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Autore: Tera_Saki    04/07/2017    2 recensioni
Minus ha tradito, ma lo ha fatto solo dopo quattro anni. Voldemort, per paura di un rivale che lui stesso aveva scelto, non ha ucciso Harry, ma ha fatto in modo che lo credessero morto.
Ora Harry ha diciassette anni, e da quando ne aveva cinque non vede altro che la sua cella di pietra a casa Riddle.
*
Appena James entrò, il ragazzo sembrò riscuotersi, alzò di scatto il capo e rivolse una perforante occhiata nella sua direzione. Al verde dei suoi occhi, James avvertì un brivido liquido percorrergli la schiena. Il ragazzo si alzò, e fece qualche passo in avanti, senza smettere di fissarlo, e solo per un breve momento il suo sguardo corse ai due Auror vicino al letto.
La voce di Harry era graffiata –Papà?–
A James si mozzò il respiro, dilatò le pupille ma non ebbe tempo di muoversi. Harry gli si era buttato addosso in un abbraccio feroce, che gli fece annodare la gola e fermare il cuore nel petto.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Ordine della Fenice, Sirius Black, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Titanium


Disclamer: i personaggi e l'universo appartengono a J.K.Rowling, o a chi per essa. Questa storia non ha alcuno scopo di lucro e non intende infrangere diritti di copyright.
 

--- ---  Capitolo III – Dollface  --- ---

 

Harry si ricordava quando il Signore Oscuro lo chiamava Bambola, perché lui stava immobile per ore e aveva solo paura, ne aveva avuta fin dall'inizio ma non aveva urlato né pianto. C'erano giorni, quando era piccolo, in cui fissava il muro e teneva gli occhi spalancati sul buio.

Era stato insolitamente calmo i primi mesi, ma di tanto in tanto il terrore gli attorcigliava lo stomaco e lui arrancava nell'angolo della stanza a vomitare. Credeva che sarebbe finito tutto perché sua mamma gli aveva detto di non avere paura ed essere forte.

Lo era stato, ma poi i visi dei genitori avevano iniziato a diventare fumo e una rabbiosa frustrazione gli aveva riempito la bocca di grida bollenti, e gli occhi di lacrime.

Alcuni giorni si rannicchiava contro il letto e lasciava che i singhiozzi venissero fuori finché anche il petto faceva male. In quel periodo le gambe e le braccia erano coperte di linee sottili che a volte, di giorno, riapriva.

La verità era che, a quel punto, sperava solo più di morire.

 

 

Fu un attimo breve, che gli passò di fronte e quasi non se ne accorse. Si accorse di ciò che venne dopo, invece, del dolore che si propagò lungo il braccio e che lo costrinse ad intrappolare un sibilo in bocca. Fissò il sangue che usciva e poi il coltello. Aveva urtato per sbaglio il contenitore, e adesso una linea rossa si allargava sempre di più sul polso.

Guardò la lama che riluceva come se fosse viva, e non riuscì ad impedire al braccio di tendersi in avanti.

-Che succede Harry? Ho sentito... va tutto vene, tesoro?-

Quando Harry si voltò in direzione del padre, sussurrando qualcosa che nessuno dei due riuscì a capire, le sue dita erano strette sul coltello e lo premevano sulla pelle. Gocciolava sul braccio il sangue scuro, Harry lo sentì scivolare giù e macchiare la manica della maglia prima che James gli togliesse la lama dalle mani e lo stringesse a sé con forza.

-Va tutto bene- gli soffiò sul collo mentre le sue braccia lo intrappolavano più stretto -va tutto bene, Harry-

Con il respiro corto, Harry si rese conto che se suo padre avesse continuato a ripeterlo magari avrebbe anche potuto crederci.

