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Autore: Danmel_Faust_Machieri    03/07/2017    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La scrivania nello studio di Niccolò era coperta da uno spesso strato di polvere, probabilmente accumulatosi a causa del lungo tempo trascorso tra l'ultima volta che aveva pulito quel luogo e quel momento.
-Se avessi lasciato le chiavi dell'ufficio a Lesen o a noi altri avremmo evitato questa metamorfosi in museo degli acari- osservò Lorenzo mentre, insieme agli altri membri della Vitriol, dava una mano a risistemare la stanza.
-Mah… Come se questo folle potesse far avvicinare qualcuno da solo ai suoi scritti- scoppiò a ridere Alessandro tirando una pacca sulla spalla di Nicolò che, per poco, non fece cadere tutti i libri che stava trasportando.
-Gné gné gné- bofonchiò il bardo mentre sbuffava fuori dalla bocca il fumo denso della sua pipa.
-Comunque…- si intromise Camilla cercando di raffreddare gli animi -Non ci hai ancora spiegato come hai fatto ad entrare ed uscire dalla sede delle Guardie Notturne-
Niccolò sbuffò fuori il fumo che aveva appena respirato cercando di allontanare un ronzio dalla testa poi, sorridendo, disse -Salazar e Riccardo mi hanno dato due strumenti che si sono rivelati incredibilmente utili: Rik mi ha lasciato una pozione chiamata "Lunga Notte", una pozione che, quando aperta o esposta all'aria, genera una nube nera che si propaga per uno spazio molto vasto; Salazar invece mi ha lasciato uno strumento chiamato "Cuore del Simulacro", è un oggetto che si può equipaggiare a un incantesimo Anima poi, una volta attivato in un secondo momento, il giocatore che ha evocato l'anima scompare dal luogo in cui si trova riapparendo là dove si trova l'Anima-
-Che strumento figo- osservò il barbaro -E non pensavo che anche il nostro piccolo Riccardino si sarebbe rivelato così tosto!- e accompagnò l'ultima esclamazione con una pacca che rischiò di ribaltare il chierico.
-Nico guarda che la scrivania è libera adesso- Roberto richiamò il bardo poco dopo che lui e Riccardo ebbero rimesso nella libreria qualche pila di libri accumulata sul tavolo.
-Oh perfetto!- esclamò il ragazzo spegnendo la pipa e avvicinandosi alla scrivania.
-Finalmente assisteremo alla creazione del secondo artiglio?- domandò Camilla che con Riccardo si stava avvicinando alla superficie ora libera dagli intralci.
-Già- sorrise Niccolò poi, digitando diversi comandi sul proprio menu in mezzo al fumo, poggiò sulla scrivania due lingotti di Siderite,una boccetta di inchiostro delle illusioni e, infine, l'occhio di Dianinn; allora il ragazzo avvicinò tra loro i componenti e, con l'artiglio di Mneninn, iniziò a scrivere in cerchio alcune parole. Tutti i membri della gilda Vitriol si sporsero verso il tavolo per osservare l'atto creativo, tutti tranne Luna la quale rimaneva seduta sul divanetto dello studio, lontana da tutti. La ragazza si volse soltanto per un attimo verso la scrivania e, in quel momento, vide una specie di bolla nera levarsi dalla superficie seguita da delle piccole gocce nere che risalivano lentamente fino ad unirsi alla bolla più grande che ora rimaneva fluttuante davanti ai visi dei ragazzi.
-Wow… Questa non credo di averla mai vista…- disse Alessandro mentre studiava la bolla nera da ogni direzione.
-Adesso quanto ci vorrà primo che l'artiglio venga completato?- domandò Lorenzo spostandosi verso Niccolò e accendendosi a sua volta la propria pipa.
