Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    02/07/2017    1 recensioni
Quando tutto sembra scorrere di nuovo sui binari della normalità la vita di Ben viene nuovamente sconvolta e di conseguenza anche quella del suo socio Semir. Una verità rimasta nascosta per troppo tempo, complotti, fughe, tradimenti sono alcuni ‘ingredienti’ di questa nuova avventura che vedrà i nostri ispettori indagare lontani dalla loro città.
Soli…o quasi.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Consigliata, ma non indispensabile, la lettura delle storie precedenti.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Mathias Wust

Mathias Wust aspettava impaziente.
Seduto su di un muretto che delimitava un piccolo giardino ripercorreva gli anni vissuti a Cottbus prima di finire in carcere.
“La vita è solo una questione di attimi, di errori” pensava tra sé “Entrambi ti possono cambiare la vita, per sempre, nel bene e nel male”
Rifletteva su questo ed altro continuando a tamburellare le dita sul parapetto e dondolando avanti e indietro le gambe a penzoloni, come se fosse un bambino sull’altalena, senza scollare gli occhi dal portone del palazzo che aveva di fronte.
Lì abitavano Livyana Karpov e l’ispettore Ben Jagger.

Rimasto orfano all’età di dieci anni Mathias Wust, era stato affidato a svariate famiglie, non avendo alcun parente al mondo che potesse prendersi cura di lui.
Era un ragazzino molto intelligente, acuto e scaltro, la vita gli aveva insegnato a cavarsela da solo e forse anche per questo amava la solitudine.
I servizi sociali tentarono più volte di inserirlo in qualche famiglia, ma con scarsissimo successo.
Nessuna di esse riusciva a instaurare un legame con lui tanto che, appena se ne presentava l’occasione, Mathias scappava dalla custodia dei genitori affidatari per far ritorno alla casa famiglia.
All’età di quindici anni la svolta; nonostante avesse un carattere decisamente solitario, Mathias si unì ad un gruppo di ragazzi più grandi di lui diventando come loro un delinquente.
La banda era dedita a furti e borseggi ai danni di piccoli negozi o ignari passanti.
Arrestato dalla polizia poco prima di compiere i sedici anni fu rinchiuso in un carcere minorile.
Fu allora che gli venne concessa l’occasione della vita, l’occasione di redimersi.
Gli venne data la possibilità di accedere ad una scuola superiore con l’obbligo di frequentarla con il minor numero di assenze possibili per non finire in riformatorio o peggio ancora in prigione.
Mathias Wust era il classico ragazzo bello e dannato, quel genere di persona che le ragazze tendono a notare subito ed invaghirsi.
Ed effettivamente tutte le ragazze della scuola  notarono subito il nuovo studente che si aggirava per i corridoi con quell’aria da ‘bel tenebroso’.
Parlava poco, e quel suo essere schivo e solitario alimentava ancora di più quell’alone di mistero che lo rendeva ancora più affascinante.
Tutte cercarono un approccio con lui, cosa che lui non voleva assolutamente, oltretutto il ragazzo era fermamente intenzionato a prendere il diploma e cambiare decisamente vita.
Alle ragazze avrebbe, forse, pensato più avanti.
Ma tutti i suoi propositi vennero meno quando conobbe Sophie Reich, l’unica ragazza della classe e dell’intero istituto che riuscì a scalfire la sua corazza, la sola che conquistò la sua fiducia.
A poco a poco Mathias si innamorò di lei, affascinato non solo dalla sua bellezza, ma anche dalla sua simpatia, dolcezza e intelligenza.
Sophie come Mathias era rimasta senza genitori in tenera età, ma fortunatamente lei da alcuni anni abitava presso un’anziana amica di famiglia, Amanda Lemper, che l’aveva accolta in casa come fosse una figlia.
Forse anche per questo tra i due si formò subito un legame speciale, erano accomunati dalla stessa triste sorte.
Mathias durante il periodo in cui frequentò la scuola superiore più volte giurò a se stesso che un giorno avrebbe chiesto a Sophie di uscire con lui. Alla sera faceva consegne per una pizzeria d’asporto, così avrebbe racimolato qualche soldo per portarla in un localino romantico.
“Dovrò trovare anche il coraggio e il momento giusto” soleva ripetersi.
Purtroppo quando si decise a compiere il ‘fatidico’ passo scoprì con profondo rammarico che la ragazza si era appena fidanzata con il figlio di un ricco uomo d’affari.
Passarono alcuni anni, Mathias continuò gli studi, conseguendo con il massimo dei voti il diploma di infermiere professionale.
Ogni tanto sentiva per telefono Sophie, raramente la incontrava per le vie della città; tra loro a parte una profonda amicizia non c’era altro, fino al giorno in cui la ragazza si presentò sulla soglia di casa sua.
“Sophie che è successo…” balbettò Mathias aprendo la porta.
La ragazza visibilmente sconvolta aveva il volto rigato dalle lacrime.
“Karl mi ha lasciato” singhiozzò Sophie “Non sapevo cosa fare, a chi chiedere aiuto”
“Aiuto? Ma cosa è successo?” chiese Mathias aggrottando la fronte anche se un piccolo sospetto lo aveva.
Il ragazzo la fece accomodare nel piccolo salottino.
“Aspetto un bambino…Karl non lo vuole, ha detto che mai lo riconoscerà …poi ha cominciato a fare strani discorsi, quelli che di solito fanno i ragazzi ricchi e viziati…speravo fosse cambiato, che fosse diverso…invece…”
Sophie si soffiò il naso, riprese fiato per continuare il discorso “Karl per ora non lavora, sta facendo quei corsi di specializzazione post laurea, poi entrerà nell’azienda di famiglia. Non vuole deludere la sua famiglia dice che sarebbe uno scandalo se si venisse a sapere che ha messo incinta una ragazza” Sophie soffiò nuovamente il naso, cercando di calmarsi, ma con scarso successo “Karl…credevo mi amasse, ma è lampante che mi sbagliavo…mi ha detto che al massimo mi aiuterà ad ab…” la ragazza non ebbe nemmeno il coraggio di finire la parola.
“Coraggio Sophie non disperarti, in città ci sono associazioni…strutture che aiutano le ragazze che...” Sophie interruppe Mathias.
“Sì può darsi, ma se non fosse così? E poi che ne sarà di me? Del bambino? Ho appena trovato un lavoro, ma sono ancora in prova, non mi vorranno più…”
“Puoi sempre chiedere aiuto alla signora Lemper” propose Mathias.
“La signora Lemper ha una certa età, certe cose per lei sono impensabili… avere figli fuori dal matrimonio…si sentirebbe tradita e io non voglio deluderla, ha fatto così tanto per me, ma allo stesso tempo non voglio uccidere questa creatura”
A Mathias non sfuggì il gesto di Sophie mentre si sfiorava il ventre.
“Va bene Sophie ti aiuterò, sistemeremo tutto…in qualche maniera” e delicatamente l’abbracciò.

