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Autore: xzaynsmouthx    05/07/2017    0 recensioni
Una donna di mezza età rievoca alla memoria gli avvenimenti più importanti che accaddero nei suoi trent'anni. Una donna qualsiasi, innamorata dell'amore, che vive difficoltà qualsiasi tra lavoro, uomini e amiche. Una donna che ha tanta voglia di crescere e sembra non riuscirci mai. La storia di un'esasperante e divertente ricerca dell'amore, piena di contraddizioni, che la porterà a maturare e fare pace col passato, con l'adolescenza di cui è tanto nostalgica.
Dal testo:
Immaginate una donna di quasi trent'anni con un bicchiere di spumante in una mano, la pochette nell'altra, strizzata in un abito beige, che si guarda spasmodicamente intorno alla ricerca di qualche uomo della sua età di cui innamorarsi con un uccello viola in testa.
A chi, come la protagonista, è così importante da non rendersene conto.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO XIV

Bonjour, eccomi qua con un altro capitolo finalmente. 
Spero davvero che vi piaccia e commentiate!

 
Entrai nell’appartamento di Nicole, non quello da nubile, quello di Kevin in cui s’era trasferita poco dopo il matrimonio. Sembrava una casa d’altri tempi, interamente in legno scuro come la pece e c’erano gingilli ovunque mi girassi e mi stupii fortemente del fatto che non vi fosse appesa al muro da qualche parte la testa imbalsamata di un qualche povero animale o una pelliccia a mo’ di tappeto davanti al camino. Nicole mi accolse con un’espressione tremendamente soddisfatta e orgogliosa, la stessa con la quale mi guidò nel salone color salmone dove mi fece accomodare al fianco di Marc su una sedia dal gusto barocco e alquanto discutibile. – Ti sei unita a noi, come mai? – chiese Kevin accavallando le gambe e portando un braccio attorno al collo di Nicole che si era appena seduta accanto a lui e guardava insistentemente uno dei quadri pseudo – impressionisti appesi alla parete color salmone. – Pensavo di essere stata invitata. – risposi tentando di sorridere, ma probabilmente sul mio viso comparve solo un ghigno che mostrava realmente cosa pensassi di quella casa, lui e quel matrimonio. – Bene, siamo tutti contenti che tu sia qui. Abby ha capito subito chi sarebbe stato bene continuare a frequentare, le coppie hanno bisogno di coppie, Ang. Non devi mica prenderla sul personale! – continuò Nicole alzandosi e raddrizzando ossessivamente il quadro. Guardai Abby la quale distolse lo sguardo dal mio velocemente mentre Marc annuiva al suo fianco, ma per quale motivo non fu ben chiaro a nessuno.

 – Allora, cos’hai da dirmi? – Mi dispiace. – sussurrò quando fummo in veranda e gli altri a programmare le vacanze che avrebbero fatto quell’inverno in Vermont. – Quand’è la data del matrimonio? – A Giugno. – Ci sarò. – Non avevo dubbi. – Abby, cosa credi che succeda parlandomi? Che torniamo ad essere quelle che eravamo a vent’anni? – Ti rendi conto di quante cazzo di cose abbiamo condiviso? – Già, anche con Nicole, e adesso, onestamente, non so chi sia: prima mi ha chiesto un parere sul suo servizio di posate d’argento! – Lo sai che non diventerò mai così. – Come sapevo che Sophie non mi avrebbe mai abbandonata? – Non sei sempre al centro dell’universo, Ang. Non l’ha fatto pensando a te. – Abby, io ci avrei pensato a voi. – Tu non sei capace di tenerti nessuno nella tua vita, come credi avresti potuto gestire la situazione di Soph, come l’avresti aiutata? – Le hai detto tu di andare via? – non rispose, ma sapevo che era così. – Perché? – chiesi in un sussurro laconico. – Perché era giusto che il bambino crescesse in una famiglia, non da due amiche single. – Pensavo di conoscervi ... – Pensavo di fare il suo bene! – Perché tu hai sempre ragione, no? Perché dovremmo seguire i tuoi consigli?! Stai per sposare Marc! – Abby mi guardò mestamente senza aggiungere nient’altro. 

Era la fine di un’era. Non ricordo più perché né quando abbiamo smesso di esserci. Di essere qualcosa, qualsiasi cosa fosse, insieme. Di loro ricordo solo il bene. Non ci siamo dette addio e non abbiamo urlato. Sorridendo e guardandoci di sbieco ci siamo allontanate come si allontanano le stagioni: certe di tornare.

– Ci vediamo al matrimonio. – dissi raggiungendo la porta e senza neanche salutare me ne andai sveltamente tentando di lasciarmi alle spalle e non dar peso a tutte le cazzate che avevano potuto dire in quel pomeriggio stranamente tiepido per essere novembre.

