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Autore: _MyHeadIsAnAnimal_    04/07/2017    0 recensioni
Cosa succede quando una ragazza, alquanto imbranata ed impacciata, si ritrova a dover condividere con un ragazzo particolare lo stesso tavolo in biblioteca?
Di sicuro tante figure di merda ma, chi lo sa, potrebbe anche nascere una nuova amicizia!
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Cavoli!» esclamo spostando indietro la sedia, dimenticandomi completamente di essere in biblioteca e quindi di non dover far rumore, facendo risuonare in tutta la stanza lo strisciare delle gambe di ferro sul pavimento.

Mi avvio a passo svelto verso il bagno senza voltarmi indietro, tanto so già che il ragazzo si farà quattro belle risate e poi se ne andrà, magari a raccontare a tutti i suoi amici di quanto buffa -per non dire imbecille- fosse la ragazza seduta di fronte a lui in biblioteca.

Mi chiudo subito la porta alle spalle e corro verso il piccolo specchio, il mio sguardo si posa subito sulla guancia sinistra decorata da degli artistici ghirigori neri.

Mio Dio! Non posso essere così stupida.

«Scema! Scema! Scema! Scema!» sussurro mentre afferro due salviette dal contenitore e le inumidisco con un po' di acqua, ci aggiungo anche due gocce di sapone e inizio a strofinare energicamente la pelle sporca.

Dopo un minuto mi fermo e controllo la situazione allo specchio: le linee ben definite che prima ricoprivano la guancia ora sono state sostituite da una macchia grigiastra e dalla cute arrossata. Provo a risciacquare il tutto con un po' di acqua fredda nella speranza di eliminare definitivamente lo sporco e, dopo aver massaggiato ancora qualche secondo, mi fisso allo specchio. Sono riuscita nel mio intento.

Raccolgo quel poco di dignità che mi è rimasto, faccio un bel respiro ed esco dal bagno lasciando finalmente il posto a chi deve fare i suoi bisogni.

Mi avvio con passo incerto verso il tavolo, il cuore che martella in gola. Non so perché sono così agitata, probabilmente se ne sarà già andato e tutti gli altri ragazzi presenti saranno stati troppo impegnati a studiare per accorgersi del mio piccolo incidente.

Mi fermo davanti alla porta di vetro che conduce all'aula studio, sospiro silenziosamente e mi decido ad entrare. Afferro la maniglia e la tiro verso il basso facendo aprire con un fastidioso cigolio la porta.

Bene, nessuno mi ha notata.

Inspira, espira, inspira, espira. Continuo a ripetermi questa sequenza in mente nella speranza di riuscire a mantenere la calma; quando, però, i miei occhi si posano sul mio posto il cuore manca un battito e, per un secondo, ho l'impressione di non avere più la terra sotto ai piedi.

Io lo so che qualcuno lassù mi vuole male altrimenti come si potrebbe spiegare l'infinita serie di figure di merda che mi perseguita?, non è assolutamente possibile essere così sfortunati.

Non so bene cosa sia successo, so solo che è accaduto tutto nella frazione di un secondo, mentre il mio sguardo veniva catturato dal suo.

«Merda!» non riesco a tenere a freno la lingua, la mia esclamazione è riuscita ad attirare tutta l'attenzione su di me, persino quei pochi studenti che non si erano accorti di nulla ora sono girati nella mia direzione.

Mi ritrovo per terra con le ginocchia doloranti per l'impatto con il freddo pavimento, non riesco nemmeno ad alzarmi subito perché una fitta si estende in tutto il corpo a partire dalle gambe.

Maledetto zaino abbandonato in mezzo al corridoio! E maledetto anche il tuo proprietario!

Sento lo sguardo di tutti i presenti puntato su di me e vorrei solo scomparire.

Gli occhi iniziano ad inumidirsi, non so se per il dolore o se per la vergogna, probabilmente questa è una di quelle combo vincenti che ti premiano con un attacco isterico con i fiocchi. Ci manca solo quella.

«Tutto okay?» ho paura ad alzare gli occhi verso il mio interlocutore, so chi è, ho riconosciuto la voce roca.

«S-sì» rispondo cercando di alzarmi «Sto bene».

Quando sento le ginocchia cedere sotto al mio peso e mi vedo già distesa di nuovo per terra, due mani mi afferrano le braccia e mi sostengono.

Punto subito lo sguardo nel suo e vedo che sta sorridendo, non uno di quei sorrisi di scherno, semplicemente un sorriso dolce, comprensivo.

«Vieni» mi dice aiutandomi a tornare al tavolo. Si assicura che mi sia seduta senza fare ulteriori danni e si posiziona sulla sedia a fianco della mia.

«Che ne dici di andare a prendere un gelato?» mi chiede, le fossette che spuntano sulla sua faccia lo fanno sembrare un cucciolo e, per un folle istante, vorrei dare voce ai miei pensieri ma riesco a fermarmi in tempo.

Ringrazio la pelle arrossata dal precedente sfregamento che copre il rossore che si diffonde sulle guance alle sue parole. Mi ha sul serio chiesto di andare a prendere un gelato con lui? Nonostante abbia visto che disastro umano io sia?

«Io-» non credo sia il caso, sto per dire ma mi blocca subito, forse vedendo l'esitazione nel mio sguardo.

«Giuro solennemente che non riderò di te se dovessi cadere di nuovo o disegnarti tutta la faccia» dice posizionando la mano destra sul cuore e ridacchiando.

Non posso fare a meno di sorridere a mia volta prima di annuire. Non so perché ma la sua “promessa” mi spinge a fidarmi di lui. Dopotutto, se avesse voluto prendersi gioco di me avrebbe avuto diverse occasioni ma non l'ha fatto. Anzi, si è comportato da amico.

«Okay allora, andiamo a prendere questo gelato madama» dice facendomi l'occhiolino.

Una piccola risata lascia le mie labbra. Mi viene automatico pensare che sia un po' idiota anche lui e questo è un punto a suo favore.

Raccolgo le mie cose e le infilo velocemente in borsa venendo imitata da lui e, insieme, ci avviamo verso l'uscita della biblioteca.

«Faccia strada, oh mio Virgilio» scherzo mentre seguo il giovane che cammina tranquillo lungo il marciapiede.

In fin dei conti qualcosa di buono tutte queste figure di merda l'hanno portato...

  
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