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Autore: Spensieratezza    02/07/2017    7 recensioni
Sam e Dean non sono gli stessi che erano quando avevano 22 e 26 anni. Ora, a 34 e 38 anni, sono cambiati, ma come si sentirebbero se avessero la possibilità di rivedere sè stessi, com'erano un tempo?
ATTENZIONE: SPOILER DELLA DODICESIMA STAGIONE
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Capire come si erano trovati in quella situazione, fu difficile. Semplicemente, un momento prima erano al bunker, intenti a parlare dell’ultimo caso con cui avevano avuto a che fare: quello del cavalluccio bambino, come l’avevano chiamato.

Un momento dopo..erano stati entrambi smaterializzati dal bunker e ricomparsi in quella che sembrava un’enorme distesa di nebbia.
 
“Sam, cosa diavolo..ci è successo?”

“N-non lo so, Dean!”

“Stiamo sognando o siamo morti? Magari qualcuno è riuscito ad ucciderci alla fine. Aspetta. Tu ti senti bene?” gli chiese Dean, sgranando gli occhi e toccandogli il braccio.

“Sei sempre il solito. Non importa che cosa succede. Ti preoccuperai sempre per me, fino alla fine.”

“Già..” disse Dean sorridendo. “Quindi questo dimostra che non è la fine, giusto? Non siamo morti.”

“E quindi deve essere qualcos’altro. Spero solo non sia un altro universo parallelo.” Disse Sam.

“Credo ci sia un solo modo per capirlo.” Disse Dean, indicando quelle che sembravano delle porte bianche sul nulla.

“Di bene in meglio. Andiamo, lasciamoci alle spalle queste distese inquietanti di nuvole.” Disse Sam.
 
“Aspetta, come sai che è la porta giusta?” chiese Sam.

“Sam, penso che non faccia differenza quale porta sceglieremo.” Disse Dean e quindi varcarono la suddetta porta.
 
Come forse in fondo i due fratelli si aspettavano, la porta rimandava a un lungo corridoio bianco al chiuso con centinaia e centinaia di porte.
E loro cominciarono a camminare.
 
 
 


I due fratelli non trovarono nessun mostro ad attenderli o con il quale dovevano misurarsi. Semplicemente, ogni porta che si apriva, li riconduceva a qualcosa di molto intimo che riguardava loro.
 
Ecco allora che Dean e Sam aprirono la porta e videro Dean che rimproverava il padre per aver mandato via di casa Sam quel giorno che decise di andare a Stanford. Lo rimproverava per avergli detto di non tornare!
 
“Dean! Non me l’avevi mai detto.” Disse Sam, sbalordito, voltandosi a guardare il fratello.

“Io..io non..non mi ricordavo questo.” disse Dean stranito. L’aveva fatto?
 
 

Lo scenario cambiò e Dean stava facendo uscire Sam, ancora adolescente, dall’impala. Era notte e gli diede un bacio tenero sulla guancia, di saluto.

“Che significa?” chiese Sam, un po’ imbarazzato.

“Non..non lo so.” Ma si paralizzò quando vide l’insegna grande dell’università di Stanford.
 
“Okay, questo di sicuro non è un ricordo. Tu non mi hai mai accompagnato a Stanford, Dean!”

“No, ovviamente no. Rimasi così arrabbiato quella sera, quando tu partisti. Ti lasciai andare via da solo e tu eri solo un ragazzino. Non avrei dovuto. Rimasi con il rimorso per tutta la notte.”
 
 


Lo scenario cambiò ancora e si vide Sam, avvicinarsi ad uno uno dei tanti motel cui loro si erano accampati. Camminava verso di loro, in mezzo a una giornata di sole, mentre loro stavano per salire in macchina.

Dean e John lo videro prima di salire e si bloccarono di colpo, lui andò da loro e finirono tutti abbracciati insieme.
 
“Sam, questo che significa??” chiese Dean stralunato. La visione era così finta che si stupiì lui stesso di come non riuscisse a distogliere lo sguardo e a trovarla allo stesso tempo così reale e vera.
 
“Da quando sono andato a Stanford, ho immaginato spesso di ritornare da voi. Vedevo me stesso camminare sulle vostre tracce, rintracciarvi in qualche motel, corrervi incontro, abbracciarvi. Non sapevo che cosa stavate facendo o dove stavate andando e quindi ogni volta la visione era diversa. In una, eravate in campagna, nell’altra eravate in un agriturismo, in un’altra stavate ancora facendo colazione seduti ad un tavolino di una tavola calda e io vi vengo incontro, in un’altra eravate assenti e io vi aspettavo su di un letto nel motel cui soggiornavate; cambiavano i dettagli, ma finiva sempre allo stesso modo.”
 
Dean era in lacrime. “Ho sperato sempre che tu tornassi..”

“E io vorrei averlo fatto.” Disse Sam.
 
“Sam, credi che questa..questa cosa..” disse Dean, allargando le braccia. “Faccia vedere i desideri?”

“Ne sono sicuro, Dean.”
 
 
 
 



Dean e Sam aprirono una dopo l’altra, svariate porte e ogni volta, desideri e sensi di colpa, si mischiavano, fino a diventare un tutt'uno, tanto che diventava difficile riconoscerli.
 
Quando Sam fu stato posseduto da Meg, per esempio. Dean aveva desiderato di non averlo lasciato da solo quel giorno, per non permettere a quella donnaccia di giocare con il suo corpo.

