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Autore: Tera_Saki    02/07/2017    3 recensioni
Storia Interattiva – Iscrizioni Chiuse
La Guerra è finita, ma ci sono cicatrici, ci sono perdite che non si possono dimenticare. Ci sono ragazzi che hanno perso amici, fratelli, genitori, e che ora cercano solo di andare avanti, cercano di sopravvivere, perché è l'unica cosa che possono fare.
C'erano giorni buoni e altri meno. Quello non era un giorno buono.
C'erano giorni in cui Adelchi avrebbe voluto buttarsi giù dalla torre di Astronomia, sentire il vento sferzargli gelido la pelle e poi sfracellarsi per terra. Quel giorno era uno di quelli. […]
Sei stato egoista, fratello, sei morto senza di me.

- -
Sorrise, dolce e invitante. Aveva già imparato a memoria tutti i loro nomi [...].
Si allontanò dal tavolo per chiudere le imposte della finestra e controllare che tutto fosse in ordine. Predispose le sedie in un cerchio ordinato, e poi uscì dall'aula.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 1.1 - I'm bulletproof, nothing to lose

 

Dominic

 

 

Incubo. Incubo. Incubo. Incubo. Incubo. Adrien urlava, Adrien aveva urlato tutto il tempo.

Chi uccido per primo, adesso?

 

Non aveva potuto evitare, Dominic, di ribattere aspramente in faccia al professore quanto fosse ingiusto che quella punizione fosse stata assegnata a lui, lui che al Tassorosso aveva detto solo la verità. Era un mondo di forti, di pazzi, una debolezza in Incantesimi non era un lusso ammissibile. Diamine, se l'avevano presa male.

-Era patetico, come potevo stare zitto?-

-Aveva tredici anni, Dom, non diciassette-

Il Serpeverde scrollò le spalle con scettica superiorità -Non sarebbe sopravvissuto un secondo in un duello vero, e tu lo sai-

-Di chi stiamo parlando adesso, Dominic?-

-Di me- sbuffò, a metà fra il divertito e l'infastidito -stiamo sempre parlando di me, no?-

-A proposito- si rivolse cambiando repentinamente intonazione nella voce, ora quasi annoiata, alla compagna appena uscita dall'aula -mi servono gli appunti della settimana scorsa. Non ti dispiace Alexandra,vero?-

La ragazza, ormai abituata a quel tipo di richieste, si limitò a ruotare gli occhi -Applicati, Dom, sei più intelligente della maggior parte della gente qui intorno-

Il Serpeverde alzò le spalle -Non mi va di perdere tempo, tutto qui-, poi si voltò, un'ombra scura nello sguardo -Dov'è Adel?-

Il compagno scosse il capo -Sulla Torre, come sempre-

Dominic raggiunse la Torre di Astronomia una decina di minuti più tardi, quasi con il fiatone tanto era pressante il desiderio di raggiungerla.

-Non fa freddo- sibilò casualmente, appena ebbe aperto la porta, una figura sul limitare della Torre, troppo vicino al vuoto sottostante.

Dominic inclinò la testa di lato -Lance?-

Il Tassorosso avanzò su due mani, le gambe in alto a mantenere l'equilibrio in modo quasi scherzoso -Sono un circense, ricordi?-

Mantenne lo sguardo concentrato nonostante l'ilarità nella voce, la tensione adrenalinica negli occhi smeraldo. Infine, con un deciso movimento si riportò in posizione naturale, sciogliendo poi le membra androgine nella fredda aria di Ottobre -Sai, dovresti smetterla di pensarci. O almeno fallo con me, io posso vederti crollare, gli altri no-

 

 

Stella stellina, il Mangiamorte si avvicina... Che ne dite ragazzi, con chi si comincia? Nessuno?

Oh, beh... Crucio!

 

-Sai una cosa?- mormorò Dominic con il sapore del freddo intrappolato nella gola -a volte credo di vederlo-

Adel inclinò la testa e non disse niente -Lo vedo nei corridoi, quando mi sveglio e anche quando vado a dormire. Ma c'è una cosa peggiore di tutto questo di cui mi rendo conto ogni volta-

I capelli ricci gli nascondevano il volto mentre Dominic diceva -Io credo che Adrien sia morto-

 

 

Jade

 

 

-Com'era la colazione?-

Ad alzò le spalle -Uguale a ieri- puntò lo sguardo su di lui -le bende?-

Jade scrollò il capo con indifferenza -Sto meglio-

Ma Adelchi sapeva ancora leggere dietro il ghiaccio negli occhi dell'amico. Erano una coppia strana, e spesso l'ambiguità dei loro gesti faceva allontanare anche i compagni di Casa. O forse erano solo le cicatrici di Jade.