-Aspetta che controllo- il bardo digitò un comando vicino alla bolla e poi rispose -Una settimana…-
-Ma siamo matti?!- esclamò Roberto -Possibile che si debba aspettare tanto?!-
-A dire il vero… C'è un altro modo- sorrise il bardo mentre tornava a digitare comandi sul menu; ad un tratto nella sua mano sinistra si materializzò un cristallo che continuava a mutare il suo colore -Questo è un…-
-Un Cristallo dell'Iride!- lo anticipò subito la maga -È uno strumento in grado di ridurre a zero il tempo di attesa per l crafting di qualsiasi oggetto ma… Come fai ad avere un oggetto del genere?!-
-L'ho trovato all'interno di un dungeon che ho visitato tempo fa e… Credo che ora sia il momento migliore per utilizzarlo- e, così dicendo, Niccolò digitò un altro paio di comandi e, dopo qualche secondo, la bolla nera si papasso ci colpo fino a svanire rivelando così un guanto in tutto simile a quello che il bardo già indossava se non per il fatto che l'iride dell'occhi sul dorso del guanto non era verde bensì rossa. Davanti al ragazzo comparve la scritta "Artiglio di Dianinn completato".
Tutti fissarono l'artiglio come ipnotizzati dall'oggetto finché Alessandro non esclamò -Che aspetti?! Leggi quella diavolo di descrizione!-
-Oh… Sì, subito!- rispose Niccolò come appena svegliatosi da un sonno ad occhi aperti.
-"Artiglio di Dianinn;
guanto che imita l'artiglio di un corvo, è in realtà un catalizzatore che sfrutta l'inchiostro contenuto all'interno dell'occhio per rendere possibile l'utilizzo degli incantesimi ai bardi. L'utilizzo di questo catalizzatore rende molto più potenti le abilità derivate dall' "Area di competenza" Scrittura e le magie di Darkness. Il guanto va equipaggiato nello slot per l'arma sinistra e rende impossibile l'equipaggiare una protezione per le braccia.
Il vero potere dell'artiglio si rivela nel momento in cui si unisce all'artiglio del protettore della memoria.
Dianinn era noto come il protettore del pensiero; insieme a suo fratello istruirono il primo bardo della storia ma, alla tragica morte di questo, decise di combattere contro la razza che aveva ucciso il suo discepolo: gli uomini"-
-Oh… Ecco perché Dianinn era un boss ostile- osservò Riccardo riflettendo su quello che aveva appena ascoltato. 
-Mmm… Strano…- iniziò a dire Niccolò dopo essersi equipaggiato anche il secondo artiglio.
-Cosa c'è Nico? Qualcosa di strano?- chiese Camilla vedendo la reazione dell'amico.
-In entrambe le descrizioni c'è scritto che l'artiglio rivelerà il suo vero potere quando riunito con l'altro ma, ad ora, non succede niente…-
-Mmm… Non è che puoi unire i due artigli mediante qualche formula di crafting?- propose Lorenzo meditando alla soluzione che sembrava la più valida.
Niccolò allora cercò una formula tra le sue abilità di Creazione penne ed inchiostri e trovò una formula mai vista prima -Deve essere questa!- esclamò il bardo entusiasta, poi pose i due artigli sulla scrivania, prese una delle sue penne e scrisse di nuovo un cerchio di parole creando una seconda bolla nera, nettamente più grande di quella che, poco prima, fluttuava nello studio. 
-Immagino che ci vorrà tempo a completare questa creazione- sospirò Lorenzo 
-Già… un mese- sbuffò il bardo mescolando le sue parole con il fumo.
-Beh… A questo punto- e così dicendo il monaco estrasse dal suo inventario un Cristallo dell'Iride.