Quando Sam fu rapito dall’esercito di Azazel, Dean aveva rimpianto spesse volte di non averlo accompagnato in quel negozio, quando quella notte sparì.

Se l’avesse accompagnato, forse Sam non sarebbe stato rapito e non sarebbe successivamente morto. Non ci sarebbe stato bisogno di nessun patto, Dean non sarebbe andato all’inferno e tanto dolore e sofferenza non ci sarebbero state.
 
Ci fu il momento in cui Dean aveva detto a Sam che avrebbero dovuto fare vite separate e gli aveva detto di andarsene. Certo, poi ci aveva ripensato, ma, ancora prima che finisse nel futuro 2014, aveva passato momenti terribili, in cui aveva desiderato moltissime volte, di non avergli mai detto di andarsene.
 
Ci fu il momento in cui Sam aveva desiderato di non essersi fidato mai di Ruby, di non aver mai fatto scatenare l’apocalisse.
 
 
 
 
Dean aveva desiderato di non buttare mai il ciondolo quel giorno. Quel ciondolo che gli aveva regalato Sam. Sì, perché anche se poi alla fine si era scoperto che Sam l’aveva tenuto sempre con sé, Dean non aveva mai dimenticato la gravità di quel gesto. Se n’era rammaricato.

Ecco allora che videro tornare indietro il tempo e Dean con il ciondolo tra le mani, preda di una decisione, ma alla fine, non buttarlo.
 
Pensavano che fosse finita lì, ma in realtà, il nuovo desiderio, aveva la forma della dea della verità.
 
Dean era stranito. Non riusciva proprio a immaginare che cosa Sam poteva aver rimpianto di quel giorno, dal momento che non era neanche in sé durante quel periodo, visto che camminava senz’anima.

“Sam, che cosa significa questo? Perché hai rimpianti di questo periodo? Non potevi controllare quello che facevi quando eri senz’anima.”

“Ma vorrei averlo fatto..” disse Sam, percependo la perplessità di Dean.

“Come?”

“So che non potevo provare nulla, menchemeno i sentimenti..ma vorrei esser riuscito a provare qualcosa, anche se non potevo..avrei voluto essere..più forte..
 
 
Ed ecco che il Sam senz’anima cominciò a parlare a ruota libera davanti alla dea e davanti a suo fratello.

Accettò di buon grado stavolta, di dire a suo fratello che cosa provava per lui.

“ Cammino senz'anima e vorrei avertelo detto il primo giorno che sono tornato da te. E vorrei esser tornato prima. E volevo dirti da tanto tempo che quel giorno, quando hai buttato il ciondolo, mi hai spezzato il cuore e da quel momento non sono riuscito più a dimostrarti il mio affetto per te, perché, che cos’avresti fatto, se l’avessi buttato di nuovo nel cestino?”confessò il Sam senz’anima.
 
Sam..” disse Dean, voltandosi a guardare Sam, scioccato e distrutto da quella sincerità.

"Quindi tu..avresti voluto che la dea ti avesse fatto dire questo, quel giorno?"

“Mi dispiace, Dean. Ero giovane e ancora emotivamente instabile.” Disse Sam, mettendosi le dita ai lati degli occhi per frenare le lacrime, giustificandosi per quello che aveva desiderato tanti anni prima.

“Non è colpa tua. È colpa mia.” Disse Dean, pentito. Non aveva mai immaginato che avesse ferito così profondamente Sam quel giorno. Se l’avesse saputo..se avesse potuto tornare indietro….
 
Ma il Sam del passato doveva ancora finire di parlare.

“Vorrei averti confessato perché non ti cercai quando sparisti in Purgatorio..” disse il Sam senz’anima.

“Ma…sta parlando nel futuro?” chiese Dean scioccato e frastornato. Insieme allo shock di vedere il suo fratello del passato, parlare di una cosa che era successa nel futuro, ma nel loro passato, si sommava anche lo shock di risentir parlare del purgatorio.

“Credo sia una specie di paradosso, perché la mia mente tendeva ad associare il ricordo della dea al fatto di dover dire la verità, cosa che ho desiderato spesse volte fare..” disse Sam.

“Anche su questo?? Ne abbiamo già parlato, mi hai sempre detto che non c’era alcun segreto da rivelare..”

“Dean, per favore..lascia perdere..”
 
 
In quel momento si era spalancata un’altra porta il cui interno sembrava circondata da una nebulosa. Inquietante, ma anche affascinante.

“Che cosa mi nascondi da così tanti anni? Che cosa è successo di così terribile, Sam?”

“Dean, non entrare in quella porta. DEAN!!!” 

















Note dell'autrice:

ragazzi!! alla fine la storia si allunga ahhahah io pensavo potevo farla di un capitolo solo, ma davvero, l'emotività è grande! Non mi aspettavo di mettere i ricordi dei due fratelli, volevo evitare di fare una cosa trita e ritrita che è un pò un must delle storie (fanfiction o telefilm che sia ) perchè se non fatte bene si rischia di scadere nel banale e non volevo fare una cosa obbligata, ma davvero, mentre scrivevo, mi sono venute in mente quelle scene e ho dovuto scriverle!

Mi sono emozionata tantissimo a scrivere questo capitolo e vi anticipo che le emozioni non sono finite qui!!

ps la cosa del purgatorio non era una cosa che pensavo di scrivere, mi è venuta in mente all'improvviso!
   
 
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