Prendendo posto accanto a lui nell'aula di Pozioni, Jade ricordò i primi anni insieme, quando ancora lo spettro della guerra era lontano e la cosa più spaventosa che avrebbero dovuto affrontare era un tema di Storia della Magia. Poi fissò l'amico, o quello che era rimasto.

Svuotato, rotto, lacerato. Era faticoso tenere insieme i pezzi di Adelchi, ma più mostrava dolore più avrebbe potuto consolarlo, rimetterlo in piedi – forse. Invece lui si piegava, ansimava e rantolava frasi spezzate nel sonno, spesso non concepiva più niente se non quel filo reciso che si trascinava dietro.

Prima che la lezione iniziasse, sentì sul collo il calore del fiato di Nathan, un Corvonero del suo anno dalla cinica risata e l'umorismo cattivo.

-Come va, Singh?-

Jade represse un sibilo di disgusto. Non rispose.

-E invece come va a Keller?-

Jade si irrigidì, spingendo via la mano del ragazzo che si stava infilando lungo il suo fianco -Chiudi la bocca e vattene-

Nathan, invece, gli si avvicinò ancora di più per sussurrargli all'orecchio -Perché? Te lo scopi, per consolarlo?-

 

 

Ludovic

 

 

Soffiò tra i denti un respiro nervoso, portando due dita sottili a sfiorarsi le tempie. Masticò con malcelato fastidio un'imprecazione in lingua perché a breve ci sarebbe stata lezione, e perché da tempo l'indifferenza per una materia tanto futile gli inaspriva la bocca. Non solo metaforicamente.

Si alzò dalla sedia in sala comune Tassorosso con un nervosismo serpeggiante sottopelle, solo l'aria fredda nei corridoi ancora deserti gli riportò un po' di calma. Poco prima di raggiungere il ritratto di Sir Heimdal lo sguardo gli cadde su una figura che vestiva la parete con estrema e ostentante appariscenza. Sorrise, e sulla pelle si disegnarono alcune rughe sottili, ma era una smorfia sibillina al limite della provocazione.

-Coraline-

-Vals-

Vincent salutò pigramente Ludovic con una mano. Mentre il Serpeverde osservava l'altro con occhi penetranti, forse per più tempo del dovuto, Ludovic dissolse il sorriso in un ghigno affilato che di gioia non ne aveva più. Raggiunse il minore in poche falcate di predatore e attirò a sé in un bacio feroce che sapeva di amaro.

Quando si staccarono, Vincent storse le labbra -Ma che ti sei messo?-

Ludovic ruotò gli occhi -È il profumo di quell'idiota con cui condivido il dormitorio-

Il commento del Serpeverde si ridusse ad un lapidario -Fa schifo-

Le labbra del compagno si congelarono in un sorriso freddo. Vincent sapeva che il Tassorosso non lo avrebbe perdonato.

-Ho ancora un'ora prima di lezione- Ludovic sfoggiò un tono lascivo e affascinante come bugiarde promesse d'oro -lo facciamo in camera tua?-

Non dissero niente, nemmeno quando raggiunsero il dormitorio Serpeverde o quando iniziarono a spogliarsi con impazienza e Ludovic lasciò il suo profumo addosso a Vincent.

-Sabato ci sarà una festa- disse Vincent quasi senza interesse fissando Ludovic che si rivestiva -ci andrai?-

-Non lo so-

Si salutarono con una breve occhiata, ma mentre Ludovic dava le spalle ai sotterranei una fitta di rimorso gli fece socchiudere gli occhi ambrati. Un sapore metallico gli riempì la bocca, il senso di colpa a divorargli, sempre, una parte della felicità mai meritata.

Un solo frammento di ricordo fu in grado di farlo vacillare, una mano sfiorata, uno sguardo rubato e un sorriso che non era per lui, e Ludovic procedette per il corridoio con una maschera sgretolata che colava sangue.

Imbastì un sorriso vagamente sensuale prima di entrare a Difesa, stava bene, sarebbe stato bene.

 

 

Vincent

 

 

Vincent si passò teatralmente una mano tra i capelli tinti di viola, e quasi svogliatamente fissò la propria immagine allo specchio. Ludovic aveva stretto le dita sulle cicatrici, ma non aveva chiesto niente e Vincent non aveva parlato.