 

 

-Stupido ragazzino!-

Harry chiuse gli occhi e d'istinto si ritrasse, ma il Signore Oscuro vibrava di rabbia -saresti dovuto morire anni fa come la tua lurida madre nata Babbana-

Harry represse un respiro lungo che assomigliava d un ringhio. Voldemort gli puntò gli occhi addosso, le iridi che bruciavano -Non devi avere paura, Harry Potter, perché quando tutto questo sarà finito io ti manderò da lei-

Distese la bocca in un sorriso da serpente -Devi solo aspettare, ti assicuro che non ci vorrà molto-

Ma il tono con cui Harry fece uscire la voce gli congelò la smorfia sulle labbra -Vattene-

Voldemort si voltò con un secco fruscio della veste -Cos'era questo? Dimmi, credi di dimostrare coraggio?- rilasciò il gorgoglio di una risata -Tuo padre sarebbe felice di sapere che saresti un Grinfondoro... crucio!-

Mentre Harry urlava Voldemort assottigliò le iridi da rettile -Non osare mai più, ragazzino- e se ne andò con uno schioccò feroce della pietra.

Harry si rannicchiò per terra e lasciò un che un rivolo di saliva gocciolasse dalla bocca, non si mosse più nemmeno quando entrò l'elfo a portare da mangiare.

 

Spense l'acqua, con il calore piacevole delle gocce che scivolavano sulla pelle delle dita. Storse le labbra in una smorfia al pensiero di dover uscire dalla cappa di fumo che si era creata nella doccia, ma poi prese in mano l'asciugamano e se lo avvolse addosso prima che il freddo potesse intaccare il torpore dato dall'acqua bollente.

Aveva scoperto che il bagno della casa in cui vivevano adesso era molto luminoso e la luce filtrava attraverso il vetro opaco producendo un bagliore perlaceo che lo avrebbe potuto ipnotizzare in eterno.

Soffermò lo sguardo sullo specchio che copriva gran parte della parete e si perse nelle proprie iridi verdi, allungò il braccio stretto in una fasciatura e sfiorò con le dita il proprio riflesso opaco, un vuoto nello stomaco che ora minacciava davvero di prenderlo con sé e inghiottirlo per sempre. Distolse gli occhi dallo specchio solo quando il suono lontano di voci famigliari gli attorcigliò lo stomaco di un calore più piacevole di quello di un abbraccio. Distinse le parole bambino e sorpresa, poi scherzo e Harry, e seppe dalla pronuncia del proprio nome chi era arrivato in casa.

Con il cuore che batteva forte uscì dal bagno e quasi si precipitò nell'ingresso, là dove Remus e Sirius, insieme a una donna che non conosceva, stavano discutendo con James. Appena il padrino posò lo sguardo su di lui, i suoi lineamenti si distesero in un malandrino sorriso -Ti sei fatto bello per me, Harry?-

Harry arrossi lievemente, ma sulle labbra nacque l'accenno timido di un sorriso. A quel punto Sirius gli fece un cenno d'invito ed Harry si tuffò nel suo abbraccio correndo, per poi districarsi da Padfoot e avvolgere le braccia intorno a Monny -Ehi, vuoi vedere qual è la sorpresa per il mio figlioccio?-

Harry annuì sul collo di Remus, inspirando forte dalle narici il suo odore di cioccolata. Sirius prese da dietro la schiena una grossa gabbia per uccelli, Harry vide all'interno un turbinio di piume bianche. Fissò la civetta per qualche istante, e ricordò cosa volesse dire la parola gufo, quale fosse l'intelligenza penetrante nei loro occhi, quanto le ali sembrassero morbide. Le aveva toccate, una volta, era stato quello dei suoi genitori, credeva.

-Si chiama Edwige- disse Remus -è una femmina-

 

 

Il Signore Oscuro ruotò pigramente il polso, Harry si contorse e cercò di inspirare aria. Era arrivato alla conclusione di dover soffrire per il solo fatto di esistere.

-... deprimo-

Harry urlò quando la pressione sul petto divenne insopportabile e nelle orecchie iniziò a sentire lo stridio delle costole.

