Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    02/07/2017    4 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Piccolo difetto

Oren attaccò il cavallo al calesse e vi saltò sopra. Joyce lo seguì e si sistemò sul sedile posteriore, sotto un mucchio di coperte pesanti.
"Questo è il tuo piano? Non funzionerà" disse il ragazzo.
" Fai come ti ho detto e andrà tutto bene."
Oren sospirò e fece schioccare le redini.
Si avvicinarono a uno degli ingressi secondari, che di solito veniva usato dalla servitù.
Due guardie dall'aria annoiata sorvegliavano l'ingresso. La pesante saracinesca di ferro era abbassata a metà.
Joyce si infilò sotto le coperte e attese. La tensione le fece dimenticare il dolore al braccio.
"Fermo" disse una delle guardie vedendo arrivare la carrozza.
Oren ubbidì. "Salve. Bella serata, vero?"
"Dove te ne vai con quella carrozza, ragazzo?" chiese la guardia con tono inquisitorio.
Oren fece spallucce. "La porto da un falegname. Ha una ruota fuori asse." Indicò la grossa ruota a destra. "Vedi? Se non la faccio aggiustare potrebbe spezzarsi."
Il soldato esaminò la ruota controvoglia. "Lo sai che nessuno può entrare o uscire. C'è una spia nel palazzo."
"Ma io sono il nipote di Mythey" disse Oren.
L'altra guardia sollevò la testa. "Sì, è lui. È il nipote del vecchio cavaliere."
"Nipote o no" disse la prima guardia. "Ho l'ordine di non far uscire nessuno."
"Senti, se per caso domani il re o la regina decidono di voler fare un giro in carrozza e una ruota cede mentre sono in città, io che gli dico? Che una guardia aveva l'ordine di non far uscire il nipote di Mythey?"
La guardia si morse il labbro inferiore.
"Fallo uscire su" disse l'altra guardia.
"D'accordo, ma devi tornare entro un paio d'ore al massimo, intesi?"
Oren non se lo fece ripetere due volte. Schioccò le redini e portò il calesse fuori dal castello.
 
"Puoi uscire adesso" disse Oren.
Joyce si liberò delle coperte e si sedette. "Che ti dicevo? Ha funzionato."
"È un miracolo se siamo ancora vivi. Dove ti lascio?"
"Mi serve ancora il tuo aiuto" disse Joyce.
Oren sollevò gli occhi al cielo. "Sento che sarai la mia morte. Dove ti devo portare adesso?"
"Al tempio del circolo di Valonde" rispose Joyce decisa.
 
"No, fammi capire" disse Oren fermando il calesse in mezzo alla strada. "Siamo appena usciti dal posto più sorvegliato di Valonde e tu vuoi entrare nel secondo posto più sorvegliato?"
Joyce annuì.
"E come speri di riuscirci, di grazia?"
Quella era la parte più delicata di tutta la faccenda. Se commetteva un errore era finita.
Joyce si passò una mano sul viso con un gesto teatrale e annullò la trasfigurazione, mostrando il suo vero aspetto a Oren.
Il ragazzo sgranò gli occhi.
Dentro di sé Joyce pregò.
"Come hai fatto?" domandò Oren fissandola stupito. "È un trucco? Un incantesimo?"
Joyce annuì soddisfatta. Non si era accorto di niente. Pensava che fosse sempre Sibyl ma con il volto di Joyce.
"È incredibile. Sei uguale a lei. Hai anche quel piccolo difetto al labbro."
Joyce impallidì. "Quale difetto?"
"Però ancora non ho capito come intendi entrare."
"Scusa, di che difetto parli?"
"Il tempio è ben sorvegliato."
Joyce scosse la testa. "Non importa. Vuoi sapere come entreremo? Dalla porta principale e con tutti gli onori."
Oren sospirò. "Tu sei matta."
 
