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Autore: FantaDJ_CA    01/07/2017    2 recensioni
Quando Derek si scopre omosessuale e innamorato del suo migliore amico Mark Sloan, quest'ultimo non può far a meno di interrogarsi sul suo stesso orientamento sessuale e sui sentimenti che prova per il neurochirurgo.
"Mi stai rovinando la vita!"
Derek non seppe far altro che guardarlo attonito. "Addirittura? Cos'ho fatto di male?" gli chiese.
"Sei gay. Ecco cos'hai fatto. Non dico di essere omofobo, perché non lo sono. Ma non potevi semplicemente evitare di essere innamorato di me?"
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Sheperd, Jackson Avery, Mark Sloan, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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3. Break me out

Il cervello contiene 14 miliardi di neuroni che viaggiano a una velocità di 450 miglia all'ora. Gran parte di questi sfugge al nostro controllo, per cui quando abbiamo freddo, ecco la pelle d'oca; quando siamo eccitati, ecco l'adrenalina. Il nostro corpo segue naturalmente i suoi impulsi, e penso che in parte sia per questo che ci risulta così difficile controllarlo. Naturalmente qualche volta accade che proviamo impulsi che preferiamo non controllare... anche se dopo, vorremmo averli controllati.

Mark si sentiva così forte, così invicibile, che questa sensazione annebbiava il suo giudizio, i suoi gesti, i suoi movimenti. Forse era questo il motivo per cui il suo corpo era sdraiato su quello di Derek, le loro dita intrecciate, le loro labbra che si rompevano tra un bacio e un altro. Non avrebbe mai immaginato che stare così tanto a contatto con una persona del suo stesso sesso lo avrebbe fatto sentire in tal modo, appagato, euforico, compiaciuto. Non aveva idea di poter mai essere così voglioso di spogliare qualcuno, di deliziarsi a vicenda. Eppure era quello che stava succedendo in quegli attimi caldi, veloci, decisi. Derek lasciò andare le mani di Mark e fece per togliergli la maglietta, ma il chirurgo plastico fu più veloce e lo fermò sull'atto. Era come se sentisse, nonostante lo volesse anche lui, che l'idea del sesso non fosse delle migliori. E gli ci volle tanto per ammetterlo, per far sì che non divenisse realtà, perché il desiderio era troppo forte, troppo grande, quasi incontrollabile.
"Che stai facendo?" sussurrò Mark, puntando lo sguardo contro quello di Derek.
"Ti spoglio." rispose semplicemente con un sorrisetto impresso sul viso.
"Non starai correndo un po' troppo?"
Derek ritornò serio, si sollevò mantenendosi sui gomiti, Mark seduto ancora sulle sue cosce, mentre le sue gambe penzolavano ai lati del letto. "Sono convinto del contrario."
"Voglio dire, non stiamo saltando un po' troppe basi?"
"E da quando questo ti infastidisce, Mark?" domandò alzando un sopracciglio, assumendo di conseguenza un'espressione a metà tra una contrariata e una confusa.
"Non sei una persona qualunque, Derek. Non vorrei che con te le cose andassero male."
"Cosa proponi, allora?"
"Dovremmo uscire" esordì, e non poté far a meno di notare che Derek ebbe un lieve sussulto.
"Mark, usciamo insieme da vent'anni ormai" ironizzò a quel punto, tentando di evitare che fosse visto anche solo minimamente imbarazzato.
"Da coppia, intendo."
"Oh."