Nel periodo che precedette Natale ritrovai un’armonia interiore che probabilmente avevo perso al liceo, ero paga del mio lavoro, non più alla spasmodica ricerca di cambiamenti, con Liam avevo imparato ad accontentarmi, a gioire per le piccole cose, non sentivo più il bisogno di gesti eclatanti per dare un senso alla mia vita (sebbene non l’avessi ancora trovato la ricerca di esso non mi sembrava più così necessaria), avevo deciso di prendere la vita per quella che sarebbe stata. – Non starò diventando troppo filosofica stando in tua compagnia? – Sta’ zitta, tra poco comincia Friends. – grugnì Liam che dalla cucina del suo appartamento si sporgeva nel salotto per tener d’occhio la televisione. – Grazie, eh. – Andiamo, solo perché sei passata dall’essere Angelansia a una persona quasi normale non significa che tu sia diventata una filosofa. – Ah, ah. – dissi, mostrandogli il mio dito medio alzato. – Hai più sentito Sophie o Abby? – No, quella era la mia vecchia vita. – Ah, già. E come stai in relazione alla tua vecchia vita? – Considerando che nell’ultimo mese ho perso le mie due migliori amiche e tra un paio di giorni rivedrò mio padre e la sua famiglia, il fatto che non mi sia ancora suicidata potrebbe essere considerato a dir poco positivamente. – Wow, sarà che sei più calma da quando Marlon dorme ogni sera da te. – Non sto cambiando per questo! – Si, e ora che lui “ti vuole”, tu non lo vuoi e inizi a prendere tempo, a dire di non volerti sposare e stronzate simili. – Lui sposerà Mel. – Allora perché sprechi tempo con lui? – Mi piace, William. Cosa devo fare? – lui scosse il capo profondamente infastidito per poi dire: – Fa’ quello che vuoi, ho soltanto paura che questo cambiamento non sia dovuto al fatto che stai aprendo gli occhi, ma alla paura. – Potrebbe avermeli fatti aprire lui. – Scherzi? Cos’eri prima della nostra amicizia? – Molto più speranzosa. – Liam mi guardò torvo – Vuoi dire che ti ho tolto la speranza? – No, però sono più razionale. E’ un paradosso! Io dovrei essere quella razionale, non tu. – Sono un uomo dalle mille sorprese. – rispose sornione. – Sei un idiota, in più mi stai costringendo a vedere Friends, che avrò visto milioni di volte, invece di scendere in strada a fare spese. – Prego, la porta è quella. – disse continuando a guardare la televisione con fare assorto e indicandomi distrattamente la porta. – Ma perché siamo amici? Ricordamelo. – Siamo una forza assieme. – Seh. – risposi ironicamente beccandomi un'ironica occhiataccia. – Liam, devo comprare un regalo a tua madre e in più Londra a Natale è stupenda! – continuai a cantilenare con fare bambinesco. – D’accordo! – esclamò Liam esausto di sentirmi lamentare, il che mi fece sorridere perché pensai che non ero mai stata così con un uomo, avevo imparato da mia madre e dalle mie amiche che si deve sempre mostrare il lato più sexy, indipendente, affascinante, sicuro, non quello e nonostante Liam fosse soltanto mio amico era bello sapere che sarebbe rimasto (poco o molto) lo stesso, anche se conosceva gli aspetti negativi del mio carattere. Lo trascinai al mio seguito per le strade innevate di Londra, per negozi e a guardarci semplicemente intorno, a vedere quanto la mia città fosse bella così illuminata e felice. – Sto frequentando una tipa. – Che intendi per frequentare? – chiesi distrattamente mentre guardavo alcune magliette poggiate su uno scaffale di un negozietto dai toni orientaleggianti. – Come lo intende il resto del mondo. – Hai visto per più di una volta una ragazza? – Già. – Perché non sei felice, Liam? Magari è quella giusta. – dissi entusiasta, ma lui mi guardò scuotendo il capo e dicendo: – Lo sai come la penso. – Allora perché la frequenti? – cominciavo ad agitarmi, discutere con Liam risultava la maggior parte delle volte alquanto complicato, soprattutto quanto lui assumeva un atteggiamento tanto enigmatico da far saltare i nervi mentre io continuavo invano a tentare di farlo ragionare. – Perché il tempo passa. – Quindi sei un incoerente del cazzo. – sbottai alzando nervosamente le mani al cielo. – Non dare spettacolo, Ang. Tu incontrerai qualcuno che ti darà il tuo fottuto lieto fine, io mi arrangio, okay? – Ma come puoi essere così idiota? – Ho intenzione di fartela conoscere. – Com’è? Deve avere qualcosa che ti spinge a conoscerla meglio, no? – Non lo so, ultimamente sono confuso. – Ultimamente? – chiesi ironicamente facendolo ridacchiare mestamente – Willy, non farmi preoccupare.
Odio quando mi chiami così. – E’ il tuo nome. – alzò gli occhi al cielo prendendomi per mano e trascinandomi fuori dal negozio. – Caffè? – Non so ... mi andrebbe un ... – tè? – Sono così prevedibile, Willy? – E anche schifosamente inglese. – gli mostrai un sorriso beffardo. – Allora, il suo nome? – chiesi mentre camminavamo alla rotta del Turkish. – Perrie. – Cosa fa nella vita? – L’attrice a tempo perso. – Potresti essere meno simpatico? Mi sto divertendo troppo. – Smettila. – grugnì. – Smettila tu, che cazzo stai passando? – chiesi indispettita dal suo rude comportamento. – Te l’ho detto: non lo so. – Lo sai e non vuoi dirmelo. – Andrà meglio quando saremo a Brighton. – Come vuoi ... sei strano forte, lo sai? – E’ per questo che siamo così amici. – disse sorridendomi dolcemente. 






 
  
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