Niccolò guardò l'amico con gli occhi pieni di stupore e di gratitudine ma poi un messaggio ruppe la continuità di quella scena; il bardo che lo aveva ricevuto controllò il suo contenuto e, subito dopo, guardò i suoi amici dicendo -Devo andare-

L'ambiente all'esterno della scuola era completamente bianco, la Città d'Inizio ora si presentava come un incrocio di candiste vie su cui, ogni tanto, qualche fiocco di neve andava posandosi. Il rosso dei tetti era ormai impossibile da riconoscere al di sotto della spessa coltre di neve che aveva spogliato gli alberi delle ultime foglie; solo alcune strade rivelavano dei bagliori smeraldini grazie ai sempreverdi che resistevano al clima fattosi sempre più rigido. Era tomai a metà il mese di novembre eppure il calendario sembrava già più avanti per l'atmosfera magica che si respirava. Luna aveva lasciato la scuola molto prima dei suoi compagni, subito dopo che Niccolò ebbe lasciato il suo ufficio… I due non avevano ancora discusso di quello che era successo qualche sera prima ma la ragazza sentiva ancora la sua stretta intorno al collo, quel freddo che le aveva mostrato Niccolò come non l'aveva mai visto fino ad allora… Si strinse nella mantella nera che indossava e si tirò su il cappuccio, sarebbe stata un po' lontana dagli altri, aveva bisogno di pensare. Non vedeva l'a Città d'Inizio da quando era ancora sola… Si ricordava di come si muoveva con infinita attenzione per quelle vie pochi istanti dopo aver scoperto che quel gioco era qualcosa di mortale da cui nessuno sarebbe potuto scappare… Eppure era tutto diverso: in quella città, dove all'inizio vedeva la paura dipinta negli occhi di tutti ora poteva vedere ragazzi che giocavano tra loro, che camminavano a braccetto l'uno con l'altra… Vedeva una ritrovata gioia che, per lei, era qualcosa di ormai lontano… Persa chissà dove… Ripensò a Claudio… Ripensò a come si erano lasciati, senza che lui le dicesse niente, solo lasciando una stupida spada a Roberto che, certo, poteva essere un messaggio bello quanto si vuole ma l'aveva comunque lasciata, l'aveva comunque abbandonata… Dopo tutto il tempo passato a cercarsi lui… Lui era tornato sui suoi passi… Eppure Claudio era entrato in quel gioco per lei, per trovarla… Allora perché abbandonarla poi… Si sentiva ingannata, presa in giro, come un giocattolo che, una volta sottratto ad un bambino, viene bramato come la cosa più importante del mondo ma, dopo altre poche ore di gioco, viene abbandonato spontaneamente dal piccolo… Sentì una lacrima attraversargli la guancia ma la cancellò subito con il guanto… Lei era più forte di così… Doveva lasciare indietro Claudio come lui aveva fatto con lei… Solo il tempo le avrebbe dato delle risposte. Iniziò a vagare per la città cercando un luogo in cui allontanare i suoi pensieri Si ricordava di un piccolo giardinetto in cui aveva passato gran parte dei suoi primi pomeriggi prima di entrare a far parte della prima linea, anzi, a dire il vero era proprio lì che aveva incontrato per la prima volta Linton la quale l'aveva convinta a combattere al suo fianco. Iniziò a passeggiare per iil parco completamente avvolto nel bianco finché non trovò una piccola panchina sulla quale si mise a sedere, abbandonò la testa all'indietro e sospirò. All'improvviso Luna notò una figura femminile allontanarsi da alcune piccole piante sempreverdi e avvicinarsi a lei… L'aveva già vista da qualche parte ma non si ricordava dove; era un'affascinante ragazza con i capelli castani che le ricadevano dolcemente sulla fronte e gli occhi marrone, indossava una lunga tunica in cui il colore dominante era una particolare gradazione di viola coperto da un mantello verde scuro.
-Tu sei Langley vero?- disse la ragazza quando si trovò di fronte all'altra seduta sulla panchina.
Luna rialzò la testa e guardò dritta negli occhi la giovane-Sì… E tu sei?- domandò vagamente imbarazzata dal non ricordarsi dell'interlocutrice.
-Sono Antigone, mi occupo insieme a Symon della clinica che si trova qui e collaboro con la seconda linea- sorrise la chierica scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte poi, notando che la ladra non aveva intenzione di riprendere a parlare, riprese a dire -Cosa ci fai qua sola? Perché non sei con Orpheus e gli altri?-
-Avevo bisogno di passare un po' di tempo da sola… a pensare…- sospirò Luna cercando di far capire che non aveva intenzione di parlare con nessuno.
-Capisco…- sorrise Antigone cercando di convincere la ragazza a parlarle ma, visto che questa continuava ad evitare lo sguardo della chierica, lei iniziò ad allontanarsi. Poi, come percorsa da un pensiero, fermò i suoi passi e disse -Sai ho conosciuto anche io Ashel… Mi è sembrato da subito un bravo ragazzo, un cuore sensibile che si nasconde dietro a un'armatura da finto duro… Però so che è venuto qui per te… Spero che vi ritroviate presto- ed infine riprese a camminare verso la clinica.
