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Autore: heliodor    03/07/2017    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un giorno con Bryce

Di notte era tormentata dagli incubi. In macabra successione rivedeva i volti di quelli che non erano sopravvissuti ai duri scontri che avevano dovuto sostenere. Erano visi giovani, sorridenti. Bryce aveva imparato anche i nomi di quelli che non aveva fatto in tempo a conoscere.
Era stata accettata nel circolo da pochi giorni e già si sentiva parte di una famiglia.
"Così funziona un circolo" le spiegò Erix.
La strega l'aveva accolta come sua discepola alla cerimonia di consacrazione e adesso era responsabile della sua istruzione.
Bryce aveva ancora molto da imparare, ma lo faceva in fretta.
I suoi poteri erano già quelli di un adulto, ma non era ancora matura e consapevole della sua forza.
Erix le disse che sarebbe cresciuta in fretta. La guerra sarebbe stata la sua aula di scuola.
E così era stato.
Bryce si era preparata per tutta la vita per quel momento. Suo padre e sua madre erano stati i suoi primi maestri, invitandola con dei semplici esercizi a sviluppare i suoi poteri.
Quando Joyce era nata ed era stato chiaro che non aveva poteri, il suo allenamento era diventato ancora più duro.
Il re aveva chiamato gli stregoni più potenti affinché la seguissero nel suo sviluppo e Bryce aveva bruciato le tappe.
A quindici anni la sua abilità era pari a quella dei suoi fratelli. Se non fosse stato per le legge di Valonde, il circolo degli stregoni l'avrebbe accolta anni prima.
Invece aveva dovuto attendere.
Tutto quello però aveva avuto un costo. Lei era destinata a diventare la strega suprema, la più forte del suo circolo da molti secoli a quella parte. Forse una delle più forti del mondo conosciuto, se non la più forte in assoluto.
Tutto lasciava presagire per lei un simile futuro. Era scritto nelle stelle e persino gli indovini, se si poteva prestare ascolto alle loro profezie, giuravano di vedere solo gloria e successi per quella bambina dai poteri così eccezionali.
Bryce si sentiva schiacciare da quella responsabilità.
A volte il peso era così insopportabile che desiderava solo liberarsene. In quei momenti invidiava Joyce. Lei era nata senza poteri, era una persona comune. Poteva fare la vita che voleva, senza che nessuno le chiedesse nulla in cambio. Non aveva delle attese da soddisfare o un destino glorioso già scritto che doveva solo seguire.
Bryce si sentiva intrappolata.
Amava ciò che era e avrebbe fatto di tutto per diventare la strega che tutti desideravano, ma al tempo stesso sognava una vita del tutto diversa.
Poi era arrivata la guerra e tutto era cambiato. In peggio.
Le responsabilità erano diventate più grandi, la paura di deludere le aspettative era diventata quotidiana. Ogni volta che scendeva in battaglia tutti guardavano lei. Se indietreggiava, tutti indietreggiavano con lei. Se avanzava, tutti avanzavano al suo fianco.
Qualcuno bussò alla porta. Si alzò dal letto riluttante e indossò una vestaglia.
Era Vyncent.
"Sono in partenza" disse senza tanti preamboli.
"È la missione di cui parlava Rajan?" Ne avevano parlato a lungo nei giorni precedenti. Era il segreto meglio custodito dall'alleanza che combatteva contro Malag, ma qualche notizia trapelava sempre.
Vyncent annuì grave. "Il consiglio ha deciso di anticipare la partenza. Temono che Malag possa scoprire qualcosa. Il tempo gioca a nostro sfavore e se vogliamo avere il vantaggio della sorpresa dobbiamo agire subito."
"Allora vai, che aspetti?"
"Non potevo partire senza salutarti."
Sciocco, pensò.
"E senza dirti di non dire niente a Joyce."
Ancora più sciocco, pensò.
"Si preoccuperebbe se sapesse dei pericoli che correremo..."
Anche io sono preoccupata, urlò una voce dentro di lei. "È vero. Lei è fatta così."
" Veglia su di lei, Bryce."
"Lo farò."
Vyncent era partito il giorno stesso insieme a un gruppo scelto di stregoni. Rajan li avrebbe guidati verso una località segreta di cui pochi erano a conoscenza
Bryce si chiese se li avrebbe rivisti. Se avrebbe rivisto Vyncent.