Non si erano mai fatto complimenti o carezze, nonostante entrambi fossero obbiettivamente belli, tra loro era solo sesso, un sesso che bruciava e faceva male e che per Vincent non significava niente. Si rimise la divisa con l'insoddisfazione dipinta sulle labbra.

Poco gli interessava del Tassorosso, in verità, era solo un modo come un altro per scacciare la noia dato che il vuoto non lo avrebbe riempito mai nessuno. Indossò l'espressione di laconica distanza, e decise che avrebbe fatto un gita al Lago, tanto non aveva comunque lezione l'ora successiva.

Mentre attraversava i corridoi freddi del castello diresse un paio di smorfie che erano il rimasuglio di simulati sorrisi a due Serpeverde, e avvertì distinto in fondo allo stomaco il mostro dibattersi e fremere, torcendogli le viscere. Appena i due ragazzi si voltarono il suo viso era di nuovo di vetro e l'indifferente durezza non aveva abbandonato gli occhi blu.

Si inginocchiò vicino alla riva e lasciò scivolare lo sguardo sui riflessi scuri che la luce disegnava sull'acqua, ma la coda dell'occhio aveva già intrappolato un movimento – vicino, forse troppo – in direzione della foresta. Fu con funesto piacere che le sue labbra si incresparono alla vista di una ragazza minuta dalla sfibrata capigliatura ramata che camminava lentamente e che quando lo vide si immobilizzò sul posto.

-Non voglio niente da te, Coraline- si affrettò a precisare Acacia freddamente.

-Mi offendi- decretò Vincent, realmente indispettito -non ti ho detto nulla, ancora-

-Beh,- masticò la Corvonero, lanciandogli un'occhiata dall'alto, quasi a volerlo giudicare, e Vincent sapeva che era così -ora me ne vado-

La lasciò allontanarsi di alcuni passi prima di rilanciare con un distaccato -Ho visto Lucya nel corridoio del sesto piano-

E Acacia non fremette, i lineamenti di bambola non si deformarono per una stilettata che era durata solo un secondo, perché lei sapeva che non era una frase detta a caso, soprattutto sapeva che Vincent diceva sempre la verità. Lui che adesso assaporava con la lingua il reflusso del dolore che lei aveva provato, anche solo per un attimo, e che lo aveva fatto sentire meglio.

Acacia se ne andò con il passo silenzioso di sempre, mimetizzandosi con l'erba bagnata e con l'acqua scura del lago, ma Vincent seppe che anche Acacia aveva un cuore.

 

 

Acacia

 

 

Tenne gli occhi puntati con criptica diffidenza su quei due Tassorosso che si stavano mettendo le mani sotto i vestiti accanto alla classe vuota di Incantesimi. Uno sbuffo leggerò le sfuggì dalle labbra pallide -Andate da un'altra parte- e poi aggiunse un -per favore- poco convinto. Si staccarono subito, ma lei non li guardava più, limitandosi a seguire il corridoio verso la Sala Comune Corvonero.

Avrebbe voluto che il dispiacere per quello che le aveva detto Coraline fosse stato maggiore, ma il suo era un affetto anestetizzato e meritava poco di quella sofferenza che avrebbe dovuto portare con sé. Lucya era stata sua conoscente – sua amante, per qualche tempo – e il tradimento era stata solo l'ultima delle beffe che le aveva riservato. Eppure c'era qualcosa che sentiva in fondo allo stomaco, il battito sottile di una farfalla che si spense in qualche istante.

Quando il soffitto blu di stelle le si srotolò davanti agli occhi, si diresse con il passo silenzioso di una gatta verso il pianoforte a coda. Si sedette con rigida precisione e iniziò a suonare, lasciando che le note la avvolgessero in quel torpore di tragica malinconia proprio della sua musica. Il momento venne spezzato dalla voce di una ragazza lì accanto, che si era avvicinata in silenzio ed evidentemente la stava osservando già da qualche minuto.

-Posso?- chiese indicando lo strumento, e Acacia distrattamente annuì facendo per alzarsi e andarsene, ma la ragazza si affrettò ad aggiungere -Suoneresti qualcosa insieme?-

Acacia non seppe per un attimo cosa rispondere, perché se era vero che a lei la compagnia non piaceva, aveva sentito qualcosa, addosso a lei, un profumo di fiori che l'aveva stordita e le aveva fatto scivolare a tradimento quell'atono -sì- dalla bocca.

