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Autore: time_wings    03/07/2017    2 recensioni
[High School!AU]
La scuola è appena ricominciata e, numerose e spiazzanti novità, non tardano a palesarsi. Il cammino di un adolescente, si sa, può essere tortuoso e pieno di pericoli. Un anno scolastico servirà a mettere a posto antichi conflitti? L’amore tanto atteso sboccerà per tutti? I sette della profezia che avete tanto amato trapiantati nell’impresa più difficile di sempre: la vita di tutti i giorni fino all’estate successiva. Mettetevi comodi e buona lettura.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Esperanza Valdez, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Sally Jackson, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’autrice: Alloooora, ho qualcosa di importante da dire prima di lasciarvi al capitolo (Sì, sopportate il mio sproloquio). Non ho perso il calendario, so che oggi è lunedì, ma ieri non ho avuto modo di pubblicare il capitolo (giuro, non è una scusa. Era già pronto.) perché non sono stata a casa il fine settimana e la connessione non era certo dalla mia parte. Detto ciò si, finalmente un momento Percabeth nello scorso capitolo, ma non è stato poi così soddisfacente. Il titolo di questo nuovo capitolo, invece, è particolarmente implicito. Qualcosa di importante sta per succedere, ma non vi fermate alle apparenze, ottobre è ancora lungo e pieno di sorprese eheheh. Vi lascio, altrimenti mi linciate. Vi aspetto, come al solito, qui giù.
Adieu
T_W