Da quel giorno passarono alcune settimane e inevitabilmente l’affetto e l’amicizia che univa i due ragazzi si trasformò in amore.
Fu così che Mathias prese la decisione più importante della sua vita, sposò Sophie accettando la creatura che lei portava in grembo come fosse sua.
Solo loro due avrebbero saputo chi era il vero padre.
Livyana nacque alcuni mesi dopo il loro matrimonio, purtroppo tre mesi dopo il lieto evento Mathias Wust venne arrestato e accusato dell’omicidio della moglie e del suo amante.

Erano passati cinque anni dall’ultima volta che Rafail Popov aveva fatto recapitare in carcere a Mathias Wust una foto di Livyana.
L’uomo sapeva che Livyana dopo la morte dei coniugi Karpov era stata affidata ad un giovane ispettore della polizia autostradale di Colonia che le aveva salvato la vita rischiando la sua.
Tutto questo lo aveva appreso leggendo attraverso internet le pagine dei giornali locali di Colonia, che all’intera faccenda avevano dato molto risalto.
E alla fine aveva scoperto anche il nome dell’ispettore affidatario della piccola.
Il suo nome era Ben Jager.
Ora Wust doveva solo sperare di ottenere un permesso premio per poter uscire dal carcere, lo avrebbe utilizzato andando alla ricerca di Livyana, l’unica ragione che lo aveva fatto desistere dal pensiero di farla finita per sempre.
Passarono alcuni anni, ma purtroppo a Wust non fu mai concessa l’occasione di uscire di prigione, se non per essere trasferito da un carcere di massima sicurezza ad uno con meno restrizioni.
E fu proprio in quell’occasione che approfittato di un malore della guardia che lo scortava Wust fuggì per darsi alla macchia.
Ora la sua priorità era scoprire chi era e che volto avesse l’ispettore Ben Jager e dove abitasse, una volta trovato lui Mathias avrebbe sicuramente anche rivisto Livyana.