Che importa? Pensò.
Concentrati. Lascia che i pensieri fluiscano via come l'acqua che scorre nel fiume.
Quella sera stessa Fennir aveva quasi catturato una spia che si era introdotta nella sala dove stavano tenendo una riunione di guerra.
L'impensabile alla fine era accaduto. Le spie di Malag erano penetrate nel palazzo di Valonde, fin quasi nel cuore dell'alleanza.
Quel giorno suo padre era impegnato in un riunione con Persym e altri stregoni del consiglio, così lei fu libera di dedicarsi ad altro.
Cercò Joyce per invitarla a pranzo, ma lei si era chiusa in biblioteca e preferì non disturbarla. Allora ripiegò su Roge, che però preferiva starsene con Karv e la sua combriccola di giovani stregoni.
Si chiese che stessero combinando quei due. Roge aveva un carattere impulsivo ed era sempre in conflitto col padre. Voleva andare in guerra, ma era uno stregone appena passabile. Aveva due anni più di Bryce ma lei lo aveva superato quando aveva solo quattordici anni. Lui l'aveva sfidata a duello e lei l'aveva battuto. Da quel giorno suo fratello si era fatto più cupo.
Il consiglio aveva deciso di tenere a Valonde quelli meno abili o troppo anziani. Il regno andava comunque difeso, non lo si poteva lasciare del tutto sguarnito.
Un messaggero arrivò al castello.
Khone, il decano del circolo di Valonde, richiedeva la sua presenza al tempio.
Bryce ci andò subito. Scelse di non usare la scorta per non dare nell'occhio, ma era difficile passare inosservata. Tutti in città la conoscevano. La gente comune era per lo più intimorita per la sua presenza e la salutava in modo riverente. Lei si limitò a rispondere a quei saluti con cortesia e tirò dritta per la sua strada.
Arrivò al tempio e si fece scortare fino alle stanze di Khone.
Il decano era anziano e usciva di rado. L'attendeva seduto in una poltrona di legno, intento a guardare l'esterno attraverso un'ampia vetrata.
"Vieni avanti cara" disse il decano. La sua voce sembrava più esile che mai. La nuova guerra stava consumando le sue forze residue.
"Sono venuta appena possibile" disse Bryce fermandosi a cinque o sei passi dalla vetrata.
Il decano non staccò gli occhi dal panorama. "Non è una giornata meravigliosa?"
In effetti il cielo era sgombro e la temperatura gradevole. Era una tipica giornata estiva di Valonde, forse un po' ventosa. "È splendida" si limitò a dire Bryce.
Il decano trasse un profondo sospiro. "Ho saputo dell'incidente alla riunione."
"Ce ne stiamo occupando. Prenderemo il responsabile."
"Molto bene. Ho piena fiducia nelle capacità di re Andew. E nelle tue."
Quel discorso riguardava lei e non tutto il regno? Bryce si fece più attenta.
"La guerra non sta andando bene, figliola."
"Lo so."
"E tra poco molti altri lo sapranno. La missione di Rajan è fondamentale. Se riuscirà, potremo vincere prima che passi questo anno. Se falliamo, il conflitto diventerà più lungo e sanguinoso."
Vyncent ce la farà, pensò Bryce. E tornerà sano e salvo per stare con... Joyce.
"Sono sicuro che Rajan non fallirà... ma dobbiamo prepararci al peggio. C'è un'alleanza che deve essere stipulata, un patto che deve essere rinsaldato. Tuo padre si oppone, ma il consiglio ha già deciso che l'aiuto di Taloras è vitale per la continuazione della guerra."
"Io non so niente di questo patto" disse Bryce.
"Lo so, è un segreto ben custodito, ma ho paura che Malag e le sue spie sappiano troppo. Ci serve l'accordo con Taloras. Tuo padre deve accettare le condizioni, anche se sono terribili."
"Di che si tratta?"
Khone glielo disse.
Bryce impallidì. "Nemmeno io sono sicura di essere d'accordo" disse.
"Ti ringrazio per la tua sincerità. Lascia che anche io sia franco con te: è il momento di prendere delle decisioni difficili. Tutti dobbiamo fare la nostra parte, anche chi non ha poteri da stregone."
"Perché proprio io?"