La carrozza si fermò davanti all'ingresso del tempio. Tre stregoni montavano la guardia. Non appena li videro si avvicinarono.
"Chi siete?" domandò il più anziano dei tre, un uomo dal viso rotondo e i capelli tagliati corti.
"Sono la principessa Joyce di Valonde" disse con tono deciso.
"Vi ho visto altre volte qui, vostra altezza, ma il tempio è chiuso. E non siamo stati avvertiti della vostra visita."
"Infatti sono qui in veste informale. Vorrei consultare alcuni tomi della biblioteca, se è possibile."
"A quest'ora?"
"La sete di conoscenza non conosce orari" rispose con tono pomposo.
Lo stregone scambiò un'occhiata con gli altri due. Joyce poteva provare a indovinare cosa stessero pensando. Una ragazzina col suo accompagnatore chiedeva di fare una rapida visita alla biblioteca.
"Prima ci lasci fare un controllo" disse lo stregone anziano.
Joyce si era aspettata anche quello.
Una luce si accese negli occhi di uno degli stregoni più giovani. Joyce rimase immobile mentre li passava al setaccio.
Alla fine scosse la testa. "È tutto a posto."
Lo stregone anziano annuì. "Benvenuta tra noi, vostra altezza. La biblioteca è a vostra disposizione."
Oren saltò giù dalla carrozza.
"Oren" gli sussurrò Joyce.
Lui si voltò.
"La mano. Devi aiutarmi a scendere."
"Certo, che sbadato." Oren le porse la mano e lei accettò con grazia l'aiuto.
"Cammina un passo dietro di me" gli sussurrò Joyce.
Oren annuì.
Lo stregone indicò il tempio. "Da questa parte."
 
Lo stregone li condusse in una sala enorme che conteneva centinaia di scaffali colmi di libri. Era un ambiente così grande che servivano decine di lampadari appesi al soffitto per illuminarlo. In quel momento erano quasi tutti spenti.
Lo stregone evocò un globo luminoso per Joyce e Oren.
Lei fece un gesto vago con la mano. "Siete congedato. Tornate pure alle vostre mansioni."
Lo stregone face un leggero inchino. "Col vostro permesso."
Non appena lo stregone si fu allontanato, Oren emise un sonoro fischio. "Incredibile. Ce l'abbiamo fatta davvero. E tu sei... uguale a lei. Anche la voce, le parole che usi. Non saprei notare la differenza."
Joyce non sapeva se essere offesa o lusingata. Aveva di proposito esagerato i suoi gesti e le parole perché sembrassero più ampollose.
Si mise subito alla ricerca di quello che le serviva. Trovò la sezione che riguardava le maledizioni.
"Aiutami a spostare quella scala" disse a Oren.
Lui ubbidì.
Joyce si arrampicò in cima e gettò di sotto un paio di volumi. "Non farli cadere."
Oren li prese al volo e li depositò su un leggio.
In breve la pila contò una ventina di volumi.
Joyce ridiscese la scala e si mise a consultare i libri uno a uno.
Oren ne aprì uno e lesse l'intestazione. "Incantesimi a lungo e corto raggio. È questa la roba che stai cercando?"
Joyce mormorò qualcosa, la testa china sul libro che stava leggendo.
Passarono i minuti, poi i minuti divennero un'ora.
Oren sedeva annoiato su una panca. "Ci vuole ancora molto?"
Joyce aveva esaminato metà della pila. Il braccio e la spalla le facevano male fin sotto la clavicola. Non osava pensare a quanto si fosse diffusa la stigma.
Chiuse l'ultimo libro che aveva consultato e sospirò. Gli occhi le bruciavano. Non dormiva sul serio da due giorni e iniziava a sentirsi stanca.
"Hai un aspetto terribile" disse Oren preoccupato. "Perché non ti prendi una pausa?"
Joyce annuì e sedette su una panca.
Oren prese posto accanto a lei. "Se vuoi continuo io."
Lei gli gettò un'occhiata dubbiosa.
"So leggere."
"Non stavo dicendo che..."
"Lascia stare, Sibyl. Guarda che ho capito tutto."
Joyce si sentì gelare il sangue nelle vene.
"Tu devi essere una grande strega, impegnata in chissà quale missione segreta. E io sono solo il nipote di un vecchio cavaliere."
Joyce si rilassò. "Può esserci nobiltà d'animo in chiunque" disse.
"Nobiltà?" Oren sorrise. "Da dove vengo io non ce n'è nemmeno una goccia, te l'assicuro." Fece una pausa. "Tu da dove vieni, se posso chiedertelo? Non sei obbligata a rispondere."
"Da un posto che sicuramente non conosci, nel continente vecchio" rispose Joyce dicendo la prima cosa che le venne in mente. Doveva impegnarsi di più se voleva avere un'identità segreta.
Oren sgranò gli occhi. "Da così lontano? E che ci fai qui? Ti ha mandato il tuo circolo? Scommetto che è per la guerra."
"Non posso dirti molto, si tratta di un segreto."
"Ma hai detto che la principessa è in pericolo."
Non sai quanto, pensò Joyce. Invece si limitò ad annuire.
"Bene, sono contento."
Joyce si accigliò. "Come scusa?"
"Nel senso che sono contento di poter dare una mano. Fare la mia parte, non so se mi spiego. È importante, no?"
"Sì" disse Joyce poco convinta. "Devo rimettermi al lavoro. Mi rimane poco tempo."
Tornò a esaminare i libri.
Ci volle quasi un'ora prima di trovare quello che le serviva. "Raccolta completa di divinazioni, meditazioni e maledizioni di Egnar Gono" lesse ad alta voce.
"È quello che stavi cercando?"
"Lo spero" rispose lei. "Rimettiamo al loro posto i libri."
Quando ebbero finito Joyce prese la raccolta di Gono e si avviò all'uscita.
"Un momento" disse Oren. "Vuoi rubarlo?"
"Lo prendo solo in prestito" rispose Joyce.
"E se ci scoprono?"
"Non succederà."
Gli stregoni di guardia li lasciarono passare fino alla carrozza.
Oren aiutò Joyce a salire e poi si mise al posto del conducente.
"Porga i miei omaggi a sua maestà" disse lo stregone anziano.
"Non mancherò" rispose Joyce con tono solenne.
 