Erano trascorsi quindici anni dall’ultima volta che Wust aveva visto Livyana in carne ed ossa ed ora la ragazzina eri lì ad una decina di metri da lui.
La foto più recente che aveva di lei risaliva a cinque anni prima, ma Wust era sicuro che la ragazzina che scendeva frettolosamente la grande scalinata del palazzo per dirigersi alla fermata dell’autobus era proprio lei.
Il cuore cominciò a battergli furiosamente nel petto, finalmente l’aveva trovata.
Senza dare troppo nell’occhio anche Wust salì sul mezzo, notando che la ragazzina si era seduta accanto ad un ragazzo.
L’uomo si ritrovò a guardarla con affetto e tenerezza, erano passati tanti anni, ma le movenze, l’aspetto, il modo di gesticolare, di aggrottare la fronte, tutto gli ricordava la moglie Sophie.
Mezz’ora dopo Livyana, Demis e Mathias Wust scesero dall’autobus.

Livyana e Demis mano nella mano attraversarono la strada prendendo un altro autobus e altrettanto fece Wust.
La destinazione, si leggeva nell’insegna del mezzo era la stazione ferroviaria di Colonia.
“Ora non ci resta che trovare un treno che ci porti a Cottbus, possibilmente veloce, ma compatibile con il nostro budget” sentenziò Demis.
“Già e se riuscissimo a risparmiare qualche soldo per prenderci qualcosa da mangiare…non sarebbe male” concluse Livyana, poi rivolgendosi di nuovo a Demis “Sei sicuro di voler venire con me?”
“E tu sei sicura di voler andare?” incalzò il giovane.
Un’ora dopo i due ragazzi salirono su un treno con destinazione Cottbus, e lo stesso fece Wust.
Durante il viaggio l’uomo avrebbe escogitato qualcosa per avvicinare Livyana e dirle chi era.