 

 

-Posso...- chiese Harry, allungando una mano timoroso e voltandosi a fissare negli occhi il licantropo -posso toccarla?-

Remus gli sorrise dolcemente -Certo-

Harry allora distese le dita e lentamente le avvicinò alla gabbia. All'improvviso, tuttavia, si ritrasse lievemente, voltandosi con le sopracciglia aggrottate e una smorfia sulle labbra verso James, che gli fece cenno di continuare -No, non le farà male-

Sollevato, Harry protese le dita oltre le sbarre e sfiorò appena le piume bianche di Edwige, che a quel primo tentativo di contatto rimase immobile, come a dare il proprio consenso. Harry sentì una scarica di piacere formicolare addosso mentre le carezze si facevano più intense e la civetta tubava di soddisfazione.

Un mugolio improvviso, che non era certo animale, bloccò la sua mano.

-Oh- mormorò allegra la donna al fianco di Remus, e i suoi capelli si tinsero di una sfumatura accesa di rosa -Teddy si è svegliato...-

James si avvicinò a sua volta alla culla mentre Nimphadora prendeva delicatamente il figlio fra le braccia -Ted, dillo che adori tuo zio!-

E mentre James si esibiva in buffe smorfie Remus si diede una leggera pacca a Sirius e constatò -Manchi solo più tu, vecchietto-

-Ah, no!- ribatté lui -non finirò come voi due, Sirius Black sarà libero e scapolo per sempre, non ho bisogno di sposarmi e di avere tanti marmocchietti per casa, grazie. Senza offesa, Monny-

Intanto Harry sbirciava da dietro la schiena di James il piccolo Teddy, che ad ogni smorfia del padre rilasciava un risolino e cambiava il colore dei capelli. Gli occhi di Harry erano vagamente dubbiosi, ma non riusciva a distoglierli dal bambino, e quando Remus e Sirius se ne accorsero lo spinsero verso James -Ted- annunciò Sirius -ti presento Harry-

Harry aveva gli occhi verdi spalancati e nel momento in cui quelli del bambino si posarono nei suoi le viscere gli si attorcigliarono nella pancia. Non era una sensazione sgradevole, ma era del tutto nuova, e per un attimo gli tolse il fiato.

Fu Teddy a fare la prima mossa. Allungò la manina nella sua direzione, e quando Harry prese coraggio e lo sfiorò con le sue dita i capelli del piccolo mutarono in una sfumatura scura di nero, l'esatto colore dei suoi. A quel punto, Harry sorrise, e tutti se ne accorsero -Ciao, Ted- mormorò.

 

 

Non capiva, non capiva, non poteva capire. Cos'aveva fatto? Non lo sapeva, e quel pensiero lo tormentava soprattutto alcuni giorni, quelli in cui a rispondere alle sue domande c'era solo silenzio.

Si alzò in piedi per fare qualche passo ma i muscoli quasi cedettero dopo tanto tempo di inattività. All'improvviso le iridi catturarono un movimento al limite del suo campo visivo, si voltò e quello che vide gli fece sollevare le labbra.

Seguì la corsa del topo lungo la parete verso la porta, e trattenne un retrogusto acido dal sapore dell'invidia sapendo che avrebbe potuto uscire e lui no. Proprio nell'istante in cui l'animale si era fermato ad annusare la parete, tuttavia, una morsa simile al dolore gli contorse lo stomaco, un'ondata di brividi la seguì, ed Harry poté solo spalancare gli occhi sapendo in anticipo cosa sarebbe successo.

Fu come un colpo di frusta, che si liberò dal suo corpo e sfrigolando attraversò il pavimento e le pareti. Il topo si accasciò per terra qualche istante più tardi, e a quel punto Harry aveva negli occhi lo stesso terrore che gli strisciava sottopelle tra le fibre dei muscoli e fra le ossa.

Lo vomitò quasi, quel singhiozzo intrappolato in gola, e sapere che non lo aveva fatto apposta non alleviò minimamente il suo senso di colpa.

