo di ferro e si affacciò al bordo della nave piena di sacchi di lettere. In parte Gauche guardò shoccato Jiggy e per un momento, un momento troppo veloce per essere colto e capito, fu come se Gauche guardasse Jiggy per la prima volta dopo un lungo sonno.
Il flusso di Lag divenne un fiume in piena, una cascata che sgorgava al contrario, dalla terra al cielo e lì investì tutti.
Lloyd chiamò Lag dicendo di portarlo con sé, trasformarlo in luce, consumare il suo cuore per usarlo come energia contro il gaichu, ma lui non lo prese.
L’anima di Lag incontrò quella di Niche e di sua madre e da esse trasse la forza per completare l’atto finale, poiché nessuno li avrebbe più separati.
Fu così che Lag si infranse contro Spiritus ad una velocità massima, nelle vesti del proiettile definitivo e finale.
Il grande gaichu risuonò sopra di loro illuminando il mondo a giorno e mentre egli si dissolveva in miliardi di piccole stelle luminose, Lag scendeva sotto forma di essenza, dolcemente dai suoi amici a salutarli, spiegando loro cosa sarebbe successo da lì in poi.
La voce della consapevolezza, la voce della conclusione, la voce dell’amore, la voce della luce.
Lo videro un’ultima volta nelle sue sembianze di bambino, sembianze assunte grazie ad una pietra spirituale che ormai non c’era più, sembianze che non servivano essere mantenute.
Con dolcezza spiegò.
Quando aveva potuto vedere la memoria antica di Amberground, aveva visto che prima di Spiritus c’era un sole vero che illuminava tutto il mondo, ma poi l’oscurità l’aveva mangiata gettando il mondo nelle tenebre.
Così Lag aveva capito il significato della luce dentro di sé e mentre si incanalava abbandonandosi alla sua forma reale e definitiva, disse che sarebbe diventato lui il nuovo sole.
Un sole che avrebbe brillato per tutti quanti, per sempre.
Infine ringraziò tutti uno ad uno, affidò la gente di Amberground a Largo Lloyd chiedendogli di guidarli per il tempo che gli sarebbe rimasto, lo ringraziò per la speranza che aveva riposto in lui quando aveva condiviso la verità celata dietro al sole artificiale, ciò che aveva dato inizio a tutto.
- Connor, Zazie, amici miei… - Zazie era a terra, in quel momento. Avvolto dalla sua luce calda, una luce che aveva vissuto, nella quale si era bagnato molte volte, una luce che amava profondamente in un modo inspiegabile.
Vi si abbandonò sentendolo lì con lui. In lui.
- Vi voglio e vi vorrò sempre bene. - Connor scoppiò a piangere, Zazie non trattenne le lacrime e sentì quel ‘ti amo e ti amerò sempre’ dritto nel proprio cuore, qualcosa che sarebbe stato solo suo per sempre, che lui avrebbe sempre saputo, sempre sentito.
Un’ondata di calore lo invase mentre cercava di mitigare il grande dolore che avrebbe potuto farlo impazzire.
- Ma tu guarda questo stronzetto malefico… bella gattina, fai sempre di testa tua, eh? - Ma dopotutto l’aveva saputo dal momento in cui aveva ricevuto quella lettera insieme agli altri, quando aveva detto che avrebbe trovato un modo per salvarli tutti.
L’aveva capito in quel momento ed il dolore vissuto da quel momento poi era stato un lungo e faticoso cammino verso l’accettazione di qualcosa difficile da digerire, ma che alla fine aveva capito non poter cambiare.
Accettare l’inaccettabile. Era possibile?
Venendo ad Akatsuki quel giorno, l’aveva fatto.
Quando aveva stretto il collo di Lag prima di farlo salire sul treno, l’aveva salutato in quel momento. Per sempre. L’ultimo istante in cui le sue braccia avevano toccato il suo corpo umano. E forse l’aveva sentito davvero, in quel momento, che poi non l’avrebbe più toccato. Ma allo stesso modo aveva saputo che l’avrebbe risentito ancora, che l’avrebbe avuto ancora davanti a sé. Quello l’aveva percepito col suo istinto selvatico. Che era un addio, ma non la fine.
Zazie visse quel saluto con rassegnazione, piangendo perché era inevitabile, ma pronto ad esserne colpito.
Lag salutò Gauche e Lode chiamandolo Noir, quando aveva liberato i cuori aveva incontrato quello di Silvet, ma non aveva capito cosa poi era stato di quelle anime.
Gauche era in piedi e sorrideva con la dolcezza tipica sua, la dolcezza che aveva visto quel giorno, quando si erano incontrati per la prima volta, quando poi dopo averlo consegnato alla zia si erano salutati.
Lag gli disse che se era diventato un Bee era stato grazie a Gauche e Lode, perciò li ringraziava dal profondo del suo cuore per essere semplicemente esistiti.
Gauche però sorridendo disse che se c’era qualcuno che doveva ringraziare, quello era lui. E che piuttosto sperava di diventare lui un Bee come Lag.
La voce ed il dolce saluto di Lag raggiunse tutti su Amberground, chiunque avesse incontrato in vita sentì la sua carezza, infine andò da Silvet, a casa insieme ad Aria ed al dottore in attesa della fine.
E la fine arrivò.
Sotto forma di luce.
Silvet, che aveva perso completamente il cuore nel lungo periodo passato da sola in attesa del ritorno di Lag, si alzò in piedi ritrovando non solo il proprio cuore, ma anche la capacità di camminare perduta quando era nata, per via del Balenio.
Silvet piangeva, in piedi sulle sue gambe, le braccia aperte.
Lag prese forma nella luce che le venne incontro, un’ultima volta, insieme a Niche.
La salutò.
Infine si dissolse definitivamente diventando quel sole che sarebbe per sempre rimasto con loro, un sole che li avrebbe accompagnati in ogni passo, che avrebbe sostenuto, consigliato, ascoltato e che non avrebbe mai fatto sentire solo nessuno.
E per chiunque avesse cercato ancora Lag, avrebbe potuto sentire la sua voce. La sua risata cristallina. Il suo spirito nel loro cuore per sempre, in ogni istante, ovunque.
   
 
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