"Perché il re è sordo a ogni nostra proposta, ma accetterà il tuo consiglio. Adesso vai e torna con la promessa di tuo padre di stringere quel patto."
"E se fallisco?"
"Allora non saremo più tanto sicuri di vincere questa guerra."
 
Era tornata al palazzo con la morte nel cuore, anche se una parte di sé esultava e si vergognava per quel pensiero così meschino ed egoista.
Khone l'aveva stretta in un angolo. Se riusciva a convincere suo padre, una persona a lei cara avrebbe sofferto moltissimo. Se non ci riusciva, tutte le persone a lei care avrebbero sofferto tantissimo.
Se avesse voluto seguire la logica, la scelta sarebbe stata semplice. Ma lì la logica non c'entrava affatto.
Bryce raggiunse il palazzo e chiese subito udienza al padre.
Il re gliela concesse.
Parlarono per quasi un'ora e Bryce uscì da quella udienza stremata. Alla fine aveva convinto il re a valutare la proposta del consiglio. Avrebbe riconvocato l'ambasciatore di Taloras e ne avrebbero discusso più a fondo.
C'era tempo per prendere una decisione definitiva.
Soddisfatta, Bryce tornò alla sua stanza e si preparò per la cena. Era in netto anticipo e poté scegliere il vestito più adatto. Era stanca di indossare il mantello del circolo di Valonde. Lì a palazzo poteva essere più informale.
Quella sera Joyce si fece servire la cena in camera. Bryce fu sollevata di non doverla incontrare.
Povera piccola.
Si sentiva in colpa, anche se aveva avuto solo una piccola parte in quella faccenda. Sperava che tutto si risolvesse per il meglio e che non ci fosse bisogno di...
Poi qualcosa scattò dentro di lei. Se proprio doveva sapere qualcosa, era meglio prepararla al peggio. Era suo dovere di sorella maggiore proteggerla. Non solo dai pericoli esterni ma anche dalle delusioni della vita.
Dopo cena decise di andare da lei. Salì fino al piano dove  erano le sue stanze e si imbatté in qualcosa di strano.
Qualcuno era vicino alla porta di Joyce.
Da quella distanza non riconobbe l'intruso, ma non era una guardia.
Oltre al pesante mantello e al cappuccio c'era qualcosa che ne occultava la figura.
Un Manto Incantato?
Da quella distanza non riusciva a cogliere le increspature nell'aria lasciate dall'incantesimo, come una scia che seguiva la figura ammantata.
Bryce usò l'ultravisione per guardare attraverso il manto incantato.
Era Fennir, l'assistente di Persym.
Cosa ci faceva lì?
E dov'erano le guardie che sorvegliavano il piano?
"Cerchi qualcosa?" domandò Bryce.
Lo stregone sollevò la testa di scatto. I suoi occhi luccicavano come quelli dei felini. "Controllavo che la situazione fosse tranquilla" rispose senza scomporsi.
Bryce notò che qualcosa luccicava nella sua mano. "Perché non ti allontani dalla porta e ne parliamo?"
Fennir non si mosse.
Bryce preparò un dardo magico nella mano, ma lo nascose alla vista dello stregone. O almeno ci provò.
Fennir fece un passo indietro. "Il mio lavoro qui è finito" disse allontanandosi.
Bryce rilassò i muscoli.
Seguì Fennir con lo sguardo finché non sparì dietro a un angolo. Il giorno dopo avrebbe riferito ciò che aveva visto al padre, ma in quel momento le premeva di più parlare con Joyce.
Si avvicinò alla porta e bussò.
Nessuna risposta.
Bussò di nuovo e ancora nessuna risposta. "Joyce, sei sveglia?"
Non rispose.
Era delusa, ma anche preoccupata. Lasciò l'ala riservata alle stanze della famiglia reale e raggiunse la zona dove alloggiavano servitori e valletti.
Trovò Mythey che lavorava alla mola per fare il filo alla spada. "Vostra altezza" disse il cavaliere con tono deferente.
"Mythey, vai da Joyce e appostati davanti alla sua stanza."
"La principessa è in pericolo?" chiese allarmato.
"Non lo so. Sta succedendo qualcosa di strano."
"E voi dove andate?"
"Devo cercare una persona."
Un'esplosione face vibrare le pareti del castello.

 
  
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