Era quasi sera.
Semir e Ben stavano percorrendo l’autostrada avviandosi verso il comando per concludere un’altra giornata di lavoro.
“Come ti comporterai con Livyana quando te la ritroverai davanti?” chiese comprensivo Semir.
“Sinceramente non lo so, non riesco a levarmi dalla mente la sua faccia delusa, spero vivamente di trovarla a casa”
“Via Ben, non dirlo nemmeno per scherzo, Livyana a quest’ora sarà già a casa, troverai anche la cena pronta. Farete pace, magari non subito, ma…” Ben fermò il socio.
“Semir sai meglio di me che non sarebbe la prima volta che se ne va di casa o dalla custodia di qualcuno”  replicò memore di quanto era accaduto in passato.
“Credi a me vedrai ti starà aspettando per avere dei chiarimenti” Semir cercò di rassicurare il socio, ma sapeva anche lui che poteva non essere così.
 “Certo come no, sicuramente mi accoglierà con una faccia accusatoria, o forse neanche mi degnerà di uno sguardo, o sarà così incazzata che appena aprirò la porta mi dirà tutto quello che ha rimuginato per tutta la giornata. Purtroppo non posso nemmeno biasimarla, dovevo stare attento…” Ben mentre delucidava le varie ipotesi scrollava la testa.
Semir ascoltava l’ennesimo sfogo del suo amico, da una parte pensava che Livyana aveva aiutato molto Ben a crescere, a diventare più responsabile e che se non ci fosse stata lei forse Ben non avrebbe riacquistato la memoria e lui ora avrebbe un altro partner.
Ma allo stesso tempo non poteva non ricordare che il ragazzo pur di proteggerla aveva più volte rischiato di morire e ora si trovava a dover fare i conti con l’ennesima crisi di coscienza e rimorsi per non averle detto nulla di Mathias Wust.
“Forse avrei dovuto dirle subito di…”
“Non credo che sarebbe stato meglio, Livyana sarebbe subito andata a cercarlo” ribatté prontamente Semir “Con o senza di te”
“Vedi che è come dico io? Sarà un miracolo se la trovo a casa, anzi è meglio se mi ci porti subito così…”
Ben stava per aggiungere qualcos’altro quando il suo cellulare suonò.
Nel display la scritta ‘numero privato’ ciò nonostante il giovane ispettore decise di rispondere.
“Pronto”
“Ben sono Livyana” la voce della ragazzina era piatta senza emozione.
“Santo cielo, mi hai fatto prendere un colpo, da dove telefoni? E come mai sul display c’è la scritta ‘numero privato’?” Ben era un fiume di domande.
L’ispettore si mise in attesa di eventuali rimostranze da parte della ragazzina.
Restò stupito nel non sentire nessuna frase del tipo ‘che domande fai, si vede che sei un poliziotto o sono Livyana non una ricercata’.
“Livyana mi ha detto che può aiutarmi e io le credo…” a rispondergli al posto della ragazzina una voce maschile.
“Scusi con chi parlo?” e immediatamente con uno sguardo terrorizzato Ben si voltò verso Semir mettendo subito il cellulare in vivavoce.
“Ispettore Jager, sono Mathias Wust, immagino lei sappia chi sono”
Al solo sentir nominare quel nome ad entrambi gli ispettori vennero i brividi.
“Senta se solo osa torcerle un capello…” la voce di Ben si fece dura.
“Ispettore forse lei penserà che tengo in ostaggio la ragazzina e il suo amico, ma le assicuro che non è così” fu la laconica risposta dell’uomo.
“Senta non me ne frega un accidente di lei, ma dei ragazzi sì, quindi le faccio una proposta li lasci andare subito altrimenti farò in modo di metterle alle calcagna tutta la polizia tedesca…” ma Ben venne interrotto da Wust.
“Ispettore Livyana mi ha detto che lei sa benissimo chi sono, possiede un fascicolo che mi riguarda, mi ha assicurato che lei può aiutarmi” il tono usato dell’uomo era l’esatto opposto di quello di Ben Wust in quel momento parlava con calma soppesando ogni singola parola.
“Ispettore le giuro che sono innocente, sono stato incastrato, ho trascorso quindici anni in carcere al posto di qualcun altro e adesso sono alla ricerca della verità, purtroppo non ho né i mezzi, né le prove. Sono scappato questo è vero, ma nessuno mi ha mai dato ascolto, Livyana mi ha assicurato che lei lo farà. Posso giurarle che nel frattempo ai ragazzi non succederà nulla con me sono al sicuro”
“Senta io di lei non so proprio niente” Ben si stava sempre più scaldando “Le ripeto è meglio che lasci andare i ragazzi, so essere molto pericoloso…ed avermi come nemico non le conviene”
“Forse ispettore non mi sono spiegato molto bene” incalzò l’uomo “Le ripeto che Livyana non è un mio ostaggio e nemmeno il suo amico. Se lei non vuole aiutarmi lo farà Livyana. Insieme troveremo il vero assassino di sua madre, poi se vorrà tornerà a Colonia. Inoltre le ho detto chi sono per lei”
“Mi passi Livyana, per favore…” quasi supplicò Ben.
“Ben” la voce di Livyana.
“Maledizione in che casino ti sei cacciata? E poi se non ho capito male lì con te c’è pure Demis” Ben trasse un profondo respiro, voleva cercare di calmarsi, era così agitato che gli sembrava che il cuore potesse scoppiargli nel petto da un momento all’altro “Livy, ti scongiuro tornate a casa risolveremo la questione in un altro modo…te lo prometto”
“No Ben, resterò qui fino a che tu e zio Semir, che sono sicura vorrà aiutarti,  non scagionerete mio padre” disse sicura di sé la ragazzina “Altrimenti faremo da soli”
“Livyana, quello potrebbe non essere tuo padre, non c’è nulla che lo attesti, magari ti sta usando…” Ben cercava in ogni modo di farla ragionare “Senti ho letto attentamente il fascicolo che lo riguarda, i rapporti…tutte le prove sono contro di lui e non c’è nulla che attesti che sia tuo padre”
“Ha detto che amava la mamma…” confutò decisa la ragazzina.
“In ogni caso questo non significa che sia tuo padre, bisognerebbe fare un esame del DNA…”
“Ben non cominciare a fare lo sbirro…nemmeno tu lo sei, ciò non vuol dire che non l’aiuterò, lui ha sposato la mia vera mamma…”
“Livyana…” ma Ben non poté aggiungere altro al telefono ritornò Wust.
“Ispettore la ragazzina ha deciso, sa lei non lo può sapere, ma è testarda come lo era sua madre. Si faccia trovare domani mattina sotto il grande orologio della stazione dei treni di Cottbus, alle otto precise. Io l’aspetterò lì, non sarò armato, non lo sono mai stato, lei porti pure l’artiglieria, ma tenga presente che se mi accadrà qualcosa lei non rivedrà più la ragazzina, Livyana vuole arrivare alla verità, con o senza il suo aiuto e io voglio la stessa cosa”
“Wust mi ascolti l’aiuterò, glielo prometto, ma la prego liberi subito i ragazzi li lasci tornare qui a Colonia” negoziò ancora una volta Ben, ma la comunicazione si interruppe, Semir notò con apprensione che il socio aveva tutta la fronte imperlata di sudore.