Le intenzioni di Antigone erano buone, volevano consolare la ladra, ma ebbero l'effetto esattamente opposto; a Luna tornarono in mente i discorsi che poco prima la stavano turbando… Perché Claudio l'aveva lasciata sola dopo tutto quello che aveva fatto per lei...

Anche nella stanza di Zarathustra, proprio come in tutta la sede delle Guardie Notturne, dominava il bianco del marmo. Arazzi azzurri coprivano le pareti là dove non c'erano finestre che si affacciavano verso l'esterno; mobili di ebano nero, tra cui le sedie e il tavolo, creavano un netto contrasto con il pavimento. Infine un piccolo caminetto acceso scoppiettava vicino al tavolo. Il generale era seduto e versava da una caraffa un liquido azzurro in un piccolo bicchierino. In quello stesso momento una guardia bussò alla porta e, ottenuto il permesso del suo superiore, entrò dicendo -Signor generale il suo ospite è qui-
Zarathustra bevve d'un fiato il contenuto del bicchiere e disse -Fatelo pure accomodare-
Orpheus allora apparve da dietro al portone e si permise di richiudere la porta al posto della guardia che l'aveva scortato fin lì.
-Oggi niente entrate ad effetto?- domandò il generale con un risolino.
-Alle volte la semplicità è l'effetto più straordinario- sorrise il bardo mentre si toglieva il largo cappello disegnando un elegante inchino; questi indossava, oltre al cappello e ai suoi vestiti classici, una mantella verde smeraldo che nascondeva completamente il braccio sinistro che stringeva il bastone da passeggio.
-Mi sono permesso di prendere qualcosa di speciale da bere durante questo nostro incontro- continuò subito Zarathustra prendendo la brocca posata sul tavolo per poi versarne  il contenuto, questa volta, in due bicchieri -È Estratto di Bacca del Cielo-
-La prima volta che ho incontrato questa bevanda la stava consumando un paladino che mi è stato antipatico sin dal principio- ricordò Niccolò ad alta voce mentre afferrava il bicchiere con la mano destra e osservava il colore turchese di quel liquido… All'improvviso la sua mano iniziò a tremare e, per timore di far cadere il bicchiere, decise di poggiarlo fin quando i tremori non sarebbero finiti.
-Ah sì?- domandò il generale ostentando un falso interesse senza essersi accorto dei problemi del bardo -E com'è andata a finire con quel paladino?-
Niccolò sorrise e, vanificando che la sua mano si fosse placata, riprese il bicchiere e dopo aver assaggiato un sorso dell'estratto, il quale aveva un sapore incredibilmente simile all'anice, disse -Mi ha ricordato che un libro non si deve mai giudicare dalla copertina-
Zarathustra osservò il ragazzo e, deciso ad affrontare il discorso, iniziò -Allora… Quale sarebbe la tua offerta?-
-Semplice… Voi continuata a proteggere i giocatori sui vari piani, continuate ad indicare le zone a rischio e i luoghi in cui alcuni giocatori non potranno avventurarsi ma non vi dovete mettere in mezzo a noi altri che cerchiamo di raggiungere la fine di questo gioco- spiegò semplicemente Niccolò.
-Certo… Per voi questo è ancora un gioco… Per voi arrivare alla fine di tutto questo vuol dire essere gli eroi…- si versò nuovamente dell'estratto nel bicchiere e lo bevve d'un fiato -non avete pensato che, una volta completato questo "gioco", saremo tutti trascinati fuori da questo mondo a forza? Anche quelli che vorrebbero rimanerci?-
Zarathustra accavallò le gambe, rimanendo seduto, col bicchiere in mano, bevve un sorso e poi, guardando negli occhi Orpheus, disse con fare cupo e serio -Fermati a riflettere un attimo… Sono sicuro che anche tu ci abbia già pensato: ormai questo è il nostro nuovo mondo, quello là fuori è un mondo che non ha più niente a che fare con noi… Le persone ci avranno ormai dimenticato, staranno andando avanti senza di noi dandoci per spacciati… Sono passati ormai due anni da quando siamo qui e siamo appena arrivati a sbloccare il piano 50… Le cose non saranno più facili, si faranno sempre più complesse ed intricate… Non basteranno altri due anni ad uscire da questo gioco tanto vale rassegnarsi e fermarci qui, concludere qui le nostre vite… Infondo… Potremmo vedere questo mondo come una nuova alternativa che ci è stata concessa… Sai che non ho torto…- Zarathustra parlava con assalita convinzione, come se parlasse da più in alto credendosi forse l'unico che avesse guardato in faccia la realtà.