Dopo una lunga operazione chirurgica finalmente il dottor Shepherd era uscito dalla sala operatoria. L'intervento era stato un successo, quindi poteva dire di aver concluso la giornata nel migliore dei modi, e poteva sicuramente dormire sonni tranquilli. Più o meno, in realtà: il suo verso di stupore alla proposta di Mark aveva messo fine alla conversazione, e ai loro baci. Essendo rimasto in piedi per più di sei ore non aveva voglia di rimuginare più di tanto riguardo ciò che era successo, né tanto meno provare a dare prima sé stesso una risposta, poi a Mark. Ma d'altronde, perché rimandare a domani quello che si potrebbe fare oggi?
Derek lo cercò per tutto l'ospedale. Lo contattò sul cercapersone, ma sembrava ignorare le sue continue chiamate. Da un lato cominciò a preoccuparsi per la sua incolumità, dall'altra a lanciargli maledizioni di ogni genere. Che razza di dottore non risponde al proprio cercapersone? Indipendentemente che lo stessero chiamando Alex, Derek, o chicchesia, Mark era tenuto a farlo. Un dubbio balenò nella mente del neurochirurgo: possibilità poteva essere che lo stesse semplicemente evitando, perché non era riuscito a prendere posizione, oppure perché non voleva neanche sentirla.
"Siete una coppia più felice di quella che eravamo noi?"
Quella frase, pronunciata alle sue spalle in un lieve bisbiglio, lo fece sobbalzare. Era una voce femminile, che riconobbe essere quella di Meredith.
"Non siamo una coppia."
"Oh, peccato. Deve essere il karma."
"Sta zitta, Mer."
"Non puoi azzittirmi. Non stiamo più insieme. Sono solo una specializzanda per te."
La freddezza nella sua voce gli fece aggrottare la fronte. Se solo l'avesse saputo prima non l'avrebbe illusa tanto a lungo. "Questo avviene quando ferisci una persona, Derek."
Era consapevole che fosse colpa sua, e l'unica cosa che riuscì a fare fu sussurrarle quanto gli dispiacesse per lei. Ma sentiva che Mark fosse più importante.

Prese le chiavi dalla tasca e le girò nella serratura un paio di volte. Appena entrò in casa la prima cosa che fece fu chiudere la porta dietro di sé e buttarsi di faccia sul divano, invaso da morbidi cuscini dove Mark sprofondò il viso. Rimase in quella posizione per qualche minuto, la mente finalmente libera da tutti i pensieri razionali che senza dubbio non gli appartenevano. La giornata era iniziata come tutte le altre, mentre alla fine non era neanche più in grado di riconoscersi. Aveva baciato un uomo. Aveva chiesto a Derek di uscire con lui. Aveva veramente avuto il coraggio di rimandare il sesso per fare tutto con estrema calma. Pensò scherzosamente che fosse l'ultima l'affermazione più preoccupante. Effettivamente chi l'avrebbe mai detto che uno come lui ne sarebbe stato capace?
Sentì bussare alla porta. Subito pensò che fosse Derek, ed esitò ad avvicinarsi. Tempo scorse, e picchiarono più prepotentemente. Solo allora decise di aprire, era Jackson Avery. Quest'ultimo, figlio di Catherine e nipote dell'ancor più famoso Harper Avery, era uno specializzando arrivato all'ospedale dopo la fusione con il Mercy West. Sicuramente poteva dire da sé che era nelle grazie di Mark, essendo non solo intenzionato a diventare chirurgo plastico come lui, ma anche uno tra i resident più promettenti.
"Che ci fai qui, Avery?" domandò il primario confuso, leggermente intontito.
"Volevo ringraziarla per oggi. Mi ha salvato il culo."
In sala operatoria aveva per la prima volta incasinato tutto, e Mark non l'aveva schernito davanti a tutti, né screditato, ma semplicemente, per meraviglia di Jackson, gli aveva semplicemente detto di farsi da parte e di osservare, con tono calmo e a tratti ipnotico. Addirittura sembrava come se volesse realmente insegnargli qualcosa, quando di solito questo non avveniva mai.
"Nessun problema ragazzo, ma la prossima volta vedi di fare più attenzione. Sei uno dei migliori specializzandi al Seattle Grace, e so che non è una ragione valida, ma è per questo che non ho voluto sgridarti davanti a tutti i presenti. Ma non osare fare altri casini."
"Farò del mio meglio per non deluderla, dottor Sloan" asserì Jackson, sorridendogli e abbassando lo sguardo come imbarazzato. Mark al contrario mantenne una certa fermezza, ma doveva ammettere che gli occhi bassi di Jackson rimandavano i suoi pensieri a Derek, che aveva avuto lo stesso comportamento in ospedale. Sembrava fosse all'ordine del giorno.
"A domani dottor Avery."
Jackson aveva sollevato viso da terra e allora i suoi occhi contemplavano quelli di Mark, poi i suoi lineamenti facciali, la sua barba, le sue labbra. "Dottor Avery?"
Ma lui non lo stava ascoltando, le sue parole sembravano lontane, rimbombate, e per questo incomprensibili. Riusciva a sentire solo i battiti del suo cuore che diventavano sempre di più, e sempre più forti. Jackson seguì il detto "al cuor non si comanda" e la cosa che fece subito dopo fu baciare Mark sulle labbra con violenza tale da farlo barcollare e indietreggiare. 