 
PUNTI DI VISTA
 
“I club che sceglierete vi aiuteranno ad ottenere, alla fine dell’anno scolastico, un giudizio complessivo migliore. Spero la cosa vi interessi. C’è davvero una grossa scelta, non credo vi sarà difficile trovare qualcosa adatto a voi. Non vorrete farmi credere che non abbiate interessi o passioni. Vi invito a comunicare le vostre scelte ai vostri rappresentanti, che siano Reyna Ramìrez-Arellano o Jason Grace. Vi prego, inoltre, di non far passare troppo tempo.”
La voce irritante della professoressa di letteratura, di primo mattino, non aiutò in alcun modo Annabeth ad iniziare al meglio la giornata. Dall’altra parte della classe, poi, Leo se ne stava in fondo con le braccia incrociate sul banco a fargli da cuscino, gli occhi chiusi.
La campanella di fine lezione suonò poco dopo facendo tirare un sospiro di sollievo ad Annabeth. Lei odiava quella donna e non vedeva l’ora, ogni volta, di smettere di sentirla parlare. Le sue lezioni, però, erano parecchio interessanti e la ragazza aveva deciso che quelle sue ore valevano di più della persona con cui le trascorreva. Si alzò dalla sedia radunando tutte le sue cose e corse a svegliare Leo: “Tu che club frequenterai?” Domandò pimpante Annabeth, certa del fatto che il ragazzo non sapesse nulla di quella storia, avendo dormito per tutto il tempo.
“Io… cosa?” Domandò, come da programma il messicano.
“Vieni,” Esordì Annabeth tendendogli la mano con un sorriso: “Andiamo in biblioteca. Sceglieremo lì. Oh, se vuoi puoi chiamare anche gli altri.”
Leo accettò la mano della ragazza scuotendo la testa come a svegliarsi del tutto e si alzò prendendo di sfuggita lo zaino.
Mezz’ora dopo sette ragazzi generalmente rumorosi erano silenziosamente seduti ai grandi tavoli grigi della biblioteca con un foglio ciascuno nelle mani contenente le informazioni principali per ogni corso da seguire: “A me non dispiacerebbe scrivere per il giornalino della scuola!” Esordì entusiasta Annabeth.
“Ma perché non il club di pesca?” Rispose ironico Percy, dall’altra parte del tavolo, facendo ridere senza sosta Frank ed alzare gli occhi al cielo ad Annabeth.
“Io proverei ancora una volta il corso da cheerleader. Anche se non mi piace affatto che le ragazze che ne fanno parte vengano considerate belle, ma senza cervello.” Valutò Piper mesta, mentre Jason sgranò gli occhi e boccheggiò in cerca d’aria immaginandosi la ragazza in uno di quei vestiti succinti che portavano sempre le cheerleader.
“Io penserei di gestire il sito della scuola.” Propose Leo, che era sempre stato bravo ad armeggiare con computer e macchine simili: “Certo, magari potrei anche combinare qualche guaio… Come hackerare tutti i registri dei professori.” Disse, poi, condendo il tutto con un sorrisetto angelico. Sul tavolo calò il silenzio.
“Tu… Sai fare queste cose?” Domandò Frank, che non era stato in grado di trattenersi.
“Perché, hai qualcosa da nascondere, Zhang?”
“Beh…” Esordì Hazel ad alta voce per spezzare la tensione che iniziava via via a diventare più densa tra i due: “Che ne dite del corso di pittura? A me sembra interessante!”
“Hai detto bene!” Una voce sconosciuta ai ragazzi si inserì nel discorso: “Sono Rachel, a capo del progetto, spero sarai tra noi!” Disse una ragazza dai folti capelli rossi porgendole la mano.
“In realtà sto ancora decidendo, ma potrei valutare l’idea di farne parte.” Concluse Hazel girandosi a guardare la nuova arrivata.
Rachel, però, sembrava impegnata a fissare senza sosta Percy, dall’altra parte del tavolo.
“E tu?” Domandò infatti interpellandolo: “Non vuoi far parte del mio club? Sono sicura che te la spasseresti un sacco!” Propose civettuola ed entusiasta. Percy scoccò un’occhiata ad Annabeth che, però, li guardava divertita senza alcuna traccia di gelosia nello sguardo.
“Sai cosa? Penso sarebbe parecchio divertente!” Rispose Percy senza staccare gli occhi dalla bionda: era deciso più che mai a farla ingelosire. Dal canto suo, però, la ragazza non sembrava per niente infastidita e tornò a leggere i corsi sul suo foglio senza degnarlo più neanche dello sguardo divertito che gli aveva concesso in precedenza.
“Dico proprio che ci sarò!” concluse a voce più alta, come a farsi sentire dall’intero tavolo.
“Grandioso!” Squittì la ragazza: “Corro a segnarti sull’elenco!” Concluse scappando via per paura che il ragazzo cambiasse idea all’improvviso.
“Veramente vorrei partecipare anch’io!” Le urlò dietro Hazel, che sembrava la sola a non voler sfruttare il corso di pittura per conquistare: “Bene, allora lo faremo insieme?” Esordì di nuovo la ragazza, che, al contrario di Percy, sembrava aver notato l’amarezza che celavano gli occhi noncuranti di Annabeth.
“Ragazzi…” Chiamò mogio Leo: “Voi ci andate con qualcuno a quello stupido ballo?”
Annabeth lasciò che i suoi occhi si fiondassero sul moro dagli occhi verdi dall’altro lato del tavolo: moriva dalla voglia di sapere se si ricordasse qualcosa della sera in cui gliel’aveva chiesto, ma il ragazzo le concesse solo uno sguardo fugace, prima di proferir parola: “Beh… Non lo so, sapete…”
“C’è prima Halloween e sono abbastanza sicuro che Drew non perderà l’occasione di organizzare una delle sue feste… Le voci girano quando si è rappresentanti!” Esclamò Jason che non aveva alcuna intenzione di far parlare Percy di quante ragazze gli cadessero ai piedi con Piper nei paraggi.
“Chi è questa Drew? E cos’hanno di speciale queste sue feste? Cos’è, ci sono più ragazze del solito?” Si informò Leo.
“Drew è, probabilmente, la ragazza più popolare della scuola. Credimi, è talmente esuberante che non credo ti sarà troppo difficile riconoscerla. Per lei ogni occasione è buona per mettersi in mostra ed organizzare feste.” Spiegò Jason
“Ed è anche uno dei motivi per i quali potrei scartare l’idea di entrare tra le cheerleader.” S’intromise Piper.
“Ed è uno dei motivi per cui chiederò un posto tra le cheerleader.” Scherzò Leo.