Niccolò dal canto suo osservava il generale fermo nelle sue convinzioni e a sua volta ricordava quello che aveva già pensato… Infondo Zarathustra aveva ragione… Non poteva farci niente eppure sapeva già che quella non era la SUA vita, era un'altra, diversa, irreale…Nella testa un incessante ronzio iniziò a scavare in profondità.
-Hai mai pensato un attimo a tutte le possibilità che avevamo nel nostro vero mondo?- iniziò a dire il bardo alzandosi in piedi e avvicinandosi al fuoco scoppiettante del camino camino vicino al tavolo -Non parlo di scelte sia ben chiaro, penso piuttosto alle possibilità di vivere altri mondi… Pensa all'ultima epoca che noi abbiamo vissuto; l'epoca del digitale in cui ognuno di noi si poteva nascondere dietro a whatsapp, alle immagini di facebook, ai forum online, a nickname sparsi per i server di gioco… Pensa a tutte quelle alternative che potevamo vivere, a quei mondi in cui molti di noi si lasciavano trascinare credendo che il virtuale potesse rimpiazzare il reale… I messaggi non sono mai stati reali, non erano parole che potevi ascoltare direttamente dall'altro o che potevi toccare con mano, scritte, stampate, piante… I pensieri che condividevi sulla tua bacheca insieme alle foto non erano mai i momenti che vivevi, erano vuoti simulacri di una realtà che prima si deve vivere e poi si conserva nei ricordi, non delle stupide possibilità per mostrarsi agli altri come un insieme di pixel… E le maschere di altri nomi? Le maschere dell'anonimato in cui sapevi essere te stesso? In cui parlavi senza freni, senza ritegni; in cui potevi offendere, sparare a zero su tutti e tutte, ingannare, raggirare, in cui potevi finalmente staccare il cervello e agire di puri istinti come un animale; erano forse quelli gli anfratti della tua vera vita? La risposta è semplice… No. Perché quei luoghi non erano il reale… Quei luoghi erano il virtuale… Ho conosciuto persone che al di là di uno schermo sembravano eroi greci, ho conosciuto campioni del messaggio e i coraggiosi cavalieri mascherati dei nickname ma sai cosa rimaneva di loro nel mondo reale? Persone deboli, incapaci di vivere… Non sai con quanto dolore sto dicendo questo… Queste persone non capivano la differenza tra mondo reale e virtuale ma la vivevano, l'avevano addosso… Questa differenza molti non la riescono più a percepire perché il virtuale sembra essere diventato più importante del reale… Machiavelli diceva "molti vedono quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei" e la nostra società moderna è la prima vittima di questa massima; per noi è più facile limitarci a vedere l'altro e facebook, whatsapp, instagrnam, twitter ci sembrano rendere più facile questo errore… Quanto è più facile giudicare l'appetenza?! Ma non ci possiamo limitare solo a vedere le altre persone, le dobbiamo sentire! Pensaci bene… Quante volte dopo aver guardato un post, una foto o un video da qualche parte diciamo al nostro amico "Ah sai ti ho visto fare eccetera eccetera…" oppure "Ho visto lui che eccetera eccetera…" ma non sentiamo… L'importante oggi è l'apparire non l'essere… per questo siamo divenuti schiavi del virtuale dimenticandoci della realtà, per questo molti di noi confondono questi due mondi distinti… Definire questo mondo come il "nostro nuovo mondo" è di nuovo cedere a quell'errore…-
Zarathustraera palesemente "spaventato" dalle parole di Orpheus ma sembrò comprenderle e, perciò, gli avanzò una proposta -Facciamo così… Voi sarete liberi di avanzare, naturalmente ritirerò l'ordine di cattura che grava su di te, però, quando un giorno giungerete a dover sconfiggere l'ultimo boss faremo prima una riunione con tutti i giocatori ancora loggati e vedremo quale sarà il nostro mondo… D'accordo?-
Niccolò guardò il generale negli occhi e, serio in volto, disse -D'accordo-

Lorenzo e Alessandro erano seduti sul bellissimo sofà posto al centro del salone presente al piano terra della casa di Noah.