“Non ci posso credere” Ben era semplicemente sconvolto “Livyana si è messa con un criminale, decisa a scoprire chi veramente ha ucciso sua madre, quando l’assassino potrebbe essere accanto a lei” poi il tono da piatto, calmo, quasi sussurrato diventò quasi furioso “Ma porca miseria….giuro che  quando me la ritroverò davanti…” Ben minò il gesto di chi vuole strangolare qualcuno.
Semir mise una mano sulla spalla a Ben.
“Dai Ben calmati”
“Calmarmi??? E’…è…complice di un fuggitivo, di un assassino, e ciliegina sulla torta si è portata appresso ‘l’educatamente dannato’, la madre mi ammazzerà…e ha ragione!” sbottò Ben.
“Ben in questo caso ci vuole calma se continui così rischi di perderla davvero”
“Ho paura di averla già persa, che rabbia se ci penso mi sale il sangue alla testa”
“Dai almeno è scappata…in compagnia. Sono sicuro che quel Demis in qualche maniera la sta scortando, denota un minimo di intelligenza, insomma almeno non l’ha lasciata sola” sentenziò Semir cercando di smorzare un po’ la tensione che si era creata.
“Certo il ragazzo ha dimostrato di avere la testa sulle spalle! Che discorso è Semir? Se Demis avesse avuto un minimo di cervello l’avrebbe trattenuta per i capelli!” Ben si stava decisamente alterando.
“Sarà, ma io non la penso così, e comunque se Wust fosse davvero l’assassino di sua moglie non ci avrebbe contattati, né avrebbe lasciato che Livyana si mettesse in contatto con noi. Forse l’avrebbe rapita, lasciato la Germania o si sarebbe nascosto e basta, invece ci ha detto pure dove trovarlo”
“Partirò subito per Cottbus faccio arrestare quel farabutto e mi riporto a casa Livyana. E’ lampante, l’ha plagiata, chissà che le ha messo in testa quel criminale…Livy non è una ragazzina che si fa tanto abbindolare mi chiedo cosa può avergli detto da convincerla a chiamarmi e obbligarmi ad aiutarlo. Mi prenderò delle ferie, tanto sono in arretrato. Semir per favore accompagnami a casa partirò stasera, non prima di aver prelevato qualche caricatore, non si sa mai” Ben pronunciò quelle parole tutte d’un fiato.
“Verrò con te” replicò sicuro il socio. 
Ben era determinato forse anche troppo e proprio per questo la sua impulsività avrebbe potuto metterlo nei guai.
“No Semir non mi sembra il caso” tentennò Ben.
“E invece sì, sei troppo coinvolto potresti fare delle sciocchezze, non sei lucido e hai bisogno di qualcuno che lo sia per te,  che ti copra le spalle, che si prenda cura di te”
Ben guardò con affetto il suo socio.
“Non avrei mai avuto il coraggio di chiedertelo, ma sappi che apprezzo il tuo aiuto, la situazione …sento che mi è già sfuggita di mano”

I due quindi partirono alla volta di Cottbus.
“Semir sono quasi 660 kilometri, a occhio e croce ci impiegheremo dalle sei alle sette ore, conforme il traffico”
“Basta essere a Cottbus per le otto, caso mai ci daremo il cambio”
E detto questo i due ispettori si avviarono, avrebbero avvisato il comando il giorno seguente, una scusa plausibile l’avrebbero trovata.

Angolino musicale: i nostri eroi stanno arrivando…
Aerosmith ‘Amazing’ (Stupefacente)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=3LKD-XQjEHs
Stupefacente
Ho lasciato fuori le cose giuste E lasciato entrare quelle cattive Avevo un angelo della misericordia che mi vedeva aldilà i miei peccati Ci sono stati periodi della mia vita Nei quali stavo diventando pazzo Cercando di superare il dolore Ero così sofferente e stanco Di vivere in una menzogna Desideravo di morire…La vita è un viaggio, non ha una meta E non posso sapere cosa porterà il domani...
 

 
 
 
 
  
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