“Oh, non hai capito.” Riprese Piper: “Quella ragazza è una iena. Non vorrei scoraggiarti, ma se anche ti dovesse mostrare un minimo di interesse, puoi essere sicuro che avrà un secondo fine. È una manipolatrice e ha sempre avuto in testa solo un ragazzo.” Concluse guardando in direzione di Jason, che arrossì vistosamente.

“Grande, fratello!” Esultò Leo assestandogli una pacca su una spalla, col solo risultato di far aumentare il rossore sul volto del ragazzo.

“Un uccellino mi ha detto che stavate parlando di me!” Esordì una voce frivola: “Sicuramente stavate parlando della meravigliosa festa di Halloween che darò a breve, a casa mia. Tu ci sarai, vero, dolcezza?” Domandò sussurrando all’orecchio di Jason e dandogli un pizzicotto sulla guancia, seguito da un risolino.

“Beh, veramente non so se potrò…” Iniziò il biondo guardando Piper, che sembrava essere parecchio tesa.

“Io non ammetto mai una risposta negativa.” Sentenziò Drew interrompendolo con tono calmo, ma deciso: “Allora… Ci sarai?” Il suo profumo di Natale era così inebriante e la sua voce così suadente che Jason si ritrovò ad annuire senza che avesse effettivamente consentito ai suoi muscoli di muovesi.

“Vi aspetto in molti.” Gongolò congedandosi: “E tu chi sei? Sei nuovo?” Domandò poi, un secondo prima di girare sui tacchi e andarsene.

“I-Io? Sono L-leo.” Rispose il messicano, che aveva invece smesso di opporsi all’effetto che il fascino della ragazza provocava; a dire il vero, non ci aveva nemmeno provato.

“Va bene, L-leo, aspetto anche te alla mia festa.” Rispose andandosene definitivamente.

“Ma cos’è stato, un raduno di civette oggi?” Commentò Hazel che, a differenza delle sue amiche, non era riuscita a nascondere il suo fastidio per la reazione di Leo.

La voce di Annabeth, che fino ad allora era stata a riposo, si levò. Si rivolse a tutti i suoi amici, ma tenne i suoi penetranti occhi grigi puntati su Percy: “Allora, avete fatto le vostre scelte?”