 

 

-... tieni chiusi gli occhi...-

-No, Harry, non provare a sbirciare-

Si fece trascinare dall'entusiasmo in cui annegavano le parole di suo padre, di Sirius e di Monny anche se sotto la lingua aveva il sapore sottile dell'incertezza.

-... va bene, adesso puoi guardare-

Trattenne il respiro prima di aprire gli occhi. Quello che le iridi verdi riuscirono a catturare dopo furono solo immagini iridescenti che sembravano sgretolarsi ogni volta che sbatteva le palpebre.

-Buon compleanno, Harry!-

Sentì la morsa al petto stringersi e il disorientamento dilatargli le pupille fino a farlo voltare verso suo padre. James lesse il panico negli occhi di Harry e iniziò anche a pensare di aver sbagliato tutto, ma poi le labbra del figlio si incurvarono in un bellissimo, leggero sorriso. La sala intera, che aveva trattenuto il fiato fino a quel momento, esplose.

Harry non seppe dare un nome a ciò che gli rovistava nelle viscere e gli faceva annodare la gola, ma assorbì gli auguri, i colori e i sorrisi di tutti con un piacevole vuoto addosso.

-Auguri, figlioccio!- esclamò Sirius stringendolo con un braccio e ammiccando all'indirizzo dei due Malandrini -diciassette anni si fanno una volta sola!-

 

 

Guardò fuori dalla finestra, dove le nuvole chiare fluttuavano nel bianco. Era vagamente triste, ma senza un motivo, tuttavia la forma di quelle nuvole era sbagliata, in qualche modo.

Harry se la prese. Non sentiva felicità, non serenità, non calore, perché? Al cielo non sembrava importare, e mentre lo fissava con gli occhi svuotati e spenti un ringhio iniziò a vibrare nella bassa gola, fino a risuonare nella bocca.

Urlò, e mentre lo faceva si rannicchiava e stringeva le braccia attorno al petto. Non voleva soffrire, non più.

 

 

Scattò fuori dal letto con un balzo, lanciandosi con le coperte ancora aggrovigliate sul pigiama nel bagno. Si accasciò a vomitare, dopo, con le lacrime negli occhi e le dita strette sulla ceramica bianca.

Quando ebbe finito si rialzò, barcollando, e si trascinò nel corridoio buio fino ad incontrare una porta aperta. Entrò nella stanza e si infilò tremante nel letto di James, cercando il padre con le braccia mentre le labbra tremavano e sussurravano parole senza senso.

In pochi attimi sentì il corpo di James aderire al suo e si rannicchiò singhiozzando nel suo abbraccio, lasciando che il calore di un padre lo consolasse, cullandosi nella sua voce bassa -Tranquillo, tranquillo Harry. Ci sono io-

Fu così che qualche ora dopo Harry si addormentò, e James gli accarezzò i capelli, sospirando per un dolore che non era suo ma che sentiva sotto la pelle, ormai, ogni volta che suo figlio andava a dormire e aveva gli incubi. Li aveva avuti anche lui, ma c'era suo figlio, adesso.

Harry c'era, e sarebbe bastato. 


Note: scusate la fretta, spero che il capitolo vi sia piaciuto come è piaciuto a me scriverlo. Iintanto riservo un grosso abbraccio a blackjessamine e a Pola_Peace che hanno recensito il capitolo due, risponderò a breve ;) e poi un bacio ad aliceinazuma, BlackandLupin, Dragonfly92, gli, Phyllida Dolohov, RoryPotter,  Sandali_con_calzini e SilverRose per aver inserito la storia nelle seguite, a JohannaLunaSnow per averla inserita nelle ricordate e un grazie immenso a Dragonfly92, JohannaLunaSnow, Roberta1199 e RoryPotter per aver messo la storia nelle preferite.
A tutti gli altri, anche solo a chi legge, faccio i miei saluti, sperando di ritrovarvi nel prossimo capitolo.

  
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