Le aveva fatto spazio sulla sedia e ora la loro pelle quasi si sfiorava. Inspirò a fondo prima di iniziare con un brano classico, quasi sicura che i gusti dell'altra non coincidessero con i suoi. Si convinse della sua ipotesi con le occhiate rubate che le lanciava di nascosto, ma sorprendentemente la ragazza la seguì, e le loro dita iniziarono a scivolare sui tasti in una sincronia perlacea che le rapì entrambe.

Solo in un secondo momento si ricordò dove doveva averla già vista, e si ricordò che non l'aveva mai, mai incrociata nella Sala Comune e nemmeno al suo tavolo. Nel momento esatto in cui le sue dita si contraevano, spezzando la sinfonia, e una consapevolezza le inondava la bocca, la voce acuta di un ragazzo la fece quasi sobbalzare.

-Astra! Che cavolo ci fai qui?-

La ragazza al suo fianco si alzò di scatto e le regalò uno splendente sorriso che sapeva di scuse, poi esclamando a voce troppo alta -Perdonami, devo andare- si affrettò a lasciare la stanza, mormorando un -Dai, che c'è di male?-

Acacia si ricordò che quella era Astra Scarlett, e che non era affatto una Corvonero.

 

 

Astra

 

 

-Sei un invadente, lo sai?- vibrò contrariata all'indirizzo di Jake -mi stavo divertendo, una volta tanto-

-Sai- rispose il ragazzo -sto quasi piangendo-

Astra lo colpì con una leggera e giocosa spinta al braccio -stupido-

-Allora, questa partita hai intenzione di vincerla o no?-

-Ovvio, certo- ribatté lei -tu farai meglio a fare il tifo, invece. E se non urli troppo forte ti sentirò-

-Sì, beh, ora vai ad allenarti o perderai sul serio-

Lei sorrise, e lanciandogli un ultimo sguardo complice si diresse verso gli spogliatoi. Astra amava il Quidditch, amava sentire l'aria gelida sulla pelle, amava il brivido e amava la sensazione di completezza che solo stare sulla scopa riusciva a darle. Ma da qualche mese c'era uno spettro che non riusciva a togliersi dagli occhi, che le succhiava via la felicità e la fiaccava nello spirito più di quanto fosse disposta a tollerare.

Lo sapevano tutti, realizzò mentre si infilava la divisa da Cacciatrice, lo sapevano quano vedevano le sue occhiaie e quando lei perdeva improvvisamente la presa sulla scopa, in aria, o quando istintivamente arretrava di fronte ai cerchi delle porte.

-Allora, ragazzi, la formazione è quella di ieri. Date il massimo e domani vinceremo-

Ascoltò le parole del capitano con un'aria assente che stonava sul suo viso e faceva spegnere le enormi iridi blu.

Quando salì sulla scopa e spiccò il volo aveva ancora quel gusto di acido a bloccarle la gola e a farla intristire più del necessario – ma non avrebbe permesso che la sua vita si rovinasse in quel modo – così cercò di sintonizzarsi sulla partita e quando ormai la sua mente era concentrata sul gioco accadde. Fu un attimo, e allungò il braccio per afferrare la Pluffa ma la voce di suo fratello fu più forte e sovrastò tutto il resto.

 

-Aiuto, As!-

 

Lo vide davanti agli occhi, mentre cadeva e si portava con sé un altro pezzo della sua anima.




Angolo Autrice

Sei mesi, non mi aspettavo davvero ci avrei messo così tanto. E vi chiedo scusa, immensamente, purtroppo ho dovuto anteporre diverse cose alla scrittura, quest'anno, e anche se non avrei voluto ho lasciato indietro quasi ogni mia storia.
A dire la verità non sapevo quanti ancora si ricordassero della storia, non sapevo se pubblicare o no un capitolo che avevo pronto per metà da mesi e che ho potuto finire solo oggi, ma mi sono detta che forse a qualcuno avrebbe fatto anche piacere - forse - quindi eccomi qui. Una piccola nota è che ho ripubblicato il paragrafo dedicato a Dom perchè mi piaceva e non me la sentivo di eliminarlo così. Per il resto, spero di aver reso i personaggi, per quello che compaiono, in modo coerente alle schede, se così non fosse ditemelo e provvederò a modificare la storia.
Un saluto, a quelli che sono rimasti.
Kyem

  
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