Dopo averle assaporate per bene rimase a fissare nuovamente i suoi occhi, ed era così felice di essere finalmente riuscito a realizzare la sua fantasia che i propri si riempirono di gioia. Al contrario, dopo un paio di secondi di smarrimento, Mark non riusciva a provar altro che rabbia. Non perché Jackson l'avesse baciato, non perché in quel modo avrebbe potuto deludere Derek, ma perché ormai la sua eterosessualità era un caro ricordo lontano. Quando il giovane di colore se ne accorse fece un passo indietro e nascose il viso tra le mani, provando un leggero senso di colpa a causa della sua impulsività. Come Jackson, anche Mark arrossì e avrebbe preferito sotterrarsi. Chiuse la porta e vi si appoggiò di schiena, con le palpebre socchiuse. Tolse le scarpe lentamente, come se nel mentre avrebbe potuto ripensare alla sua imminente decisione, si sfilò la maglietta gettandola sul divano e portò la mano destra avanti. Jackson l'afferrò di prepotenza, stringendola forte nella sua. Appena dieci secondi dopo furono in camera da letto. Sul letto, unicamente un paio di boxer separava Mark dalla completà nudità, mentre il suo specializzando era completamente vestito e sostava davanti ai suoi piedi accavallati. Gli bastò un attimo per abbandonare qualsiasi esitazione. Sorrise, sentendo l'eccitazione che scorreva nelle vene, sbottonò la camicia blu celermente facendola scivolare via dalle braccia. Si spogliò delle scarpe e dei jeans, rimanendo anch'egli in boxer, e finalmente lo raggiunse gattoni sul matrimoniale. Rimase in quella posizione mentre riprese a baciarlo, sentendo che per una questione di gerarchia Mark avrebbe dovuto guidarlo nell'amplesso. Infatti lo afferrò per la vita e lo fece rotolare su un fianco. Mark si ritrovò quindi sopra di lui, seduto sul suo busto, ancora intento a beccargli le labbra con dei baci ricchi di passione. Questi ultimi si spostarono poi sul suo collo, poi sui capezzoli, sugli addominali scolpiti, infine sull'ombelico. Jackson gemette per il piacere e gli accarezzò i bicipiti mentre ritornava carponi a baciarlo sulla bocca. Con le mani sentiva il piacevole calore del suo corpo, e riusciva ad arrivare fino alla sua schiena, sentendo la durezza della colonna sotto le dita. Mark non riusciva più ad aspettare e finalmente, mentre quelle di Jackson erano occupate ad conoscere il suo corpo, portò le proprie ad esplorare il luogo dove non batte il sole, causando nel ragazzo di colore un vagito di inatteso piacere che non riuscì minimamente a trattenere. Sorrise, leggermente a disagio. Ma non era l'unico, essendo per Mark la prima volta che toccava così a fondo il corpo di un uomo che non fosse lui stesso. Jackson gli passò una mano tra i capelli, vulnerabile, e chiuse gli occhi godendosi il momento. Erano entrambi finalmente nudi, l'adrenalina in forte crescita. I loro gesti si fecero più movimentati, più prepotenti, sentirono i membri dell'altro nelle proprie mani irrigiditi per il benessere e l'eccitazione. Per la prima volta, presi da una libidine pressoché ineffabile, persero la loro verginità con un uomo. E a loro sembrava andare bene così.
  
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