 
A Percy non piaceva Rachel. Era obiettivamente una bella ragazza, allegra e anche piacevolmente diversa dalle altre, ma Percy non riusciva a farsela piacere, nonostante tutti i suoi amici lo incitassero a provarci pur sapendo dei suoi dubbi. La cosa non gli dava poi tanto fastidio: sapeva che non avrebbe mai osato ferirla e sapeva anche che i suoi compagni di squadra semplicemente scherzavano.
Il peggio, però, accadde alla fine dell’allenamento di quel giorno.
Percy era più stanco del solito. La notte prima aveva dormito davvero poco e l’allenamento l’aveva stancato esageratamente. Quando finalmente tornò nello spogliatoio era quasi contento di vedere Jason, dall’altra parte della stanza. Si concesse una doccia calda e si rivestì velocemente con il coach Hedge che prendeva a bastonate tutti i ritardatari come lui. Miracolosamente riuscì a sfuggirgli sgattaiolando di corsa fuori lo spogliatoio imitando il comportamento furbo di Jason di qualche attimo prima. Continuò a tenere gli occhi fissi sulla porta, mentre la richiudeva alle sue spalle e muoveva i primi passi. La voce squillante di una ragazza lo costrinse a girarsi definitivamente.
“Iniziavo a chiedermi se ne fossi uscito vivo, da quella doccia!” Scherzò Rachel avvicinandosi pericolosamente al ragazzo ed iniziando a schiacciarlo contro la porta dello spogliatoio.
“Eh già!” Rispose Percy imbarazzato, passandosi una mano nei capelli ancora un po’ gocciolanti.
“Ad un certo punto mi sono quasi convinta ad entrare per verificare di persona…” Un sorriso malizioso comparve sul volto lentigginoso della ragazza, mentre una goccia cadde dai capelli di Percy per iniziare a viaggiare sul suo collo. Rachel, però, non lasciò alla goccia il tempo di continuare il suo percorso, perché l’arrestò con la sua lingua lasciando leggeri baci sul collo del ragazzo. Percy sospirò senza capire se volesse essere un sospiro di piacere o di fastidio, ma lasciò continuare la ragazza, che adesso esitava sull’angolo della sua mascella sempre più vicina ad intercettare le labbra del ragazzo.
“Jason!” Urlò una voce che Percy conosceva piuttosto bene: “Sono venuta a… Oh” Annabeth esitò sorpresa sulla soglia del grande portone verde che dava su uno degli anonimi corridoi della scuola, poi si riprese continuando a parlare col biondo e concedendogli tutta la sua attenzione: “Ti ho portato i fogli dei club. C’è il mio, quello di Piper e quello di Hazel. Spero sia tutto in ordine.” Jason guardò prima Percy e Rachel e poi si concentrò su Annabeth per cercare di comprendere come avesse realmente reagito a quella vista, ma non ebbe il tempo di rispondere alla ragazza, perché il coach Hedge diede una manata sulla porta dello spogliatoio facendo sussultare Percy e Rachel ed uscendo con l’aria di uno che non avrebbe ammesso discussioni: “JACKSON!” Tuonò nei timpani del ragazzo: “SEI PREGATO DI FARE IL PERVERTITO A CASA TUA!”
“Ma, coach!”
“VATTENEEEE” Urlò prendendo a bastonate il ragazzo che uscì fuori con la coda fra le gambe. Annabeth si concesse una misurata risata e si congedò velocemente da Jason per paura che il coach gli volesse riservare la stessa fine.
Tra i corridoi strapieni di ragazzi, Annabeth poté abbandonarsi a qualche amaro pensiero: la giornata era iniziata con l’irritante voce della professoressa di letteratura e stava procedendo gradualmente in un disastro.
 