-Ecco qua un po' di tea fumante- sorrise il bardo comparendo da una porta con le vetrate rosse e blu.
-Grazie Noah- sorrise Alessandro mentre dava una mano a poggiare il vassoio di argento finemente lavorato sul tavolino.
-Allora ditemi un po'… Perché siete qui?- domandò il bardo, prese la teiera, versò il contenuto nelle tre tazze per poi prenderne una, aggiungerci due zollette di zucchero e iniziò a bere.
-Dunque- iniziò a rispondere Lorenzo mentre prendeva una tazza -Siamo qui per Orpheus… Temiamo che i danni inflitti dalla sua follia alla sua testa siano più gravi di quanto ci aspettassimo… Volevamo sapere se tu avevi una qualche idea per migliorare la sua condizione-
-Mmm… Beh forse esiste un qualcosa che lo potrebbe aiutare…- iniziò a pensare Noah -Dovremmo offrire un "catalizzatore" per la sua mente-
-Parla come mangi- sospirò Alessandro soffiando sul liquido della sua tazza per raffreddare la bevanda.
-Allora vediamo di spiegarla in maniera che anche un barbaro come te possa capire- lo canzonò il bardo -Servirebbe un'attività che concentri i pensieri di Orpheus cercando di raffreddare questi suoi folli bollori… Praticamente uno sfogo diciamo… Alcune attività di crafting, soprattutto quelle non legate ad alcuna abilità, come la falegnameria, la sartoria o anche la cucina, permettono un'azione diretta sull'oggetto da creare-
-Come l'attività di Orias di costruire orologi?- chiese subito di risposta il barbaro.
-Orias realizza orologi?- domandò incuriosito Lorenzo.
Alessandro gli rispose con un semplice cenno del capo attendendo con impazienza la risposta di Noah che arrivò in breve tempo -Beh diciamo che ci serve qualcosa di simile… Forse l'attività di Orias ha bisogno di troppo pensare… Per il vostro amico avremo bisogno di un'attività molto più meccanica… In cui il pensiero arrivi ad alienarsi del tutto- 
-Come il sudoku?- propose Lorenzo.
-Ancora troppo meditativo…- osservò Noah -Pensate a qualcosa di simile alla corsa ma che debba tenere saldo il pensiero su un qualcosa-
-Tipo un puzzle!- esclamò Alessandro.
-Oggi il barbaro mi sorprende! È un ottimo esempio!- rise il bardo porgendo la propria tazza verso Alessandro invitandolo ad un brindisi che lui subito accettò. 
-Credo di avere un qualcosa di utile!- riprese a dire il padrone di casa dopo aver terminato di bere e aver riappoggiato la tazza sul tavolo -Venite con me- e dicendo così si alzò invitando gli ospiti a seguirlo. Attraversarono alcune stanze piene di oggetti incredibilmente rari tra i quali al monaco e il barbaro parve anche di vedere un cranio enorme che poteva anche appartenere ad un drago. Giunsero davanti ad una scalinata che scendeva nella più totale oscurità e, dopo aver acceso un paio di lumi, proseguirono verso il seminterrato. 
-Che diavolo di stanza è questa?- esclamò Lorenzo notando che quella cantina era in forte contrapposizione con il piano superiore.
-Siccome accumulo sempre oggetti di ogni tipo, quelli un po' meno preziosi li conservo qua sotto- disse mentre si scostava una ragnatela da davanti. 
Nella cantina di Noah erano accumulate vecchie armi e campane arrugginite, libri sciupati, scettri ormai consumati, strumenti accatastati l'uno sull'altro, armature molto semplici e anche attrezzi come forconi, falci, martelli, incudini, scope e simili.
-Eccolo qua!- esclamò il bardo avvicinandosi a un strumento di media grandezza la cui parte più evidente era grande una ruota circolare.
-Che diavolo è quella cosa?- domandò Alessandro.
-È un arcolaio; un vecchio strumento che serve a lavorare la lana allo stato grezzo per farne i fili- spiegò Noah.
-Capisco… Dici che questo lo potrà aiutare?- chiese allora Lorenzo pensando a Niccolò.