"Appena in tempo" disse la guardia all'ingresso lasciandolo passare. "Un altro minuto e venivo a cercarti di persona."
Oren abbozzò un sorriso forzato. "Il vecchio falegname è un po' sordo."
"Chi, Bery?" chiese la guardia. "Ma se scoppia di salute."
Oren impallidì. "In verità sono andato da Vapar."
"Mai sentito nominare."
"È uno nuovo, ha appena aperto la sua bottega in città."
"Vai, su" disse la guardia. "E fatti un bel sonno, ragazzo."
Oren portò il calesse fino alle stalle.
Solo allora Joyce uscì dal nascondiglio. "Bravo. Quasi ci facevi scoprire." Mentre era sotto le coperte era tornata a essere Sibyl.
"Scusa" disse Oren. "Adesso che si fa?"
"Tu vai a dormire e ti dimentichi tutto quello che è successo stanotte."
"E tu?"
"Io ho degli affari da sbrigare" disse saltando giù dal calesse.
"Fai attenzione" disse Oren.
Joyce lo ignorò e si avviò di corsa verso il castello, il libro nascosto tra le pieghe del mantello. Si voltò un paio di volte per assicurarsi che Oren non la stesse seguendo, quindi annullò la trasfigurazione e corse alla sua stanza.
Appena dentro mise il libro sullo scrittoio e si tolse il mantello.
Gettò un'occhiata al suo riflesso nello specchio. Avvicinandosi esaminò il labbro da vicino. "Difetto? Ma quale difetto?" Scosse la testa e si chinò sul libro.
Lo aprì frenetica in cerca del capitolo che le serviva.
"Stigma, stigma, stigma... eccola!" esclamò. "Condizione negativa che deriva da una maledizione. La stigma si manifesta come una vasta infezione che colpisce prima le membra della persona afflitta e poi il resto del corpo. Se non curata tempestivamente può causare dolore e, in rari casi, la morte della persona afflitta. Si consiglia di rivolgersi a un guaritore. Nel caso non sia possibile, l'unico modo per rimuovere questo tipo di maledizione consiste nella morte della persona che l'ha lanciata."
Joyce rilesse due volte il capitolo per essere sicura di non essersi sbagliata.
"E ora che faccio?"
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor