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Autore: Hrhrfrancolferina    03/07/2017    0 recensioni
E se la storia non fosse come la conosciamo noi?
E se Kurt tornasse a Lima molto prima della settimana delle Meraviglie, ipnotizzando il nostro caro Blaine con la sua bellezza?
E se a Tina la cosa non andasse particolarmente a genio?
Dal testo:
Ora era tutto chiaro.
Se voleva tutto questo, non aveva bisogno di un piano no.Ma di più. Di tante fasi che unite avessero dato forma ad un unica grande eroica- si eroica era il termine adatto- impresa. Quattro precisamente. E malefiche.
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Tina Cohen-Chang, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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(P.I.P.I) Storia di una Tina alla riscossa

Era un giorno qualunque al Mckinley.

Gli uccellini cinguettavano andando a ritmo col fracasso di corpi sbattuti contro il freddo metallo degli armadietti da uno dei primi bestioni marchiati dalla scritta Titans che passava per quei corridoi chilometrici, le cheerleader flirtavano con qualunque ragazzo avesse almeno un polmone dove l’aria potesse nascondersi alla vista di quei fianchi ondeggianti, e i classici ’nerd’  appena arrivati – o che si trovavano in quella scuola da piu di chiunque altro, chi lo sapeva- le cui lenti spesse quanto un tappo da sughero ne seguivano devotamente i movimenti da destra e a sinistra, quasi ne dipendesse la loro vita che- sostanzialmente- consisteva in quelle poche ore scolastiche e che poi sembrava mettersi in pausa per tutto il resto della giornata sino alle lezioni di quella seguente in cui si ritrovavano magicamente nelle medesime condizioni: stesse facce da pescilessi, camice a quadri e montature assolutamente improponibili che avrebbero fatto imbarazzare persino un clown del circo il cui numero più interessante era caratterizzato dallo strizzarsi la pallina rossa sul naso.

Almeno, però, qualche volta cambiavano il verso della riga tra i capelli.

Ah e per ultimo, ma non per importanza chiaramente, Tina Cohen Chang ( anche detta ’quella dagli occhi storti’) ci provava spudoratamente con colui che- ormai l’avevano capito anche i muri di cartapesta scolorita che ci mancava poco rovinassero sulle loro teste- era più gay di un casco di banane in una bananiera in pieno fermento.

E il suddetto, con i suoi occhioni dorati da cucciolo adorabilmente smarrito, la ignorava bellamente, limitandosi ad annuire e ad accarezzarle il braccio di tanto in tanto( facendola fremere da capo a piedi senza nemmeno accorgersene) ogni qual volta l’orientale trovava una buona scusa per mettere il broncio e farsi coccolare da mister ‘il cemento armato che mi cola sugli occhi ogni mattina quando me lo sbatto sul mio personale nido di passeri costruito in ciocche isteriche evidentemente mi impedisce di notare che l’única scopo della mia amica  è quello di arrivare ad un altro tipo di volatili”

Già.

Tutto normale in pratica.

Be’, almeno fino alla lezione del glee.





                                                            *


Dring dring

Una massa di studenti eterogenei che più eterogenei non si può entrò in classe, parlando e spettegolando sul tradimento amoroso del momento, oppure criticando  un compagno alle spalle  per poi farci un duetto amichevole e abbracciarlo come se non si fosse desiderato altro mentre si elaboravano i modi più fantasiosi per offenderlo a partire dal suo numero di scarpe.


E Tina  era spiaccicata  come un polpo gigante succhia sangue e gel al braccio di Blaine.

“Allora B, mi accompagni oggi al centro commerciale? So che c’è una svendita di mocassini e scarpe col tacco che sarà sicuramente fa.vo.lo.sa. e che contribuirà a rendere il nostro look ancor più ineguaiabile di quanto non sia già quindi non ti puoi rifiutare. Senza contare poi che mi serve il tuo aiuto, sai che non sono molto brava a reggermi da sola su quei trampoli vertiginosi; ricordi che l’altra volta sarei sicuramente rotolatata a terra se  tu e le tue forti braccia da supereroe non mi aveste preso?” disse sbattendo le folte ciglia, in maniera civettuola e fintamente- poco credibile più che altro- innocente, addicendo a quella volta che benché stesse indossando solo un tacco cinque, si fosse gettata sul moro dando adido a quello che doveva essere un perfetto casque romantico e plateale ma che in realtà si era rivelato più che fallimentare quando Blaine, non riuscendo a reggere il suo peso, aveva barcollato all’indietro sino a scontrarsi contro una pila abnorme di stivali sbrillucicosi, facendoli cadere tutti al suolo.

È solo un primo tentativo fallito, ma è ovvio che andra meglio sono pur sempre Tina Cohen Chang io, si disse l’orientale mentre si sedeva, spostando accidentalmente la sedia con una non chalance non tanto ‘non’ per ritrovarsi a massimo due centimetri di distanza dal ricciolino ingellato.

Quando vide che però questo si ostinava a non risponderle si voltò completamente verso di lui e- quello che vide le fece perdere un battito.

Il suo Blaine- perché si in un mondo astratto da lei stessa creato, lui era suo- aveva la testa bassa, gli occhi da cagnolotto bastonato  all’ingiù e quella che si poteva definire una linea curva tendente verso il pavimento adornava quelle bellissime labbra rosee e piene.

Oh no, pensò, che ti hanno fatto mio principe?

“Ehy, Blaine ehy-“ lo scosse appena per il gomito, un chiacchierio generale faceva da sottofondo alle sue parole mentre il suddetto non accennava a distogliere l’attenzione da quella macchia giallognola sul parquet “- Ehy-“ strattonò più forte, e finalmente questi si giro. Gli occhioni lucidi e velati di malinconia, provocarono una contrazione dolorosa nel petto di Tina.

“- Cosa c’è B? Perché sei così giù?” “So, di aver messo un vestio più lungo oggi, ma tranquillo domani vedrò di venire a scuola in body. Corremperò la Sylvester  con qualche foto di Michael Bolton a petto nudo e della cioccolata scaduta, vedrai che funzionerà.

Nel frattempo che delle  riflessioni su come procurarsi delle foto hot del mito HollyWoodiano le affioravano nel cervello, Blaine trasse un respiro profondo e parlò:

“È per Kurt”

Se possibile quel nome fu per Tina una pugnalata allo stomaco peggiore di quella dovuta alle immagini nella sua testa di un sessantenne a petto nudo.

Se la sua bocca avesse potuto, avrebbe emesso un ‘arrrggg’ di frustraziine che sarebbe stato udito facilmente da qualunque abitante della Corea del Nord e oltre.

Era solo che...Voleva che Blaine s’interessasse alla loro conversazione e-

Oh, sciocchezze. Non ne poteva più, e basta.

E come era possibile che non fosse così: insomma sembrava che Blaine non sapesse pronunciare una frase senza aggiungere ovunque potesse quelle quattro maledette- maledette- lettere.

Cioè parlavano di canto e ‘ehy, lo sai che anche io e Kurt abbiamo cantato questo pezzo quando stavamo allla Dalton’; di moda e ‘ah se Kurt fosse qui, prenderebbe sicuramente questo. Adora le  camice con dei motivi floreali’; di ballo e ‘Kurt era bravissimo con questo passo. Quei fianchi, Dio, Tina.. Quei fianchi’; e per ultimo di prodotti fisici ‘oh Kurt li usa continuamente, anche se a lui non servono perché be’… È così bello”

“-cosį bello”

“così bello”

“-così-“

“Che è successo con lui Blaine?!” chiese la ragazza ad un tono sicuramente più alto di quanto competesse per porre fine a quell’eco inquietante che le rimbombava  nelle orecchie, lanciando un’occhiata in giro per controlllare che nessuno  l’avesse sentita.

Calma piatta, ognuno si faceva i fatti suoi. ‘Perfetto’, si ripetè,’A volte amo la facilità con cui chiunque qui dentro possa ignorarmi’

Il ragazzo, comunque, non parve  udire il tic tac  delle rotelline squinternate che volteggiavano nella testa di Tina e tenne lo sguardo fisso dinanzi a sè, rispondendo con tono affranto:

“Ieri sera l’ho chiamato,come sempre del resto-“ l’orientare si trattennee dal roteare gli occhi al cielo “- e lui non mi ha risposto, allora ho riprovato e niente. C’era quel tu- tu insistente che mi mandava letteralmente fuori di testa e io- io- non sapevo che pensare perché- “ continuò gesticolando animatamente, prima di prendere un bel respiro e tentare di calmarsi “- Dio, lo so che non stiamo più insieme ma non è mai mancato ad uno dei nostri appuntamenti telefonici  da quella serata orrenda e- e- ho paura che possa essere andato avanti, che si sia dimenticato di me e non- non voglio che accada, non cosi presto almeno… Non- non sono ancora pronto a voltare pagina e- davvero- vorrei che non lo fosse neanche lui”serrò appena le palpebre tentando di scacciare le lacrime; il cuore di Tina le  si strinse nella  cassa toracica mentre poggiava pacatamente una mano su quella di colui che ormai poteva definire il ragazzo per cui aveva una  cotta stratosfericamente enorme.

“Blaine…”

“Secondo te che dovrei fare?” chiese lui con tono talmente stanco da lasciare interdetta l’orientale.

 “Cioè forse dovrei andare avanti, conoscere qualcun altro e tentare di in- innamorarmi di nuovo e- e...non ne ho idea” sbuffò esasperato “Magari sto esagerando e tutto questo è solo un grande film mentale che mi sto facendo ma se- se lui è andato avanti, non ho altra scelta che seguire il suo esempio… Giusto?”concluse, non sembrando affatto convinto delle sue parole ma tentando disperamente di apparire tale e fissando le sue iridi cangianti in quelle minuscole e cioccolato dell’orientale.

La suddetta, il cui fiato era improvvisamente disperso da qualche parte lungo la gola,  stava per dire, gridare o meglio, con ogni grammo d’aria che le scorreva in corpo che lei era lì, che potevano superare la rottura con i loro ex insieme, che erano anime gemelle e che lei ne era a conoscenza da sempre ’se da sempre stava ad indicare da appena quattro settimane’ e che-

Ma non potè dire nulla perché Finn entrò in classe, battendo le mani nel tentativo di richiamare l’attenzione generale e ponendosi dinanzi all’intero glee club.

Il brontolio andò via via scemando e Blaine si zittì nuovamente, voltandosi in direzione dell’ex membro delle nuove direzioni e rivolgendogli un sguardo scialbo e spento, in netta contraddizione con la luce che quelle iridi magnifiche erano in grado di emanare. E Tina comprese perfettamente  che non era quello il momento giusto per esprimere I sentimenti che seppur le ronzavano nel cuore da poco erano già abbastanza forti da provocarle le palpitazzioni alla sola constatazione di essere di fianco al moro . Così seguì l’esempio degli altri, e silenziosamente ascoltò il discorso di Finn.

“Dunque ragazzi, sono molto-molto- contento dei vostri progressi e, davvero, mi piace come ci stiamo risollevando dopo questo grande periodo di situazioni be’-“ si grattò appena i capelli corti alla base della nuca “– difficili, e mi è piaciuto il vostro impegno nella settimana delle ‘dive’ perché sul serio siete stati eccezionali-“ un’ ola entusiasta si levò nell’aria, a cui solo due membri non parteciparono “- ma-“ qui il coro si affievolì seguito da un’epidemia di ’buuu’ che venne bellamente ignorata dal direttore in prova che camuffò appena un sorriso intanto che si dirigeva verso la lavagna,( munito di pennarello personale) zittendo chiunque con un gesto distratto della mano e voltandosi ancora verso le Nuove direzioni “- tranquilli ragazzi, vi piacerà quello che ho in mente: dicevo ma ci manca ancora qualcosa, un ingrediente fondamentale che è-“ scarabbocchiò velocamente sulla superficie bianca la parola, spostandosi appena per far in modo che si vedesse e riprendendo immediatamente a parlare prima che qualcuno lo potesse precedere ”- stile!-“  alle occhiate stranite dei ragazzi aggiunse

 “- Non guardatemi così, sapete che cosa intendo. Non parlo solo di stile di abbigliamento o cose del genere, ma del modo con cui vi imponete sul palco, del modo in cui cercate di far arrivare la vostra voce, del modo in cui siete spaventati. Si perché lo siete, chiunque, nessuno escluso. Ognuno di voi ha paura di sbagliare e di deludere chi vi sta intorno e chi sarà su quelle poltrone a guardarvi, ma soprattuto avete timore nel mettere in discussione voi stessi e- be, c’è una sola persona che conosco che è stata in grado di oltrepassare questa fase e di trarne vantaggio, fortificarndosi e diventando uno dei membri più validi, talentuosi e originali delle Nuove Direzioni.” La curiosità si sparse tra quelle sedie pieghevoli, riuscendo a contagiare appena anche i musi lunghi di  Tina e Blaine.

Finn ghignò: “Signorì e signore, sto parlando di-“ la porta tremò, un brivido solcò inspiegabilmente la colonna vertebrale del moro.
 
“Kurt Hummel!” esclamò Hudson, la voce camuffata comicamente in quella potente di un qualunque conduttore televisivo – Jimmy Falllon con ogni probabilità- seguita a ruota dallo scricchiolio che produsse l’uscio quando venne totalmente spalancato.

Tutti iniziaronò a scalpitare nell’istante in cui la figura snella e slanciata di un Kurt stretto in meravigliosi pantaloni aderenti rosso fuoco e con una leggera camicia tinteggiata da sfumature tenui che abbracciava candidamente il suo petto magro ma tonico, un delicato foulard sui toni del dorato che rivestiva il suo collo longilineo, fece la sua comparsa, saltando di un passo in avanti per fare inchini plateali e talmente da Kurt Hummel da riuscire ad accecare a miglia di distanza.

Il suo sguardo cadde su Blaine, le cui labbra erano aperte a formare un sorriso splendente, le palpebre strabuzzate sin all’inverosimile e la insicurezze nelle iridi spazzate via da un’estensione  d’ambra sprizzante gioia da tutti I pori che collimò con il mare ceruleo racchiuso negli occhi del castano.

E, davvero, con tutte quelle distese, Tina era convinta di affogare.





                                                             *


“- e lei ha detto: be’, è bellisimo ed è della nuova stagione,io me ne intendo sai e io le ho risposto: si te ne intendi così tanto che hai confuso un modello di cinque anni fa con uno dell’ultima collezione, miss la mia puzza sotto il naso è cosi grande che quando entro in una stanza devono spruzzare tre litri di deodorante per ritenerla incontaminata”

Delle risatine sguaiate si diffusero su uno dei pochi tavoli geometricamente rettangolari del Lima Bean, portando Tina Cohen Chang a sotterrare l’ennesimo conato di vomito alla base dello  stomaco.

Erano lì dalla fine delle prove (lei, Marley, Unique, Sam, Ryder… e Blaine)quindi da quasi mezz’ora, ad ascoltare e a sbellicarsi ( con le dovute eccezioni) per quella che doveva essere la quinta o sesta storiella sulle avventure di Kurt nella sua amata ‘Vogue. Com’( si ricordo l’orientale: la vocina nella sua testa assunse una tendenza  acuta  ai massimi- e orripilanti- livelli ,nel vano tentativo di scimmiottare quella aggraziata e sottile del castano).

Okay, forse era solo la terza o seconda storiella , ma sembravano eterne e non capiva come facessero gli altri a non farsi travolgere  almeno un pochino dalla noia.
Di solito avrebbe stemprato tale sensazione ciarlando con il suo migliore amico e concedendosi a flirt estemporanei che mai sarebbero stati colti in qualche modo dal suddetto o quantomeno ricambiati.

Ma non era quello il caso, non quando Blaine sembrava direttamente partito per il treno ‘guarda il tuo ex come se volessi fartelo davanti agli occhi di colei che ti ha offerto una spalla su cui piangere  dopo la vostra rottura e ti ha vapostuprato gli  addominali’.

Letteralmente.Era perso in ogni parola, ogni gesto casuale o  intenzionale che fosse e persino in ogni respiro emesso dal castano, e non la smetteva di pendere dalle sue labbra, ridendo, annuendo, e mormorando un fievole no incantato quantunque ce ne fosse stato bisogno.

Agli occhi di Tina, appariva come un scultore talmente concentrato nella contemplazione del suo fiore all’occhiello da non accorgersi neanche della presenza del mondo che lo circondava. Da non accorgersi di lei, del proprio corpo accanto al suo e-




Oh no. No, no, no. Non andava affatto bene.

Doveva trovare un modo di agire, assolutamente, non poteva permettere che quel damerino- a cui purtroppo doveva ammettere, quei mesi a New York avevano giovato parecchio-potesse riprendersi Blaine, ri-innamorarsi di lui o peggio farlo ri- innamorare e poi-

“ Perché sei qui Kurt?” esclamò all’improvviso- ponendo fine a quel flusso insopportabile di riflessioni di cui si impose di impedire ad ogni costo la realizzazione- con un tono particolarmente rude e burbero, soprattutto su quell’ultimo odiato appellativo, che probabilmente stonava un po’ con l’atmosfera gioviale che era venuta a crearsi in quello spazio soffocante.

Difatti gli altri gelerano sul posto rivolgendosi e rivolgendole occhiate stranite e confuse, mentre Blaine, la cui testa era stata poggiata per ognuno di quei trentasette minuti sul palmo della sua mano sinista in un’espressione di totale devozione diretta ad Hummel, la sollevò di scatto, richiamando l’amica in maniera più infastidita che altro:

“Tina-“ ma non fu in grado di finire perché proruppè la leggiadra voce del castano:

“In realta non c’è un vero motivo” fu il suo turno quello di ricevere occhiate perplesse, con la dovuta eccezione di quella speranzosa di Blaine.

“Cioè, Finn mi ha proposto di tornare per dargli una mano a dirigervi e  io ho accettato. Del resto sono mesi morti alla Nyada, e benché sia impossibile da credere per una citta movimentata come la ‘grande mela’,  ricevere l’opportunita di tornare dalla mia famiglia nella vecchia cittadina bigotta e conservatrice dove sono cresciuto  è stato più un’escamotage alla monotonia che altro. Senza contare che-“ rivolse un occhiata di sottecchi al riccio e un lieve rossore gli imporporò le gote seguito a ruota dalle dita incrociate di questi che si eclissarono nell’ombra del suo starbuck e dal labbro intrappolato tra i denti di Tina.
 
“- ci sono anche altre questioni che devo risolvere”terminò tentando di mantenersi  sul vago,   benché le sue iridi incollate a quelle del moro quasi quanto un magnete in piena attrazione fornissero un opignone totalmente opposta ai presenti.

E proprio quando Tina stava per entrare in modalità ‘indagare sull’ovvio’  quindi cominciare a riempire di domande il castano sull’identita di quelle ‘questioni’, andando contro qualunque etica di privacy esistente e non; questi si alzò, scusandosi per andare in bagno, e urtando- perché si quello non era sfiorare ma urtare, l’ aveva deciso lei- la spalla del moro col gomito per poi dissolversi nel corridoio.

Neanche a dirlo, nell’istante in cui fu scomparso dalla loro visuale, i quattro membri delle nuove direzioni iniziarono a tesserne le lodi, ribadendo all’infinito il concetto di quanto fosse ‘spiritoso’, ‘amichevole’ e ‘stupendo’ oltre ogni limite.

Bel passaggio da ‘non si capisce se tu sia un maschio, una femmina oppure entrambi’ a ‘non ho mai visto qualcuno con un culo più tondo e simmetrico di quello in un paio di pantaloni così stretti’, riflettè con stizza mal trattenuta Tina, rifacendosi all’ultimo dei commenti assolutamente campati in aria e molto poco etero di Sam.

“Anch’io devo andare ragazzi-“ iniziò Blaine  non appena la mano di lei gli accarezzo il polso per tentare di porre fine alla stato catatonico in cui era piombato “-credo che quel tortino mi abbia fatto male, forse non era proprio cioccolato quella sostanza marrone che c’era intorno e…  A- a dopo”

E senza aggiungere alcunchè si volatilizzò seguendo le orme del suo ex e non lasciando alcuna traccia di sè se non qualche goccia di gel sfuggita alla trappola infernale che regnava sovrana sulla sua testa.

Tina restò li a fissare l’esatto punto in cui la sua cotta era scomparsa per quelle che leapparirono  ore prima che- la realizzazione la colpisse.

Kurt, Blaine, bagno, da soli, superfici piane di lavandini o muri, gli indumenti stretti di Kurt, il rigonfiamento sul davanzale di Blaine (era soltanto un caso che ci avesse buttato l’occhio, ovviamente), lingue bramose, mani curiose, fianchi ondeggianti, strusciamenti, sess-

“ Chi vuole un muffin?! Vuoi un muffin Marley? Si? Lo volete tutti? Bene, vado io a prenderli!” e non dando possibilità ad alcuno dei presenti di replicare si dileguò- se plausibile con una rapidita maggiore di quella di un paio di gazzelle attaccate da un leone costretto ad una dieta vegetariana- avviandosi dapprima al bancone, poi dopo aver appurato che ancora una volta nessuno facesse caso a qualsiasi cosa stesse facendo, deviò la sua strada sino alle toilette maschili socchiudendo la porta per controllare che non vi fosse anima viva. Una volta constatato ciò vi entrò all’interno, prendendo a perlustrare lo spazio circostante alla ricerca di prove incriminanti : bottoni saltati (a tutti possono cadere, non deva succedere per forza quello Tina!) , salviette sporche ( di trucco si, trucco. Kurt è un tipo molto fissato con la cura del viso. Almeno I monologhi adoranti di Blaine mi hanno inaegnato qualcosa) e- e poi  pre- preserv- ( magari saranno di qualche altro ragazzo. Per I gay non è necessario usarli. Giusto?).

Poi lo strusciare sordo dello stipite della toilette centrale accompagnato da due  voci sovrapposte riempirono l’aria, e lei fece appena in tempo ad aprire una cabina,  gettandovisi  dentro a capofitto prima che la porta incriminata venisse spalancata del tutto.

Si appiattì contro la parete, sporgendosi di un millimetro per riuscire ad intravedere da uno spiraglio microscopico le figure di Kurt e Blaine dirigersi verso lo specchio; il primo che apri un miny beauty, iniziando ad estrarne prodotti di cui molto probabilmente lei non sarebbe stata nemmeno in grado di leggere la marca ( e sicuramente con un numero di consonanti che sarebbe dovuto essere dichiarato illegale).

Dannazione, la sua pelle è cosi morbida e ancora non ci ha messo niente sopra. Se non ci spalmassi tutto ciò che c’è di oleoso in questo pianeta sopra, la mia assomiglierebbe ad un disco da ochei azzannato da un branco di cani con la rabbia e un infezione di morbillo in corso.

Ad ogni modo lasciò andare I dilemmi sul suo volto lì per lì spiaccichato contro le mattonelle gelide e si concentrò sulla conversazione dei Klaine ( si, detestava quel nomignolo; ma ripetere ancora quei nomi insieme le stava facendo venire la nausea, almeno così aveva l’illusione che non si trattasse di loro due insieme).

“- Blaine te l’ho già spiegato, non c’era bisogno che mi seguissi fin qui” mormorò il castano, cominciando ad applicare del fondotinta sulle sue gote lattee e rivolgendosi all’altro dietro di se attraverso il vetro limpido.

Questì sospirò,scuotendo il capo e mal contenendo un accenno di sorriso da cui spuntarono due canini talmente lucenti da riflettere un brillio. Dio, quanto è sexy quando fa così, riflettè Tina osserandolo e cercando di stare alla larga da quella che, ad un centrimentro dal suo orecchio, quasi sicuramente non era soltanto una gomma da masticare.

“No, tu l’hai spiegato agli altri Kurt. Non a me. Andiamo: periodi morti? Ancora di salvezza per sfuggire alla monotonià? Altre questioni che, a detta tua, consisterebbero nell’aiutare tuo padre in officina? Ti conosco abbastanza bene da sapere che l’unica volta in cui potresti mai toccare un motore in vita tua sarebbe se e quando Patty LuPone venisse quì a chiedertelo di persona, e anche allora tu avresti delle riserve. E per le altre motivazioni, avresti potuto facilmente iscriverti in palestra o ad uno di quei corsi ricreativi dove fanno sembrare divertente persino il respirare col naso anzicche con la bocca. Quindi, per favore, dimmi la verità”

“Quale verità?” chiese Kurt in tono civettuolo, stendendo il correttore su quelle minuscole- davvero minuscole- borse sotto agli occhi e osservandolo flirtoso.

Blaine gli si avvicinò, sino ad avere il petto poggiato sulla sua schiena e le mani strettegli ai  fianchi. Il castano rabbrividì e Tina dalla propria postazione tremò per ragioni affatto identiche.
Subconsciamente si chiese dove fosse finito quel ragazzo distrutto e stremato di nemmeno due ore prima.

“Quella secondo cui le tue intenzioni sono tutt’altro che platoniche e il tuo vero scopo è di ritornare esattamente dove sei adesso, tra le mie braccia e con me.” Il moro mormorò le ultime due parole direttamente sulla punta elfica dell’orecchio del castano, il fiato caldo che si infrangeva sul lobo destro e soffice di un Kurt all’orlo del baratro per quel tono malizioso.

 Questi si spalmò completamente sul torace del moro lasciando andare le proprio creme e appoggiando il capo sulla sua spalla forte per poi volgerlo verso di lui, le loro labbra che quasi si toccavano. Sussurrò:

“ Ed è stato questa supposizione a portarti addirittura ad invadere il mio spazio vitale in quella cabina di un metro quadro? Eppure mi hai chiesto se il fatto che non ti avessi riaposto ieri, e ti ripeto avevo il telefono scarico, fosse indice della presenza di un altro uomo nella mia vita. Da dove nasce questa spavalderia improvvisa?”

Il morò ghignò ma fu per un unico istante perché poi diventò mortalmente serio:

“Voglio che tu sia di nuovo mio Kurt e di nessun altro. Farò qualunque cosa per far si che ciò accada”

Fu il turno del castano quello di sbuffare e avvicinare ancor di più il volto a quello del moro, soffiandogli contro la base del collo- e causandogli un numero infinito di fremiti non indifferenti- con voce talmente bassa e maliziosa che Tina fu a stento capace di coglierla:

“Sta pur certo che io non mi opporrò”





Una lacrima silenziosa scese sulla guancia dell’orientale, lasciando dietro di se un marchio di fuoco che le si impresse sulla pelle.







                                                                     *
Era mezzanotte- no okay forse erano le due del mattino e magari il suo senso dello scorrere del tempo avrebbe davvero necessitato di un restauro, e sul suo comodino c’erano più clinex abbondantemente usati di quanti ce ne fossero sullo stomaco di una casalinga disperata impegnata a spendere il sabato sera guardando ‘Le pagine della nostra vita’.

Con la sola eccezione che lei non aveva neanche diciotto anni e che quello era mercoledì, certo…

Però per piacere il concetto era lo stesso!

Insomma aveva ancora addosso il vestito a quadroni di quella mattina che molto probabilmente appariva più pruriginoso di quanto in realtà non fosse ( o forse era il contrario, ma comunque) e I suoi capelli erano un disastro tant’erano le volte che ci aveva passato le mani, per non parlare delle unghie mangiucchiate ovunque che ormai avevano ottenuto una forma che quasi certamente doveva essere ancora scoperta.

E poi gli occhi, Dio, sembrava che dei palloni da basket ci avessero rimbalzato sopra fino a farli uscire dalle orbite.

O forse erano stati gli stivaletti firmati di Kurt uniti aI mocassini bordeaux di Blaine che a braccetto se ne uscivano felici e contenti da quel bagno angusto ad avergli saltellato allegramente  sui bulbi oculari gonfi quanto I suoi alluci nel momento in cui li soffocava in un paio trentasei ogni qual volta I commessi erano maschi e il suo orgoglio le impediva di concedersi al quarantuno.

Ma tornando al suo stato attuale, il perché era facilmente intuibile.

Ciò che non poteva venir considerato tale , consisteva nella strategia che avrebbe dovuto adottare.

Cioè starsene per I fatti suoi e aspettare che qualche altro drama o tradimento fortuito si mettesse tra Kurt e Blaine svolgendo il lavoro sporco, oppure alzare il didietro e prendere le retini della situazione in mano?

Be’, per come stavano le cose, la seconda era una scommessa sicura; decise in quel momento, avvolta dalla comodita del suo piumone a paperelle ( si sua madre aveva decisamente sbagliato reparto al negozio dell’ ex moglie pazza di Shuester).

Soltanto che aveva bisogno di un piano, ma non uno semplice, no. Doveva essere geniale, ben architettato e malvagio.

Ma cosa? Quello era il tabù colossale.

Come far si che Kurt e Blaine fossero il più lontano possibile l’uno dall’altro? Che le nuove direzioni la smettessero di vedere Kurt come un mito? Che il suo aspetto cosi, purtroppo doveva ammettere, attraente la smettesse di ipnotizzare il moro ogni qual volta ce l’avesse di fronte? Che il riccio la smettesse di considerarlo invincibile? Che finalmente capisse che Kurt lo stava usando solo a suo piacimento e che non gliene importava niente di lui? E che-

Bingo.

Ora era tutto chiaro.

Se voleva tutto questo, non aveva bisogno di un piano no.Ma di più. Di tante fasi che unite avessero dato forma ad un unica grande eroica- si eroica era il termine adatto- impresa. Quattro precisamente. E malefiche.

A questo lampo di genio, balzò in piedi afferando alla cieca- si perche la luce in quel momento era più che supeeflua nel buio infernale della sua camera- quello che doveva essere un quaderno dalla copertina pelosa sulla sua scrivania per poi rituffarsi con la delicatezza di un panda in calore sul suo soffice materasso.

Le bastò un minuto per riporre le sue idee su carta e, un quarto d’ora dopo, aggiustate delle imperfezioni e modificato qualche dettaglio per rendere il tutto ancor più interessante, tutto fu pronto.

Il piano P.ip.i (prendi l’imbambolato e portatelo innamorato) era concluso.

E si I doppi sensi ad esso legati erano abbastanza espliciti e magari l’orientale aveva una fantasia molto poco adatta ad una liceale nonché diplomanda  destinata molto presto a  traformarsi in una donna in carriera obbligata a disporre di almeno uno straccio di sanità mentale. Però ormai era fatta, si ripetè con un certo orgoglio lanciando un’ennesima occhiata alla prima delle quattro fasi segnate in neretto sul foglio spiegazzato che aveva di fronte:

Numero uno: interrompere qualsiasi interazione tra la porcella impolverata e l’usignolo in farfallino



Un ghigno terrificante le concernò le labbra, l’eccitazione che le scorreva nelle vene:

Non vedeva l’ora di iniziare




 
                                                                             *




Era passata una settimana da quel momento speso tra lacrime e macchinazioni malefiche, e finalmente tutto era al suo posto, ognuna delle strategie che avrebbe utilizzato per realizzare il suo piano si incastravano egregiamente. E stava fremendo dall’aspettativa.

Era già stufa di Kurt che, nonostante fosse lì solo da sette giorni, venisse venerato e idolatrato da chiunque, e avesse già imposto  la sua linea  assegnando- assegnando- a tutto il Glee il compito di trovare un pezzo che esprimesse il proprio stile e-blablablabla.

Aveva perso il filo nell’esatto istante In cui gli sguardi di Kurt e Blaine si erano incontrati non lasciandosi mai più andare. E tra un fremito di rabbia e un altro aveva capito di aver atteso anche troppo.

Fu per questo che durante le prove di quel giorno decise di agire.

“Dunque ragazzi-“ iniziò Kurt quel pomeriggio, entrando nell’auditorium del Mckinley con addosso dei leggins e un dolcevita talmente aderenti da far girare persino qualche etero in sua direzione. Blaine chiaramente, notò Tina con orrore, aveva già un rivolo di bava alla bocca.”- Finn oggi non c’è, ha avuto un impegno importante con Carole quindi mi ha incaricato di condurre da solo la lezione e mi è sembrata una buona idea farla qui. Ed è semplice indovinare il perché: credo che ci serva spazio per esercitarci su, quello che come ben sapete, è da sempre il punto debole di questo Glee club. Il ballo che-“

“Oh ma ti prego, non eri tu quello che l’anno scorso era stato messo nel gruppo di chi non sapeva muoversi senza risultare inquietante?” Iniziò Tina nella sua tuta sbarazzina e le sue codine che definire imbarazzanti era un complimento, incrociando le braccia sotto il seno prosperoso e rivolgendo un’occhiata torva al ragazzo slanciato ed esile che si trovava davanti alle Nuove Direzione sparse sul palco.


Ignorò le occhiate omicide di Blaine- tranquillo presto mi amerai- e stette  spavalda in attesa di una risposta che purtroppo non tardò ad arrivare da un Kurt rimasto solo inizialmente interdetto ma poi immediatamente rilassato:

“Be’ hai ragione Tina è successo questo l’anno scorso-“ la suddetta gongolò “- ma appunto dodici mesi fa, credo ne sia passato di tempo da allora. E direi che le lezioni alla Nyada, un po' di allenamento e anche qualche grammo in più di fiducia in me stesso abbiano aiutato parecchio  le mie movenzea a migliorare. Per questo voglio che  voi prestiate particolare attenzione a ciò che faremo oggi, dato che il ballo è una tra le espressioni più potenti dello stile personale. Quindi-“ accese lo stereo sul piano ed una melodia lenta e soffice si diffuse nel teatro “mettetevi in coppia, cominceremo con qualcosa che sia alla portata di tutti, e con di tutti intendo proprio di tutti quindi anche la mia dolcezze.”

Una risatina generale si librò nell’aria prima che una Tina ancora sbalordita dall’ultima uscita sarcastica eppure ugualmente sofisticata del castano- che lei avrebbe impiegato circa il doppio del tempo per elaborare- si rendesse conto del reale significato di quelle parole e, non appena il suddetto aggiunse:

“Siamo dispari e ci sono più maschi qui, mi toccherà fare ancora una volta la parte della ragazza”

L’orientale potè scorgere Blaine e Kurt avvicinarsi impercettibilmente e senza neanche voltarsi in direzione di un Joe con le braccia già aperte verso di se, corse dal ricciolo avvinghiandosi letteralmente al suo petto troppo muscoloso a proprio parere per esser nascosto da quella maglietta di un indaco bizzarramente sgargiante.

I KLAINE- si li chiamava ancora così- si scambiarono un occhiata più delusa che indifferente e il castano con passo pesante si diresse tra le braccia di Joe, facendogli un cenno e proclamando un via sconsolato malcamuffato.

Tina trattennè a stento un sorrisetto sornione sotto I suoi baffoni che- si appunto mentalmente- doveva depilare a tutti I costi,  mentre sia lei che Blaine cominciarono a volteggiare nella sala. Be’ in realtà era più una roba ’passo avanti, passo in dietro’ con il suddetto che non levava gli occhi di dosso al volto del castano che si impediva malamente di ricambiare per concentrarsi sui movimenti della classe, si accorse voltandosi di sottecchi- che poi di sottecchi non c’era quasi nulla- ,però quantomeno era un punto di partenza.

Tuttavia l’orientale non si limitò solo a quello, perché il giorno dopo durante l’ora di pranzo non appena vide- dalla sua postazione ovviamente spiaccicata al fianco di Blaine in uno di quei tavoli rossi  e giganti stile High School Musical prima maniera- Kurt entrare nella mensa con uno di quei suoi outfit osceni- si quello era assolutamente il termine appropriato- attirando l’attenzione di ogni studente che possedesse il dono della vista, perciò in uno schiocco della coda di cavallo di Brittany anche quella di Blaine che assunse un espressione sognante alzando la mano in un accenno di saluto riflesso timidamente dall’altro, tirò il moro a se inventando una scusa patetica all’ultimo minuto su quanto avesse bisogno di provare quel ‘fa’ ‘do’ ‘mi’ o qualunque note fosse di una canzone- che a dirla tutta aveva letteralmente ben poco a che fare col tema dello stile- e non lasciandogli neanche l’opportunita di ribbattere lo strattonò costringendolo a seguirla nel corridoio e a lasciarsi alle spalle un Kurt con il palmo a mezz’aria e un cipiglio abbattuto in viso.

Il terzo tentativo di attuazione della fase si presentò quel medesimo pomeriggio in aula canto  nel momento in cui Kurt decise di sperimentare un nuovo metodo per incrementare l’attitudine ad esporre il proprio essere non solo con la musica ( o qualcosa del genere, aveva perso il filosofo a partire da ‘metodo’) : in poche parole distribuì il copione di un dialogo su cui gli era stato chiesto di esercitarsi chiedendo chi volesse condividere la scena con lui e, sorpresa delle sorprese, occhieggiò Blaine che era già pronto con l’indice all’insu. Ma ( Tina era entusiasta ogni qual volta aveva l’occasione di porre tale  congiunzione quando si parlava di quei due) l’orientale si propose e senza attendere risposta si sollevò posizionandosi accanto a un Kurt che si trattennè a malapena dallo sbuffare sonoramente mentre Blaine si massaggiava asfissiato le tempie.

Bel lavoro Tina Cohen Chang,si ripetè nuovamente qualche sera dopo nel suo pigiamone con gli orsetti – si sua madre continuava imperterrita a sbagliare reparto- con la testa sul cuscino, la penna in mano e pronta a segnare un glorioso e grande quanto il Texas ticsul suo quaderno peloso precisamente alla destra di quella assolutamente ben riuscita prima fase quando-

I’m a shining star

I am a shining star

Il suo cellulare- con un suoneria molto modesta, c’era da ammettere- suonò e nel momento in cui lesse il nome sullo schermo un sorriso che andava da orecchio a orecchio le coronò le labbra:

“Ehy B, cosa-“

“Gli ho chiesto di uscire” proruppe il riccio dall’altro lato dell’aggegio con voce assurdamente euforico e concitata.

Le palpebre di Tina si sgranaronò così tanto che temette rimassero paralizzate in tale posizione per il resto della sua esistenza.  Non era possibile, non- non –

“Ah?” chiese stupita oltre ogni immaginazione, rimembrandosi che durante quella settimana non aveva lasciato un minimo di respiro a entrambi; tranne forse quando l’esigenza di dare sfogo ai suoi bisogni personali era stata talmente urgente da non consentirle di camminare e -persino a quel punto- aveva cercato di tenerseli.

“ Si hai capito bene” il moro e il suo tono estasiato interruppero ancora una volta le sue folli macchinazioni mentali riportandola alla realtà. “Sono andato da Burt con la scusa di dover far riaggiustare la marmitta, l’ho visto li, abbiamo iniziato a parlare e- be’ ecco sono stato abbastanza audace  da chiederglielo. Avrei voluto farlo a scuola ma vedi –“ tossì per poi schiarirsi la gola in maniera talmente imbarazzata da provocare un lieve rossore sulle gote dell’orientale, nonostante il suo io interiore non potesse impedirsi di gioire un tantino “-hai avuto parecchio bisogno di me questa settimana e, insomma, non è che sia stata proprio una passeggiata. Però-“ uh, ora odiava le congiunzioni avversative “-alla fine ce l’ho fatta e- Dio, non vedo l’ora di portarlo fuori domani, comprargli dei fiori, andare al bel grissino stretti l’uno all’altro e-“

Nel frattempo che Blaine riprendeva il suo sproloquio a cui l’orientale si limitò a partecipare con qualche ‘certo’,’è ovvio’, ‘no, ma hai assolutamente ragione’ e la più che brevettata ‘mmm’ quest’ultima segnò con così  tanta vemenza una ‘x’ affianco a quella prima fase da temere che il foglio le si sgretolasse tra le dita e abbassando lo sguardo con aria sfatta lesse la fase successiva:



Numero due: trovare dei particolari succosi della vita dello strano elfo impudente e ridicolizzarlo pubblicamente.

Dall’altro capo dell’apparecchio, avvertì vagamente il riccio descrivere minuziosamente il papillion e i pin occhietti che si sarebbe di sicuro schiaffato addosso ( non le serviva di certo ascoltarlo per sapere che quelle sarebbero stati la scelte più ovvie) e non potè far a meno di trattenere un sospirò frustrato.

Andiamo, si ribadì cercando in tutti i modi plausibili di non abbattersi, c’è ancora tanta strada da fare.







Il Lunedi successivo, una Tina Cohen Chang determinata e stranamente energica per quell’ora del mattina; si diresse a passo di marcia, le spalle ritte e in tensione, in aula canto fermandosi non appena fu giunta sull’uscio della porta.

Trasse un respiro profono, congiungendo il medio e il pollice di ambedue le mani e serrando le palpebre in quella che al principio doveva essere un’espressione di calma e serenità ma che si frantumò notevolmente avvertenendo le risatine e gli schimazzi tutt’intorno dovuti alla sua posa abbastanza insolita per un contesto scolastico dove palline di carta quasi certamente tossiche rimbalzavano come  feci incontinenti di un piccione  su testacce prede di ormoni e pidocchi.

Gonfiò fuoriosamente le guance ( sapendo molto bene di promuovere piu l’idea di un castoro affamato che altro) e concesse un ultima stretta al giornale inedito tra le sue mani ( trovato dopo ore e ore di telefonate a posti e tizi di cui si era già dimenticara il nome fingendosi Naomi Campbell o  simili) tentando disperatamente di riprendere il controllo mentre spalancava la porta.

La scena che le si presento davanti le fece accappottare la pelle.

Il caro vecchio Kurt era sistemato amabilmente sul grembo di un Blaine, entusiasta oltre ogni limite, che stringeva le sue forti braccia intorno a quei fianchi snelli e arcuati ( più dei suoi, ed era lei la ragazza lì!) intanto che  entrambi chiacchieravano con una Unique che sembrava al settimo cielo vedendoli di nuovo insieme.

Preparati a scendere dalla nuvoletta amore, l’unica volta che li osserverai baciarsi ancora sarà al funerale di uno dei due, e nemmeno forse. Non vorrei che i piccoli Judy e Joey Anderson si spaventino vedendo il loro papà baciare un defunto eccessivamente cadaverico.

“Ehy Kurt” escclamò l’orientale in tono troppo ambiguo per un saluto che, difatti, fu in grado di attirare l’attenzione di tutta la classe. Kurt la fissò stranito, aggrottando le sopracciglia e, ingnaro dei meccanismi nella testa di Tina , rispose:

“Ehy, stavamo per iniziare le prove ma abbiamo deciso di  aspettarti per–“

“Oh sono certa che tu volessi aspettarmi-“ iniziò lei, incrociando le braccia sotto il seno ingombrante e lasciando chiunque di stucco “- in somma  suppongo  tu abbia molto tempo a disposizione  da quando-“ spiegò il giornale rivelando un articolo da  prima pagina scritto a caratteri cubitali “-sei stato lincenziato”

Un silenzio di tomba cadde tra le Nuove Direzioni costringendo ognuno dei membri a scambiarsi sguardi espliciti  e a riservare occhiate furtive al povero Hummel, le cui iridi azzurre erano sbarrate e attaccate a quel titolo che gli appariva quasi in tre dimemsioni lì per lì

‘Elizabeth Wright alla settimana della moda, tutti I suoi stilisti alle prime armi con sè eccetto un numero mancante. Che la regina del fashion sia diventata spietata?”

Tina si auto congratulò con la sua coscenza interiore che l’aveva obbligata a rimanere svegllia per tredici ore di seguito davanti al computer nella speranza di trovare almeno una di quei magazine brevemente esauriti con solo una borraccia di gaterode al suo fianco e le repliche di  The Vampire Diaries in tv così da utilizzare urla e grida varie per alzare le palpebre ogni qual volta la stanchezza le rendesse pesanti quanto un lottatore di sumo che ballava la conga.

Ad ogni modo, intanto che la sua mente impiegava il tempo necessario ad elaborare tale similitudine (e la spavalderia sul suo volto cresceva)  I klaine si guardaronò l’un l’altro, la bocca spalancata per motivi certamente opposti, e- Kurt agì:

“Un momento- non- Come?!” si alzò istantaneamente dalle cosce di un Blaine non talmente allibito da non provare a trattenerlo. Il castano continuò indignato “ Io non sono stato licenzato!Quell’articolo, che tra l’altro non so come tu abbia fatto a ottenere dato che quella copia è terminata settimane fa, non si riferisce a me! Io avevo rifiutato la richiesta di Elizabeth di accompagnarla da mesi, per concentrarmi sulla Nyada! sarà stato un altro il tizio ad essere licenziato; non lo so magari quell’Esteban della sezione cinture ma- Comunque, questo non ha niente a che vedere con il glee club. Perché l’hai tirato in mezzo all’improvviso? Non ce n’era affatto motivo!” concuse confuso venendo immediatamente appoggiato da un Blaine ora più innervosito che stordito come il resto del gruppo, la cui reazione contribuì ulteriormente a far boccheggiare l’orientale, in grave difficolta e con fremiti affatto piacevere a penetrarle le osse. Per sua fortuna entrò in gioco Finn.

 “Sicuramente-“ proruppè titubante  zittendo i commenti aleggianti nell’aria e occhieggiandola cospiratorio “- voleva verificare che tu non stessi usando il glee  per un tuo fine personale anche se-“  e qui l’occhiata fu così severa da farle abbassare il capo “- dopo tutti questi anni dorebbe sapere che tipo di persona ha di fronte. Ma, per lo meno, ha lavorato per la squadra ed è quello che dovremmo sbrigarci a fare tutti ora, cominciando la lezione se vogliamo averla per davvero l’opportunità di vincere le nazionali!”terminò, essendo miracolosanente  in grado di attirare l’attenzione di chiunque li dentro su un argomento toltalmente diverso, ponendoglisi di fronte e dando una pacca incerta sulla spalla dell’orientale.

Quest’ultima si diresse verso le seggiole nonostante la fastidiosa presenza della code tra le gambe che ci mancò poco non la facesse inciampare.

Lanciò un’occhiata a Blaine che grazie al suo buon cuore le diede la possibilità di sederglisi affianco, pur non rivolgendole parola durante ciascuno di quei sessanta minuti che per l’orientale furono peggio della fustigazione.

Inoltre, l’occhiata fintamente neutra ma striata da veleno che le riservò il castano e quella lungamente più affettuosa e raddolcita che invece donò al moro contribuirono a darle l’impressione di avere un pugnale conficcato nel petto.

Brontolò qualcosa d’indefinitò, appurando che se non desiderava ricevere un’umiliazione ancor più plateale e maestosa di quella odierna, avrebbe dovuto  adottare un metodo totalmente differente.

Possibilmente che non peggiorì  la situazione, trasformandola in una catastrofe epica altrimenti be’, posso fermamente  prendere in considerazione l’opzione di trasferirmi in Guatemala,fu l’ennesimo dei pensieri abbattuti che le balzarono come un flipper da una parete all’altra del suo cervello -probabilmente raggrinzito sin dalla nascita- intanto che leggeva stancamente sul suo quaderno posto al di sopra della lavatrice, dove aveva appena messo a maciullare il suo ultimo abito a scacchi,  la fase successiva:





Numero 3: trasformare porcellana in una porcellina sporca e con le forme di un cinghiale agli occhi del tenero agnellino col bel sederino

Il trin trin della lavatrice si propagò per lo stanzino pieno di scope, detersivi e tutti quei materiali letali che probabilmente erano stati somministrati a Tina prima ancora che venisse alla luce per renderla così lunatica e che in quel momento si manifestaronò sul cipiglio diabolico stile Joker 2.0 che le insudiciò le sembianze.


                                                              *
Fu questo che la condusse a comprare  una cioccolato doppia- con tanto di triplo strato di panna- il giorno dopo al Lima Bean, portarla a scuola e marciare  spedita in direzione di un Kurt e Blaine completamente ignari di qualunque cosa stessa accadendo a due centimetri dai loro stessi nasi  e intenti a conversavare-flirtare si corresse avvertendo il sapore amaro del disgusto spargersi sino alle sue papille gustative – adorabilmente ancorati all’armadietto di Blaine.
Accellerò lievemente la sua andatura ‘finta fica sconsiderata’ e prima che un giocatore di football potesse perdere saliva sull’ennesima minigonna targata Cheerios giunse dai due e- attuò le sue malvagita:

Fece finta di inciampare nei lacci delle sue converse taroccate-che forse erano anche con lo strappo- e ogni singolo milligrammo marrone biancastro misto all’aria contenuta in quel bicchierozzo col simbolo del fagiolo finì sui pantaloni firmati di Kurt Hummel.

Ognicosa si fermò. Persino l’acqua che usciva dalla fontanella si paralizzò a metà del suo percorso.

Blaine le lanciò un occhiata che valeva più di mille parole che di positivo certamente avevano soltanto le virgole, e Kurt beh, stava diventando dello stesso colore- ex colore- dei suoi jeans prugna.

Deglutì, rimembrandosi che se mai fosse accaduto alcunché avrebbe potuto scatenare l’ira coreana ( si se Santana aveva Zia Snix a lei rimaneva quello, e allora?) e ridurre in polpettine antiglutine il fantasmino glitterato.

“Oh Kurt mi dispiace cosi tanto” cominciò con falso risentimento, appoggiandosi tanto di palmo in corrispondenza del cuore e tentando di arcuare le palpebre in un espressione da cerbiatto affranto( ovviamente le uscì più da bambola assassina, ma dettagli).

Kurt trasse furiosamente fiato dal naso, mandando al diavolo una buona dose di raffinatezza ed eleganza che lo aveva caratterizzato dal momento esatto in cui aveva messo piede sulla faccia rugosa della Terra per la prima volta. Tuttavia cercò di placarsi.

“Non- non preoccuparti Tina. Succede. Certo avevo risparmiato un intero patrimonio per comprare questo paio assolutamente esclusivo e tra i più popolari  di metà delle migliori collezioni autunnali di quest’anno  , senza contare I doppi turni alla tavola calda ma-“ stritolò il tessuto dei Jeans sino a quasi farsi sbiancare le nocche, scatenando un moto d’orgoglio che scorse in ogni vena pulsante del corpo dell’orientale “- non fa niente…Lo porterò in lavanderia e vedrò di farlo ripulire sperando che le commesse non lascino delle pieghe, confondano il colore, macchiandolo ulteriorme con quelle dita di cui non si sa nemmeno la provenienza  che molto probabilmente ha poco e niente di casto e-“ una mano confortante sul suo braccio lo zitti, seguita a ruota da due distese d’ambra che contribuirono a far  si che I suoi zigomi diventassero più simili a dei pomodori che a catarinfrangenti umani.

Sospirò arreso e Blaine gli rivolse uno sguardo adorante, prima che Tina  comprendesse di dover correre ai ripari per impedire aalla situazione di degenerare in alcunché che l’avrebbe portare a rimettere l’anima in uno dei gabinetti lì intorno.

“Kurt ma non devi per forza affidarti al lavoro sconsiderato della lavanderie, potrei aiutarti io-“

“No, no davvero. Non è necessario-“

“Ma certo che lo è, mio il danno mia la soluzione, ed inolte avere una madre esperta su come rimuovere definitivamente le peggiori delle macchie peggiori: ogni tanto può consistere in un bel jolly da utilizzare” be’ si l’ultima volta che le ho chiesto di pulirmi una miglietta l’ ha strofinata  così forte da bucarla  però almeno non c’era più la patacca. Con un po’ di fortuna succedera anche a te tranquillo , pensò con un cipiglio sornione che incrementò l’inquietudine persino nelle unghie del castano il quale, ancor prima di notarlo, le stava concedendo il lusso di posare le zampe sul suo  tessuto pregiato e il giorno successivo quest’ultime, munite di tanti artigli quanti erano i punti che con ago e filo la loro proprietaria stava ponendo minuziosamente su quel capo talmente amato dal  rivale amoroso da renderglielo addirittura piu insopportabile di lui, riuscirono finalmente a completare Indenni uno degli obbiettivi principale di una fase.

Bene, una piccola vittoria,pensò riconsegnando con un sorriso forzatamente gentile l’indumento ad un Kurt più sciolto e fiducioso di queanto si aspettasse ( illuso) sulla soia di casa Hummel Hudson.

Dopodicché aspettò piu di una  settimana:d’altro onde se c’era una cosa che quattro anni in compagnia del suddetto e dei suoi lustrini gli avevano insegnato,era che il castano impiegava  minimo un eternità per concedersi alla stessa combinazione o tonalità di vestiti, eccezion fatta per quei pantaloni che dovevano esser I suoi preferiti; constatò elettrizzata per la scena che le si presento davanti agli occhi quando il castano entrò in aula canto.

O meglio, vi struscio sul pavimento.

Si perché era alquanto difficile per lui persino flettere il ginocchio per azzardare un breve passo, infilato in quei jeans di almeno due taglie inferiori.

Tina si leccó le labbra in una succulenta attesa , accorgendosi degli sguardi sbigottiti dei suoi compagni indirizzati alla figura costantemente ben acconciata ma li per li pateticamente sofferente con quel labbro inferiore intrappolato tra I denti e le guance rosse per lo sforzo, la camicia sfatta che chissa perché  era fermamente tirata oltre il punto vita.

“Kurt tesoro cosa c’è che non va?” proruppè Blaine avvicinandosi al suddetto apprensivo, e costringendo una Tina occupata a fingersi indifferenti- nonostante l’inclinazione innaturale assunta dal suo orecchio in direzione del moro-  a ignorare la sensazione del cuore che le  scivolava oltre le ginocchia per quel nomignolo sdolcinato.

“Non lo so Blaine, stamattina mi sono vestito e-e-“ strattonò con poco del suo solito garbo quella misera pelle rosso fuoco che gli era possibile raccogliere tra i polpastrelli  “-questi  mi andavano a stento! Ho dovuto chiedere aiuto a Finn -Finn capisci- per riuscire ad infilarci almeno una gamba perché Carole non c’era  e p-poi-“ sbuffò “- non me lo spiego, li ho indossati pochi giorni fa e mi calzavano a pennello  invece ora devo trattenere l’aria se non voglio che I bottoni rimbalizono sulla faccia di qualcuno. Insomma che cosa è stato a far si che- Oh-“ si bloccò come se fosse  appena stato colpito da  un’illuminazione, di conseguenza Blaine inarcò un sopracciglio triangolarmente geometrico in un cipiglio perplesso e Tina intrappolò il sottosedia con le sue finte unghie da strega che per un soffio non penetrarono nel metallo duro . Ci mancava poco e Kurt avrebbe rivelato ciò che costituiva lo scopo per cui l’orientale era arrivata  persino a procurarsi dei cerotti sulle nocche  e-

“- Non ci vuole poi molto a capirlo. Anzi, ad essere sinceri è abbastanza ovvio. Io-io… Sono ingrassato”

Bingobingobingo era il secondo risultato  positivo nel giro di sette giorni wow, dalle stalle alle stelle per una volta .Era ora.

Blaine avrebbe trovato Kurt ridicolo e disgustoso per aver preso peso in a stento un mese, per giunta in un paesino dove il cibo era addirittura peggiore di quello cucinato nei forni giocattolo,l’avrebbe lasciato ( o qualsiasi cosa si dovesse fare in un rapporto fuori dal comune quanto il loro), avrebbe preso in considerazione quei beneamati consigli confidati prima che la bambolotta Hummel facesse la sua comparsa da showman, e le sarebbe corso tra le braccia ( e nel  letto preferibilmente, era stanca di aspettare).

Sospirò sognante, piegando I gomiti sulle cosce e appogiandosi I palmi alle gote con espressione estasiata, pronta ad ascoltare ciò che avrebbe reso la sua giornata meravigliosa.

“Cosa? No! Kurt quei pantaloni- per quanto possano starti magnificamente, si intenda- sono un attentato alla salute fisica e che, per un’occasione , non ti si dipingano sulle gambe non è la fine del mondo”

A tal punto, Tina inclinò leggermente la testa da un lato, la fronte aggrottata e le labbra schiuse in una muta ‘o’ sbalordita.

Scusami?

Kurt riprese imperterrito:

“Si però non mi è mai successa una cosa del genere e non mi piace. Cioè, non fraintendere, sei ben a conoscenza del fatto che non sono il tipo capace di dare in escandescenze per un chilo di troppo, imponendosi di non mangiare peggio di un nevrotico; è solo che ci sto soffocando qua dentro e non è cosi che voglio apparire, che voglio apparire a te. Sono venuto qui per riconquistarti al meglio della mia forma, e a meno che dei fianchi a pera e un sedere sproporzionato non ne facciano parte,quella che ti sto mostrando adesso sicuramente non lo è.” Terminò volgendo il capo in basso  mentre si attorcigliava nervosamente le dita in grembo,  guadagnandosi un’occhiata assorta dal moro che lo fissò senza emettere il benché minimo suono per un intervallo di tempo tale da permettere al cervellino bacato di Tina di confidare nel fatto che le prossime sarebbero state le parole che moriva dalla voglia di udire.

“Sai hai proprio ragione-“ evviva “- quella che ho davanti in questo momento non è la forma migliore di un corpo ma-“ si guardò intorno, constatando l’ennesimo ritardo di Finn e la facilità con cui chiunque  li dentro rimanesse sull’onda dello stupore per al massimo due secondi per poi ritornare alla propria vita, e avanzò di un passo. Il cuore di ambedue i contendenti scartò milioni di battiti per ragioni totalmente opposte “-l’uomo più bello che io abbia mai avuto l’onore di conoscere. Talmente dolce da prendere un aereo e lasciare la Grande Mela per tornare in una vecchia cittadina sperduta, aiutare il suo ex glee club a vincere un campionato scolastico di cui a nessuno importerà mai e stritolarsi in un paio di pantaloni che nonostante mi facciano impazzire, come tutto il resto del suo fisico stupefacente del resto, non sono di certo il motivo per cui mi sento in paradiso ogni qual volta i miei occhi si posano su di lui.”e detto ciò fece qualcosa che strappò via letteralmente qualunque misero residuo di respiro dai polmoni del castano.

Lo baciò.

Lo baciò platealmente, cingendo con le braccia il bacino di un Kurt che quasi immediatamente gli allacciò le proprie al collo.

E le nuove direzioni insieme ad un Finn magicamente apparso, ambedue tutt’un tratto attirati  dalla dichiarazione romantica di Blaine, applaudirono.

E Tina be’...descrivere i sentimenti che le opprimevano il petto dicendo che fosse convinta di morire seduta stante, sarebbe stato solo un banale eufemismo.






*


Fece passare qualche giorno poi, nel vano tentativo di sbollire la rabbia che si impossessava di qualunque fibra del suo essere ogni qual volta la coppietta felice di Harry ti presento Sally ( Diamine, quello era anche uno dei suoi film preferiti) passeggiava mano nella mano per I corridoi, si baciava con ardore in aula canto o anche conversava in maniera talmente sdolcinata da provocarle le carie, e tali scene le si palesavano ad una spanna dal naso facendole desiderare fortemente che le si aprisse un buco nero sotto I piedi, pronto a inghiottirla e a trascinarla via da quegli obbrobri.

Tuttavia, non era solo quella la motivazione della sua attesa. C’era molto di piú dietro.

Un molto di più che con ogni probabilità l’avrebbe condotta finalmente a varcare l’oscura zona amicizia e a fluttuare leggiadra sino all’angolo luminoso situato al fianco del suo amato usignolo.
E che costituiva in una serie di perfide- davvero perfide- macchinazioni partorire dalla sua mente, le quali con ogni probabilità le  avrebbero garantito un biglietto gratis in prima classe per l’inferno express.

Ma per una volta nella sua intera esistenza Tina era determinata a vincere e se quelli erano I mali destinati ad ostacolarla, lei si sarebbe assicurata di rispondergli con dei fermamente estremi rimedi.
Della serie:

Numero quattro:in Kurt Coblaine e in guerra tutto è lecito


                                                                                         *


Quando decise di entrare in azione ( stile 007 ma senza smoking nero o un briciolo di elasticità innata) appurò che Kurt, miracolosamente solo e appoggiato contro il pianoforte, fosse totalmente concentrato sulla scelta dei pezzi per le prossime competizioni da non accorgersi del minimo ( e non propriamente leggero) passo alle sue spalle.

Difatti è lì che fu una Tina accovacciata in un battibaleno, raccogliendo con movimenti fulminei il cellulare sistemato sullo strumento e raggomitolandosi immediatamente tra le  gambe di questo nell’esatto istante in cui scorse il castano volgersi perplesso in direzione di quei lievi rumori per poi ritornare alla propria posizione originale.

L’orientale trattennè un sospiro di sollievo, rilassando le spalle mentre ringraziava qualunque Divinità asiatica esistente per il fatto che non  ci fosse alcun blocco sull’Iphone troppo nuovo è troppo riempito da fotomontaggi dei KLAINE abbracciati in pose romanticamente scontate e stupide sullo sfondo.

Ricacciò uno sbuffo esasperato e annoiato per poi sbrigarsi a raggiungere la sezione messaggi, e a scrivere sulla barra di ricerca le iniziali  AD ( si ricordava solo questo dopo tutti i discorsi strappalacrime di Blaine sul famoso tizio new yorkese che voleva rubargli il suo angelo- bleh-, del resto per quanto potesse essere una brava amica anche lei aveva dei limiti) e non appena le apparvè il contatto segnato ‘Adam’  con tanto di faccina triste accanto , la lampadina nel suo cervello fece click, e si affrettò a cliccarvici sopra e comporrè rapidamente il messaggio elaborato qualche sera addietro, impedendosi a stento di spiare la cronologia della chat.

Dopodicché, assicuratasi che l’sms fosse arrivato al destinatario/ plausibile aiuto per raggiungere la gloria dell’amore eterno con il suo gaio principe Erik, lo rilessè ancora una volta per poi cancellarlo e gettarlo con malagrazia- non particolarmente adatta alla sua missione in soppiatto- sullo strumento, imprecando tra se e se quando non scorse nemmeno un infimo graffio sullo schermo. Fu però la constatazione di ciò che aveva scritto un nano secondo prima a portare alla formazione di un ghigno maestoso che le incorniciò le labbra.

“Manchi da morire. Domani ,13.00,chiamami ti prego. Ho bisogno di sentire la tua voce <3”




Forse era alquanto sgrammaticato, ma comunque non abbastanza da evitare un riscontro positivo, pensò l’indomani, ostentando un cipiglio sornione che faceva apparire i suoi occhi a mandorla ancor più ristretti del solito, alla vista di un Kurt che stringeva agitato la mano di un Blaine completamente ignaro, continuando ad arpionassi il ginocchio con le dita libere e a mal camuffare il tremolio che giungeva a scuotergli perfino i fianchi.

Aspettò pazientemente- tranne per il piede che batteva ritmicamente sull’asfalto scandendo addirittura il nano secondo- e nel medesimo attimo in cui la campanella suonò- mancava un ora e avrebbe realizzato la fase, a tale osservazione l’adrenalina pura si impossessò delle sue ossa- corse dal suo grande amore, quando questi ebbe finito di salutare per mezzo di effusioni durature ed esagerate- non sta partendo per la guerra, tranquillo bellezza- faccia da patata Hummel, e lo tirò lievemente per il pullover color mirtillo che aveva addosso.

“Hey, B. Potresti farmi un favore?” chiese con aria placida l’orientale, andando direttamente al punto e lanciando di sfuggita un’occhiata al castano controllando che fosse talmente occupato a
riordinare gli spartiti da non accorgersi neanche dell’aurea maligna che Tina sprizzava da ogni poro a meno di tre centimetri di distanza.Imbecille.

Ad ogni modo, il moro la guardò stranito, arricciando il naso e inclinando il capo verso di lei con tanto di occhioni espressivi e dalle dimensioni di un continente. Aww il mio musone.

“Ceeerto… Che favore?”

Tina si leccò le labbra vittoriosa:

“Devi aiutarmi a cercare una canzone  che dimostri il mio stile, l’ultima volta non ho partecipato al compito perché non avevo idea di fin dove esattamente potessi spingermi e mi ci è voluto un po’ per capirlo. Ma ora che è tutto chiaro,so esattamente cosa fare.” concluse con una c'era talmente oscura da far intendere nitidamente a Blaine che ci fosse altro dietro quell’ultima semplice frase.

Ma comunque non ci diede peso.

“ O-okay-“ cominciò il suddetto esistente “- be’ a che-“

“Ci incontriamo qui prima di andare a mensa. Grazie B.” rispose l’ orientale istantaneamente, e non concedendo nemmeno uno stralcio di occasione di replicare  al ragazzo stordito davanti a se girò i tacchi Made in China e fece finta di dirigersi verso la classe di spagnolo quando constato che  il riccio fosse definitivamente fuori dalla sua visuale, cambiò direzione e in un battibaleno si ritrovò sulla soia dell’aula canto, osservando il castano occupato nell’ardua impresa di testare il pavimento camminando su e giù per la stanza.

Si schiarì la gola e Kurt sobbalzò sul posto, volgendosi in sua direzione e schiaffandosi d’istinto una mano sul cuore, l’iphone nero lucido stritolato dall‘altra attirò immediatamente le iridi accecate dalla malizia dell‘orientale.

“Oh sei tu, Dio, mi hai spaventato a morte” sfiatò, ansimando quasi avesse corso cento maratone di fila.

Tina ricacciò uno sbadiglio per tali atteggiamenti così drammatici da far invidia ad un film di Tim Burton, e sorrise fintamente ingenua, domandando con tono gentile:

“Siamo in una scuola Kurt,e pur sempre nell’aula del glee, non dovresti essere così teso. C’è qualcosa che non va?”

Il castano boccheggiò alcuni istanti, per poi scuotere la testa e mormorare:

“No, no. Tranquilla. Va tutto bene, è- è che sono… Mmm un po’ stanco sai, tra il lavoro in officina e quello che succede qui le cose non-“ rivolse d’istinto un’occhiata rammaricata all’apparecchio segregato tra i suoi polpastrelli e Tina si vietò a malapena di esultare. Il castanotrasse un respiro profondo „“ -le cose non sono affatto facili

“Andiamo Kurt, non fare il vago. Raccontami che sta succedendo, ti prometto che starò qui buona buona –“ si sedette su una seggiola rossa “- ad ascoltare  e a mordermi la lingua qualora la mia bocca larga volesse comportarsi da stronza e da sparasentenze misogena.”

Kurt protestò un po’ però l’orientale si impose, giurando solennemente sotto avvertimento del castano che ciò che stava per dirle non sarebbe uscito da quella stanza. Del resto la sua di strategia non comprendeva affatto tali parole lontane  dal ritrovo delle nuove direzioni.

Anzi, il più vicino possibile, pensò superbemente sentendo il discorso di un Kurt concitato accanto a sé, che si addentrava in qualunque rilevante e non particolare della sua burrascosa rottura con Blaine e del fortuito incontro con Adam che a prima vista gli era apparso come un principe azzurro venuto a tirarlo fuori da quel vortice di sofferenza e rimpianti in cui era violentemente  piombato – si c’era da ammettere che la vena poetica del castano racchiusa in quella frase era in grado di superare  qualunque sprazzo di fantasia le fosse mai venuto in mente addirittura nel modellare la sostanza viscida e alquanto sospetta della palstichina.

Ad ogni modo, Le informazioni donategli dal castano non si conclusero lì, in quanto Kurt le confessò che non vi erano mai stati dei sentimenti da parte sua nei confronti di Adam e che era stato onesto sin dal principio con lui nel non volere instaurare legami profondi, ma li per li non riusciva a spiegarsi l’inedita voglia del suddetto di organizzare un appuntamento telefonico con tanto di sms ‘manchi anche tu, ci sentiamo domani all’una piccolo’  che a detta sua era letteralmente insesato perché  ‘Tina non gli scrivo da una vita e di sicuro non gli ho mai detto qualcosa di schifosamente smielato sul sentire la sua mancanza . Da dove diavolo l’ha preso quell’anche?!?’’  al che l’orientale si morsè l’interno di una guancia tentando di annuire nonostante le notevole difficolta nel dimostrarsi totalmente sorpresa e interdetta da tale atteggiamento quanto il castano.

Diede rapidamente un occhiata all’orologio da polso accaparrato ad una svendita dell’usato alla sua destra e constatò con piacere -e una scossa di eccitazione che le attraverso la spina dorsale- la lancetta farsi costantemente più vicina all’ora designata e ricacciò a malapena un gridolino allegrò che minacciava di farsi spazio tra le sue corde vocali. Tre minuti e Blaine sarebbe stato lì; sarebbe  andato tutto come doveva andare.

“ Dunque cos’hai intenzione di dirgli?” cominciò l’orientale con finto tono amichevole e apprensivo, giocherellando con i pollici sul suo grembo  e compiendo un maestoso passo verso la meta tanto agognata.

“ Ah… Non lo so Tina, non è una risposta facile da dare. Cioè non è mia intenzione ferirlo, in fondo mi ha aiutato parecchio a guadagnare l’autostima necessaria per superare questi mesi orrendi. Ed è un bravo ragazzo, certo un tantino singolare ed egocentrico- insomma ha riunito un gruppo di studenti e li ha chiamati i pomi di Adam- ma comunque abbastanza altruista da preoccuparsi di  una matricola smidollata e smarrita in una accademia colossale e-“

Dei passi rieccheggiarono nel corridoio, non eccessivamente rumorosi da poter essere avvertiti dal castano ma abbastanza nitidi da giungere indubbiamente alle orecchie dell’orientale che di conseguenza diede adido al suo piano:

“Perché non vai al punto, Kurt ? Voglio dire cerca solo di essere onesto e fedele a te stesso. Qual e la prima cosa che gli confesseresti?”

Un paio di mocassini di cuoio laccati si affacciaronò al breve spiraglio lasciato volutamente sull’uscio della porta.E non appena li scorse, un formicolio alquanto insolito germogliò lentamente sotto la  pelle dell’orientale.

Kurt si strofinò pensoso la fine punta  all’insù del naso latteo,completamente ignaro dell’indomabile desiderio proveniente dalla ragazza che aveva di fronte  di deformare con dolore I suoi lineamenti tanto dolci quanto comprensivi e disposti a tendere una mano persino verso un simile simbolo di cattiveria.

Sospirò, ciò che stava per pronunciare avrebbe costituito la sua peggior condanna:

“Che non lo amo”  sussurrò sfinito, uno spiffero d’aria tremolante evaporò dalle labbra schiuse di Blaine intanto che il suo volto veniva a mancare di più di un misero tono.Tina stette in silenzio, bruciante di aspettativa. Il castano riprese “Che non l’ho mai amato ad essere onesti e che- che anche se non era affatto mia intenzione e tutto ciò che desideravo era solo divertirmi e dimenticarmi di chiunque non fosse lui- l’ho usato e per quanto detesti ammetterlo, lo sapevo. Lo sapevo, eccome. Ma non ho avuto il coraggio di parlargliene perché ero convinto che presto o tardi avrei ricominciato a provare affetto nei suoi confronti- perché si gliene avevevo voluto almeno un po' all'inizio- e speravo vivamente che i miei sentimenti si sarebbero evoluti positivamente col passare del tempo. Solo che non è stato così. E non potrà mai esserlo. Non quando mi parla e l'unica cosa a cui riesco a pensare è a quanto bramerei che quella fosse la voce di un altro. Dell'uomo di cui sono perdutamente innamorato e a cui, nonostante ci abbia provato, non ho potuto impedire di mettere la firma  sul mio cuore."
 
prese una pausa, sovraffatto dalle sue stesse constatazioni affermate in maniera talmente nitida e lucida.

Tina avvertì un groppo opprimerle la gola e tentò malamente di inghiottirlo, oscurando il pensiero che lottava per penetrare nella sua mente,  secondo cui se non aveva dovuto fare oggettivamente nulla per spingere Kurt a quella dichiarazione assolutamente spontanea e pregna di a-amo- emozioni allora forse era soltanto una mera illusione ciò che l'aveva spinta a combattere persino contro l'unica persona di cui le importasse davvero qualcosa in quel mondo che frequentemente non si rendeva conto nemmeno della sua esistenza.Se stessa.

Fu solo una voce  tanto aggraziata quanto concitata a disintegrare quella rude e ingestibile insediatasi fin dentro il suo essere più recondito:

“Tu che ne dici, sarei brutale a confessargli la verità in questo modo? È pur sempre stato l’unico in grado  di farmi sorridere quando avevo la sensazione  che l’universo intero potesse crollarmi addosso da un momento all’altro e-“

Lo squillo dell’iphone racchiuso tra i suoi palmi sudati pose fine alla rapida parlantina del castano che avvertì persino il più irrilevante residuo di saliva scomparirgli  all’altezza della gola tutt’un tratto secca alla vista  dell’contatto segnato sull’ ampio schermo. Il paio di mocassini si sollevò appena dal suolo, indice che il corpo del moro fosse sobbalzato ad un’energia tale da trovarsi a circa dieci centrimetri di distanza dalla porta,  e Tina trasalì.

E se se ne fosse andato? No, non poteva permetterlo.

“Tina…” mormorò un Kurt ansioso sino agli estremi, accennando all’aggegio ora oscillante a cui le sue dita erano aggrappate spasmodicamente.

Tina non rispose, si limitò ad un ‘ti lascio solo’ soffiato, difficilmente udibile se non per la quiete che dominava indiscussa  quell’aula, per poi raggiungere  in brevi falcate l’uscita opposta al moro, provocando la formazione di  un cipiglio sorpreso sul volto di un  Kurt che  cancellato  ogni dubbio accettò timidamente la chiamata.

Una volta che fu fuori dalla classe, davanti agli occhi dell’orientale si palesò uno scenario di cui  fu fermamente convinta non si sarebbe dimenticata finché il suo spirito fosse rimasto su quella Terra:
Blaine era- era a pezzi, ad un livello tale da risultare irriconoscibile.

Il colorito olivastro che splendeva quotidianamente sui suoi tratti asiatici era stato oltraggiato da un pallore innaturale che collimava in zigomi scavati e marcati con  solchi netti rigati da mute scie umide, e le gocce salate che glisi incastravano tra le lunghe pagliuzze dorate contribuivano a rendere quelle iridi ambrate e colme di talmente tanta speranza e gentilezza nei confronti di qualunque avvenire il destino gli avrebbe riservato, le più spente che l’orientale gli avesse mai scorto in viso.

“Blaine” pronunciò quel nome quasi fosse su un altro pianeta a lei sconosciuto e insidioso e l’unica ancora di salvezza disponibile consistesse nell’invocare il proprio amico.
Anzi, migliore amico, si ripetè con voce sommessa carcando di sotterrare il ronzio fastidioso impossessatosi della sua testa alla realizzazione di quei due semplici termini. Di quale fosse il loro significato e di quanto lei lo avesse bellamente isolato in un angolo remoto della propria memoria.

Il moro si voltò totalmente verso di lei e- vedere quelle pupille gonfie e tinte di rosso fu il colpo di grazia per i battiti del suo povero cuore, che ne scartò un numero indefinito.

“Dimmi solo una cosa-“ il pomo d’adamo del suddetto si alzò e abbassò in un movimento fluido, il quale  scandì il tono roco e graffiato dal risentimento che sporcò ciò che ne seguì “- le parole di Kurt erano-erano… Per me?”

E lì Tina riflettè, per davvero, con impegno e devozione.

Si domandò la ragione per cui Blaine non potesse amarla genuinamente e senza riserve, come faceva lei. Nessun Kurt, nessun Mike, nessun Sebastian, semplicemente nessun essere vivente tranne loro  e le emozioni che li avrebbero accompagnati fino alla morte se entrambi avessero capito che appartenersi costituiva l’unica chance che avevano per raggiungere la tanto ambita pace.

Ma lei ci aveva provato- diamine se l’aveva fatto-  in tutte le maniere plausibili e non a rendere questa verità talmente evidente per il riccio da impedirgli persino di sfiorare l’idea di negarla.

Però non aveva raggiunto alcun risultato -non il cuore di Blaine- e se non ci era riuscita lei ad ottenere alcunché di così prezioso allora avrebbe fatto sì che nemmeno il vero amore di Anderson potesse custodire un tesoro del genere tra le proprie mani.

Si” affermò, serrando le palpebre e stringendo I pugni con una forza tale da trafiggersi la carne tenera con le unghie.

È la decisione giusta, si ribadì tentando disperatamente di bloccare il tremolio alle ginocchia.

Quando però la figura di un Blaine ansimante e scosso dai singhiozzi si allontò correndo quasi temesse di non osservare nuovamente  la luce dell’indomani, sino a dissolversi completamente tra le mura dei corrido,Tina si chiese se ogni qual volta avesse preso la decisione giusta si sarebbe sentita come se ciò che le scorreva nelle vene non fosse sangue ma un materiale così simile al freddo metallo degli imponenti armadietti circostanti da paralizzarla sul posto e  conferire un sapore amaro alla lacrima che le si infranse sulle labbra.






                                                                                     *




E nel momento in cui non vide Kurt e Blaine il giorno dopo entrare in classe mano nella mano e salutarsi con un tenero bacio sulla guancia, avvertì una fitta allo stomaco addirittura più  dolorosa rispetto a quella che le attraversava le viscere ogni qual volta si fosse fatta spettatrice di tale scenario.

Ma non fu paragonabile ai tremori che si impossessaronò del suo petto quando, dopo aver chiesto spiegazioni sull’assenza dei due ad un Finn chiaramente reduce da una notte insonne a giudicare dalle borse che si mostravano fiere sotto I suoi occhi, le venne raccontato che c’era stata una discussione pesante tra loro la sera prima, con urla e pianti isterici che giungevano dalla camera del castano e che avevano portato l’intera famiglia Hummel-Hudson ad usufruire di quelle minime e miserabile ore di sonno- che sarebbero dovute venir concesse a qualunque essere umano presente sul globo terrestre- per consolare e offrire conforto ad un Kurt confuso, scioccato, avvilito e tutti gli aggettivi dall’aria demoralizzante che potessero costellare un vocabolario.

Eppure fu nell’attimo esatto in cui Finn si voltò a scrutarla meticolosamente, quasi volesse analizzarle ciascun atomo esistente in corpo,( e se non si fosse trattato di un gigante buono non particolarmente propenso ad attività didiattiche non concernenti serenate romantiche e provocatrici di diabete a Rachel Berry , ci avrebbe anche creduto) guardandola come se avesse appena realizzato un fattore fino ad allora ignoto e di conseguenza assottigliando  le palpebre in un cipiglio misto tra  perplesso, ameraggiato e afflitto, che Tina percepì nettamente la terra disintegrarsi sotto la suola consumata delle sue converse giallo ocra.

Sei stata tu, non è così?-“ delle iridi basse furono ciò che ricevette in contrapposizione. Il più alto sbuffò una risata affatto divertita.
“ Hai fatto tutto il possibile per farli separare e alla fine sei stata capace di raggiungere il tuo scopo. Brava. Ma dimmi una cosa quanto è soddisfacente tutto questo se sei tu l’unica persona a festeggiare? E quanto conta poi, se neanche tu riesci a vederci qualcosa di buono?”

L’orientale rilasciò a fatica un respiro tremante, una lacrima che minacciava prepotentemente di sgorgare dalle sue iridi color apece, I polpastrelli che si allacciavano e slacciavano in grembo ombreggiavano senza successo le cosce intente a scontrarsi ansiose.

Finn, gli spartiti cinti dai gomiti e il volto stanco e strutto, parlò:

“Pensavo avessi imparato a non anteporti costantemente agli altri, a prenderti cura di chi ti circonda tanto quanto lo fai con te stessa, e a concentrarti sul donare amore piuttosto che spargere tristezza e sofferenza in giro come se non ce ne fossero già abbastanza in questo liceo e in questo mondo. Ma evidentemente mi sbagliavo... E non puoi immaginare quanto sia deluso”

E a tal punto, Tina non aveva bisogno d domandare a chi si stesse riferendo. Ebbè la risposta quella medesima sera nel buio della sua stanza  quando parandosi  di fronte allo specchio, non potè far alcunché se non riflettersi all’interno e aprire gli occhi.





                                                                            *





Era stato straziante farlo: schiudere le palpebre e scrutare quella che era soltanto l’ombra di ciò che Tina Cohen principessa guerrirra Chang ( si un altro sintomo dei sensi di colpa consisteva nel dare libero sfogo alla sua particolare modestia) poteva diventare.
E che costituiva il completo opposto della pallido spettro impresso su una superficie fin troppo splendente per evitarne un contrasto degradante.

Ma non sapeva che fare per- in che modo agire per appianare la situazione.
Non ne aveva idea.

Così come non aveva idea del motivo per cui riuscisse soltanto a girarsi I pollici, nel momento in cui Kurt e Blaine - ritornati la settimana successiva all’ultima e catastrofica fase-, si trovavano a meno di cinque metri di distanza l’uno dall’altro e ciò conduceva inevitabilmente ad una lite dovuta per la maggior parte delle occasioni a motivi futili quali: I pantaloni aka armi letali creati con lo scopo di bloccare la circolazione a Kurt, che soventemente ricevevano da Blaine commetti del tipo ‘dillo che li hai messi apposta per torturami.Dillo!’ o  il lieve strato di barbetta che era da poco apparso sul mento squadrato ( nonché eccitantemente virile,Tina non ce la faceva a non pensarlo) del moro che provocavaa al castano reazioni come il prendere e mettersi a correggerlo  perfino quando azzeccava ogni nota o passo così bene da far invidia a dei professionisti che più professionisti non si può  e di conseguenza questi non riusciva a trattenersi dal controbattere energeticamente e trasportare furiosamente la discussione ad argomenti che conservavano una distanza abnorme dal fulcro iniziale della questione.

E poi c’erano le occhiate inequivocabili che il maggiore dei fratelli Hummel Hudson gli dedicava quando tali litigate interrompevano per l’ennesima volta I vocalizzi sull’ultima hit che sarebbe stata eseguita alle nazionali.

Pareva che le comunicassero ‘Fa la cosa giusta’ o almeno a ciò corrispondeva l’interpretazione dell’orientale, la quale si limitava a replicare scuotendo il capo in un muto ‘Non ho il coraggio’.

Eppure c’era una maniera- una persona- inevitabilmente capace di trasmetterglielo.




Trascorsa un’ora o più dalla fine di educazione fisica- che aveva realmente svolto per la prima occasione nella bellezza di quattro anni; quel periodo poteva definirsi solo Bizzarro con la B maiuscola si- una Tina, nei suoi pantaloni elasticizzati sfumati da uno scioccante rosa shoking, strizzata nella  t-shirt leopardata rattoppata ai saldi e in netto contrasto rispetto alla coda da cavallo che le legava le sottili ciocche scure intente ad accarezzarle le spalle, assorta dalle sue riflessioni, faceva rimbalzare assente un pallone da basket sugli spalti appartenenti al campo da football mentre il sole andava via via schiarendosi all’orizzonte.

Una voce maschile la  chiamò a distanza:

“ Un penni per i tuoi pensieri” 
L’orientale sollevò lo sguardo stupita, osservando la figura bassa e forzuta di Blaine - vestito della sua classica eleganza che a confronto con l’abbigliamento di  Tina  faceva sembrare la ragazza  una stracciona ignara dell’esistenza della doccia- avanzare di vari gradini. L’orientale arricciò le la labbra dando  appena adido  a un paio di fossette che le coronarono le guance.

“Se fosse davvero così, sarei ricca sfondata”

Blaine rise , una risata breve e tinta di velata malinconia ma indubbiamente una risata, e mormorò:

“ Come stai piuttosto? È un po’che non parliamo. Ti ho cercato per tutta la scuola ma trovarti è stata un’impresa”

Tina trasse un respiro, ponendo fine al movimento ritmico della palla raccolta poco prima tra gli spogliatoi nel vano tentativo di svagarsi- che poi da quando in qua le serviva un aggeggio gommoso e tondo per scacciare le preoccupazioni, quel mese era davvero alla frutta-.

“Ad essere onesti credo sia più appropriato chiedere a te come stai?Dopo tutto,sai,-dopo tutto quello che è successo-“

“Se ti riferisci a Kurt, suppongo che ti sia già fatta un’idea durante questi giorni al glee su quanto le cose tra di noi non siano al massimo-“ mormorò il riccio ameraggiato giocherellando con le maniche della sua polo e piantando le iridi sull’asfalto. “E probabilmente non lo saranno mai.”

“Non-non essere così pessimista Blaine.” balbettò l’orientale cingendo smaniosamente il proprio petto imponente e tamburellando ansiosa le dita sulle anche. A dare quel consiglio amichevole al riccio si sentiva addirittura  più disgustosa dei milioni di escrementi costellanti il marciapiede davanti la scuola tra cui faceva lo slalom ogni mattina. Il riccio sbuffò una risata affatto divertita.

“Sono convinto di avere delle buone motivazioni per esserlo. Insomma guarda a che  mi ha portato l’ottimismo.-“ allargò platealmente le braccia, sfiorando lievemente il gomito dell’orientale col proprio. Tina non resistette dall’avvertire un leggero formicolio in quell’esatto punto.

Blaine riprese sconfitto “- ad auto convincermi di poter riavere Kurt, amarlo e venir ricambiato. Come una volta, quando eravamo solo noi contro il resto del mondo-“ scuotè il capo con nostalgia; l’orientale intravidè le sue ciglia umide sventolare, togliendole il fiato “-ed era il mio il petto quello dove appoggiava la testa ogni sera perché il battito del mio cuore lo cullasse mentre dormiva. Ed ero io l’unico a farlo sognare-“ milioni di pulsazioni virbranti contro la cassa toracica dell’orientale vennero scartate. “-Ma a quanto pare, non è più cosi. Perché adesso c’è un altro uomo capace di proteggerlo da qualunque male e renderlo sereno. Un uomo che molto probabilmente sarà perso per lui tanto quanto Kurt. Un uomo che… Non sono io-“

E tina decise di non resistere oltre, non certo per udire Blaine denigrarsi in quella maniera rispetto ad un tizio mai visto prima.
E finalmente capì. Capì che quella era l’unica occasione che aveva per fare la cosa giusta. La vera cosa giusta. Così senza nemmeno rifletterci proruppè:

“No, invece, ti sbagli.” all’occhiata perplessa del moro raccolse aria- ce la puoi fare Tina, tu sei invincibile-  e colma di timori aggiunse “ Blaine ho tanto  da raccontarti. Tu- tu sei disposto ad ascoltarmi?”

Il moro annuì con un vigore tale che fu un miracolo non si fisse spezzato l’osso del collo , d’altronde era impensabile il contrario, e Tina serrò ermeticamente le palpebre, riaprendole nel momento esatto in cui l’ambra tinteggiante le iridi del moro lasciò spazio a delle striature dorate In grado di provocare l’invidia del tramonto che in quell’istante  si ergeva maestoso dinanzi ai loro volti. E semplicemente si liberò:

Raccontò tutto- assicurandosi di tralasciare la genialata di costruire un piano diviso in quattro fasi e conferirgli il nome di liquidi corporei affatto piacevoli- delle tattiche volte a smontare la figura fantastica del castano ai suoi occhi,della gelosia capace di condurla perfino a mettere insieme normali orari  e appuntamenti purché l’unione di questi generasse malintesi e confessioni inintenzionali, con l’egoistico scopo di separare due povere anime perdutamente innamorate. Ma soprattutto dei suoi  sentimenti nei confronti di Blaine, talmente forti da spingerla a compiere simili azioni ridicole.

E nel momento in cui ebbe concluso, trasse un respiro che riempisse I polmoni totalmente dimenticati in quei miseri minuti essenziali.

Ma una volta finito non ricevette l’esito aspetto: nessun urlo isterico diritto in faccia, nessun ‘Eh?’ sbalordito pronunciato con una mascella che ci mancava poco rantolasse al suolo, nessun insulto tradotto in venti cinque lingue diverse. Niente di niente.

Eppure aveva osservato il volto del moro assumere diverse cere mente parlava, alternando l’accigliato, lo sconcertato e l’interdetto al ritmo di un nuovo  punto nella frase. E adesso- be’ adesso sembrava solo impassibile.

E non riusciva a reggerlo. Borbottò:

“ Adesso però, dì qualcosa ti prego.” si volse in sua direzione scorgendo il viso del moro disegnarsi di una colorito indecifrabile intanto che si arrotolava la stoffa dei pantaloni all’altezza delle ginocchia.

“Che dovrei dire?”smosse sfatto una spalla.

Come- ma- Ad esempio se sei arrabbiato con me?”Tina  si trattenne a malapena dallo sbottare esasperata. Insomma era sicura al cento per cento che dopo una notizia come quella da lei appena condivisa, ammutolirsi costituisse un’impresa  alquanto complicata.  Il moro soffiò:

“Non lo so. Ho passato le ultime tre settimane a riversare talmente tanta rabbia su di me e I miei sentimenti per Kurt che magari l’ho pure dimenticato come si fa a digerla verso qualcun ‘altro. E non che-“ sollevò il palmo destro ad una spanna dal naso dell’orientale, come per eliminarle la benche minima  traccia di speranza  dal cervello. Tipico. “-non che non senta una certa amarezza nei confronti delle tue azioni e del modo in cui  mi hanno costretto a prendermela con la persona più importante della  mia vita, riferendogli  delle parole che neanche penso oltretutto e-“bloccò le sue braccia impegnate a svezzare lo spazio, rendendosi conto di essere andato un po’ troppo sulle righe, nonostante fosse un comportamento abbastanza ragionevole. “- e facendolo soffrire… Ma suppongo che avrei dovuto comprendere subito i  tuoi sentimenti per me, cercare di spiegarti perché non potessi ricambiarli,  e retarguirti quando allungavi troppo la mani-“ gli  zigomi di Tina si sporcarono di una velata tinta porporea.

“- però non l’ho fatto; quindi forse la colpa è anche un tantino mia.” 
Allontanò il tentativo di contraddizione dell’orientale, scuotendo distrattamente il dorso della mano sinistra. La suddetta abbassò mesta le iridi, ipnotizzandosi al percorso circolare delle strisce lucide impresse sullo spesso materiale della palla. E preparandosi ad esprimere ciò che sarebbbe seguito:

“Siamo ancora amici, Blaine?”

Il suddettò la fissò , i pugni intrecciati in grembo e la mandibola tagliata da una linea netta, in tralice e meraviglioso agli occhi idolatranti dell’orientale. Desiderò ardentemente che la risposta a tale interrogativo lì per lì dalle proporzioni strabordanti fosse a suo favore; però se così non fosse stato, allora avrebbe compiuto l’inimmaginabile pur di meritare il perdono di qualcuno di talmente speciale come Blaine.
Vedremo, okay? Adesso l’unica cosa su cui riesco a riflettere è trovare un modo per scusarmi con Kurt  così- così spettacolare da far si che  corra tra le mie braccia, dimenticando il mio essere talmente  stupido  e permettendomi di restare al suo fianco per sempre.- “sogghignò “- Già, sarebbe una  favola. Una fantastica favola.  Tanto  bella quanto irrealizzabile.”concluse affranto  dal non identificare il mezzo  che potesse fargli  custodire la prospettiva rosea meticolosamente elaborata dalla sua fantasia.

Tina lo fissò placida,  comprenendo  che se oramai era giunto il tempo di arrendersi per il suo amore impossibile magari l’opportunità di cominciare a lottare per il suo migliore amicio- ora gli era limpido il significato di tali termini solennemente scolpitole nel cuore – era appena cominciata.

E con tono sorprendentemente deciso, mormorò:

Forse una maniera per ottenere il tuo lieto fine c’è. E, forse, potrei averla trovata”

Piano P.i.p.i ( gentilmente rettificato dalla mia coscenza in: prendi gli imbambolati e portali innamorati.) it’s on BITCHES!





                                                            *


“Sei proprio sicuro di voler partire?” boorbottò riluttante Finn, stravaccato sul letto raramente disordinato come in quel momento e pregno  di vestiti, papillion e foulard all’ultimo grido che continuavano ad aumentare man mano che il castano li ammucchiava  all’interno della  valigia blu notte in fase di preparazione , spalancata sulle lenzuole di seta argentea.

Il suddetto sospirò, ripiegando nuovamente la giacca corallo accaparrata ai saldi il giorno precedente con Carole e di cui suo padre non aveva nemmeno riconosciuto il colore, limitandosi a fissarlo interdetto mentre si grattava il retro del cappellino da baseball di turno. 
Dio,quanto gli sarebbero mancati.

“Finn ne abbiamo già discusso: non c’è più bisogno di me qui. I ragazzi hanno imparato ad avere autostima e confidenza col palco e anche chi ancora non l’ha fatto lo assimilerà, vedrai. Quando si esibiranno sul palco di Los Angeles gli  verrà naturale. Senza contare che avendo la tua guida non potranno che essere eccezionali e poi, anche se mi sarebbe piaciuto accompagnarvi, non posso sfruttare ulteriormente la pausa che Carmen Tibideaux e Elizabeth mi hanno concesso. E benché, tecnicamente, non sia  ancora conclusa; non ci tengo a passare  per uno che lascia il lavoro con lo scopo di stare a casa e divertirsi”

“Ma tu non ti sei divertito! Cioè forse- si?-non lo so. Comunque-“ si sollevò a sedere, mollando immediatamente all’occhiata inceneritrice del castano il gilet con gli strass torturato e stropicciatao dalla sue goffe dita robuste “-il punto è che ti sei impegnato molto nel glee. Più di Mr. Shue  in tutto un anno, ad essere sinceri. Dai, hai fatto si che chiunque si sentisse un protagonista almeno una volta; speciale abbastanza da convivere con i propri difetti e andarne fiero. E sono sicuro al centododici per cento-“ le iridi diamantee del castano rotolarono al soffitto in mogano ricoperto da carta da parati a fiori. Per quell’occasione poteva compiere un’eccezione e accettare lo sforzo matematico- irrimediabilmente sbagliato-  del maggiore. “-che  restando saresti capace di donare  alle Nuove Direzioni  una voglia di distinguersi e di stare sotto I riflettori ancora più forte di quella che già possiedono . Inoltre se te ne andassi, mancheresti a tutti. A me, ai ragazzi… A Blaine, Kurt. Ti conosco e so che è lui il vero motivo per cui stai scappando.”terminò comprensivo, usando  appositamente il suddetto verbo e incrociando  le braccia al petto per enfatizzare il concetto mentre squadrava  da capo a piedi il fratellastro mediante le palpebre schiuse.

Kurt rilasciò un respiro tremolante, stritolando spaspodicamente la cerniera della borsa che stava per riporre nell’ampia valigia. Solo all’udire quelle cinque lettere il suo cuore aveva perso mille battiti.

“Anche se fosse Blaine ha dimostrato abbondantemente di non provare più alcun interesse per me ed è-è-“ la voce traballò “-è okay fintanto che lui è felice. Ma ti prego Finn prova a  metterti nei miei favolosi panni firnati-“una battuta innocente gettata a caso nella remota possibilità  di distogliere lo sguardo afflitto e il labbro intrappolato tra I denti dell’altro dallo strato trasparente spruzzato da dolore galleggiante nelle sue iridi brillanti
 “- vederlo costantemente, e ricodarmi in ogni secondo di ogni minuto di non poter rappresentare il suo tassello mancante  mi ucciderebbe

Finn lanciò un’ultima occhiata implorante al paesaggio mite al di fuori della finsestra e appurato ci fosse la solita calma piatta,scoraggiato iniziò:

“Kurt senti-“



Love, love, love



Una musica  soffusa volteggiò dalle ante schiuse, accarezzando languidamente le orecchie del castano sino a propagarsi in ogni fibra della sua anima. Non può essere che sia non-
Il ghigno spropositato di un Finn soddisfattò confermò la sua tesi prima che entrambi  si fiondassero in brevi falcate  allo strumento che aveva condiviso con  loro una simile melodia celestiale, e il fiato del castano gli restasse  incastrato da qualche parte ignota lungo  cavità orale alla constatazione di chi ne fosse il fautore.



Love, love, love

Love, love, love



Blaine, la chitarra raccolta tra le sue forti e protettive braccia e un sorriso tanto radioso quanto mozzafiato a coronargli le labbra, le nuove direzioni al settimo cielo (tra cui anche Tina, wow)  che ciondolavano sparse per il giardino faticosamente mantenuto da Carole,Blaine e il suo sguardo innamorato, Blaine e le sue dita che danzavano sulle corde come sulla sua pelle.




There's nothing you can do that can't be done

Nothing you can sing that can't be sung

Nothing you can say but you can learn how to play the game

It's easy




There's nothing you can make that can't be made

No one you can save that can't be saved

Nothing you can do but you can learn how to be you in time

It's easy




All you need is love

All you need is love

All you need is love, love

Love is all you need






Blaine lo guardava, l’amora racchiuso in soffici granelli dorati che si infangeva su onde cerulee tinteggiate da emozione. E uno spiraglio mielato velato di leggera rassegnazione adornò il viso dell’orientale nella strofa successiva:


There's nothing you can know that isn't known

Nothing you can see that isn't shown

There's nowhere you can be that isn't where you're meant to be

It's easy





All you need is love, all together now

All you need is love, everybody

All you need is love, love







Il gruppo si fermò, lasciando l’opportunità al riccio di essere l’unico a giovare della luce che solo lo splendore naturale del castano era in grado di emanare:




Love is all we need



Suonata l’ultima nota, un fragoroso applauso scaturì nel quartiere a partire da un’anziana signora dai cappelli grigi e un paio di occhiali così grandi da scivolarle sul naso abitante della villa affianco, sino ad una comitiva di ragazzine su di giri e saltellanti al lato opposto della strada.

Blaine li ringraziò tutti imbarazzato, rivolgendo un cenno di sottecchi a Tina e inspirando profondamente prima di riportare trepidante l’attenzione al volto commosso- già soltanto per quel cambio di pronome- del castano:

“Sono stato un idiota. Un gigantesco e cocciuto idiota. Ho dubitato di te e dei tuoi sentimenti, concedendo alle circostanze e be, si pure a sciocche e insensate insicurezze di allontanarmi dalla persona più importante della mia vita. Te  Kurt. E mi dispiace così tanto, non sarei mai voluto arrivare al punto di non confidarti ciò che mi spaventava e negarti l’opportunita di aiutarmi e offrirmi una mano ovunque ne avessi avuto  bisogno. Perché si amore-“ il cuore del castano scartò milioni di battiti, seguito a ruota dal groppo che il moro faticò ad inghiottire.

 “- io ho bisogno di te, ho bisogno che tu sia l’ancora a cui potrò aggrapparmi quando non  avrò più la forza di lottare, ho bisogno che tu sia l’abbraccio che mi terrà al sicuro. Ma soprattutto-“ il moro compì un passo in avanti quasi il suo desiderio di essere più vicino al suo amore nonostante tutti quei metri a separli potesse davvero avverarsi.  lo fissò con un’intesità tale da far tremare le ginocchia a un Kurt che si aggrappò smaniosamente all’avambraccio del fratello anche lui toccato da quella dichiarazione tanto plateale quanto pura e semplice. Tina si catturò l’interno di una guancia tra i denti. E blaine si rivelò in un soffio:

“-ho bisogno che tu mi completi, perché sei la parte migliore di me.”

Qualunque reazione ci si sarebbe aspettatì in quell’istante tranne che le ante della finestra venissero chiuse, e la figura slanciata e tremolante del castano scomparisse dietro di esse.



Blaine prese a sudare freddo, udendo inquieto le voci intorno rivolgergli classiche affermazioni di consolazione tipo ‘hai fatto tutto il possibile, amico. È lui a perderci’ che non ebbero affatto l’effetto sortito se non quello di farlo disperare ancor di più. Tina si avvicinò in un confortante tentativo di stringergli la mano-

Quando un susseguirsi di respiri affannati e lievi tacchettì infranti tra sottili fili verdeggianti  diedero adido alla silouette esile di Kurt Hummel che con le guance macchiate da deboli lacrime colorate di gioia correva come se non ci fosse un domani per  tuffarsi letteralmente addosso a un Blaine che riuscì a non rotolare al suolo per miracolo.

Miracolo dell’amore, pensò silenziosamente l’orientale relegandosi in un comune angolo tra i suoi compagni.

“Non-“ un singhiozzo scivolò dalla bocca del castano,frantumandosi nell’incavo del collo del moro che gli strofinò in delicati cerchi le curve sinuose mentre affondava il naso tra alcune delle sue tenere ciocche schiarite dal sole.

“Non sono bravo quanto te in queste cose. Ma-“ il castano tentò di calmarsi, allontanandosi quel tanto che bastava per unire le loro fronti e al  contempo incatenare le iridi pregne di affetto di entrambi; e nonostante la scia umidi affondatagli  tra le pagliuzze, tentò di restituire alla situazione l’allegria che le si confaceva , mormorando: “-va bene lo stesso se ti perdono e ti dico che ti amo più della mia collezione di tracolle esclusive targate Marc Jacobs  ?”

Il morò ridacchiò, incurante del pianto in atto nei suoi occhi rossi:

“Dio ,Kurt, se sono pazzo di te. Ti amo da morire.”




E coronarono il loro giovane amore con un bacio a fior di labbra.



Bacio che divenne maggiormente audace man mano che chiunque si trovasse per quelle zone cominciasse ad applaudire, tant’è che Kurt, attraversato da un adrenalina inedita, si diede lo slancio, cingendo  il bacino del moro con entrambe le sue gambe chilometrice mentre questi lo teneva su quasi avesse il peso di una piuma.

mmm... Sarebbe un esperimento interessante da verificare”



“Hai fatto un bel lavoro” proruppe la voce orgogliosa di un Finn comparso magicamente al fianco dell’orientale intenta a elaborare le sue riflessioni stravaganti.

  “Il pezzo poi è proprio nel tuo stile, devo ammetterlo, e anche se ti sei costretta ai cori e hai preso in considerazione il compito più di un meso dopo averlo assegnato potrei apprezzare lo sforzo e potrei- dico potrei- metterti una B”

“Finn tu nemmeno li puoi mettere i voti” borbottò lei in tono scherzoso guadagnandosi una scrollata di spalle indifferente dal maggiore “ Ad ogni modo,  anche tu hai dato una mano ritardando la partenza di Kurt. Non credo una serenata in aeroporto sarebbe stata molto gradita e adeguata, anche se trattandosi di Blaine...” lasciò la frase in sospeso in un evidente senso ironico colto istantaneamente dal moro che si lasciò andare ad un lieto risolino.

Tina lo fissò pensierosa per alcuni istanti prima di sospirare:

“ E poi ti sono grata per la striata dell’altro giorno, mi ci voleva proprio. Dovevo capire di star ripiombando negli stessi errori del passato e di aver perso completamente di vista la soluzione, e le tue critiche hanno centrato esattamente il fulcro della questione.”

“Dovere. Del resto quando in una famiglia uno dei componenti comincia a svalvolare-“ spiegò Finn mediante il suo solito modo di fare seppur imbranato eccessivamente adorabile  “- è compito  del capo branco riportare l’ordine,o qualcosa del genere. Nonostante io ti abbia dato solo l’imput e tu abbia agito di conseguenza. Ed è un bel progresso per una neo membra del ’club di bontà’ ”

Un’ulteriore serie di sghignazzi si librò tra di loro, nell’euforia generale. L’orientale aveva perso il conto del numero strabordante di effusione scambiate dai Klaine- solo un leggero fastidio le scorse lungo le vene a quell’affermazione, non che li avesse seriamente contati-.Hudson proseguì:

“E se è vero quell’antico detto che l’universo ti restituisce ciò che doni e che tutto ciò che ci occorre per vivere è l’amore, allora il sacrificio che stai compiendo per assicurare la felicità ai tuoi amici verrà ricompensato da qualcuno davvero in grado di valorizzarti e farti sentire come se non esistesse nessun altro apparte te-“ si voltò di scatto in direzione della folla, ghignando per l’anticipazione di ciò che a quanto pare era stato l’unico ad intuire.

 “Qualcuno che magari hai già trovato”

E se ne andò, aggregandosi ai suoi compagni e volatilizzandosi tra di essi quasi fosse un angelo.
Tina fissò sbigottita il medesimo punto riempito fino a pochi istanti prima dal leader del glee e quasi avesse ricevuto un comando divino si volse, guardando diritto dinanzi a se. Fu inevitabile scorgere un paio di iridi vitree citcondate da lenti spesse quanto tappi da sughero  rivolgerle un occhiolino impacciato, mentre il proprietario di queste ignorava palesemente l’eccitazione delle  nuove direzioni raggomilategli intorno intente a scambiarsi vicendevolmente l’occasione  di congratularsi con la coppia tanto idolatrata.

E quel ragazzo aveva un nome ed era:

“Artie”

E mentre il  ritratto di una scoperta disperatamente agognata si dipingeva con passione sui lineamenti di entrambi, Tina non potè far a meno di pensare che fosse alquanto facile osservare la realtà nell’attimo in cui le barriere ad interporsi tra questa e il proprio io, svanivano interamente nel buio.











Angolo arcobalenoso:

HOLAAAA GENTEEEE!!!

SONO TORNATA YEAHHHH, FINALMENTE!!! SONO PASSATI UN PAIO DI MESI FORSE MA, DIO, SE MI È MANCATO SCRIVERE ^^.

Okay, però ora basta con questi caratteri cubitali, passiamo alle cose serie se no vi spavento più di quanto non abbia già fatto con l’intero capitolo ;).

Allora ci sono delle precisazioni da fare: come alcuni di voi forse avranno già inteso questa inizialmente one shot che poi non so se si potrebbe chiamare tale per quanto è lunga ma vabbè (che ci volete fare sono una causa persa^^) non segue pienamente il canon della quarta stagione e si sofferma prettamente sulla cottarella di Tina per il dolce principe- non ho idea di dove io l’abbia pescata scusatemi ahahah- e delle squallide- perche si lo so che lo sono tranquilli;)-trovate che surfano le onde della sua testolina bacata .

Adesso non che io non abbia apprezzato il breve spazio che hanno dedicato a Tina in the sky with Blaine nella serie, ma avevo voglia di condividere quello che avrei desiderato vederci dopo la prima- che secondo me avrebbe dovuto essere ultima, non gliela perdonerò mai al pelatone-  klaine break-up per farli ritornare insieme.

NON CHE IO NON AMI LA FAMOSA 5X01 SIA CHIARO, SE FOSSE POSSIBILE SPOSARSI UNA PUNTATA SAREBBE LA PRIMA A CUI IL MIO CERVELLINO/STALLA PER UNICORNI PENSEREBBE, però mi sono detta che magari anche il modo che ho escogitato io non sarebbe stato cosi male… Chiaramente pero trattandosi di me quel ‘non’ con un mucchio di probabilità dovrebbe essere buttato nella toilette in cui Kurt e Blaine si erano rintanati mooooolto vicini.
No dai scherzo vi assicuro che non è successo nulla tra loro- sigh- e purtroppo anche se qualcosa è accaduto-sigh- non è stato riportato- sigh sigh.

Ma del resto it’s TINA’S TURN NOWWW, GUYSSS.

So vi prego di perdonarmi gli insulti che la suddetta  ha sparato a destra e a manca sui nostri beneamini- credetemi ho faticato come un barboncino intento a fare la lotta contro un pitbull per inventarli, però almeno vi ho dato un Kurt “aspirante stilista”, no? Too much Klainer- per raggiungere I suoi obbiettivi, ovvero gli usignoli inferiori di Blaine- questo c‘era prima nel capitolo ma per quel pizzico di decenza che mi è rimasta ho deciso di eliminarlo- quindi spetta a voi la decisione di porvi o dalla parte di ‘quella dagli occhi storti’- chiedo scusa anche per ciò^^- o del vero vero amore di quei due cucciolotti^^.

Per il resto, credo sia il momento di giungere al punto più doloso di tutti – e che sto cercando di evitare quanto la peste- ed è… Il nome del piano.

Mi metto a frignare- non so se per il divertimento o l’orrore- se penso di star pubblicando una ff che porta come titolo il  soprannome di liquidi corporei affatto gradevoli e di starlo attribuendo a una storia dove ahime- solo in questo caso ovviamente - c’è la mia otp. E vorrei provare a cambiarlo ma non ci riescooo, appena ha cominciato a fare zig zag tra le rotelline volteggianti nel mio cervellinoinoino ho capito che era quello che per una fanfiction senza pretese quanto questa stavo cercando da tutta la vita …No okay questa era troppo banale perfino per me però vi prego di perdonarmi per il mio essere cosi scontata ma sono troppo eccitata all’idea di questa nuova mini avventurina iniziata e finita in A ONE SHOT- basta dai questa è proprio un obbrobrio ^^  - e vi prego, VI SCONGIURO, di lasciare qualche recensione, anche microscopica, perchê ho bisogno di molte rassicurazioni su questo primo approccio al genere– come  su ogni cosa comunque, ma vabbe’^^- e ve ne sarei grata oltre ogni immaginazione se (sia in senso positivo che non, ovviamente) foste voi a darmele!!

(Scusate per questi continui punti escalmativi so bene che sono un tantino inquietanti, eheh)

E concludendo, che la Klaine e la CrissColfer siano con voi. Tanto per cambiare trovo sempre un modo per mettercelo in mezzo :D.






Baci

FrancyP💋

   
 
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