-Penso proprio di sì… Fategli fare un paio di sessioni al giorno di un'ora… Secondo me dovrebbe riuscire a placare molto i suoi bollori-
-Perfetto… Grazie mille Noah, quanto ti dobbiamo?- domandò il monaco.
-Ci mancherebbe, è un mio regalo per il nostro caro bardo nella speranza che si possa riprendere- sorrise il bardo mentre donava l'arcolaio a Hamlaf.

-Allora… Nico è chiuso in camera sua che lavora con il suo arcolaio nuovo e fuma… Vi sconsiglio di entrare perché vi potreste perdere là dentro- disse Lorenzo uscendo dalla stanza di Niccolò.
Kubasa stava togliendo dalla tavola i piatti e gli avanzi del cibo aiutato da Camilla. Alessandro, Roberto e Luna erano invece chiuse nelle rispettive stanze; Lorenzo si era poi seduto su una poltrona pronto a leggere libri accanto al lume di una lampada. Qando Kubasa ebbe terminato di sparecchiare si sedette accanto al monaco e iniziò anche lui a leggere. Camilla si sedette al tavolo accanto a dove era seduto Riccardo e si poggiò a lui delicatamente.
-Come stai?- domandò Riccardo baciando dolcemente la ragazza.
-Tutto bene… Spero solo che Luna riesca ad adattarsi presto- sorrise la ragazza guardando il non-più-semplice-amico.
-Non ti preoccupare, vedrai che pian piano capirà e alla fine capirà anche Claudio- 
-Lo spero… Ma per ora…- e si strinse ancora di più a Riccardo -Mi piace stare qui-
-Anche a me- sorrise il chierico per poi baciare la ragazza.
-Guarda là i due piccioncini- sghignazzò Lorenzo -Potrebbero anche andare a tubare in camera…-
-Suvvia! Lascia un po' di spazio all'amour- disse Kubasa pronunciando l'ultima parola con l'accento francese. In quello stesso frangente Roberto uscì dalla sua stanza e, cercando di evitare i due amorosi, si diresse subito verso l'angolo lettori.
-Wow ma quando è successo questo lieto incontro di cuori?- chiese il guerriero a Lorenzo quando gli fu davanti.
-Bah non ricordo esattamente ma, almeno ora, si sono finalmente trovati- rispose il monaco lasciandosi scappare un sorrisetto compiaciuto.
-Capisco… Allora domani partiamo per l'esplorazione?- domandò Roberto sfregandosi le mani eccitato per la nuova avventura.
-Già… Dovremmo raggiungere Kigrin in giornata… Se non sbaglio è una città che sorge su una montagna altissima…- disse sorridendo Lorenzo.
-Beh allora immagino che un equipaggiamento pesante per resistere al freddo sia consigliato- osservò il guerriero mentre cercava nell'inventario degli indumenti che potessero proteggerlo dal freddo. I tre ragazzi rimasero lì a discutere mentre Riccardo e Camilla si allontanarono da tutti e si chiusero in camera.
-Oh finalmente sono andati!- esclamò Lorenzo ad alta voce.
-Ma non fare il finto duro che prima ti abbiamo visto sorridere tutti- rise Kubasa battendo una pacca sulla spalla del monaco.
-Gné gné gné…- bofonchiò Lorenzo.
-Comunque voi sapete cosa sono andati a fare di là?- domandò Roberto per poi venire squadrato malissimo dagli altri de ragazzi seduti sulle poltrone.
-I tuoi genitori non ti hanno ancora fatto quel discorsetto? Vabbé allora… Quando un uomo e una donna si vogliono molto bene…- iniziò a dire il monaco come se stesse parlando con un bambino.
-Ahahah simpatico- rispose indispettito il guerriero -So come si fa sesso…-
-E allora perché la tua domanda?- chiese Kubasa incuriosito.
-Beh perché siamo in un gioco… Voi per caso sapete come funzionano certe cose qui dentro?- spiegò meglio Roberto.
Kubasa e Lorenzo si guardarono tra di loro mentre avevano dipinta in volto la frase "Oh cazzo… È vero…"; quindi riguardarono il guerriero e insieme emisero un singolo suono -Boh…-
   
 
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