“Hazel!” Chiamò una voce che la ragazza conosceva ormai troppo bene: “Oh, Frank! Dimmi tutto.”
“Ehm… Ti dispiace se… Possiamo parlare?” Domandò il ragazzo con il volto rosso d’imbarazzo.
“Certo, spara!”
Frank si guardò attorno, spinse l’occhio tra i corridoi più lontani che riuscisse a scorgere, dove milioni di studenti si addossavano simili a formiche. La paura per ciò che stava per dire lo assalì lasciandogli un senso di oppressione alla vista di tutte quelle persone schiacciate fra loro. Una goccia di sudore gli imperlò la fronte: “Non qui. Vieni con me.” Prese Hazel per mano non curandosi troppo del sudore che bagnava anche quella e si diresse verso il cortile per di più occupato da una grossa ed imponente rampa di ferro di scale antincendio. Lì, nessuno notava mai un piccolo corridoio reso ancora più stretto dai tubi blu scuro che si addossavano simili a serpenti gli uni sugli altri. Frank li schivò intimando a Hazel di non finirci contro ed un grosso spiazzo circondato dai palazzi si mostrò per la prima volta agli occhi della ragazza: “Non avevo idea esistesse questo posto!” Esclamò sorpresa.
“Ti piace?” Domandò Frank, speranzoso di fare conversazione perché non sicuro di essere pronto per dire ciò che aveva da dire.
“Direi che è molto… intimo.” Commentò Hazel, che iniziava a capire: “Frank? Dimmi ciò che devi dire.”
“Oh sì.” Convenne il ragazzo grattandosi la nuca: “Nulla di particolare, volevo scusarmi per come mi sono comportato con Leo, per aver pensato che fossi di mia proprietà dopo un semplice bacio, per aver, probabilmente, rovinato la nostra amicizia e per aver...”
“Frank” chiamò Hazel che iniziava a sorprendersi per la straordinaria parlantina dell’amico.
“No, davvero, ci tengo a dirlo, perché…”
“Frank” Riprovò dolcemente la ragazza.
“No, tu credi che io lo dica tanto per dire, che sbaglierò di nuovo, che…”
“Oddio” Commentò Hazel prima di fiondarsi sulle labbra di Frank come fossero acqua in tempi di siccità con un sorriso. Frank chiuse gli occhi incredulo, esplorando sensazioni nuove pur non essendo la prima volta, mentre la sua lingua si attorcigliava a quella di Hazel come in una danza disperata.
Hazel non era sicura fosse la via giusta, ma era indubbiamente una via e lei non vedeva l’ora di scoprire dove l’avrebbe condotta. Frank era una sicurezza. Leo era quasi uno sconosciuto ed in quel momento capì che riporre tutte le sue speranze in un ragazzo di cui non si fidava del tutto, non sarebbe stato saggio. Frank era sempre stato lì, le aveva sempre dimostrato lealtà ed amore e lei l’aveva sempre calpestato. Ma non quel giorno, quel giorno non voleva che sentire le sue labbra sulle sue e quelle del messicano sembravano, in quel momento, un dolce sbaglio, bellissimo, certamente, ma sbagliato ed era fiera di sè per averlo finalmente capito.
Frank sembrava quasi non riuscire a respirare quando si staccò dalle delicate labbra di Hazel. La sua espressione confusa ed estasiata insieme fece sorridere la ragazza. Per Frank, invece, la situazione era tutt’altro che chiara ed un grosso ed inarrestabile dubbio si fece largo nella sua mente.
“Hazel, ma quindi adesso io e te… Cioè… noi due, intendo…”
“Ehm… Se tu vuoi, per me va bene.” Rispose Hazel adesso pietrificata dall’imbarazzo. Ogni traccia della naturalezza dei secondi che avevano preceduto quelle parole sembrava svanita.
“Cosa? Oh sì. Certo che voglio! Io ero convinto che tu non volessi.”
“Certo che voglio!” Commentò troppo entusiasta la ragazza.
“Allora è perfetto!” Rispose Frank seguendo l’esagerato entusiasmo della ragazza.
“Frank…” Chiamò Hazel.
“Sì, ho capito.” Convenne, afferrando al volo in concetto della ragazza e ridendo dolcemente.
“Perfetto.” Rise di rimando Hazel, lasciandogli un leggero bacio a fior di labbra ed avviandosi con Frank per i corridoi ancora strapieni di ragazzi, che sembravano essere rimasti fermi, in un tempo congelato, mentre qualche attimo prima, in un cortile dimenticato, milioni di emozioni indecifrate si susseguivano scomposte nelle menti di due dei milioni di studenti che ogni giorno attraversavano quei corridoi.
 
Ci sono giornate da ricordare per sempre, cariche di emozioni positive, di sorrisi incontrollati.
Ci sono giornate da dimenticare, ricche di risentimento, di sensazione di fallimento, di amarezza.
Ci sono giornate inconsapevolmente fantastiche ed altre in cui il male è alle porte, proprio dove ci si aspetta di trovare un amico.
Annabeth camminava mischiandosi a milioni di ragazzi, per gli stessi corridoi nei quali Frank e Hazel si erano tenuti per la prima volta per mano. L’amarezza e la delusione si affollavano nel suo cervello.
Poco più in là Leo, inconsapevole delle novità dolorose, si avviava tranquillo verso la sua nuova casa.
   
 
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